§ Scenari 2000

Democrazia in bilico con l'economia bloccata




Boutros Boutros-Ghali



Saremo così saggi da accettare di pagare il prezzo della pace come siamo stati disposti a pagare - e a quale costo - il prezzo della guerra? Sì, se i Paesi più avanzati cercheranno di frenare il loro consumo, soprattutto quello superfluo. Sì, se inizieremo a condividere, soprattutto a condividere le conoscenze. Sì, se i Paesi in via di sviluppo determineranno le loro priorità nazionali sulla base dei propri criteri, ma anche nel rispetto dei princìpi dello sviluppo umano. Sì, soprattutto, se tutte le parti capiranno che l'aiuto esterno può solo avviare un processo e che tutti noi, ricchi e poveri, diventeremo essenzialmente quello che noi stessi siamo stati capaci di creare.
Federico Mayor

Nell'ultima metà del secolo la protezione dei diritti dell'uomo ha conseguito progressi notevoli. Oggi, tuttavia, i princìpi che ad essa fanno riferimento non appaiono più così certi come lo sono stati nel recente passato. Mentre dieci anni fa, virtualmente, tutti gli Stati del mondo consideravano la tutela dei diritti dell'uomo una questione di interesse squisitamente internazionale, oggi non èpiù così.
Il principio della difesa dei diritti universali della persona umana oggi deve fare i conti con forti pressioni di carattere culturale, politico, religioso ed etnico. Non pochi governi sono propensi a dare dei diritti umani una definizione che si presti al perseguimento dei loro interessi politici. Altri, invece, sottolineano a buon diritto che la definizione tradizionale dei diritti dell'uomo significa ben poco per quanti muoiono di fame, non dispongono di una casa e di una struttura sanitaria ed educativa.
La Carta delle Nazioni Unite stabilisce che l'organizzazione mondiale "riaffermi la fede nei diritti fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, e nella parità di diritti tra uomini e donne di Paesi grandi e piccoli". Nel 1948 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottava e proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Da allora, la protezione dei diritti è stata ampliata e l'Onu ha affrontato una serie di settori specifici, quali il genocidio, la tortura e la discriminazione.
In questo quadro è stata formulata una definizione più netta dei soggetti da tutelare, che vanno dai rifugiati politici agli apolidi, dagli indigeni alle donne e ai bambini e ai soggetti più vulnerabili.
Allo stesso tempo, è stato ampliato il concetto di diritti umani, che oggi si riferisce non soltanto ai diritti della persona umana, ma anche a quelli civili e politici. Dai diritti economici, sociali e culturali si è arrivati al diritto allo sviluppo in tutti i suoi aspetti e al diritto di vivere in un pianeta sano.
Nuovi e importanti precedenti in materia di tutela dei diritti sono stati stabiliti non più tardi di due anni fa. Allora, la tutela dei diritti umani è stata integrata nelle funzioni di mantenimento della pace, come dimostrano il caso delle indagini svolte dalla Commissione competente in El Salvador e l'invio di controllori in quel Paese. Grazie, in particolare, all'attività svolta dall'Onu attraverso l'Anno delle popolazioni indigene si incominciano a riconoscere i bisogni negletti di popolazioni particolari.
La flessibilità della Carta è stata utilizzata per creare, per la prima volta, un tribunale internazionale al quale deferire i criminali di guerra del conflitto in Jugoslavia. La possibilità di nuove forme di cooperazione con le organizzazioni regionali trova conferma nell'attività svolta ad Haiti, anche se le ostilità strumentali delle fasce di popolazione più facilmente influenzabili hanno limitato l'azione Onu. Di più, il Segretariato dispone oggi di un nuovo dipartimento con il compito di accogliere le richieste di assistenza elettorale. Il passo successivo dovrà essere quello di un sostegno pratico per i partiti politici, la libertà di stampa e l'autonomia del sistema giudiziario e delle associazioni locali.
L'universalità rappresenta il punto nodale del sistema dei diritti dell'uomo. Per essa s'intende l'accesso globale ai principali trattati sui diritti umani e la loro ratifica. L'attuale sistema di tutela dei diritti è il frutto delle istanze di tutela della dignità umana pervenute nel corso della storia da culture diverse. Essa esprime gli elementi di validità eterna contenuti nelle grandi filosofie, religioni e culture.
Non dobbiamo dimenticare che le forze della repressione non di rado giustificano il loro operato facendo appello all'eccezionalità. Ma sono gli stessi cittadini del mondo che, ripetutamente, cercano e denunciano il bisogno di universalità. Anche lo sviluppo ha tutte le carte in regola per essere considerato alla stregua di un diritto umano. La libertà di stampa riveste, invece, poca importanza per un popolo in gran parte analfabeta. Nazioni che un tempo ne avevano negato l'interdipendenza, oggi cominciano ad accettare reciprocamente l'idea dei diritti civili, politici ed economici. Sarebbe bene che i Paesi ricchi prendessero atto in un consesso pubblico di aver troppo spesso sorvolato sui bisogni fondamentali di sviluppo e che i diritti umani non possono prosperare o essere rispettati in una società di indigenti.
La democrazia è il garante dei diritti. Più una società è povera, meno si preoccupa dei diritti umani. Viceversa, più procede lungo il cammino del progresso socio-economico, maggiore è l'attenzione che riserva ai diritti dell'uomo. Ciò non significa, tuttavia, che la questione dei diritti debba essere considerata secondaria rispetto a quella dello sviluppo. Il modo migliore di coltivare la disponibilità di un cittadino a partecipare allo sviluppo del suo Paese è riconoscerne la dignità e i diritti.
E' impossibile raggiungere la qualità di prestazione necessaria allo sviluppo se la società non crede nella dignità dell'uomo e non interviene in sua difesa. E solo una società in cui i diritti siano democraticamente tutelati può offrire quella stabilità in grado di sostenere lo sviluppo nel tempo. Nelle società aperte è il governo responsabile verso i cittadini.
Sia i princìpi che le prassi in materia di diritti sono oggetto di tensione. Questo è il momento di avviare un dibattito serio, di mettere in moto una diplomazia discreta e di procedere alla graduale soluzione dei problemi.
Le soluzioni non possono essere imposte dall'alto. Proposte tese a creare altre burocrazie, posizioni di prestigio, nuove procedure e assemblee permanenti, malgrado tutte le buone intenzioni, possono suscitare scontento e opposizione in un momento in cui quello di cui abbiamo bisogno sono liberalità e tolleranza.


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