§ ESILIO DI PAROLE

STANZE




Antonio Iaccarino



Stanze della tua attesa

Stanze della tua attesa,
dove schiovano a fatica
il cuore stretto
al sorriso da presbite,
per inventarti in piazze
di gatti e di cancelli,
quando maggio
era un tango ai balconi
ed il tuo braccio
un porto franco.


Strade come tante

Strade come tante
di cui conosco
ogni buca o sentina
e lo scorrere
dell'acqua nelle fogne,
dove anonimo si cela
il mio cauto esistere.


Smentito oroscopo

Smentito oroscopo
da strategie di disertore,
sul limite
del mio scirocco
tra la burrasca e la tana.


Inerzie

Ristagna tra le pieghe
di ogni nuovo giorno
il progetto disatteso
d'essere come non siamo.
Non serve
a mutare la rotta,
inventare parole
che mordano
la scorza del silenzio
e tacciano.
Restano macerie di memorie
a segnare
d'un immediato dolore
la via.


Un sole d'acqua

Un sole d'acqua
stinge lumache
di ferragosto
e vieta infingimenti.
Ha pause il gioco
e progetti di feria.
Gatti di mare
aspettano la pioggia
al parabrezza.


Ho spento il lume antico

Ho spento il lume antico
per tentare altre strade
e ho voltato la faccia
alla lisca di luna pendula.

Stanze di valium
e di mancati equinozi,
dove preparo la prossima
mossa,
attento a non mostrarmi.


Ho fame e sete di parole

Ho fame e sete di parole
che taglino reti
e strappino radici.
Ho voglia di darmi come
sono,
in bilico sempre,
nella mia prima calvizie.


Sopravvivo

Sopravvivo alla mia
stessa incuria,
all'estremo viaggiatore
che mi abita
e baratto i giorni,
pronto a saltare il muro
o a cogliere un varco
nella rete.


Vivo abitudinario

Vivo abitudinario
le metastasi
di epifanie imperfette
e nel letargo
degli ozi domestici
tarpo l'allegria
col nero di seppia
di quotidiane bufere.


Profuga stagione di bufere

Profuga stagione di bufere
la mia vita randagia,
a intervalli di porti
e stazioni.
(Stingo col tufo dei muri
e appena allento
la ferma ruota
dei giorni).


Precario graffito

Precario graffito
La mia traccia
Sgomitola
L'estate di San Martino
Del tuo passo
Vicino/distante
E non storna
La ruggine di rimmel
Che ci crocifigge
il cuore
e lo sbattere
dello sportello.


Autoritratto

Vivo senza contare,
in quest'esilio di parole,
metà zingaro e metà soldato.
Troppo di me resta al di là
D'un oscuro spartiacque,
nel muto rumore
di stanze vuote,
dove si consuma l'attesa
d'un mutevole oroscopo.


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