SIRACUSA




Albertina Répaci



29 luglio 1973
A Elio Vittorini

Giornate di Siracusa
patria dell'anima perduta e ritrovata
solo ora capisco l'emozione
che mi strinse
quando dal balcone della Pietrosa
perla prima volta
suggestiva visione
la Sicilia mi apparve
tra le nebbie del caldo.
Non Ciullo d'Alcamo o Jacopo da Lentini
a parlarmi in una lingua
che più care non ho.
Non i legami con la Firenze
del tempo stesso in cui nacqui
ché da allora vivo
e con emozione e orgoglio ne porto i segni.
Ma il tuo richiamo
misterioso e segreto
Siracusa
arrivato a me dalle lontananze
come la sotterranea vena
che vince le maree
e dal Nilo giunge all'Anapo
a nutrire il raro privilegio
dei tuoi papiri.
Fu ripreso un colloquio
interrotto da lungo sonno
come un orologio che all'improvviso
avesse ricominciato a battere.
Giornate di Siracusa
ricche d'incontri dense d'intenti e affinità
splendide e piene tanto
da nascere già ricordo
nell'attimo stesso del vivere
istante su istante
ferme come stalattiti del Tempo.
Non si può camminare su te
chiudendo gli occhi alla storia
allo strazio delle genti
che t'han resa grande.
E' il tuo passato
una gigantesca operazione
a cielo aperto
senza anestesia
durata secoli
con chirurghi tiranni
con la ferocia per bisturi.
Di tanto patire suprema
testimonianza sono oggi
le tue superbe Latomie
ricche di giardini
che l'animo accendono
di ribellione e ammirazione insieme.
L'antica parete
ha la bianchezza del sudario
e non è più roccia
ma barbaglio di ossa calcinate
che fan monumento a se stesse.
Questa tu sei Siracusa
dal nome cantante.
Molto mi fan pensare
alla nascita di questo tuo nome
le quattro note musicali
che lo compongono
prima battuta
di un tema con variazioni
che un musico di allora
ripeté certo all'infinito
innamorato di te.
Forse col flauto
imitò il vento tra le canne?
Forse con la conchiglia all'orecchio
riascoltò la notte
lo sciacquio dell'onda sul frangente?
Forse ad ogni alba
cantò la meraviglia?
Perché tu Siracusa
partorisci il sole.
Nasce dal liquido ventre
questo tuo figlio
in un fulgore di rosso
come immane mietitura di papaveri
superba sull'azzurro
del tuo grembo.
Nasce grondante d'acqua salata
dalle profondità dei mari
virile pieno di promesse
e con un riso che riempie il cielo
si arrampica sull'orizzonte.
Né gli accorati occhi
di chi l'ha forse visto
per l'ultima volta
riescono a intaccare
questo suo smalto che non è terreno.
Questa tu sei Siracusa.
Così ti ho ritrovata:
cometa di prima grandezza
che navighi nel Tempo
lo strascico stellante di memorie
a ricordare l'invincibile regina
protesa fra due mari.

 


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