§ DONNE IN MUSICA

QUANDO BERTA COMPONEVA




Sergio Bello



La notizia di una recente pubblicazione dedicata alle compositrici italiane aveva stimolato la mia curiosità circa l'eventuale presenza, in passato, di donne dedite alla composizione musicale in terra di Puglia.
Una prima, veloce occhiata alle raccolte di biografie di musicisti pugliesi, tuttavia, ha avuto il solo effetto di dissolvere gran parte dell'entusiasmo iniziale, confermando per il momento - fatte salve ricerche più approfondite - il sospetto che le peraltro poche figure femminili citate fossero ascrivibili alle sole categorie delle strumentiste o delle cantanti.
Nulla di particolarmente strano, in realtà: la storia della musica è costellata di personaggi femminili noti più - e spesso solo - nella veste di esecutori ed interpreti di musica altrui che come compositori di musica propria - vale il solo esempio di Vittoria Archilei a dimostrarlo - e dunque non va scartata l'ipotesi che dietro i nomi di cantanti ed arpiste si celi l'autrice di pagine musicali, magari ispirate.
Nel caso delle musiciste nate in terra pugliese, comunque, il solo dato al momento interessante si limita alla preponderanza numerica direi assoluta dei soprani su tutte le altre categorie vocali e strumentali: di compositrici non c'è traccia. Uno dei pochi nomi, comunque, sui quali sembra sia il caso di spendere più tempo in indagini è quello di Margherita Falconi, citata in qualità di suonatrice e cantante del sec. XVI da Pasquale Sorrenti nel suo Musicisti di Puglia del 1966: sul rimando bibliografico proposto dallo stesso Sorrenti mi sono a dire il vero arenato per mere questioni di reperibilità (un Maestri, Compositori e Musicisti Molfettesi del Peruzzi, edito nel 1931, che la Nazionale Centrale di Roma e varie biblioteche specializzate in pubblicazioni musicali non sono state capaci di partorire), ed allo stesso tempo ho constatato non senza disappunto che le più rinomate enciclopedie musicali italiane, inglesi, tedesche ed americane non sono al corrente dell'esistenza di questa misteriosa fanciulla, sulla quale potrò dilungarmi, mi auguro, una volta ottenuta una copia dell'opera del Peruzzi. Queste prime ricerche, comunque, si sono rivelate fruttuose per versi più generali: entrati infatti in diretto contatto con "l'altra metà del rigo", come con felice invenzione Luisa Galanti definisce l'universo femminile della composizione, ci si accorge - se ce ne fosse bisogno! - della vacua valenza autosuggestiva della frase pronunciata da Sir Thomas Beechar (vedi riquadro, nella pagina successiva).
Il numero di libri sull'argomento è sufficientemente cospicuo, ed in genere il valore scientifico delle pubblicazioni è elevato; d'altro canto, come è facile immaginare, sono tutti libri abbastanza recenti: la maggior parte di essi è stata pubblicata nei primi tre anni del 1980. E' altrettanto ovvio che tali libri siano per lo più dedicati alle compositrici contemporanee; da quel che si è detto traspare una sostanziale carenza di materiale documentario relativo all'attività di donne compositrici di epoche passate, mentre il gran numero di compositrici contemporanee di valore compensa senz'altro la mancanza di una tradizione concretamente attestata.
Di diversa natura è invece la International Encyclopedia of Women Composers, di Aaron I. Cohen, pubblicata a New York nel 1981; si tratta di un'opera per molti aspetti straordinaria: scritta da un uomo, appassionato raccoglitore di informazioni biografiche, bibliografiche e discografiche di compositrici di tutto il globo, pubblicata grazie soprattutto a donazioni di uomini interessati al completamento di un'opera del genere (l'editore lamenta la latitanza delle pur numerose organizzazioni femminili e femministe), è un vero e proprio inno alle compositrici e - cosa più importante - è un'opera basilare per poter concretamente abbracciare i percorsi del comporre al femminile.
Sfogliando le voci di questa enciclopedia e le numerose appendici che integrano l'opera, anche il musicologo più preparato immancabilmente individua notizie, primati, curiosità utili e spesso sorprendenti.
Nell'Encyclopedia alle curiosità, o meglio, ai "notable facts", sono appositamente riservate alcune pagine, dalle quali apprendiamo ad esempio - limitandoci ai nomi di compositrici italiane - che le prime composizioni femminili mai pubblicate risalgono al 1565: si tratta di quattro madrigali composti da Maddalena Casulana stampati a Venezia; bisognerà aspettare un trentennio invece (il 1595, per l'esattezza) per imbattersi nelle prime musiche sacre scritte da mano di donna mandate a stampa, le "Sacrae Cantiones" di Raffaela-Argenta Aleotti. Se prendiamo in considerazione anche le opere che non hanno goduto il privilegio di essere sottoposte a procedimento tipografico, inoltre, scopriamo che le più risalenti composizioni femminili di genere strumentale a noi note appartengono a Marietta Prioli Morisina, autrice nel 1665 dei "Balletti et Correnti a 2 violini": ben un secolo più tardi delle stampe della Casulana! A Francesca Caccini, invece, arcinota figlia di Giulio, vanno ascritti tre primati, di cui uno - per così dire - assoluto, ovvero svincolato da distinzioni di sesso: il suo "Primo Libro" edito nel 1618 fu la più costosa operazione editoriale che avesse per oggetto composizioni femminili, mentre la sua "Liberazione di Ruggiero dall'Isola di Alcina" fu non solo il primo lavoro operistico composto da un'esponente del gentil sesso, ma fu anche la prima opera a trattare temi "unrelated to antiquity".
Come si vede, il confine tra il curioso e l'interessante è ben labile, tanto è vero che, sfogliando le voci vere e proprie della Encyclopedia non è difficile sorprendersi intenti a girovagare attraverso itinerari suggeriti dal capriccio per l'insolito, il bizzarro, il singolare.
Uno di questi percorsi ci porta a conoscenza del fatto che, per esempio, è detenuto dalle donne un primato davvero emblematico: il primo musicista storicamente attestato, con tanto di nome, è Hemre, antico direttore della musica egizio vissuto intorno al 2723 a.C.; è il tempo della comparsa della chironomia, l'arte, cioè, di condurre un complesso di esecutori guidandoli con un apposito repertorio gestuale, ed infatti Hemre - che oltre che nominato è anche raffigurato - è intento nella direzione di una esecuzione strumentale; ebbene: Hemre è una donna, per giunta bella e -considerata la carica ricoperta - "in carriera".
La tappa successiva di questo viaggio tra le voci enciclopediche ci riconduce dalle nostre parti, per scoprire che la prima compositrice italiana (meglio, forse, latina), stando sempre alle attestazioni, è Calpurnia, terza moglie di Plinio il Giovane: Calpurnia ebbe il merito di mettere in musica i versi del marito, ma mentre questi ultimi ci sono noti, la cornice musicale -se mai fu messa per iscritto, cosa all'epoca assai improbabile - è andata perduta.
Un salto oltr'Alpe per scoprire che il mondo variegato dei trovatori sapeva coniugarsi anche al femminile: Isabella di Perigard, infatti, era intenta a poetare e comporre musica nel corso del dodicesimo secolo, ed era inoltre, a quanto pare, moglie di Bonifazio di Montferrat, il patrono dei trovatori.
Due secoli e mezzo più tardi troviamo la madre di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia Tuornabuoni, intenta a stender note nella forma di inni natalizi.
Quella delle nobildonne occupate nell'arte della composizione musicale sarà una tradizione ben radicata in Europa; i motivi per cui l'aristocrazia femminile poteva permettersi il lusso di impiegare il proprio tempo sul rigo musicale sono facilmente immaginabili, e saranno gli stessi motivi per cui in questa stessa occupazione vedremo intente le donne della media ed alta borghesia quando questi ceti prenderanno il sopravvento economico nei paesi toccati dalla rivoluzione industriale ed uno strumento da tasto entrerà a far prepotentemente parte dell'arredo tipico degli appartamenti della "middle-class".
Incontriamo dunque nel corso del sedicesimo secolo Vittoria Colonna, duchessa di Amalfì e figlia di Fabrizio; all'attività poetica affianca quella di compositrice di musica sacra, e fa pubblicare intorno al 1540 un volume di "Rime Spirituali". Sempre nel corso di questo secolo incontriamo nuovamente una esponente della casata medicea nella persona di Isabella Medici Orsini, duchessa di Bracciano, figlia di Cosimo Medici e moglie di Paolo Giordano Orsini; il titolo della sola sua composizione attestata, "Lieta vivo et contenta..." per voce e liuto, stride drammaticamente con la sua uscita di scena, strangolata dal marito perché sospettata di infedeltà.
Nel corso del diciannovesimo secolo, come accennato, i nomi di spicco cessano di essere accompagnati da titoli nobiliari, e l'attività creativa spesso non è più circoscritta all'ambito puramente domestico del formativo passatempo femminile, e ci imbattiamo così in personaggi quali Adele Branca Mussini, pianista e compositrice discendente del più noto compositore Giuseppe Sarti; Maria Brizzi-Giorgi, organista, pianista e compositrice bolognese grandemente apprezzata nelle vesti tanto di interprete che di compositrice da Joseph Haydn e Muzio Clementi; Maria Vittoria Vanzo, direttrice d'orchestra di spicco impegnata sul fronte del difficile repertorio wagneriano in Italia; ed innumerevoli altre note e - più spesso - meno note autrici di musica di ogni genere.
Il nostro secolo ha fondamentalmente superato pregiudizi ed ostentata indifferenza verso la sfera della creatività musicale femminile, come in precedenza era avvenuto per l'ambito dell'interpretazione strumentale. Tutto bene, dunque? No, non tutto. Quanti di noi sarebbero capaci di fare il nome, ad esempio, di tre direttrici d'orchestra discretamente affermate? Eppure, se è vero che la pluripremiata compositrice napoletana Irma Ravinale è in grado di guidare il Conservatorio di Roma, ci saranno bene donne capaci e preparate al punto da saper condurre un'orchestra con il giusto piglio; ma senz'altro ben pochi direttori artistici di grossi teatri e sale da concerto metterebbero in programma a cuor leggero una interpretazione orchestrale condotta da una donna. Ma se Berta un tempo si limitava a filare, oggi interpreta e compone, e facilmente si può profetizzare una futura ascesa sul podio antistante l'emiciclo dei moderni complessi orchestrali, ultimo arrocco della prima metà del rigo.

"Se l'uomo è la tonica e Dio la dominante, il diavolo è certamente la sottodominante e la donna la relativa minore".
Samuel Butler (Note Books)

"... la deficienza di capacità riproduttive tra le ragazze appartenenti alle classi sociali più elevate potrebbe ragionevolmente essere attribuito al superlavoro delle loro menti - un superlavoro che produce una seria reazione sul fisico. Tale diminuzione delle capacità riproduttive non è resa evidente solo dalla maggiore frequenza di casi di assoluta sterilità; né è ravvisabile esclusivamente nella precoce cessazione delle filiazioni; ma è anche denunciata dalla frequente incapacità di dette ragazze di allattare i propri infanti".
Herbert Spencer (Principles of Biology, 1895)

"Le donne potrebbero dimostrarsi capaci di eguagliare o anche surclassare intellettualmente gli uomini, ma poiché la biologia ha dimostrato che tale sviluppo intellettuale si otterrebbe al costo della capacità riproduttiva, ciò doveva essere condannato su basi biologiche".
Edward Clark (Sex in education, 1906)

"Non ci sono donne compositrici, non ci sono mai state e, possibilmente, mai ci saranno".
Sir Thomas Beecham (Direttore d'orchestra)


Citazioni tratte da: Aaron I. Cohen, International EncycIopedia of Women Composers, New York, 1981.


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