§ LA LEZIONE DI PAOLO BAFFI

LIRA NELLO SME




Mario Talamona



L'insegnamento di Paolo Baffi offre indicazioni e moniti di permanente attualità nelle condizioni odierne della società e dell'economia italiana. In termini estremamente severi, Baffi denunciava come la nostra economia si fosse ulteriormente allontanata dal suo sistema di idee, in fatto di:
1) trascuranza della degradazione ambientale;
2) sperperi indotti dalla regolamentazione;
3) spinte irrazionali impartite alle scelte dei consumatori;
4) inadempienza dello Stato nei riguardi dei compiti suoi propri;
5) instabilità monetaria;
6) spoliazione dei risparmiatori;
7) condiscendenza al garantismo economico spinto oltre il punto di crisi del sistema;
8) irresponsabilità nella gestione delle autonomie locali;
9) inosservanza del vincolo di bilancio.
Come si vede, il riferimento all'attualità dei nostri più gravi problemi di politica economica e sociale non potrebbe essere più incisivo. La costante preoccupazione di Baffi per la stabilità monetaria rifuggiva da ogni dogmatismo teorico e ancor più ideologico.
Essa era invece ispirata alla considerazione di obiettivi economici e sociali in realtà superiori: piena occupazione, sviluppo strutturale del sistema economico e competitività, equità e solidarietà verso i bisogni degli individui e delle categorie più deboli. Purché si trattasse di equità effettiva e di solidarietà concreta, resa possibile dal corretto funzionamento di un moderno sistema economico governato in base a criteri di efficienza e nel rispetto dei vincoli di bilancio per tutti i soggetti pubblici e privati.
Quanto al disavanzo pubblico, Baffi sottolineava fra l'altro che gli effetti di più lungo periodo di un aumento del disavanzo sull'inflazione e sulla disoccupazione sono fondamentalmente diversi, a seconda che la manovra di bilancio consista in un aumento del risparmio negativo o in un aumento degli investimenti.
Il "buco nero" della nostra finanza pubblica ha nel frattempo distrutto risorse sottratte a scopi produttivi in misura tale da comportare cifre astronomiche e, davanti a noi, problemi estremamente pesanti e difficili di risanamento finanziario e di riequilibrio nell'allocazione delle risorse.
Il maggior contributo di Baffi ai progressi realizzati negli anni Ottanta sui fronti dell'inflazione, del cambio, della produttività e dell'autonomia della Banca centrale nelle decisioni di politica monetaria, è costituito dall'adesione dell'Italia allo Sme, che "significa l'impegno a raggiungere in tempi brevi un grado di stabilità monetaria corrispondente a quello medio della Comunità di cui siamo parte: ben oltre la variabile del cambio, esso investe la finanza pubblica, la produttività, i salari, i prezzi".
Oggi la politica dell'Italia si trova a fronteggiare gli stessi problemi: alcuni attenuati forse nella loro gravità, altri (e probabilmente quelli cruciali) divenuti sicuramente più gravi. Dobbiamo sottolineare soprattutto un'esigenza vitale: quella di riprendere e, se possibile, accelerare il cammino che proprio l'adesione allo Sme nel 1979 e poi la sottoscrizione del Trattato di Maastricht avevano indicato al nostro Paese.
Dopo le bufere valutarie dell'estate del 1992, le svalutazioni della lira sono state di ampiezza e di gravità senza precedenti, ove si eccettuino quelle subite alla fine delle due Guerre mondiali.
L'instabilità esterna della moneta, al di là dei vantaggi competitivi derivanti nel breve periodo alle esportazioni, minaccia inevitabilmente e gravemente anche la stabilità monetaria interna.
Pertanto, si pongono problemi di fondo, connessi con un più convinto adeguamento della nostra "costituzione economica" ai principi e ai criteri delineati nell'Unione europea, soprattutto nella terza fase dell'Unione economica e monetaria. E' indispensabile rafforzare le condizioni basilari che possono permettere una riduzione realistica, permanente e credibile, dell'attuale livello di svalutazione del cambio della nostra moneta. Soprattutto la definizione e l'approvazione parlamentare del Documento di programmazione economico-finanziaria per il triennio 1996-'98 pone le condizioni favorevoli o almeno possibili per la permanenza della moneta italiana nel meccanismo di cambio dello Sme.
Ciò costituisce un ancoraggio sicuro contro l'instabilità monetaria e il pericolo, tuttora incombente, di deviare irrimediabilmente dagli obiettivi che, attraverso la stabilità monetaria, dobbiamo perseguire per la crescita dell'economia italiana e dell'occupazione, in condizioni sempre più severe di competitività e quindi con maggiori requisiti di efficienza.
Senza dimenticare, naturalmente, che tutto ciò richiede condizioni politiche e istituzionali orientate a una scelta non ambigua del modello di economia e di società che l'Italia aspira a realizzare, lungo linee di cambiamento (se non di autentica frattura col passato) che il Trattato di Maastricht tende a rendere irreversibili verso la libertà d'iniziativa e la prevalenza del mercato.
Il rientro dell'Italia nello Sme è apparso un obiettivo necessario e irrinunciabile. Purché il monito di Baffi del 1979 non sia più disatteso e l'impegno corrispondente non sia trasgredito, come dal '79 fino ad oggi o, almeno, fino a ieri.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000