§ Scenari 2000

Strategie per l'occupazione




Stanley Fisher



L'economia mondiale ha fatto dei progressi enormi negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la promozione di un'economia di mercato. Aziende, capitali, forza di lavoro, tecnologia e informazione si muovono liberamente senza frontiere, e molti Paesi godono dei benefici derivanti dalla distribuzione dell'economia lavorativa e dell'economia di scala portate dalla liberalizzazione. Ma la cooperazione internazionale necessaria al raggiungimento del nuovo ordine non è sempre evidente. Perciò gli squilibri tra i Paesi più avanzati restano un problema.
Isamu Miyasaki

Alla vigilia del vertice di Tokyo, gli addetti alle pubbliche relazioni ci avevano indotto in un pessimismo tale che eravamo quasi certi che non si sarebbe approdati a nulla di concreto. Ci dicevano che la richiesta americana di concedere alla Russia un finanziamento di 4 miliardi di dollari andava ridimensionato ad un miliardo, e che la debolezza del governo giapponese impediva che si procedesse con l'Uruguay Round e si concretizzasse un accordo commerciale con il Giappone.
Se si tiene conto di queste pessimistiche ipotesi, il vertice può esser definito un successo, in particolare nell'ottica di Clinton, che a Tokyo si era dimostrato perfettamente a suo agio e padrone della situazione. La sua crescente sicurezza, il fatto che molto verosimilmente era riuscito a vedere approvato almeno in buona parte il proprio programma economico, la saggia decisione di rinviare la riforma sanitaria, la rappresaglia contro l'Iraq, tutto ciò faceva ritenere che la sua popolarità continuasse a crescere nel futuro.
E' vero. Rispetto ai vertici del passato, quello di Tokyo ha avuto un certo successo. Il G-7 ha concordato su punti importanti:
- la graduale eliminazione delle imposizioni fiscali sulle importazioni di numerosi prodotti manifatturieri;
- la concessione alla Russia di un finanziamento d'impresa di tre miliardi di dollari;
- il vertice da tenersi a Washington sull'emergenza occupazione.
Con un accordo separato tra Giappone e Usa si è deciso di stabilire una piattaforma sulla cui base il Giappone ridurrà la propria eccedenza della bilancia commerciale, mentre gli Usa ridurranno il proprio deficit di bilancio.
L'accordo commerciale fra i due Paesi ha maggiori implicazioni di quanto non appaia ad una prima lettura. Se da un lato l'accordo sul graduale azzeramento delle tariffe doganali ha suscitato sorpresa, dall'altro va detto che gran parte delle riduzioni sui prodotti manifatturieri era già stata concordata nei mesi precedenti; ciò che invece è importante è il fatto che queste misure dovevano entrare in vigore soltanto a conclusione dell'Uruguay Round.


Rimangono tuttavia aperti problemi della massima importanza. Va sempre ancora raggiunto un accordo sul commercio dei tessili, sui servizi e sull'agricoltura. La controversia europea sull'accordo agricolo di due anni fa con gli Usa e il persistere della Francia in un atteggiamento dichiaratamente protezionistico in favore dei propri agricoltori rappresentano due ostacoli non indifferenti alla conclusione del Round.
Anche il fatto che gli Usa insistano nell'adottare misure unilaterali laddove si tratti di controversie a carattere commerciale mette a dura prova i negoziatori. Il G-7 tempo fa concordò su un pacchetto da concedere alla Russia che prevedeva 28 miliardi di dollari in prestiti e un certo numero di sovvenzioni, nonché la rinuncia ad esigere 15 miliardi di dollari di debito. Secondo la definizione del G-7, si trattava di un pacchetto di aiuti per 43 miliardi di dollari; tuttavia, tenuto conto che la Russia non sarebbe stata comunque in grado di saldare il proprio debito, non è ben chiaro se vada computato anche l'abbuono concesso sul debito medesimo.
Il vertice sull'occupazione che gli Usa hanno organizzato successivamente ha portato sul tavolo il problema dell'economia europea: si è giunti alla conclusione che la disoccupazione è imputabile a due cause - una macroeconomica e una strutturale - e che l'Europa risente di ambedue.
La politica macroeconomica è stata malgestita e ha portato alla recessione - ma dietro la grave recessione vi sono i costi elevati della manodopera europea e la scarsa flessibilità dei mercati del lavoro europei. E' bene riflettere su questo, se si vogliono mettere ripari solidi e avviare la ripresa nel Vecchio Continente.


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