§ L'AUTORE E IL SUO LINGUAGGIO

L'IMMAGINE FOTOGRAFICA




Franco Barbieri



La "chiesa della ragione" ci ha conformati e condizionati a considerare il reale come prodotto del rapporto tra due entità, soggetto e oggetto, ciascuna delle quali definita con una propria autonoma e separata identità.
Il soggetto (Io) e l'oggetto (Non-io) - dei quali ci occuperemo in seguito insieme a quanti hanno dedicato, a questo argomento, studi ed approfondimenti descrivendo esperienze, formulando ipotesi, sviluppando teorie - appaiono come sedi e contenitori, distinti ed assoluti, di complesse essenze, interrelate da procedimenti classici di realismo filosofico, di nessi di causalità, di azioni e reazioni, cioè di tutto ciò che indichiamo come "razionalità".
E' comune e costante esperienza che tramite la razionalità non si spiegano tutti ed i principali fenomeni umani e che, molto spesso, proprio la razionalità ci nasconde la comprensione di molti di essi.
Nelle riflessioni precedenti sull'immagine fotografica, si è accennato alla "emozione" parte e parametro conoscitivo del rapporto tra chi riprende l'immagine e ciò che viene ripreso, tra questo e chi guarda.
Più in generale viene detta "qualità" l'entità, non individuata da un processo intellettuale, capace di rendere la coscienza del soggetto e dell'oggetto, generatrice dei soggetti e degli oggetti, non definibile e non definita in quanto irrazionale.
La qualità esiste con il soggetto e con l'oggetto.
Se essa fosse nel soggetto sarebbe il nome dato a ciò che piace, che vale, che è buono, mentre, se fosse nell'oggetto, gli strumenti scientifici dovrebbero rilevarla; quindi la "qualità" non è nel soggetto, non è nell'oggetto, è una terza entità indipendente dalle due.
La qualità non è conseguenza dell'incontro tra soggetto ed oggetto, ma genera l'uno e l'altro in quanto rende possibile la coscienza dell'uno e dell'altro.
L'estetica è il tentativo di esprimere la "qualità"; l'estetica fotografica deve tentare di esprimere l'emozione in fotografia e la deve saper e poter riconoscere tra la casualità e la causalità come momento magico ed irrazionale del bello, del valido, del buono al di là della tecnica e degli effetti.
Lo strumento con il quale il soggetto, la "qualità" e l'oggetto creano mutualmente il rapporto è l'apparecchio fotografico, con il quale il fotografo, attraverso e con la "qualità", si relaziona; la "emozione" pervade l'insieme dei rapporti, collega le diverse identità, vivifica e rende la coscienza all'uno e all'altro.
Quando si intraprende un viaggio verso una meta, durante il percorso si guarda il paesaggio, si vivono sensazioni, si provano impressioni nuove ed antiche suggerite dai luoghi e dai richiami, ma si "sente" anche il mezzo che ci sta trasportando, il suo motore, la sua vita. La "qualità" identifica e significa il rapporto tra il viaggiatore e la meta, tra essi ed il mezzo.


E' quanto avviene nel processo fotografico tra il fotografo, l'oggetto e l'apparecchio, con la "qualità-emozione" che lo pervade e qualifica.
Un paesaggio, un ritratto, un evento, di per sé né bello né brutto, significante o meno, si carica di "emozioni", seppur differenti per ogni soggetto, poiché ciascuno di questi è formato geneticamente e culturalmente in modo diverso.
La pellicola, tramite la macchina, registra, insieme all'immagine, l'emozione che la rapporta al fotografo e, quanto fissato sulla pellicola, diviene, a sua volta, (nuovo) oggetto che si relaziona a chi guarda, (nuovo) soggetto, con (nuova) emozione (tale emozione è stata già, in una precedente riflessione, interpretata come presenza dell'assenza).
Cogliere la "qualità", cioè l'emozione, è momento solitario ed egoista mentre comunicarla e tentare di descriverla diviene atto comunitario ed altruista.
Solo in questa visione si può comprendere, come non inutile e vano, lo sforzo di indagare su di una entità che, come detto, è non definibile in quanto irrazionale.
La "qualità", quando interviene con forza, risulta apprezzabile da chiunque ed influente su chiunque, ben oltre la supposta "potenza" dell'oggetto e del soggetto.
Il particolare oggetto (paesaggio, ritratto, evento ... ), lo specifico soggetto (dilettante, professionista ... ), l'apparecchio (tipo, marca ... ) e la pellicola risultano, alla fine, discutibilmente rilevanti in quanto essi tutti, nelle reciproche relazioni, sono percorsi, significati e pervasi dall'altra entità (qualità-emozione) che rende ciascuno consapevole di sé e degli altri. L'estetica fotografica, quindi, non è il rispetto delle regole tecniche e formali, non è l'insieme delle considerazioni e delle motivazioni storiche, politiche e sociali, non è la descrizione della fotografia e delle supposte o dichiarate interpretazioni morali e psicologiche.


L'estetica fotografica è il tentativo di esprimere l'emozione che pervade l'attimo dello scatto e l'immagine impressa, nella consapevolezza che "tentare" vuole significare "suggerire" l'indefinibile e l'indefinito che ci lega all'immagine, che "tentare" è usare, anche impropriamente, tutto il bagaglio razionale di considerazioni che, un attimo fa, abbiamo riconosciuto non essere l'estetica fotografica. L'apparente contraddizione ci conferma ancora che la "qualità-emozione" è qualcosa di altro, una magica dimensione del conoscere.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000