WAR REQUIEM A SPOLETO




Gabriella Sobrino



Nel corpo magico del Sud

"Ho voluto fermare quell'eterna aquila di pietra che si libra solitaria nel cielo della Calabria, quel tanto di gigantesco, di indomabile, di solenne, di impervio, di corrucciato, di antico, di sofferto che è nel paesaggio fisico e morale dei calabresi..."
Leonida Répaci

"Quando quegli occhi azzurri, azzurri come il suo mare di Palmi, si fissavano a guardare un punto lontano, eravamo pur certe, Albertina ed io, che qualche idea stava nascendo in quel vulcano di uomo".
E' Gabriella Sobrino che parla. A incontrarla, qualche anno fa, è stata Anna Rita Guaitoli. Dai loro discorsi affascinati venne fuori la figura del vecchio Répaci, ma anche di Albertina.
"Il mio incontro con Répaci risale al 1954 - dice la Sobrino - ero giovanissima e da poco sposata. Partecipavo ad un dibattito in cui si discuteva dei "Fratelli Rupe", perché mi aveva colpito - letto il primo volume - il coraggio impudente di chi, in pieno fascismo, aveva esaltato le lotte dei contadini calabresi per il socialismo. Gli comunicai, alla fine del dibattito, la mia ammirazione e la curiosità intellettuale di chi, come me, voleva conoscere quei maestri che erano stati in prima persona protagonisti della lotta antifascista. Rimase evidentemente colpito da alcune mie osservazioni, e dopo appena una settimana mi invitò a casa sua, in via del Babbuino, una casa ricca di quadri e libri, dove conobbi Albertina".
E allora Albertina. Leonida e Albertina. Binomio inscindibile. Generosità e intelligenza. Una buona fetta di vita e di storia insieme.
"Già, Albertina. Lei era una coppa di champagne: di una intelligenza brillante ed arguta; sempre vivace, costituiva il necessario punto di appoggio per Leonida, la cui apparente allegria copriva ai più un temperamento dolcemente ma profondamente malinconico.
Tra me e lei ci fu subito una intesa istintiva, profonda, e io seppi che saremmo state vicine sempre. Quando Albertina è morta, nell''83, anche Leonida doveva morire".
"La mia tappa più importante con Leonida fu indubbiamente nel 163, quando già pronta a partire per l'Inghilterra per reagire ad una crisi personale, Leonida mi propose la segreteria del Viareggio. Fu un periodo difficile e molto impegnativo: perduto il finanziatore Olivetti si doveva ristrutturare l'organizzazione. Per mesi lavorammo insieme tutti i giorni; fu un grandissimo maestro, ed io una attenta allieva".
"La generosità era parte di quel carattere rupestre calabrese ...", le chiedeva la Guaitoli.
"Certo. La passionalità dei sentimenti è stata una sua caratteristica di uomo meridionale. Alla grande generosità ed alla totale disponibilità di amici, corrispondevano i grandi odi; rivolti soprattutto all'ipocrisia, alla falsità, ai tradimenti, che da uomo antico, senza compromessi, non accettava".
"Leonida viveva di polemiche: da quelle 'ufficiali', il duello con Ciano, la denuncia per il "Deserto del sesso", a quelle che provocava con il suo carattere puntuto. Ci si divertiva, tutto sommato; con suo humor, tutto meridionale...Il silenzio dei critici lo ha fatto soffrire; fino alle lacrime. In ultimo si era sentito felice per l'offerta della ripubblicazione dei suoi "Rupe"-, ma subito l'uomo di cultura, il critico sensibile, si era preoccupato, domandandosi se fosse opera ancora attuale"... Leonida, Albertina, la Sobrino. Ecco. Per ricordare quel periodo, per un omaggio a Leonida scrittore, antifascista, promotore ed organizzatore per più di 50 anni del premio Viareggio, Sudpuglia offre ai suoi lettori due testi. Uno della Sobrino: "War requiem a Spoleto", l'altro di Albertina Répaci: "Siracusa", del luglio '73, dedicato a Elio Vittorini.


WAR REQUIEM A SPOLETO

Frotte di rondini stridevano
nel cielo di Spoleto
sfiorando il boschetto a destra
del Duomo
viravano improvvise verso
il Battistero
tuffandosi veloci nel cielo turchino
che dominava gli uomini
e i capitelli solenni.
Alle sei, silenzio
(lontano ancora qualche richiamo
dei ritardatari)
l'attacco fu dato dal maestro
e nel travolgente incastro
della melodia
il coro dei ragazzi intona
il Requiem Aeternam
accompagnato dall'organo grave.
Subito dopo un alternarsi di voci
di strumenti.
La mediazione della guerra
riempiva la piazza di Spoleto.
"Io sono il nemico che tu uccidesti, amico mio,
ti ho riconosciuto in questa tenebra.
Dormiamo, adesso..."
Requiescant in pace. Amen.
La mia mano afferrò la tua
la tenne stretta.
E mi salvai dalla paura della morte.

Gabriella Sobrino


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000