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I BUCHI NERI DEL BELPAESE
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RAPPORTO SULL'ITALIA |
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Roberto
Altieri
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Di
fronte a un'Italia che risale la china, c'è un'altra che va alla
deriva, a causa soprattutto di una disoccupazione spaventosa. Così,
a metà anno, abbiamo appreso che per la prima volta il numero
dei "non attivi" (eufemismo quanto meno scellerato di disoccupati,
soprattutto; e poi di studenti, militari, casalinghe, pensionati, bambini)
ha superato il totale degli occupati: venti milioni e 100 mila persone,
contro diciannove milioni e 700 mila. Pagano dazio i giovani, e guarda
caso, soprattutto i giovani meridionali, oltre alle fasce marginali
(specialmente gli immigrati). Risultato: un cospicuo aumento del disagio
sociale, della povertà, della illegalità spinta fino alla
criminalità. La diagnosi impietosa è nei numeri dell'ultimo
"Rapporto annuale dell'Istat sulla situazione del Paese":
l'immagine spettrale dell'Italia.
Famiglia e consumi. Se è vero che i redditi da lavoro autonomo stanno beneficiando della ripresa e trainano, sia pure piuttosto debolmente (+ 1, 6%) la ripresa dei consumi, l'Istat rileva che il potere d'acquisto (lo stipendio) dei lavoratori dipendenti vale meno di quello del 1989. Conseguenze: il 30 per cento della popolazione lamenta un abbassamento della qualità della vita e l'11,3 per cento (in cifre assolute, qualche cosa come sei milioni di persone) soffre la povertà: cioè, ha un reddito inferiore alla metà del reddito pro-capite. Questo fenomeno, al Sud, coinvolge un cittadino su cinque. E tutto questo, si badi bene, in uno dei cosiddetti "Sette Paesi più industrializzati del mondo"! Giovani. L'enorme problema dell'occupazione è la causa principale di un profondo malessere: giovani senza autonomia economica, costretti a vincoli familiari, privati di un ruolo nella società, si trovano sulle soglie della trasgressione etica e civile. Giovane è la maggioranza dei 15 mila tossicodipendenti (di cui 2.600 sieropositivi). I minori di 14 anni reclusi erano 2.700 nel 1986, mentre oggi sono oltre diecimila, a significare l'alto indice di disadattamento anche in età che una volta si definivano "tenere". L'Aids ha un impatto durissimo sulla salute dei ragazzi, è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali e prima della droga: 5.600 casi denunciati nel 1994. Anziani. Il sette per cento della popolazione (circa quattro milioni di persone) non è autosufficiente. Si tratta per la stragrande maggioranza di anziani, il cui peso assistenziale - sebbene supportato da indennità di accompagnamento - viene espletato per lo più dalle famiglie: ma il 70 per cento degli anziani ricoverati nei centri di assistenza non ha familiari. Immigrati. Prendiamo per buone le rilevazioni. L'uno per cento della popolazione italiana è costituito da stranieri: 620 mila quelli regolari, di cui 520 mila extracomunitari. I marocchini sono la comunità più numerosa (50 mila), seguiti dagli slavi. Gli immigrati producono il 2 per cento del reddito da lavoro dipendente, il che sta a dimostrare che, quando sono in regola con la legge, sono persone molto attive e in grado di integrarsi con il resto della popolazione. Il fenomeno speculare è che esiste una clandestinità assai diffusa (che riguarda con ogni probabilità per lo meno altrettante persone) e che alimenta tutto un sottobosco di illegalità. Le denunce degli extracomunitari sono quasi raddoppiate in sette anni (da 21 a 37 mila) e riguardano in modo particolare furti, spaccio di droga, violenza, prostituzione. Per la comunità africana, ad esempio, mentre i permessi di soggiorno sono cresciuti del 6 per cento, i denunciati sono aumentati del 76 per cento. Cemento selvaggio.
Mentre l'Istat rileva una grande evoluzione della sensibilità
verso i beni culturali e l'ambiente, lo scempio del territorio viene
perpetrato contro ogni regola da troppe amministrazioni locali. Tra
il 1981 e il 1991 la popolazione è aumentata di appena 200
mila unità, ma sono stati costruiti tre milioni di case, in
grandissima parte non in conformità con le leggi, e per il
21 per cento inutili, dal momento che non sono abitate. Sanità. Le grandi ristrutturazioni della spesa sanitaria sono impostate a un fondamentale risparmio per le casse pubbliche. Gli accertamenti sono diminuiti da 13 a 11 milioni da quando è stato introdotto il ticket, e le prestazioni a pagamento intero sono passate dal 15 al 30 per cento del totale. La spesa farmaceutica è per il 60 per cento a carico dei cittadini, i quali hanno sborsato nel 1994 duemila miliardi in più rispetto all'anno precedente. Giustizia. La
situazione è semplicemente drammatica: in dieci anni le denunce
sono raddoppiate, ma i processi conclusi restano gli stessi. Ad essere
intasata è soprattutto la giustizia amministrativa, dove, soltanto
per smaltire gli arretrati, ci vorrebbero 17 anni. La materia del
contendere è per il 40 per cento costituita da controversie
sul pubblico impiego, e per il 35 per cento da presunti abusi edilizi
e urbanistici. La città.
Le grandi città non crescono più. I dodici agglomerati
urbani con più di 250 mila abitanti tendono a stabilizzarsi
e a diventare poli di attrazione per masse enormi di pendolari. Su
Milano, ad esempio, gravitano ogni giorno 470 mila persone in più;
207 mila su Napoli; 202 mila su Torino; 191 mila su Roma. Si tratta,
nella maggior parte dei casi, di lavoratori che abitano nell'hinterland.
Ad aggravare la situazione ci sono gli spostamenti estemporanei (per
affari, per turismo: cioè, per ricchezza prodotta nel Paese)
che portano la massa d'urto quotidiana in movimento a un milione e
mezzo su Roma, quasi un milione su Milano, e mezzo milione su Torino
e Napoli, col risultato di portare queste metropoli ai limiti dell'invivibilità.
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