Saremo
così saggi da accettare di pagare il prezzo della pace come siamo
stati disposti a pagare - e a quale costo - il prezzo della guerra?
Sì, se i Paesi più avanzati cercheranno di frenare il
loro consumo, soprattutto quello superfluo. Sì, se inizieremo
a condividere, soprattutto a condividere le conoscenze. Sì, se
i Paesi in via di sviluppo determineranno le loro priorità nazionali
sulla base dei propri criteri, ma anche nel rispetto dei princìpi
dello sviluppo umano. Sì, soprattutto, se tutte le parti capiranno
che l'aiuto esterno può solo avviare un processo e che tutti
noi, ricchi e poveri, diventeremo essenzialmente quello che noi stessi
siamo stati capaci di creare.
Federico Mayor
Nell'ultima metà
del secolo la protezione dei diritti dell'uomo ha conseguito progressi
notevoli. Oggi, tuttavia, i princìpi che ad essa fanno riferimento
non appaiono più così certi come lo sono stati nel recente
passato. Mentre dieci anni fa, virtualmente, tutti gli Stati del mondo
consideravano la tutela dei diritti dell'uomo una questione di interesse
squisitamente internazionale, oggi non èpiù così.
Il principio della difesa dei diritti universali della persona umana
oggi deve fare i conti con forti pressioni di carattere culturale,
politico, religioso ed etnico. Non pochi governi sono propensi a dare
dei diritti umani una definizione che si presti al perseguimento dei
loro interessi politici. Altri, invece, sottolineano a buon diritto
che la definizione tradizionale dei diritti dell'uomo significa ben
poco per quanti muoiono di fame, non dispongono di una casa e di una
struttura sanitaria ed educativa.
La Carta delle Nazioni Unite stabilisce che l'organizzazione mondiale
"riaffermi la fede nei diritti fondamentali, nella dignità
e nel valore della persona umana, e nella parità di diritti
tra uomini e donne di Paesi grandi e piccoli". Nel 1948 l'Assemblea
generale delle Nazioni Unite adottava e proclamava la Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo. Da allora, la protezione dei diritti
è stata ampliata e l'Onu ha affrontato una serie di settori
specifici, quali il genocidio, la tortura e la discriminazione.
In questo quadro è stata formulata una definizione più
netta dei soggetti da tutelare, che vanno dai rifugiati politici agli
apolidi, dagli indigeni alle donne e ai bambini e ai soggetti più
vulnerabili.
Allo stesso tempo, è stato ampliato il concetto di diritti
umani, che oggi si riferisce non soltanto ai diritti della persona
umana, ma anche a quelli civili e politici. Dai diritti economici,
sociali e culturali si è arrivati al diritto allo sviluppo
in tutti i suoi aspetti e al diritto di vivere in un pianeta sano.
Nuovi e importanti precedenti in materia di tutela dei diritti sono
stati stabiliti non più tardi di due anni fa. Allora, la tutela
dei diritti umani è stata integrata nelle funzioni di mantenimento
della pace, come dimostrano il caso delle indagini svolte dalla Commissione
competente in El Salvador e l'invio di controllori in quel Paese.
Grazie, in particolare, all'attività svolta dall'Onu attraverso
l'Anno delle popolazioni indigene si incominciano a riconoscere i
bisogni negletti di popolazioni particolari.
La flessibilità della Carta è stata utilizzata per creare,
per la prima volta, un tribunale internazionale al quale deferire
i criminali di guerra del conflitto in Jugoslavia. La possibilità
di nuove forme di cooperazione con le organizzazioni regionali trova
conferma nell'attività svolta ad Haiti, anche se le ostilità
strumentali delle fasce di popolazione più facilmente influenzabili
hanno limitato l'azione Onu. Di più, il Segretariato dispone
oggi di un nuovo dipartimento con il compito di accogliere le richieste
di assistenza elettorale. Il passo successivo dovrà essere
quello di un sostegno pratico per i partiti politici, la libertà
di stampa e l'autonomia del sistema giudiziario e delle associazioni
locali.
L'universalità rappresenta il punto nodale del sistema dei
diritti dell'uomo. Per essa s'intende l'accesso globale ai principali
trattati sui diritti umani e la loro ratifica. L'attuale sistema di
tutela dei diritti è il frutto delle istanze di tutela della
dignità umana pervenute nel corso della storia da culture diverse.
Essa esprime gli elementi di validità eterna contenuti nelle
grandi filosofie, religioni e culture.
Non dobbiamo dimenticare che le forze della repressione non di rado
giustificano il loro operato facendo appello all'eccezionalità.
Ma sono gli stessi cittadini del mondo che, ripetutamente, cercano
e denunciano il bisogno di universalità. Anche lo sviluppo
ha tutte le carte in regola per essere considerato alla stregua di
un diritto umano. La libertà di stampa riveste, invece, poca
importanza per un popolo in gran parte analfabeta. Nazioni che un
tempo ne avevano negato l'interdipendenza, oggi cominciano ad accettare
reciprocamente l'idea dei diritti civili, politici ed economici. Sarebbe
bene che i Paesi ricchi prendessero atto in un consesso pubblico di
aver troppo spesso sorvolato sui bisogni fondamentali di sviluppo
e che i diritti umani non possono prosperare o essere rispettati in
una società di indigenti.
La democrazia è il garante dei diritti. Più una società
è povera, meno si preoccupa dei diritti umani. Viceversa, più
procede lungo il cammino del progresso socio-economico, maggiore è
l'attenzione che riserva ai diritti dell'uomo. Ciò non significa,
tuttavia, che la questione dei diritti debba essere considerata secondaria
rispetto a quella dello sviluppo. Il modo migliore di coltivare la
disponibilità di un cittadino a partecipare allo sviluppo del
suo Paese è riconoscerne la dignità e i diritti.
E' impossibile raggiungere la qualità di prestazione necessaria
allo sviluppo se la società non crede nella dignità
dell'uomo e non interviene in sua difesa. E solo una società
in cui i diritti siano democraticamente tutelati può offrire
quella stabilità in grado di sostenere lo sviluppo nel tempo.
Nelle società aperte è il governo responsabile verso
i cittadini.
Sia i princìpi che le prassi in materia di diritti sono oggetto
di tensione. Questo è il momento di avviare un dibattito serio,
di mettere in moto una diplomazia discreta e di procedere alla graduale
soluzione dei problemi.
Le soluzioni non possono essere imposte dall'alto. Proposte tese a
creare altre burocrazie, posizioni di prestigio, nuove procedure e
assemblee permanenti, malgrado tutte le buone intenzioni, possono
suscitare scontento e opposizione in un momento in cui quello di cui
abbiamo bisogno sono liberalità e tolleranza.
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