L'INFLUENZA
ITALIANA SULLA LETTERATURA MALTESE
La letteratura
in lingua italiana ha una storia di interi secoli a Malta. E' il risultato
degli sforzi di autori maltesi che seguivano costantemente l'architettura
stilistica e la gamma tematica degli autori italiani.
Quando poi ebbe inizio lo sviluppo di una letteratura in lingua maltese,
gli scrittori erano in grado di interpretare fedelmente il sentimento
proprio e collettivo e non più soltanto perseguire modelli
che avevano già avuto fortuna e forse si avviavano verso una
loro estinzione naturale. Su questo argomento mi sono soffermato a
lungo nei miei libri "La cultura italiana a Malta - storia e
influenza letteraria e stilistica attraverso l'opera di Dun Karm"
(Olschki, Firenze, 1973) e "Storia della letteratura maltese"
(Edizioni Spes, Milazzo, 1986) e in una vasta gamma di saggi pubblicati
sia in Italia che in altri paesi.
La nascita della letteratura in lingua maltese fa parte del movimento
romantico europeo, ne è un diretto risultato e si riconosce
nelle tematiche e nelle forme letterarie che andavano di moda nell'Ottocento.
Già nel 1796 Mikiel Anton Vassalli (1764-1829), oggi riconosciuto
come il padre della lingua maltese e autore di numerose opere di grande
rilievo, tra cui "Vocabolario maltese" (Fulgonio, Roma,
1796), aveva riconosciuto in Malta una vera e propria nazione e il
maltese una lingua nazionale.
Era una voce del tutto solitaria, incompresa, ma del tutto al corrente
di quanto accadeva in Francia e in Italia. L'Illuminismo e il Romanticismo
avevano influito enormemente su Vassali che aveva avuto poi una enorme
influenza su tutti gli autori maltesi dell'Ottocento e del primo Novecento.
Tra questi autori si deve nominare Dun Karm (1871-1961), il poeta
nazionale, la cui fase iniziale è evidenza di fedeltà
ai modelli tematici e stilistici di Manzoni, Monti e Foscolo.
Dun Karm è noto anche per la sua famosa traduzione dei Sepolcri
(1936), da cui ha poi preso le mosse per il suo capolavoro, il poema
"Il-Jien u lilhinn minnu" (L'io e aldilà dell'io).
LE VOCI POETICHE
PIU' SIGNIFICATIVE
Accanto a Dun
Karm, Karmenu Vassallo (1913-1987) e Ruzar Briffa (1906-1963) sono
tra i maggiori esponenti della tematica romantica, ereditata direttamente
da una lettura molto attenta dei maestri italiani. Sull'influenza
leopardiana in Vassallo ho pubblicato il libro "L'esperienza
leopardiana di un poeta maltese: Karmenu Vassallo" (Edizioni
Spes, Milazzo, 1983); si tratta di un discorso comparato in cui l'itinerario
letterario e spirituale del poeta maltese va scoperto gradualmente
come dialogo con il poeta recanatese.
Condizione psicologica e sociale, preparazione filosofica e letteraria,
disposizione per la malinconia, dolori personali: sono questi alcuni
degli aspetti che li affratellano.
Dall'altro canto Ruzar Briffa è diverso in quanto soffre senza
cercare in nessun modo di indagare e di trarre conclusioni filosofiche
e religiose dalla meditazione sul proprio tormento.
Anche a questo poeta ho dedicato molti dei miei sforzi come critico
letterario e ho cercato di mettere in rilievo la sua appartenenza
ad un mondo letterario più ampio, particolarmente italiano.
E' spesso di stampo decadentista, ma la sua personalità è
essenzialmente lirica e si riconosce subito nei modelli ottocenteschi.
IL RAPPORTO MALTESE
CON IL NOVECENTO ITALIANO
Alla luce della
antica e ininterrotta tradizione italiana dell'isola, si svolge ora
una vasta attività in lingua maltese, in cui tra l'altro si
intravvedono ancora le tracce di una tradizione non ancora morta.
Ungaretti, Montale e Quasimodo, tra l'altro, ci hanno dato il senso
della brevità e della suggestione, ci hanno aiutato a purificare
la lingua non lessicalmente ma dai residui troppo evidenti di una
retorica aulica e sovrabbondante, troppo lontana dai modelli della
lingua parlata.
I MIEI RAPPORTI
CON IL MONDO LETTERARIO ITALIANO
La mia preparazione
accademica è essenzialmente italiana, e questo non è
abbastanza caratteristico della condizione del mondo accademico e
letterario maltese. Oggi al contrario si cerca di ispirarsi più
al mondo anglosassone e americano, anziché a quello italiano.
lo, invece, considero la cultura italiana come la più confacente
al nostro modo di essere e di scrivere. L'Italia non è più
soltanto un paese; è l'apertura più importante che abbiamo,
geograficamente e culturalmente, verso il mediterraneo e il continente.
Mediterraneità maltese, almeno nel campo delle lettere, è
stata sempre partecipazione al mondo italiano. Ecco perché
molti anni fa, cercando di ricostruire praticamente dal nulla tutta
la storia letteraria dell'isola, sentivo il forte bisogno di aprirmi
alla conoscenza profonda e metodica della storia letteraria italiana.
Non considero arbitrario o capriccioso o volontario il metodo comparato
che ho seguito nelle mie ricerche letterarie. Dovevo andare oltre
la superficie, cercare le radici, definirle e poi descriverle senza
nessun spirito polemico o ideologico o patriottico.
La lingua maltese è di origine semitica; si riconosce nell'arabo,
e risale alla denominazione araba (870-1090), anche se oggi è
cresciuta in una lingua autonoma e si scrive nell'alfabeto latino.
Comunque, la sostanza dei contenuti, il tessuto idiomatico, molti
modelli sintattici, tanta fraseologia, sono di origine italiana. C'è
di base anche la lunga tradizione cattolica e cristiana che ha influito
molto sul destino della lingua maltese, cioé sul processo che
ha visto il dialetto arabo risalire al livello di lingua di cultura.
Questa cultura è europea, e particolarmente di origine italiana.
Del resto, ripeto, ho parlato molto a lungo di questa verità
fondamentale nei miei testi critici e non sento il bisogno di ripetermi.
I miei rapporti con il mondo italiano sono numerosi.
Collaboro a varie riviste accademiche e letterarie, tra cui faccio
il nome di Otto/Novecento, Cenobio, Critica Letteraria, Silarus, Prometeo,
Il delfino, Spiragli, Studi Danteschi, Impegno Ottanta, Le lingue
del mondo ecc. Oltre a queste, collaboro a varie riviste di altre
nazionalità, e spesso per parlare della tradizione italiana
nella letteratura maltese.
Molti miei saggi scritti in italiano sono stati tradotti in varie
lingue, ad esempio, greco, romeno, spagnolo, francese, tedesco, ecc.
Spesso scrivo in italiano anche per riviste non-italiane, e spesso
questo è una eccezione nella vita e nella pratica della detta
rivista. Così è il caso della mia collaborazione alla
nota rivista "Arcadia" di Bonn. Sono felice che sono riuscito
a parlare di questo rapporto italo-maltese anche in riviste indiane
e brasiliane, tra l'altro. Insomma, ho fatto del mio meglio, su un
arco di tempo abbastanza lungo, a introdurre il discorso sulla letteratura
maltese all'estero e a integrarlo ad un discorso specificamente italiano
Oggi considero che lo studio della letteratura maltese fa parte dello
studio della letteratura italiana nel mondo. Naturalmente, sto semplificando,
sto cercando di tirare le somme, siccome ignoro qui la natura essenzialmente
originale, nativa della ispirazione letteraria mal tese. Ma questo
andrebbe oltre i limiti di questa intervista. Il discorso comparato
dunque, è necessario per chi voglia scoprire le radici, le
sostanze e le modalità più alienabili di questa nostra
esperienza letteraria, isolana soltanto fino a un certo punto e in
definizione mai in linea di massima.
LE MIE OPERE TRADOTTE
IN ALTRE LINGUE
Devo cominciare
con una importante precisazione. Per quanto riguarda la scrittura
creativa - e io mi occupo di poesia e di narrativa - mi esprimo soltanto
in lingua nativa. La creatività richiede un totale possesso,
una completa padronanza della lingua viva. E con questo intendo dire
che la conoscenza di una lingua è solamente quella di chi la
parla ogni minuto della sua vita per tutte le necessità espressive
e comunicative. Per me quella non deve e non può mai essere
se non la lingua nativa, cioé il maltese nel mio caso. Per
quanto riguarda poi la critica adopero l'italiano e l'inglese, siccome
qui ho bisogno di una padronanza diversa, diciamo, di una lingua un
po' artificiosa, sempre scritta. Naturalmente, scrivo anche critica
in maltese, e in questo caso, cominciando praticamente dal nulla,
sono costretto a introdurre nel lessico maltese tutta una vasta gamma
di termini scientifici, di vocaboli ecc. di origine italiana.
Ricorro a questo lessico anche nelle mie conferenze universitarie,
e oggi posso dire che sia gli studenti sia il pubblico che si interessa
di letteratura è familiare a questo mio vocabolario.
Così sia il nostro modo di pensare sia il nostro parlare si
è arricchito molto di più; in tal senso penso che il
maltese sia diventato una lingua completa, almeno in sede accademica
e scientifica.
Dunque, per quanto riguarda le mie opere critiche fondamentali, a
cui ho già fatto cenno, ho scelto direttamente l'italiano,
anche perché mi sono laureato con tesi scritte in italiano.
Poi ho cercato di tradurre tutte queste mie opere in lingua maltese,
e questo mi è costato molta fatica, ma valeva la pena, proprio
perché così, come ho appena detto, anche la nostra lingua
entrava gradualmente nel mondo della critica.
Le mie poesie, tradotte finora in tredici lingue, tra cui l'urdu,
lo spagnolo, il greco, il rumeno, il macedone, il francese, l'inglese,
ecc., sono state tradotte anche in italiano. Una prima raccolta è
stata pubblicata dalla "Vallisa", una collana diretta dal
Professore Daniele Giancane. Si tratta dei libro "Ribelle gentile"
(1983), che porta anche una prefazione di Giancane e Anna Santoliquido.
E' in corso di stampa, presso "Nempress" di Alghero, una
seconda raccolta di mie poesie più recenti, sempre traduzioni,
che dovrà uscire entro breve tempo con il titolo "La voce
dell'onda".
Per quanto riguarda la narrativa, le mie storie ispirate a personaggi
popolari della società maltese, "Storie per una sera",
già pubblicate in Jugoslavia in due edizioni separate, sono
in corso di stampa presso "Marietti" di Genova.
Conto molto su questo libro, anche perché sarà un'edizione
curata con grande abilità e amore dal mio amico Bruno Rombi,
poeta sardo che risiede a Genova e che conosce me e Malta molto bene.
Tra l'altro, ogni tanto cerco di invitare studiosi e autori italiani
a visitare Malta siccome conto molto su questo rapporto e credo fervidamente
che debba consolidarsi.
Un altro mio romanzo, La menzogna, pubblicato nel 1982 da "Helikon"
di Belgrado (con il titolo Laz), e nel 1991 a Timisoara con il titolo
"Minciuna", è in fase di esame presso un altro editore
italiano. Ma anche a Malta ho pubblicato un libro in lingua italiana,
e questa è stata una vera eccezione.
Si tratta di "Saggi sulla letteratura maltese", pubblicato
dall'Università di Malta nel 1989, che raccoglie una scelta
dei miei saggi critici pubblicati su riviste italiane.
Partecipo spesso, direi su base regolare, a vari congressi organizzati
in Italia, sono membro dell'Associazione dei critici Letterari Italiani,
e dell'Unione Europea degli Scenziati e degli Autori, cresciuta con
la grande cura e dedizione del Professore Gaetano Salveti di Roma,
poeta anche lui. Sulla sua opera ho pubblicato un saggio su Cenobio
(Svizzera) e su Steaua di Cluj Napoca, Romania. Spesso collaboro a
riviste italiane con recensioni su libri italiani, e ho scritto parecchi
saggi critici su poeti contemporanei, tra cui Gigi Dessi', Vincenzo
Mascaro, Federico Hoefer.
Devo dire che l'Italia è stata molto generosa e gentile con
me. Ho pubblicato praticamente tutto il materiale che ho Sottoposto
a case editrici e a editori di riviste accademiche e letterarie. Non
mi lamento affatto e me ne sento profondamente grato.
Se oggi -ritornando al discorso precedente Malta non ha una sua esperienza
letteraria in lingua italiana, ciò non significa che i rapporti
spirituali sono venuti meno. Non manca un interesse nel teatro novecentesco,
anche se questo interesse è spesso limitato agli stessi maestri
quali Pirandello, Betti, Fabbri e De Filippo. Mancano le traduzioni
di romanzi italiani contemporanei. Di recente ho finito di tradurre
"La sposa era bellissima" di Enzo Lauretta, e devo dire
che tale impresa è abbastanza rara se non unica. Il seguito
che hanno le stazioni televisive italiane, particolarmente le tre
reti della RAI, influisce considerevolmente sul pensare degli scrittori
maltesi, ma sarebbe arduo, ed è ancora presto, darne un giudizio
esauriente.
Comunque la presenza di una lunga tradizione letteraria italiana rimane
sempre un profondo punto di riferimento per ogni indagine sulla sostanza
della letteratura maltese di questi ultimi due secoli. L'italiano
cominciò a dominare a Malta dal secolo XV, prima nella forma
siciliana e poi, dal secolo successivo nella forma toscana. Oltre
all'inesistenza di una tradizione scritta in maltese, c'era anche
la difficoltà di trascrivere un dialetto semitico secondo l'alfabeto
latino, l'unico conosciuto sia dalle masse sia dai dotti. Il risorgimento
letterario, anzi la nascita di una vera poesia e di una intera letteratura
maltese, non poteva avvenire prima della "conversione" di
qualche membro della classe privilegiata dei letterati che avevano
ignorato per secoli il dialetto delle masse e si erano espressi in
italiano. Nel 1796 Vassalli parlò per la prima volta del bisogno
sociale e culturale di coltivare la "lingua nazionale" affinché
si creasse un mezzo raffinato ed efficace per l'educazione del popolo
e per lo svolgimento di una letteratura autonoma. Da quell'epoca in
poi si assiste gradualmente all'affermazione quasi esclusiva della
lingua maltese come la sola che potesse dare forma alle esigenze espressive
dello spirito letterario maltese.
Nel 1912 Dun Karm stesso, esempio di piena adesione ai modelli italiani,
decide di dedicarsi alla poesia in lingua maltese, così che
negli anni trenta traduce I Sepolcri foscoliani con lo specifico motivo
di mettere in evidenza le capacità espressive del maltese.
Dagli anni sessanta in poi i punti di riferimento diventavano sopratutto
anglo-americani. Ciò nuoce enormemente, secondo me, al carattere
mediterraneo della cultura maltese, ma è anche questo un segno
dei tempi, un mutamento dei tempi e dei gusti, un allargamento di
prospettive fatto, anche se paradossalmente, alla luce di una tradizione
italiana, cioè come reazione ad una specie di irrigidimento
delle fonti d'ispirazioni.
Da parte mia continuo a credere che l'Italia, come la Francia, deve
essere ancora un punto d'appoggio, una fonte di ispirazione.
Malta è essenzialmente mediterranea, almeno dai tempi dell'antichità
fino all'arrivo dei cavalieri di San Giovanni, quando poi assume un
carattere europeo. Le metafore, le forme metriche, i paradigmi immaginativi,
l'intero orientamento dello spirito non possono cambiare così
facilmente quando si considera che l'isola ha avuto una lunga tradizione
di stampo particolare.
I MIEI POETI ITALIANI
PREDILETTI
Già da
quando ero ancora uno studente universitario guardavo la letteratura
italiana non soltanto come la matrice storica da cui è scaturita
la letteratura maltese, ma anche come l'esperienza di un paese vicino.
Cioè ho sempre visto quel rapporto come l'aspetto più
interessante di un rapporto mediterraneo, all'interno di una sola
nazione, cioè il Mediterraneo. Frontiere geografiche sono spesso
artificiose e spesso possono cambiare con il passare del tempo, ma
affinità più profonde continuano a evolversi e a crescere
entro parametri più o meno già predefiniti.
Quasimodo, Montale e Ungaretti sono anche rappresentanti di una certa
cultura a cui mi sento molto vicino.
Naturalmente, l'origine siciliana del primo significa per me che anche
nella solitudine, nel profondo sud si possa avere un grande poeta
che riassume ansietà e ideali di una intera civiltà.
Del resto, dal mediterraneo il mondo ha avuto tanta della sua ricchezza
filosofica e letteraria. Questi poeti mi sembrano eredi di una tradizione
classica ancora oggi vivente. Le loro metafore sono ancora emotive
e si collegano ad una vasta tradizione lirica di stampo metafisico.
La loro purità di linguaggio, la loro tipica e inalienabile
tristezza, una loro strana ma profondamente sentita religiosità,
la loro appartenenza al cosmo anziché ad un proprio e particolare
paese: sono questi elementi che mi affratellano a questi maestri del
sentimento e della forma.
Considero la mia poesia del tutto mediterranea perché non mi
sento altro. Mi riconosco nella cultura europea, ma le mie radici
sono più antiche e anche abbastanza precise in tal senso. La
mediterraneità di Malta è stata più forte delle
dominazioni straniere che hanno fatto del loro meglio per sradicarla
o almeno per privarla di una sua vita propria. Siamo tutti più
o meno pirandelliani, siccome l'isola non è soltanto la terra
su cui viviamo ma anche lo spirito che si agita dentro di noi. Il
tema dell'insularità umana, cosmica ricorre nelle mie opere
come punto d'appoggio e d'arrivo, come meta e come paradiso ideale,
anche se spesso contraddittorio in sé.
CENNI SULLA VITA
ACCADEMICA NELL'UNIVERSITA' DI MALTA
Le mie due tesi
di laurea (M.A. e Ph. D.) sono di natura comparata. Per la prima laurea
ho presentato un lavoro che indaga nella presenza della cultura italiana
nel poeta nazionale Dun Karm. Questa tesi è stata pubblicata
da Olschki di Firenze con il titolo "La cultura italiana a Malta
- storia e influenza letteraria e stilistica attraverso l'opera di
Dun Karm" (1978), con una prefazione del Professore Franco Lanza,
il mio relatore che era il direttore della cattedra d'italiano nella
nostra Università e che ora è ordinario di letteratura
italiana nell'Università di Viterbo. In questo lavoro ho cercato
di mettere in rilievo le sostanze, l'estensione e l'importanza storico-culturale
della cultura, particolarmente della letteratura, italiana nell'isola
e poi l'influsso che tale tradizione ha avuto sulla personalità
di Dun Karm. E' interessante notare che ho cercato di definire questa
influenza sulle opere di Dun Karm sia in italiano sia in maltese.
E' veramente degno d'attenzione il fatto che in una lingua di origine
semitica si manifesti in tutti i modi la presenza quasi esclusiva
della grande tradizione italiana che va da Dante fino a Petrarca,
Monti, i romantici (particolarmente Foscolo, Manzoni, Tommaseo) e
Pirandello.
Per la mia tesi del dottorato, pubblicato nel 1986 da Spes di Milazzo
con il titolo "Storia della letteratura maltese", I, ho
cercato di ricostruire tutta la storia della poesia maltese dalle
origini fino a Karmenu Vassallo, un poeta eminentemente leopardiano.
In altri termini la base storica dello studio della letteratura maltese,
non può fare a meno di ricorrere ad una indagine comparata
italo-maltese. Si tratta di una sintesi veramente originale, forse
a livello mondiale, tra lingua semitica e cultura italiana. Dunque,
un corso universitario in letteratura maltese richiede, secondo me,
una preparazione almeno doppia: stabilire l'identità vera e
propria della letteratura maltese come fenomeno autonomo e autoctono,
e capire metodicamente questa identità alla luce della sua
origine italiana. L'originalità dell'esperienza maltese sta
nella capacità dello spirito creativo maltese di arrivare con
naturalezza ad una sintesi. In altri termini, anche la letteratura
scritta in una lingua di origine semitica ha un suo spazio nel quadro
generale della letteratura europea; in tale senso la letteratura maltese,
almeno quella storicamente romantica, viene riconosciuta come una
ramificazione della grande tradizione letteraria italiana. Gli autori
maltesi dell'Ottocento e del Novecento sono stati fortunati ad avere
avuto una educazione modellata sui massimi maestri italiani. D'altro
canto, lo spirito maltese è anche originale, ha una sua vera
e propria genialità che lo distingue nettamente dagli archetipi
originali. Ad esempio Dun Karm e Karmenu Vassallo sono inizialmente
filo-italiani, l'uno foscoliano e l'altro leopardiano, ma la loro
identità essenziale è poi del tutto personale e individuale.
Nella scelta dei temi per le tesi di laurea cerco di invitare i miei
studenti ad approfondire il discorso che ho iniziato. C'è ancora
tanto da fare per ricostruire la storia del rapporto italo-maltese
nella sua interezza e secondo metodi scientifici moderni. Ciò
significa che non si può concepire la letteratura maltese come
fenomeno isolato, al di fuori del quadro regionale e continentale.
Considerando poi che questa sostanza internazionale è stata
assimilata da un popolo mediterraneo e espressa esteticamente in una
lingua di origini e semitica, tale studio deve assumere un carattere
veramente interessante, e spesso pieno di sorprese.
NOTA
OLIVER FRIGGIERI, nato a Malta nel 1947, è poeta, romanziere
e critico letterario. E' autore di numerosi libri pubblicati in vari
paesi (Malta, Italia, Scozia, America, Grecia, Romania, Francia, Jugoslavia,
India). Varie sue opere sono state tradotte in numerose lingue e i
suoi studi critici sono apparsi in varie riviste del mondo, particolarmente
in Europa e America. Ha scritto i testi fondamentali sulla letteratura
maltese (tra cui l'unica storia della letteratura maltese che esiste;
Edizioni Spes, Milazzo, 1986). E' professore di letteratura maltese
e teoria letteraria nell'Universitá di Malta. Ha tradotto numerose
opere in maltese dal latino, dall'italiano e l'inglese e partecipa
a vari congressi internazionali. Tra gli ultimi riconoscimenti: XIV
Premio Letterario Silarus (Battipaglia), Premio Nazionale 'le Regioni",
Premio Internazionale "Mediterraneo".