§ QUARANT'ANNI CEE

EUROPA 1995




Antonio Martino



La costruzione europea resta - insieme con l'impegno alla collaborazione transatlantica - l'asse della politica estera italiana.
Soltanto attraverso la collaborazione e l'integrazione politica ed economica fra i Paesi europei è infatti possibile superare definitivamente i nazionalismi, le rivalità, le contrapposizioni del passato. A tale obiettivo mi sono sistematicamente e attivamente dedicato, nella convinzione che occorra dar nuovo impulso al disegno europeo, meglio precisandone i contenuti, gli orizzonti, le prospettive. Chi crede nell'idea d'Europa, sa che essa non si costruisce attraverso formule metodologicamente fuorvianti e politicamente inaccettabili, quali le "due velocità", la "geometria variabile", ecc. Nel primo semestre del 1996 si aprirà, sotto la presidenza italiana, la Conferenza intergovernativa per la revisione del Trattato di Maastricht. In vista di tale importante appuntamento è necessario fin d'ora adoperarsi attivamente per la definizione di un progetto europeo che sia il frutto di uno sforzo concettuale rigoroso e coerente e che goda del convinto sostegno di popoli e governi. Con questo proposito in mente mi sono mosso nei contatti con le varie capitali dell'Unione perché si avvii subito la fase preparatoria della Conferenza di revisione, attraverso la costituzione di un meccanismo di consultazione e di raccordo con le presidenze che ci precederanno (Germania, Francia e Spagna).
Si tratta di uno strumento di concertazione agile e informale che ha potuto essere già attivato e che consentirà di identificare, a livello tecnico e politico, una serie di problemi di immediata rilevanza sotto il profilo istituzionale, economico e amministrativo, che sarà poi compito del Comitato preparatorio della Conferenza approfondire ulteriormente.
Gli europei non hanno dimenticato che il cammino dell'integrazione prese avvio nel 1955 con la Conferenza di Messina. E' questo un evento che merita di essere degnamente ricordato e, in quest'ottica, ho invitato i ministri degli Esteri e i presidenti delle istituzioni dell'Unione Europea a riunirsi l'uno e il due giugno prossimi a Messina, per celebrarne il quarantesimo anniversario. Tale appuntamento costituirà l'occasione per tracciare un bilancio effettivo degli sforzi compiuti e dei risultati fin qui raggiunti e per avviare un concreto rilancio del processo d'integrazione, dando l'avvio alle attività del Comitato preparatorio della Conferenza per la revisione del Trattato di Maastricht. In questa prospettiva, siamo già al lavoro per predisporre, con l'ausilio di qualificati esperti, un ventaglio di contributi specifici alla riflessione, sui quali si confida di poter acquisire il conforto dell'avallo del Parlamento e dell'opinione pubblica.
Obiettivo della Conferenza intergovernativa del 1996 sarà quello di individuare i meccanismi di un'Europa allargata a buona parte del continente europeo e di sviluppare le aree di integrazione. La Conferenza si colloca a ridosso dell'ingresso nell'Unione dell'Austria e dei Paesi nordici, e della prospettiva di un ulteriore allargamento verso l'Europa centro-orientale. Dobbiamo quindi considerare del tutto superata la contrapposizione tra "ampliamento" e "approfondimento".
Per delineare l'intelaiatura del nostro progetto europeo ritengo debba essere fatto riferimento alla nozione di "beni pubblici europei", che ho già definito con quegli obiettivi comuni che non possono essere perseguiti con efficienza a livello nazionale: il completamento del mercato interno, la realizzazione della moneta unica, la politica estera e di sicurezza, la difesa comune, la tutela di ultima istanza della libertà e dei diritti del cittadino europeo.
La nozione di "bene pubblico europeo" non è affatto basata su una interpretazione restrittiva dell'Europa che assegni all'Unione competenze meramente residuali. Al contrario, proprio il perseguimento di quelle finalità di interesse generale valorizza il significato più genuino dell'europeismo, dando concreta attuazione al principio di sussidiarietà che è alla base di qualsiasi struttura effettivamente federale.
Circa il mercato unico, la sua compiuta realizzazione dovrà passare innanzitutto attraverso una vasta semplificazione normativa che assicuri la libertà e la trasparenza degli scambi in tutti i settori; dovrà fornire garanzie contro il riemergere di barriere protezionistiche; dovrà comportare un'effettiva apertura vero le altre aree, così contribuendo a un crescente multilateralismo nei rapporti economici.
Non illudiamoci, comunque, che il mercato unico sia un obiettivo che una volta realizzato non richieda più il nostro impegno. Il suo coerente funzionamento postula infatti uno sforzo costante per impedire il riaffiorare di ostacoli alla libertà dei flussi commerciali e di fattori produttivi.
Per quanto concerne l'obiettivo dell'unificazione monetaria, che resta fondamentale per l'Europa, le difficoltà di percorrere il cammino individuato a Maastricht sono di fronte agli occhi di tutti e confermano l'impraticabilità di ogni ipotesi intermedia ispirata a prospettive gradualistiche e a parametri di "convergenza" sotto il profilo politico ed economico largamente opinabili.
La transitabilità alla moneta unica sarà assicurata non dalle "politiche di convergenza", ma dall'adozione di una "Costituzione monetaria e fiscale" da parte dei Paesi membri dell'Unione. Ed è in questa direzione che occorre sin d'ora operare.
Quanto alla politica estera comune, essa potrà consentire all'Europa di uscire da una visione puramente mercantile e di presentarsi sulla scena mondiale come soggetto politico in grado di svolgere un ruolo da protagonista insieme con gli altri grandi attori delle relazioni internazionali. Vogliamo un'Europa che parli con una sola voce, che abbia una visione coerente e globale della propria collocazione e dei propri interessi nel contesto geopolitico mondiale. Soltanto con questa visione organica e di insieme sarà infatti possibile per l'Unione Europea dialogare efficacemente con i nuovi protagonisti della scena politica internazionale (dall'America Latina alla Cina, al Giappone), contribuire utilmente al superamento di situazioni di conflittualità regionale (Medio Oriente, Balcani), assicurare un efficace e dinamico concorso al mantenimento della sicurezza e della stabilità globali.
La funzionalità dell'Unione in materia di Pesc è intimamente collegata tanto alla sua progressiva estensione verso l'Europa centro-orientale, quanto allo sviluppo della componente mediterranea, cui l'Italia, pienamente consapevole del suo ruolo naturale di ponte, attribuisce la massima importanza. Siamo infatti ben consci dell'urgente necessità di garantire la stabilità nell'Europa centrale e orientale, anche attraverso il riavvicinamento all'Europa della Russia, che deve continuare ad assumere specifiche responsabilità nel contesto internazionale. Ma avvertiamo nel contempo l'esigenza che l'Europa, nell'interesse stesso del suo avvenire e della sua sicurezza, non perda di vista gli sviluppi in corso sulla sponda meridionale del Mediterraneo, dove nuove minacce si profilano con l'affermarsi di spinte integralistiche estremiste.
L'interesse dell'Europa ad aprirsi contemporaneamente ad Est e a Sud è per noi un interesse difficilmente divisibile. Esso comporterà un'attenta revisione delle politiche agricole, sociali, immigratorie, di cooperazione.
Venendo alla politica di sicurezza e di difesa, la Conferenza intergovernativa di revisione dovrà porre le basi per una architettura della sicurezza europea che mantenga tuttavia inalterato il vincolo transatlantico e l'impegno degli Stati Uniti, che continuano a costituire un'insostituibile garanzia di sicurezza per l'Europa. I radicali mutamenti della realtà internazionale impongono nondimeno nuove responsabilità non delegabili ad altri, talché l'impegno italiano sarà volto sia a sviluppare l'Ueo, come componente di difesa dell'Unione e come pilastro europeo dell'Alleanza Atlantica, sia a portare a compimento alcune iniziative operative da noi già proposte, tra le quali una forza aereo-marittima sottoposta a coordinamento Nato-Ueo e la "task-force" umanitaria di intervento rapido per far fronte a situazioni di emergenza che non possano essere affrontate con i tradizionali mezzi civili.
Altro "bene pubblico" che assurge a tratto qualificante del nostro disegno europeo è la tutela della libertà e dei diritti individuali. Ciò non solo e non tanto per le implicazioni istituzionali che il perseguimento di un fine così alto ed essenziale fatalmente comporta - fra le altre, l'attribuzione alla Corte di Giustizia europea della competenza giurisdizionale di ultima istanza per il rispetto dei diritti e delle libertà individuali da sancire nei trattati europei -ma soprattutto perché esso evidenzia che alla base di ogni dinamica di integrazione, al centro di ogni dimensione "sociale" dell'Europa, va posta la concreta limitazione del potere statuale di frapporre ostacoli alle libere e pacifiche relazioni fra i cittadini d'Europa.
Nella stessa prospettiva sarà cura dell'Italia continuare a promuovere un'efficace interazione tra i Paesi membri in settori essenziali quali la cooperazione giudiziaria e la sicurezza interna, che dovranno ricevere dalla Conferenza intergovernativa nuovo, dinamico impulso.
Il nesso fra individuazione di obiettivi coerenti e definiti e predisposizione degli strumenti più efficaci per perseguirli, che caratterizza la politica europea del governo, non è certo il frutto di una strategia timida o dagli orizzonti limitati. Discende invece dalla consapevolezza che non si debba ulteriormente indulgere nelle grandi teorizzazioni e che occorra ormai impegnarsi, con determinazione e speditezza, in un disegno europeo che sia non solo ad ampio respiro, ma anche concreto e credibile.
In questa prospettiva, la riaffermazione dell'integrazione nella libertà, secondo il lungimirante approccio di Jean Monnet, potrà scongiurare il rischio di involuzioni in senso dirigistico e burocratico e dare finalmente corpo a un'Europa unita perché intimamente radicata nella coscienza dei popoli, a un'Europa aperta verso l'insieme della società umana e in grado di spianare la via alla nascita di un mondo senza confini.


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