§ DIBATTITO APERTO

PER IL FUTURO "PROSSIMO" DELLA GRECÌA SALENTINA




Vincenzo Manco



L'ipotesi progettuale per l'arca della Grecìa Salentina, illustrata da Silvano Palamà (Apulia I/95), merita approfondimento, per individuarne fasi ed opzioni idonee ad implementarla, a breve, innescandone un possibile processo attuativo a medio termine.
La proposta, articolata nel modo migliore, ovvero come quadro progettuale aperto e flessibile, è rilevante non solo per le poterizialità socio-economiche, ma anche per il disegno, insito, di riaffermare e ritrovare un'identità per una lingua, una cultura, una civiltà, la greco-salentina, radicata in un triangolo territoriale al centro della provincia, a sud di Lecce, in un bacino demografico di oltre trentacinquemila residenti.
Una pluralità di associazioni, di enti territoriali, può divenire "soggetto unico", artefice del proprio futuro civile, economico, culturale: sperimentando forme originali di risposta ai bisogni dei territori interessati; tentando vie d'uscita, comuni, da handicap storici; apprestando moderne sinergie, in risposta all'ormai irreversibile esiguità di risorse pubbliche.
L'iniziativa potrebbe essere assunta dai Sindaci e da tutti gli Amministratori dei nove Comuni grecanici - superstiti - e, a seguire, espandersi progressivamente, coinvolgendo nella gestione progettuale tutti i soggetti interessati, già individuati nell'articolo in premessa, con l'eventuale ulteriore concorso di operatori economici privati, locali.
Da subito, uniformare gli Statuti comunali intorno al principio delle comuni radici nella tradizione greco-salentina, con la prospettiva di ricostruire l'identità culturale, non come fattore di separatismo elitario, ma come parte integrante della civiltà salentina, elemento originale di arricchimento e pluralismo della stessa: sarebbe il significativo riconoscimento e la preliminare affermazione di una comune volontà.
Fase successiva, nel processo di costruzione di un'intesa intercomunale, potrebbe essere la formalizzazione di un "Patto Territoriale", che codifichi la reciprocità delle responsabilità, la ripartizione nel concorso degli oneri, vincolando nel tempo, secondo le fasi attuative del progetto, le azioni delle singole Amministrazioni.
Il "Soggetto unico territoriale", così costituito, a dimensione sovracomunale, sarebbe più che legittimo a cercare ed ottenere l'autorevole avallo della Provincia e della Regione, al fine di accedere alla programmazione dei flussi di finanziamento, di settore, anche di natura comunitaria; la serietà complessiva del progetto, anche nelle sue singole articolazioni, potrebbe attrarre la compartecipazione di altre risorse finanziarie da operatori economici privati; sarebbe decisiva, in tal senso, la valenza della parte progettuale propulsiva di relazioni economiche da instaurare con la Grecia. Un'affermazione, apparentemente marginale, dell'articolo di Palamà esige un'annotazione di rilievo: "l'appetibilità del nostro ambiente e del nostro mare, in un'area quasi indenne da inquinamento". Per fortuna, è ancora vero!
Non per fare catastrofismo, ma per amore verso questa terra, occorre tenerne in seria considerazione, se non sotto controllo, le prospettive ecologiche, accettando il principio che la questione ambientale ha, sì, connotati globali, ma necessita di risposte puntuali, in quanto tali sono le fonti di inquinamento, dell'acqua, del suolo, dell'aria, dell'energia, riconducibili, appunto, ad ogni singola realtà locale.
Da quest'ottica, è agevole rendersi conto di come i problemi connessi al controllo depurativo degli scarichi civili ed anche dello scarso tessuto industriale, alla congestione da traffico dei centri urbani, alla raccolta, deposito e smaltimento dei rifiuti siano oggetto di cronaca locale, anche per il Salento. Preoccupa, soprattutto, una recente ricerca, di prossima pubblicazione a cura di un autorevole istituto nazionale in materia, sullo stato delle politiche ambientali nelle Regioni italiane, il cui esito - forse scontato e prevedibile - relega quelle meridionali agli ultimi posti, anche di questa classifica.
Ma dato ancora peggiore, la Puglia ha eluso il monitoraggio, semplicemente non rispondendo ai quesiti posti, circa l'adozione e l'attuazione, sulla stregua di vigenti leggi nazionali, di provvedimenti regionali in materia di risanamento atmosferico e idrico, raccolta differenziata rifiuti, piano energetico, paesistico, di bacino, per parchi, impatto ambientale.
E' un quadro, obiettivamente, poco incoraggiante, che deve indurre a non cadere nell'errore - paradossale e grossolano - di non occuparsi del destino del nostro ambiente, perché oggi è pulito e non inquinato. La digressione dal tema è solo apparente, in quanto anche il progetto per il futuro -possibilmente prossimo - del territorio a tradizione greco-salentina non può non prefissarsi tra gli obiettivi ed i diritti di cittadinanza perseguiti anche quello di una vita di qualità, secondo un progresso economico "sostenibile" e per un benessere compatibile".
In conclusione, dalla pubblicazione curata da Antonio Verri, Col tempo e con la paglia, dedicata alla poesia di C. De Santis, i versi in griko - dialetto ancora parlato nell'ambito della Grecìa salentina - di Glòssa'mu grìca, con traduzione a fronte Lingua mia greca, a testimonianza del fascino prezioso di una cultura da non disperdere.


GLÒSSA' MU GRICA
Glòssa' mu grica pànta agapimmèni,
mè cèi àmèsa mià lumèra arcàna;
mòtte sè vlèpo màvri, cmbiàmmèni
jà tòssu pù èss'è tèsa'ppIèo jà mana.

S'èxo sto nnù pù mòtte à'zzè pedàci,
ìmàna'mu mè vizanne nà zìso;
m'òle m'à lòja'su n'à'ccùntaràci,
scòpo nà màto ìsèna nà milìsò.

Cè màlaùdhi s'ìeua s'ò'llevìto,
nà tràvutìsi àntàma s'à pùdhìa;
cè m'à coràssia àcàtu s'ò'pprèulìto,
cè mè tà pàdhicària ìs mèlodìa.

E'ssòzi allimonìsi tò miolò'mmu,
tò clàma ìs grico jòn'apetammèno;
tò jèjo, tì'xxàrà, tò'xxòrianò'mmu,
tò grìco'ccàmi àp'z'òlo'mu tò jèno.

Mè sèna glòssa ì xàti pà'ppoisìa,
ì xàti tò mèlìssi, i pàlumbèdha;
à'zzè pà'ffiùro ì xàti ìmìrodìa,
plèo èn ghiùrise sì'xxòra àzzàlitèdha.

Mòttè ìson'ìa ìsù, ìan'ìa ì xàri,
jèlagghe pàn'àmmàti, pà'ccardìa;
jèlagghe àcà sòn'ìjo ò campanàri,
cè xìje'ttrìlli ì cùatto à'zzè pùdhìa.

Màncu ì càmpàna plèo ìs xarà simèni,
nà spìri cùndu pròti òloxarìa;
vlèponta ìsèna pù stè'pp'àpetèni,
is vàndulo ì sìmèni, mè prichìa.

Mà ìvò glòssèdha'mu òria sàra ziso,
mè tìn ghinèca'mu, mè tà pedìa;
pànta ssesèna tèlo nà milìso,
cè pànta s'èo climmèni sì'ccardìa


LINGUA MIA GRECA
Lingua greca mia sempre amata,
entro di me mi arde un fuoco arcano;
quando ti vedo nera, amareggiata,
per quei che ti negarono per mamma.

In mente ti ho da quando assai bambino,
per vivere la mamma mi allattava;
con te mi raccontava una novella,
scopo, per'impararmi te, a parlare.

Da grandicello udìati tra gli ulivi
cantare dolcemente con gli augelli;
e con fanciulle sotto i pergoliti,
tra melodie frammista e giovinetti.

Non può dimenticare la mia mente,
quel pianto ai morti fatto in guisa greca;
la gioja il riso del mio compatriota,
il greco fàr di tutta la mia gente.

Con te mia lingua la poesia s'è spenta,
scomparsa è l'ape insieme alla farfalla;
l'odore non tramanda più ogni fiore,
più non ritorna a noi la rondinella.

Quando èri viva tu, vivèa la gioja,
ogni occhio sorrideva ed'ogni cuore;
rideva sotto il sole il campanile,
tra il garrulo trillar di mille augelli.

Ne'la campana più giojosa suona...
per seminàr coi tocchi suoi di gioia;
vedendo te che stai già per morire,
col cuore infranto par che suoni a morte.

Ma io mia cara lingua sinché vivo,
con la mia donna e con i figli miei,
sempre con gioja ti vorrò parlare,
e sempre viva mi sarai nel cuore.


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