§ IL SESSO A TU PER TU CON LA LEGGE

EROS ALLA SBARRA




Ferruccio Monterosso



Luigi Grande, già magistrato di Cassazione, ha collaborato al Mondo di Pannunzio e da circa un trentennio scrive sul Ponte; è tuttora alacre -senza lucro - come operatore culturale (ad es., nell'Università della Terza Età) e in attività filantropiche di pubblica assistenza sociosanitaria e di patrocinio legale. Da circa mezzo secolo distribuisce equilibratamente il suo lavoro intellettuale fra saggistica e narrativa: la tematica da lui affrontata nell'uno e nell'altro campo ha come referente principale il mondo del Giure, di cui il nostro autore scruta l'inesauribile fenomenologia e gli innumerevoli chiaroscuri, in forma ora di riflessione critica (teorica e storica) ora di ricreazione letteraria. Grande ha portato avanti tali due impegni parallelamente, senza mai risolversi definitivamente per questo o per quello: ma si tratta d'una "felice" ambiguità perché le due facce, distinte ma non separate, si proiettano l'una sull'altra in un rapporto vivacemente dialettico.
Eros alla sbarra (il sesso a tu per tu con la legge), edito da Vallecchi nella Biblioteca del "Ponte", è l'ultimo - fino a questo momento -traguardo raggiunto da Grande sul versante delle sue indagini saggistiche (dopo il volume Gli sbagli di Vostro Onore, di cui "Sudpuglia" si occupò nel numero di dicembre 1989, pagg. 95-97): un traguardo al quale l'autore è giunto dopo aver percorso un tragitto insolitamente accidentato, dato il groviglio così complesso delle questioni che ha qui dovuto sviscerare.
Non c'è nucleo della tematica efficacemente condensata nel titolo del libro che non venga sezionato, con scrupolo puntiglioso: ecco quindi sfilare argomenti quali i codici sessuali, l'incesto, la donna possesso del maschio da età ancestrali, il matrimonio attraverso i tempi, l'infedeltà coniugale, il tabù dell'onore, l'omosessualità dal rogo all'Aids, la trasmigrazione legale nell'altro sesso, la violenza (abominevole), la prostituzione e la legge Merlin, sessualità e arte, pornografia e letteratura erotica, dalla Bovary alla Chatterley (e oltre), gli spettacoli osceni, cinema e censura, ecc.
Contemperando rigore scientifico e scorrevolezza espositiva e bilanciando esattezza di constatazioni oggettive con oneste valutazioni personali, Grande ci ha dato un libro che è, al tempo stesso, sottile ricognizione analitica e compattezza sistematica, e ovunque si riscontra una sicura cognizione di causa della spinosa problematica via via messa a fuoco.
Grande, inoltre, fine desgustatore di testi poetici e letterari, non si limita a un discorso strettamente specialistico circoscritto alla sfera del diritto e della legislazione, ma integra, insapora e illumina l'indagine tecnico-giuridica evocando significative reminiscenze della cultura classica: mitologiche e leggendarie, filosofiche e storiche.
Ecco allora che - dovendo riflettere su questo o quel reato, sulla meccanica di questa o quella azione criminosa, sulla plausibilità o meno d'una data assoluzione, sui rapporti fra erotismo, pornografia e oscenità, su certe liceità e illiceità, su perversioni, sulla mono o poligamia, sulla mercificazione dell'amore e su tante altre vexatae quaestiones legali attinenti al variegato mondo dell'eros - Grande si appella non di rado a testimonianze dell'antichità pregreca, greca e romana, proponendo documentati richiami a Semiramide, Afrodite, Cibele, Pasifae, Priapo, Omero, Ulisse, Achille, Patroclo, Elena, Troilo, Saffo e Pindaro, Eschilo e Sofocle, Temistocle, Pericle e Aspasia, Erodoto, Socrate... E nell'area romana, il nostro autore interpella fra l'altro Giulio Cesare, Catullo e Lesbia, Orazio, Virgilio, Ovidio, Tibullo, Tito, Livio, Quintiliano e Svetonio, Giustiniano. Ma anche epoche, figure, testi precedenti forniscono utili pezze d'appoggio alle ricerche del nostro autore, come ad esempio Adamo ed Eva, la Bibbia, il Kamasutra.
Ovvio che Grande attinga anche a vari comparti della cultura moderna e contemporanea, italiana e straniera, con citazioni di prima mano: ma, rapportandole alla realtà delle circostanze fattuali e attuali, evita l'astrattezza dei richiami puramente letterari.
Il libro si chiude con una interessante nota sulla libertà sessuale. Tale espressione, usata per la prima volta nel 1930 quando fu varato il codice Rocco, significava allora soprattutto "salvaguardia della funzione sessuale" nel senso di proibizione "di coartare nell'essere umano la libera disponibilità della propria sessualità".
Oggi, a oltre sessant'anni dalla emanazione di quel testo e alla luce di situazioni oggettive e soggettive molto diverse, tale libertà sembra trapassare da una accezione in negativo a una in positivo, ciò vale a dire che questa libertà va piuttosto concepita come "libera esplicazione della propria sessualità": la differenza, fra tali due nozioni di libertà sessuale, è forse sottile, ma sussiste. Una libertà - questa proclamata - "di contenuto amplissimo", ma che non va assolutamente confusa con la licenza e "che incontra solo quattro limiti nella legge penale: l'esclusione dell'incesto, il divieto della violenza, il rispetto dei minori, l'obbligo della riservatezza".


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