§ OBIETTIVI

BANKITALIA E CONTROLLO DELL'INFLAZIONE




Paolo Savona



La decisione della Banca d'Italia di indicare il tasso massimo di inflazione che intende tollerare ha suscitato interpretazioni discordanti che il governatore Antonio Fazio farebbe bene a dirimere se vuole trarre dallo strumento tutti i vantaggi che esso consente, in tempi più brevi e con meno costi di quelli pur sempre necessari.
Alcuni commentatori hanno sostenuto che la decisione è ispirata dalla scuola monetarista, ossia è "di parte", di una scuola di pensiero che insiste sulla natura prevalentemente monetaria dell'inflazione. Ne conseguirebbe che la Banca d'Italia si è schierata da un lato della contesa teorica.
La realtà è un'altra ed è alla radice della stessa indipendenza delle Banche centrali. Il tema è noto in letteratura ed il governatore Baffi lo spiega chiaramente nelle sue "Conclusioni finali della Relazione 1976", celebrando il bicentenario de La ricchezza delle Nazioni di Adam Smith: il fondamento delle democrazie è il diritto del cittadino di non essere tassato senza che partecipi democraticamente alla scelta. Poiché l'inflazione è una "tassa occulta ed iniqua", in quanto erode subdolamente i redditi in misura erratica, essa viola i principi di democrazia.
Poiché i Parlamenti non sono in condizione di operare in modo sufficientemente dinamico per fronteggiare l'inflazione (e, forse, non sempre desiderano farlo), le moderne democrazie hanno ideato l'istituto della "indipendenza della Banca centrale".
A queste istituzioni, (da noi, la Banca d'Italia), è stato demandato il compito di controllare il valore della moneta, cioè l'inflazione. Questo compito non è un'opzione, ma un dovere che scaturisce dalla ragion d'essere dell'indipendenza. Negare anche la sola possibilità che essa possa controllare l'inflazione, per timori di "scuola", significa negare i fondamenti dell'indipendenza della Banca centrale; qualora ciò accadesse, il compito dovrebbe ritornare agli organi della democrazia, dotati di sovranità e, quindi, di responsabilità collettiva.
Il problema non è quindi se la Banca d'Italia deve combattere l'inflazione, ma come. La proposta di annunciare un proprio obiettivo indipendentemente da quello del Governo ha lo scopo principale di controllare le aspettative di inflazione entro i limiti consentiti dagli andamenti inflazionistici mondiali.
Questo è rimasto l'unico compito "possibile" per una Banca centrale collocata in una economia fortemente aperta alla concorrenza internazionale, con movimenti di moneta e di capitali totalmente liberi, in un contesto internazionale in cui l'offerta di valute è un multiplo elevato delle riserve ufficiali.
Chiariamo con un esempio: l'aumento del saggio dello sconto non accompagnato dall'indicazione degli obiettivi di inflazione viene sovente interpretato come la conferma che anche la Banca centrale riconosce che è in atto l'inflazione; se, invece, il mercato conosce questi obiettivi e crede nelle capacità della Banca centrale di raggiungerli, com'è il caso della Bundesbank, le aspettative che si formano sono in senso antinflazionistico.
Il compito ovviamente è tanto più difficile quanto più il bilancio pubblico è in disordine, l'aumento del costo del lavoro eccede l'inflazione e le incertezze politiche, soprattutto fiscali, accelerano la fuga dei capitali e inducono la svalutazione del cambio. La moderna teoria economica ha però dimostrato che un fermo controllo della moneta è capace di isolare il cambio e l'inflazione dalle incertezze politiche. Non è facile, ma è possibile.
Come ho spesso sostenuto, le condizioni di maggiore indipendenza riconosciute in questi anni alla Banca d'Italia, l'impostazione restrittiva (anche se insufficiente) della finanza pubblica e gli impegni assunti con il Trattato di Maastricht rendono oggi possibile compiere un passo definitivo, storico, nei modi di conduzione della politica monetaria.
E' stato scritto da alcuni che ciò dovrebbe avvenire "in contrasto" con il Governo. Questo non è né necessario né auspicabile.
L'ideale, anzi, è che i due obiettivi coincidano. Fazio - d'accordo col presidente del Consiglio -ha scelto, molto saggiamente, di effettuare la "svolta storica" situandosi nella posizione "ideale": la coincidenza degli obiettivi con quelli annunciati dal Governo nel Documento di programmazione economica e finanziaria, avendo questi natura disinflazionistica. C'è da augurarsi che l'innovazione venga portata avanti con energia ed abbia successo.
Il Governatore, che nella sua vita giovanile ha avuto il merito di cambiare i modi di analisi della politica monetaria, ha ora un'occasione storica per migliorare i modi di conduzione. Per difendere questa sua scelta dovrà passare momenti molto duri di impopolarità. Per quanto mi è dato di conoscere della persona, egli non cederà. I mercati e gli operatori sono avvertiti.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000