§ DUALISMO TERRITORIALE E OCCUPAZIONE

PROBLEMA SUD




Antonio Fazio
Governatore della Banca d'Italia



La capacità produttiva del settore manifatturiero è localizzata per circa l'85 per cento nelle regioni settentrionali e centrali. La ripresa, incentrata sulle esportazioni, ha interessato inizialmente e in misura prevalente le regioni più industrializzate. Nel Centro-Nord, il tasso di crescita del prodotto interno si è collocato, nello scorso anno, intorno al 2,5 per cento; nel Mezzogiorno, all'uno per cento.
Nelle regioni meridionali vive oltre il 35 per cento della popolazione; è presente poco più del 30 per cento delle forze di lavoro; si produce il 25 per cento del reddito nazionale. In queste regioni la quota di occupati nell'agricoltura, nelle costruzioni, nel commercio e nella Pubblica Amministrazione è più elevata. La diminuzione, per il terzo anno consecutivo, dell'attività nelle costruzioni e la limitata ripresa dei consumi hanno inciso ancora pesantemente sull'occupazione in questa parte del Paese: tra l'inizio del 1994 e l'inizio di quest'anno il numero di persone occupate è diminuito di 225 mila unità, pari al 3,9 per cento. I posti di lavoro perduti appartenevano nella quasi totalità al settore privato. Nella media nazionale, la caduta dell'occupazione è stata dell'1,6 per cento.
Il tasso di disoccupazione, pur nella similarità dei valori medi, si presenta in Italia con caratteristiche radicalmente differenti da quelle di altri Paesi industriali, dove la struttura economica è geograficamente meno disomogenea, la disoccupazione meno concentrata.
In alcune aree del Centro-Nord, dove più intensa è stata l'attivazione della produzione per le esportazioni e per gli investimenti, si opera in condizioni prossime alla piena occupazione.
Nel Mezzogiorno la già bassissima quota di popolazione presente nel mercato del lavoro, l'elevato numero di persone alla ricerca di una stabile occupazione, la rapidità con cui questi fenomeni si sono aggravati nel corso degli ultimi due anni denunciano una disfunzione del sistema economico e istituzionale. Ne discendono ripercussioni sul piano della vita civile.
E' necessario assecondare l'evoluzione del mercato del lavoro verso una maggiore flessibilità delle condizioni contrattuali, nel quadro di un riavvio della politica di sviluppo regionale; dare impulso agli investimenti pubblici a carattere infrastrutturale. Soprattutto, è urgente un salto di qualità nell'operare delle Amministrazioni pubbliche del Sud.
La ripresa ciclica dell'economia italiana allevierà solo marginalmente la disoccupazione nelle regioni meridionali. Un'espansione dell'attività produttiva e degli investimenti a livello nazionale genera le risorse, crea le condizioni per il riavvio di una politica di sviluppo per questa parte del Paese.
Gli accordi in sede europea impongono la soppressione delle agevolazioni contributive di cui le imprese manifatturiere localizzate nel Mezzogiorno hanno fruito negli ultimi decenni. Ad esse può e deve subentrare un'efficace e coordinata politica di sviluppo regionale, alla quale l'Unione europea fornisce apporti finanziari per le infrastrutture e per gli investimenti, anche immateriali.
La produttività media per occupato nell'industria meridionale è più bassa del 20 per cento di quella del resto del Paese. A tale divario di competitività si è fatto fronte finora con riduzioni del carico contributivo sul costo del lavoro.
Sono necessarie una struttura delle retribuzioni e modalità d'impiego del lavoro che ne abbassino il costo per unità di prodotto. Esperienze già in atto in importanti centri di produzione hanno conseguito un innalzamento della produttività attraverso una flessibilità nell'impiego del lavoro, che ha permesso un più intenso utilizzo degli impianti.
Esempi di attività imprenditoriale con esiti lusinghieri non sono infrequenti nel Sud. Ci pare di percepire una disponibilità, in presenza di iniziative imprenditoriali affidabili, a considerare con favore nuove forme di impiego. Il fatto che la grande maggioranza di coloro che sono alla ricerca di un lavoro non precario sia costituita da giovani rende da un lato urgente, dall'altro possibile, utilizzare quelle nuove forme.
La più bassa produttività della trasformazione industriale nel Mezzogiorno è riconducibile in misura non trascurabile a fattori esterni all'impresa: svantaggi nella localizzazione geografica, inefficienze delle Amministrazioni pubbliche, difetto di infrastrutture di base, produttive e sociali.
La disponibilità di capitale pubblico delle regioni meridionali è inferiore a quella delle regioni più ricche del Paese e a quella rilevabile in media negli altri principali Paesi europei, in alcuni casi anche del cinquanta per cento. Sussistono carenze nei trasporti, nelle reti idriche e dell'energia elettrica, nelle comunicazioni, nelle dotazioni sociali.
Gli investimenti pubblici si sono drasticamente ridotti nel corso degli ultimi anni. Un loro riavvio può offrire un sollievo anche congiunturale. Sono quindi opportune quelle norme che semplificano e snelliscono le procedure di appalto dei lavori pubblici. I necessari criteri di selezione, progettazione e controllo dell'esecuzione dei lavori, ancora in attesa di applicazione, dovranno garantire la correttezza dei comportamenti e la rispondenza delle opere alle esigenze dello sviluppo, contenerne i costi. Gli investimenti non debbono necessariamente pesare sulle sole finanze pubbliche; possono mobilitare risorse private che riconoscano la convenienza economica nella gestione di servizi a tariffa.
La dotazione di infrastrutture e di capitale pubblico costituisce premessa necessaria dello sviluppo economico, anche se non può da sola generarlo. All'intervento straordinario non si è ancora sostituita una coordinata capacità amministrativa e progettuale, soprattutto in ambito regionale e locale.
I fondi comunitari disponibili sono stati utilizzati con ritardo, o sono rimasti del tutto inutilizzati. Solo di recente sono stati compiuti passi per facilitare l'impiego di questi fondi e sono stati varati strumenti di sostegno all'accumulazione privata e per il riequilibrio finanziario delle piccole e medie imprese. Altri passi sono da compiere, sollecitamente. Moltissime opere restano incompiute. Crediti concessi da istituti internazionali stentano a trovare impiego per mancanza di progetti finanziabili.
Il salto di qualità nell'azione politica e amministrativa, che appare ineludibile, eviterà che il problema del Mezzogiorno torni a riaffacciarsi informe antiche. La mobilità territoriale del lavoro va vista come strumento di flessibilità nell'allocazione efficiente delle risorse, non deve tradursi in una fonte di disagio e di lacerazioni sociali.
Superare il dualismo territoriale è la condizione di uno sviluppo duraturo e sostenibile del Paese. Il problema dell'occupazione produttiva, al quale in gran parte si riduce la questione della crescita e dell'equa distribuzione del reddito nazionale, coincide in Italia con quello dello sviluppo economico e civile delle aree arretrate.


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