§ Rientro dal debito pubblico / 1

Margini per nuove riduzioni




Carlo Azeglio Ciampi
Presidente del Consiglio dei Ministri



Nelle due riunioni di Copenhaghen e di Tokyo ho trovato conferma che è in atto un recupero di credibilità del nostro Paese in sede internazionale. Ho spiegato il profondo processo di rinnovamento civile e politico-istituzionale che l'Italia attraversa: un processo che attira un altissimo interesse negli altri Paesi. Ho sottolineato come esso si stia svolgendo con grande compostezza civile e democratica: lo attestano l'elevato grado di partecipazione dei cittadini alle consultazioni referendarie ed elettorali, l'intensa attività del Parlamento, la presenza in esso di Una pluralità di "voci".
L'azione del governo si inscrive nel programma triennale. Agli obiettivi di riduzione del disavanzo di bilancio si uniscono precise indicazioni di riforma della pubblica amministrazione, della gestione dei servizi pubblici. Il programma triennale è intimamente connesso con l'accordo sul costo del lavoro.
Nel disegnare un sistema di regole per la politica dei redditi, l'intesa fornisce un indispensabile strumento per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e di stabilità monetaria. Le parti si sono impegnate a comportamenti coerenti con gli obiettivi concordati, nella consapevolezza che solo tale coerenza ne garantirà il raggiungimento con un'equa ripartizione dei benefici.
La disciplina alla quale le parti sociali sapranno informare i loro comportamenti creerà più favorevoli condizioni perché il governo della moneta, affidato in piena autonomia alla Banca Centrale, possa più efficacemente volgersi a facilitare la duratura espansione dell'attività economica. Le modalità della contrattazione stabilite nell'accordo sono compatibili con il disegno di politica dei redditi, offrono tutela al potere d'acquisto dei salari, in un assetto del tutto scevro di indicizzazioni.
L'accordo àncora saldamente le dinamiche retributive al tasso di inflazione "programmato". La fissazione di quest'ultimo diviene uno degli atti più significativi della politica economica. Nel nuovo assetto, i comportamenti vengono concordemente orientati a influenzare la dinamica futura dei prezzi, anche attraverso il gioco delle aspettative, anziché passivamente adeguati, coi-ne nell'assetto prevalso in passato, alla dinamica precedente. Dunque, politica ottima è quella che fissa l'obiettivo di contenimento futuro dell'inflazione al livello più ambizioso possibile, con il solo, rilevantissimo limite che l'obiettivo sia credibile.
Lo scenario che il governo ha disegnato per gli anni 1994-'96 prevede che il tasso di crescita sui dodici mesi dei prezzi al consumo, oggi superiore al 4%, scenda intorno al 2,5% alla fine del '94 e si porti al 2% alla fine del '95. L'impegno assunto di mantenere la dinamica retributiva coerente con i tassi d'inflazione programmati fa sì che l'effettiva realizzazione degli obiettivi su indicati sia alla portata dell'economia italiana. La dovrebbe favorire anche l'andamento di fattori di ordine congiunturale e strutturale, interni e internazionali.
La condizione ciclica dell'economia mondiale frena la dinamica dei prezzi delle materie di base e dei manufatti oggetto di commercio internazionale. L'effetto inflattivo sui prezzi all'importazione in lire che poteva attendersi dalla svalutazione della nostra moneta è stato in gran parte annullato dalle politiche di prezzo dei produttori. Quelli esteri che esportano sul nostro mercato hanno cercato di difendere le quote acquisite, anche al costo di forti compressioni dei margini di profitto. I produttori nazionali, a loro volta, data la bassa domanda e la concorrenza estera, hanno rinunciato a praticare consistenti aumenti dei prezzi sul mercato interno, in ciò facilitati da andamenti dei costi variabili che si sono rivelati sufficientemente moderati e tali da consentire comunque qualche recupero di margini unitari.
La pur blanda accelerazione del prezzo dei manufatti destinati al mercato interno non si è riflessa sui prezzi al consumo, presumibilmente anche grazie ai primi effetti delle ristrutturazioni in corso nel settore della distribuzione all'ingrosso e al minuto, in un quadro di ristagno dei consumi. La persistenza e l'intensità di questi fenomeni inducono a confidare che si stia configurando un mutamento permanente dei comportamenti.
Con questa azione, il governo ha predisposto un programma volto a ridurre considerevolmente lo squilibrio dei conti pubblici. Nei suoi intenti, i progressi finanziari devono essere accompagnati e sostenuti da una profonda revisione delle modalità di funzionamento della pubblica amministrazione. Nella definizione delle caratteristiche delle manovre correttive, si propone di agire prevalentemente sulla spesa. Le ragioni principali di questa scelta sono evidenti:
- nella gestione dei servizi, dei trasferimenti e degli acquisti pubblici sono presenti ampie aree di spreco e di inefficienza che vanno al più presto eliminate;
- le aliquote tributarie hanno raggiunto livelli che, nel complesso, superano quelli degli altri principali Paesi occidentali.
Con riferimento alla prima ragione, va rilevato che l'azione di bilancio deve farsi progressivamente più selettiva. Scarsi sono ormai i margini per operare tagli indifferenziati su ampie voci di spesa.
Occorre un'azione volta a riesaminare gli obiettivi e gli effetti di tutti i vari programmi di spesa e a rivedere l'assetto organizzativo e l'organico di tutti gli enti pubblici.
Rispetto alle questioni tributarie, è intendimento utilizzare il gettito proveniente dal recupero di basi imponibili evase o erose anche nella prospettiva di ridurre le aliquote legali. Siffatta utilizzazione potrà tuttavia aver luogo solo una volta che i recuperi si siano consolidati e la stabilizzazione del debito sia stata conseguita. Senza questa cautela, gli sforzi compiuti nel risanamento dei conti pubblici potrebbero essere vanificati.
Sebbene intenda procedere con la massima decisione sulla via delle privatizzazioni, il governo ha stabilito di non appostare i loro proventi direttamente a riduzione del disavanzo primario. Questa scelta è coerente con l'orientamento, più generale, di non avvalersi di misure aventi natura transitoria.
I proventi delle dimissioni patrimoniali tuttavia alleggeriranno le occorrenze finanziarie correnti, renderanno più celere il processo di stabilizzazione del debito.
Il dato complessivo delle dimensioni della manovra correttiva, indicato per l'anno in corso in 31 mila miliardi, non rappresenta appieno l'entità dello sforzo di risanamento dei conti pubblici. Va, in primo luogo, ricordato che già il provvedimento assunto per correggere l'eccesso di fabbisogno per il '93 ha implicato effetti riduttivi sul fabbisogno per il '94 nell'ordine di 10 mila miliardi di lire.
Inoltre, le caratteristiche qualitative dell'intervento, incentrate su misure dall'effetto durevole relative alla spesa più che all'entrata, risulteranno non meno rilevanti della stretta dimensione quantitativa che il documento programmatico quantifica secondo criteri di opportuna prudenza.


Non meno importanti degli stessi interventi correttivi sono le azioni concernenti il modo di operare nella gestione della spesa pubblica. E' possibile, e da auspicare, che le misure correttive e la riforma della pubblica amministrazione riducano la spesa in misura superiore a quanto ipotizzato nel documento programmatico. Le eventuali maggiori economie andranno rivolte a ridurre ulteriormente il fabbisogno pubblico. La riduzione dei tassi di interesse potrà allora estendersi più rapidamente dai livelli nominali a quelli reali. Ciò non potrà che riflettersi positivamente, oltre che sugli stessi conti pubblici, sugli investimenti e sull'occupazione.
Le vicende degli ultimi tempi hanno aperto opportunità nuove. La dolorosa vicenda della svalutazione della lira, anziché tradursi in una drammatica sequenza inflazionistica, si è trasformata, per il modo con il quale ad essa si è reagito, in una occasione di miglioramento delle condizioni di competitività della nostra economia.
Bassa inflazione, risanamento delle pubbliche finanze, devono essere, più che nel passato, il fulcro di una nuova strategia. Non meno essenziale è saldare il beneficio di breve periodo della svalutazione unita a minore inflazione, con progressi di lunga lena nella produttività, nella capacità competitiva del sistema economico italiano.
Dobbiamo realizzare il raccordo fra il primo e il secondo tempo dello sforzo competitivo. Il passaggio chiave è nella ripresa di accumulazione del capitale, e nella più ampia acquisizione del progresso tecnologico. Non possiamo, non dobbiamo accettare un processo di sviluppo subalterno e squilibrato, affidato ad esportazioni che abbiano fondamento precario in un'alta disoccupazione e in bassi salari.
La forza delle esportazioni, quale indice di competitività, dev'essere oggi e in prospettiva ricercata negli investimenti e ne progresso tecnico, nell'avanzamento qualitativo dell'intero sistema produttivo, privato e pubblico. La politica economica e i comportamenti di tutti gli operatori devono assicurare la cornice, le condizioni a ciò favorevoli. Riequilibrio del bilancio pubblico e dei conti con l'estero, ragionato autocontrollo nella determinazione dei redditi nominali, ammodernamento dell'apparato produttivo, certezza delle aspettative: sono questi i presupposti basilari da realizzare. Possiamo riuscirvi. E' la linea di fondo in cui credo, che mi sforzo di applicare.
Daremo così solido avvio a un processo di sviluppo stabile, che, attraverso un più basso costo del denaro e il rilancio degli investimenti, si estenda dalla produttività alla scala della produzione, all'ampliamento solido dell'occupazione: l'occupazione, dei giovani e nel Meridione soprattutto, è l'obiettivo ultimo che la società italiana attende ed esige.


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