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SENTIERI DEL NYSE




James B. Marhshall



Wall Street: molto prima del notissimo crack, il nome di questa strada di New York, che comincia su un fiume e culmina su un cimitero, era già il simbolo della finanza americana. Quindi, della finanza tout court. Sulla via breve e stretta fra i grattacieli di Manhattan si affaccia la sede del New York Stock Exchange (Nyse), la più antica e importante Borsa americana. E fu proprio all'angolo di Wall Street che, nel mese di maggio del 1792, un gruppo di ventiquattro broker si riunì sotto un platano e stilò un accordo per garantirsi l'esclusiva reciproca sugli scambi e per fissare un livello minimo di commissioni. Era nato la Stock Exchange.
Dai tempi in cui le contrattazioni avvenivano sotto il citato platano (oppure al Bar Tontine, se pioveva), il New York Stock Exchange ha mantenuto fra le sue caratteristiche essenziali una miscela di innovazione e di tradizione. Il mercato è stato sempre rapidissimo, per esempio, nell'adottare i mezzi che di volta in volta il progresso tecnologico metteva a disposizione delle contrattazioni; ma al tempo stesso mantenne in vita fino al 1975 il sistema delle commissioni fisse e si convinse ad abolirlo solo quando l'emorragia di affari ne minacciava la stessa sopravvivenza. La Borsa investe centinaia di milioni di dollari nei più avanzati sistemi elettronici di registrazione e controllo degli scambi; ma le contrattazioni si svolgono tuttora alle grida, quando ormai anche la nostra Piazza Affari, che non brilla certo per dinamismo, ha mandato in pensione recinti e corbeilles. Ebbene: la miscela di innovazione e tradizionalismo ha assicurato alla Borsa di Wall Street una crescita costante e il superamento di tutti gli ostacoli che si è trovata di fronte per il primo secolo e mezzo di vita: dalle prime leggi antitrust, alla fine dell'Ottocento, all'istituzione della Sec (l'equivalente della nostra Consob), avvenuta nel 1934, quando la Borsa era nell'occhio del ciclone dopo il crack del 1929.
Gli ultimi trent'anni hanno visto però una crescita esponenziale della pressione competitiva, negli Stati Uniti, ma anche all'estero. Nuovi mercati e nuove forme di contrattazione sono sorti, mentre cambiava la natura stessa degli investitori: ai risparmiatori individuali si sostituivano progressivamente i grandi operatori come fondi d'investimento e fondi pensione, più esigenti e al tempo stesso dotati di ben maggiore forza contrattuale.
La sfida della concorrenza ha giocato essenzialmente su tre fattori: costo, efficienza e flessibilità. Come nel caso delle commissioni fisse in vigore fino al 1975, che costituiva per i grandi investitori un potente incentivo ad eseguire altrove i loro ordini. Fu così che la percentuale del Nyse, sul totale degli scambi nelle proprie azioni quotate, scese dall'89 all'81 per cento del 1971. La liberalizzazione dei prezzi permise al mercato di recuperare fino all'87 per cento di fine decennio, ma il boom di nuovi mercati e la concorrenza di Londra hanno fatto nuovamente scivolare tale quota all'82 per cento. In termini di numeri di contratti tale percentuale scende al di sotto dei due terzi, indicando un esodo soprattutto da parte dei piccoli risparmiatori.
A partire dagli anni '70, un fattore si è affermato sugli altri nell'orientare gli sviluppi del mercato: la tecnologia. La disponibilità di computer sempre più potenti a costi sempre più bassi ha enormemente fatto scendere la soglia concorrenziale. Ciò ha permesso, ad esempio, la creazione nel 1971 del Nasdaq, il mercato computerizzato che quota ormai oltre quattromila azioni di società prevalentemente medio-piccole.
Ma ha anche dato spazio a fenomeni come la Madoff Investment Securities. Al diciottesimo piano di un palazzo di Manhattan, negli uffici della Madoff vengono eseguiti oltre il 5 per cento degli scambi nelle azioni quotate al Nyse: fino a venti milioni di azioni al giorno. Madoff non è una Borsa, ma funziona di fatto come un surrogato del Nyse. Non essendone membro, è in grado di fare da market maker su oltre 300 azioni quotate (quelle più attive), con una clientela composta prevalentemente da altri broker. Come ha potuto strappare clienti alla Borsa? Con il metodo più antico: pagando, invece di farsi pagare. Madoff infatti non chiede commissioni, ma offre anzi sconti su ordini fino a una certa dimensione. E, come i market maker di Londra, ricava i propri profitti dallo spread fra i prezzi praticati per l'acquisto e la vendita. Il sistema computerizzato della Madoff offre inoltre un'esecuzione degli ordini più rapida ed efficiente dei recinti del Nyse.
Ma il caso Madoff è solo un esempio dei nuovi tipi di concorrenza che lo Stock Exchange deve affrontare. Molti dei broker più grandi, come Merrill Lynch, pur membri essi stessi della Borsa, hanno già elaborato sistemi per aggirare l'obbligo della concentrazione di scambi e gestire quindi in proprio ordini di acquisto e vendita della propria clientela. E i circuiti telematici permetteranno sempre più anche ai piccoli risparmiatori di fare shopping alla ricerca dei prezzi e delle condizioni migliori. Il destino del New York Stock Exchange appare dunque a rischio ora più che mai, tanto più che la sua capacità di reagire tempestivamente agli attacchi della concorrenza è limitata dalla sua stessa natura. Il declino avrebbe un effetto secondario non trascurabile: diventerebbe molto più difficile per le autorità la supervisione dei mercati. Finora, infatti, la Sec e gli altri enti di controllo hanno per lo più imposto regole alle Borse e ai singoli operatori, controllando indirettamente il comportamento degli investitori e assicurando la loro tutela. Queste due eventualità sono preoccupanti? Probabilmente no, perché l'efficienza dei mercati e il loro controllo hanno un obiettivo fondamentale: quello di assicurare il servizio migliore agli investitori. E sarà la concorrenza a svolgere al meglio questa funzione.
Quanto al piccolo risparmiatore, il mercato del futuro sarà probabilmente più costoso per lui e comporterà un rischio maggiore. Ma la scelta più sicura per il pesce piccolo è comunque quella di un fondo d'investimento. Chi vuol guadagnare di più, in altre parole, dovrà pagare un prezzo.


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