§ OFFENSIVA A SUD

CONTRO I BUROSAURI




Alex De Francovich



La pubblica amministrazione tenta di riconquistare la fiducia del Mezzogiorno. In inverno il Ministero della Funzione Pubblica darà il via all'attuazione di una serie di progetti ad hoc per far calare il sipario sulla lunga epoca della burocrazia meridionale inefficiente. I progetti poggeranno su due precisi pilastri: semplificazione e formazione.
Si tratta di una strategia con cui il governo spera, anche se non ufficialmente, di ridurre prima della fine del secolo di almeno di duemila miliardi di lire l'attuale tassa occulta, stimata in circa ottomila miliardi di lire, pagata annualmente dai cittadini e dalle imprese all'inefficacia delle strutture pubbliche delle regioni meridionali. Non a caso, secondo informazioni immagazzinate nella banca-dati di Palazzo Vidoni, circa il 34-35 per cento delle aziende meridionali giudica "scarsa" la professionalità del personale degli uffici comunali e appena il 6 per cento della popolazione di alcuni grandi centri, come Palermo e Reggio Calabria, considera "soddisfacenti" alcuni servizi pubblici fondamentali come i trasporti e la sanità.
Per queste ragioni la Funzione Pubblica sta cercando di premere sull'acceleratore per tentare di recuperare almeno una parte del tempo perduto sul versante burocratico. Il primo traguardo che si intende tagliare è quello di ridurre la tempistica amministrativa degli uffici pubblici nel Mezzogiorno dove, a tutt'oggi, una singola pratica non viene mai "evasa" prima che, mediamente, siano trascorsi non meno di tre mesi. Simultaneamente, Palazzo Vidoni cercherà di destinare, attraverso processi formativi mirati, gestiti dal Formez e dalla Scuola superiore della Pubblica Amministrazione, nelle caotiche strutture burocratiche del Mezzogiorno, personale con competenze specifiche sulle funzioni burocratiche da svolgere nel Sud, soprattutto per quel che riguarda l'attività delle imprese.
Su quest'ultimo versante alcune iniziative sono già in fase di allestimento e sperimentazione. Alla fine di maggio il Formez aveva già comunicato al ministero che prima della fine dell'anno sarebbe decollato il piano pluriennale di formazione e di assistenza relativo alla "progettazione, valutazione e monitoraggio" di interventi regionali finanziabili con fondi dell'Unione europea. Sempre il Formez ha avviato la fase dì progettazione per dare esecuzione all'Osservatorio sulla domanda e sull'offerta dì formazione per la pubblica amministrazione locale e per le piccole e medie imprese. Fase di progettazione che dovrebbe concludersi, al massimo, entro la fine dell'anno.
Queste iniziative saranno rafforzate da altre misure di natura ministeriale, già messe a punto per riorganizzare gli uffici pubblici meridionali. Misure che ruoteranno attorno al potenziamento del criterio-principio di responsabilità dei dirigenti pubblici delle strutture del Mezzogiorno, sulla falsariga delle norme fissate dal decreto legislativo 29/93 sul pubblico impiego, e alla creazione di una sorta di corsia burocratica preferenziale tra uffici della Pubblica amministrazione e aziende. Allo stesso tempo, potrebbero essere attivati alcuni nuclei di valutazione (degli 007 anti-burocrazia), già previsti dalla Finanziaria Ciampi, con il compito di controllare l'attività svolta dalla burocrazia.
Un pacchetto di interventi che, oltre a riorganizzare il tessuto "amministrativo pubblico" del Meridione, dovrebbe consentire, nelle intenzioni di Palazzo Vidoni, di evitare il ripetersi di episodi di cronica inefficienza burocratica. Episodi che hanno spesso costretto l'Italia a perdere, o nella migliore delle ipotesi a tenere forzatamente congelate per anni, grosse fette dei fondi Ue destinati alle regioni meridionali.
Al momento, il piano del ministero della Funzione Pubblica è comunque in larga misura sulla carta. Anche se Palazzo Vidoni è intenzionato a raccordarsi molto presto con il Bilancio sulle tematiche meridionali. Un dato, però, è già certo: sul fronte della formazione, il governo si sta già muovendo. D'altra parte, lo stesso protocollo d'intesa sul miglioramento dell'efficienza della Pubblica amministrazione, siglato dalla Funzione Pubblica e dalla Confindustria il 7 giugno scorso, ha una fisionomia chiaramente formativa. Tanto è vero che l'accordo dà il via alla realizzazione di un progetto di formazione manageriale per dirigenti pubblici e privati.
Ma non è tutto. Governo e Senato hanno praticamente messo con le spalle al muro i burosauri. Molto presto gli speciali nuclei ispettivi anti-burocrazia e i servizi di controllo delle amministrazioni pubbliche vigileranno con nuovi poteri sul cammino delle pratiche dei cittadini e delle imprese. E se scopriranno che i procedimenti amministrativi non si sono chiusi entro i tempi dovuti, potranno usare il pugno di ferro. Avviando gli accertamenti del caso per "punire" i direttori generali - dalla sospensione per un anno, con conseguente perdita del trattamento economico accessorio di funzione, fino al "collocamento a riposo per ragioni di servizio" - e gli stessi "semplici" dipendenti pubblici.
Ma non basta ancora. Se la pratica non si conclude entro i tempi di legge, i cittadini potranno far domanda ai direttori generali o addirittura direttamente ai ministri: la risposta, definitiva, dovrà arrivare al massimo dopo un mese.
La rivincita contro il "mal di burocrazia" è arrivata da Palazzo Madama. A proporre una nuova ricetta a base di dosi energiche di trasparenza è stato il ministro della Funzione Pubblica, il quale, nel corso dell'esame in sede referente da parte della Commissione Affari costituzionali del DL 163/95 (che scadeva l'11 luglio), ha "incassato" l'approvazione di una serie di emendamenti governativi.
Un successo che suona come una vittoria per i senatori: dal decreto, infatti, erano state cassate in Senato le norme (articolo 1) che davano via libera all'accelerazione di 108 provvedimenti. Procedure di semplificazione di grande impatto e attesissime - sul fisco, sulla sanità, sulla previdenza, sui lavori pubblici, sull'occupazione - alle quali però non era stata riconosciuta la possibilità di marciare sul binario della decretazione d'urgenza. Quelle norme poi sono state incluse in un semplice disegno di legge.
La cura proposta dal ministero riguarda l'estensione delle Conferenze dei servizi (allargate anche ad amministrazioni non direttamente coinvolte nello specifico settore d'intervento), i tempi di risposta dell'amministrazione alle sollecitazioni dei cittadini, l'impiego massiccio degli 007 anti-burocrazia.
Con le nuove misure previste accadrà che, trascorsi inutilmente i termini per la conclusione delle pratiche delle amministrazioni statali, i cittadini - come abbiamo già detto - potranno rivolgersi direttamente ai direttori generali delle unità responsabili dei singoli procedimenti, che dovranno rispondere entro trenta giorni. Per i procedimenti di diretta competenza dei direttori generali, la richiesta andrà invece rivolta ai ministri, i quali potranno avocare a sé la risposta e comunque dovranno darne riscontro entro un mese.
A vigilare e ad intervenire sul buon andamento dell'operazione di semplificazione penseranno insieme i servizi di controllo delle amministrazioni (previsti dal decreto legislativo 9/93, nel testo dell'ex ministro Sabino Cassese) e i servizi ispettivi anti-burocrazia, nuclei "speciali" composti tra gli altri da rappresentanti del Tesoro, della Ragioneria Generale, della Funzione Pubblica e degli Interni. Dovranno censire tutte le pratiche che non si sono mai concluse entro i termini di legge, quindi intervenire pesantemente proponendo le sanzioni (articoli 20 e 59 del 29/93) da applicare a dirigenti e dipendenti responsabili. I servizi di controllo avranno anche il compito di accertare gli effetti prodotti dalle norme di semplificazione, di formulare osservazioni e di suggerire modifiche. Gli esiti delle verifiche faranno parte di una relazione annuale da inviare entro il mese di marzo alla Funzione Pubblica.
L'iniziativa, nel suo complesso, pur non ammettendolo esplicitamente, mira a stroncare i movimenti "tangentizi" che sono stati, e per molti versi continuano ad essere, pratica diuturna di non pochi burosauri, i quali in questo modo deteriorano l'immagine dei burocrati onesti, e magari oberati di lavoro, che ci sono e che vanno rivalutati, anche per le loro doti professionali specifiche.
Il problema, ora, è accertare se si tratti di una riforma seria o di una riforma "all'italiana"; se per davvero ci troviamo di fronte a un'inversione di rotta, oppure se proseguiremo sulle antiche coordinate, secondo la rivoluzione gattopardesca che lascia tutto com'era. Le intenzioni sembrano buone. Il futuro prossimo ci dirà se saranno tradotte in azioni operative salutari per il Sud e per il Paese.


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