Il
caso Zauli Sajani
Tommaso Zauli Sajani (1802-1872), da Forlì, scrittore prolifico,
avendo preso parte alle insurrezioni del 1831-1832 e partecipato alle
attività della "Giovine Italia", fondò a Malta
Il Mediterraneo-gazzetta di Malta, organo della società mazziniana,
e si inserì completamente nella vita culturale dell'isola (1836-1846).
Zauli Sajani, oltre ad essere stato un collaboratore del Mediterraneo
(1838-1845) e autore degli articoli sotto il capo "Malta",
fu anche fondatore e direttore della rivista letteraria La speranza
(1846-1847), di cui doveva terminare la pubblicazione in seguito all'amnistia
concessa da Pio IX, quando potè ritornare in patria. Fra le opere
che scrisse e pubblicò a Malta figurano: Quadri storici dell'incivilimento
moderno (1846), Intorno all'attuale condizione politica dello Stato
della Chiesa (1846), Intorno allo stato attuale delle lettere in Italia
(1846), La Valette o i Turchi a Malta nel 1565 (1850), Dizionario corografico
(1840), Leggenda in quattro canti-La grotta d'Assano (1846) (1).
L'opera poetica che mostra maggiormente il suo interesse a ispirarsi
al vero storico, più che al vero immaginario, e a integrare la
propria esperienza di esule con la vita di poeta, è Il trionfo
della grazia, ossia l'ultimo degli arabi in Malta (1847).
L'autore dichiara d'aver preso l'argomento dalle tradizioni storiche
legate ai monumenti che si trovano a Malta e da una leggenda che riguarda
Ghar Hasan, una grotta in cui si dice visse un arabo dopo che i suoi
compagni furono espulsi dall'isola (2).
I suoi endecasillabi sciolti sono semplici, privi dell'architettura
ricercata di lunghi periodi grammaticali e ritmici che appesantiscono
il corso narrativo e, pur non avendo qualità poetiche considerevoli,
mantengono il tono aulico e la catena degli enjambement.
Non riesce, da un punto di vista strettamente politico, a nascondere
i suoi interessi nazionalistici, cioè l'amalgamazione di Malta
con la penisola, e a guardare Malta indipendentemente dai suoi rapporti
con la causa risorgimentale contemporanea:
Bianca rosa
dell'italo oriente,
Melita, che ti specchi in mezzo al mare,
esce da tuo candor pallido un lume
cui dalla mia terra natal ricorda
il sorriso che muor sotto il profano
prepotente desìo dello straniero
che la bacia e tormenta [ ... ]
un giorno
ricongiunta alla tua madre sarai,
la più misera sempre e la più bella
fra le figlie del sol.
Nonostante ciò,
Zauli Sajani, a causa del suo coinvolgimento nella vita pubblica e
culturale dell'isola, non fu sempre compreso e apprezzato dalla maggioranza
della popolazione; anzi, può essere considerato come un personaggio
di forti contrasti che fa pensare alle implicazioni della presenza
degli esuli. Un feroce attacco contro di lui apparve nel 1842 sulla
gazzetta conservatrice, rigidamente cattolica, L'Osservatore Maltese,
avendo l'autore presentato in un teatro la sua tragedia Lisleadamo
(3), ispirata alla vita di uno dei gran maestri che dominavano l'isola
durante l'epoca dell'Ordine Gerosolimitano: "Questo fuoruscito
forestiere è un tal Zauli Sajani, sedicente avvocato, il quale
per rendere debite grazie ai maltesi che l'hanno raccolto, molto meglio
di quello che si meritava, ha spalancato quivi bottega, ove va spacciando
come un cerretano le sue letterarie fanfaluche cui, per nostra avventura,
si è aggiunta anche la sua mogliera [ ... ]. Una parola su
questa femmina autrice pseudo-romantica di quell'ammasso di scempiaggini,
siccome sono Gli ultimi giorni de' Cavalieri... Ma lasciamo star da
banda questo libraccio che il S. Offizio vuol mettere nel ruolo de'
condannati: questo sciocco romanzo, che è un insulto il più
impertinente fatto all'onore nazionale de' maltesi ed al senso cormine"
(4).
In seguito all'attacco, l'autore anonimo continua a discutere della
tragedia, da lui definita "un altro mostro letterario":
"E fu davvero un portento, ma portento di mostruosità
sacrileghe, di bassezze, d'invettive le più atroci, le più
sanguinose, le più raccapriccianti contro il sacro Ordine di
San Giovanni, contro i preti, e i frati, contro lo stesso Cristo.
Una tragedia di questo genere in un paese ove la morale, il buon senso,
il patriottismo, la castigatezza de' costumi, la cattolica religione
sono pur qualche cosa, avrebbe dovuto essere non solamente in modo
pubblico e solenne fischiata ed irrisa, ma quel che è più
le autorità si avrebbero dovuto prendere incarico di perseguirne
l'autore e soddisfare in tale maniera all'onor di un intero popolo"
(5).
L'attacco è tipico dell'asprezza giornalistica dell'epoca e
indica il duplice fatto che la presenza degli esuli non suscitò
soltanto un vasto movimento di simpatia e di partecipazione (politiche
e culturali), ma anche un atteggiamento di fastidio e di avversione
da parte dei conservatori. L'attacco contro "questo scrittabolo
[ ... ] briaco scrittore" continua con il negare ogni valore
estetico alla tragedia: "Questa supposta tragedia non ha nessuna
di quelle qualificazioni e doti per cui le si potrebbe dare titolo
siffatto: quindi non essendo né poema né molto meno
lirica si deve confessare che è un vero pasticcio ed un vero
caos indigesto [ ... ]. E' antistorica e contraria a tutti i documenti
che ci vengono forniti dagli annali della vita di Lisleadamo e dalla
serie di quei tempi" (6).
Zauli Sajani si servì della tragedia storica per esprimere
due stati d'animo: quello personale, cioè di patriota che sta
aspettando i risultati dei moti rivoluzionari, e quello che egli intendeva
diffondere fra i maltesi, cioè l'ansia di vederli sorgere contro
il dominio straniero e combattere per i diritti della libertà
nazionale. Per arrivare a questo ideale, adoperò una trama
di emozioni proprie e la proiettò su caratteri e situazioni
che avevano il loro punto di partenza nella storia, ma che si svolgevano
secondo le tendenze della sua fantasia. L'opera include diversi brani
che s'indirizzano alla folla e che invitano a organizzarsi contro
le autorità locali:
Memorie atroci!
Che non patimmo sotto il ferreo giogo
di vassalli superbi, avari, crudi,
rotti ad ogni libidine? Venduti,
e rivenduti, vil ludibrio fatti
ora di ladri, ora d'impure voglie,
da Pilato passando a Caifasso.
D'altro canto,
l'impostazione dell'attacco dell'Osservatore Maltese era significativa
perché indicava quali erano i criteri letterari degli intellettuali
maltesi che, a causa delle forti influenze religiose e dell'aderenza
ad una visione etica definita, applicabile necessariamente ad opere
creative, almeno in questo caso concludevano che un testo contenente
sentimenti morali non accettabili dalla maggioranza credente doveva
essere automaticamente considerato privo di ogni merito estetico.
L'autore forlivese reagì e aprì una causa contro l'editore
del giornale, ma la manovra legale fallì e l'editore trovò
una seconda occasione per identificare la causa del critico letterario
con quella del moralista o addirittura del difensore della religione:
"L'ultima prosecuzione mossaci contro dal Dott. Pantaleone Bruno
ad istanza del così detto avvocato Zauli Sajani ha contribuito
a vieppiù legar noi colla causa de' buoni maltesi, colla causa
di tutti i cattolici e di ogni cittadino, il quale aborre di vedere
calpestato nel fango l'onore dell'Ordine Gerosolimitano e il santo
nome della Religione. Noi siamo stati [ ... ] denunziati, trascinati
dinnanzi a una corte criminale e vessati da due, Bruno e Sajani, e
perché? [ ... ]. Noi perciò siamo gettati in un mare
di amarezze, dopo di aver difesa la religione dei nostri padri, e
i sacramenti della nostra fede, dopo di aver svelata la sfacciataggine
dello scrittore della tragedia, che ha trattato le nostre donne come
sgualdrine, e i nostri preti come gl'infrattori del suggello della
confessione, il venerabile anzi beato Lisleadamo come un adultero,
un incestuoso, un fratricida, un tiranno; noi, sì noi siamo
stati tradotti in giudizio, per aver amata la nostra patria, e la
nostra religione [ ... ]. Tutto il popolo, tutto il pubblico, tutta
Malta stava da lato nostro nel giorno della causa. I più onesti,
i più dotti ed integerrimi cittadini ci circondavano e quattro
de' migliori avvocati del nostro foro si levarono a difendere generosamente
la nostra causa, che è la causa della nazione, della religione,
dell'onestà" (7).
La rabbia del giornale, come già detto, colpì anche
la moglie di Tommaso, Ifigenia, anche lei scrittrice attiva che contribuì
assiduamente al movimento letterario durante il suo soggiorno a Malta
con il marito, pubblicandovi parecchi libri, fra i quali: Clelia,
ossia Bologna nel 1833 (1844), Il ritorno dell'emigrato (1842), Beatrice
Alighieri - racconto storico del sec. XIV (1842) e il romanzo che
suscitò lo sdegno dell'Osservatore Maltese, Gli ultimi giorni
dei cavalieri di Malta (1840) (8).
Beatrice Alighieri è costruito su una visione emotiva e si
svolge in un'atmosfera di delicatezze, di sentimenti tenui e di azioni
forti, pur non essendo privo di un linguaggio retorico e classicheggiante.
Più impegnato, sia letterariamente sia politicamente, è
Il ritorno dell'emigrato, in cui la scrittrice trasferisce la propria
esperienza di esule e la colloca su un livello opposto e analogo:
un personaggio maschile, che è maltese, costretto ad andare
in esilio in Italia. Fedele alla tradizione dei romanzieri storici
che nascondevano, pur lasciandolo trasparire, il loro intento politico
nel complesso di caratteri e di situazioni extrapersonali e atemporali,
la scrittrice sostiene il parallelismo tra la propria esperienza e
quella di un giovane maltese pieno di coraggio di fronte alla sfida
nazionale. La novella può essere definita come un'elegia dell'esilio
in cui lamenti, sospiri amorosi e idealità patriottiche si
intrecciano insieme per produrre una tessitura di ammirevoli gesta.
Il suo duplice scopo si fa evidente fin dal primo paragrafo del racconto:
"Correva il dì 6 di ottobre del 1839 - il dì che
io dovevo lasciar Malta mia patria per recarmi, secondo che voleva
un destino fatto a me da me medesimo, alla classica terra d'Italia.
lo tremava all'idea di dovermi staccare dal luogo delle mie prime,
delle mie care affezioni ... " (9).
Più aperto e diretto è il messaggio nazionalistico e
risorgimentale del romanzo, in cui le implicazioni derivanti dalla
situazione storica dell'ultimo periodo dei cavalieri a Malta si possono
considerare facilmente in rapporto ad altri desideri che sia la Zauli
Sajani sia gli esuli nutrivano per la causa maltese, tutti conducenti
al risorgimento popolare e l'affermarsi della nuova nazione. Assumendo
un tono classicheggiante, caratteristico degli scrittori dell'epoca,
l'autrice si indirizza ai maltesi ed esprime la speranza di una vittoria
imminente: "Malta, prediletta figlia del Mediterraneo, ultimo
e sacro sasso d'Italia, io ti saluto. Riposa, riposa, ancora poche
ore - se già non ti turba il sogno dello spavento. Verrà
domani il sole ad illuminare la tua marina, i tuoi porti, le tue città
... ".
Anche il discorso che mette sulle labbra del patriota maltese Don
Gaetano Mannarino è colmo di spirito di ribellione e ricorda
le aspirazioni dei profughi italiani e dei loro collaboratori maltesi:
"Quanto a te, soldato dei cavalieri, io ti compiango; tu hai
mangiato del loro pane, ed hai giurato di combattere i loro nemici;
la tua vita è venduta, tu non puoi fuggire la taccia di traditore;
ma questo popolo è libero perché Dio lo ha fatto libero,
e distrutto l'Ordine, in questo popolo, in questo popolo solo è
il diritto di scegliere il suo re. Figli di Malta, io veggo che non
sono da voi lontani tempi di felicità, tempi di gloria".
Il riferimento storico ci porta indietro nel 1798, quando i maltesi,
in seguito al loro insorgere contro i francesi a causa della caduta
dei Cavalieri, pensavano di proclamare il re delle Due Sicilie come
il re di Malta, o di entrare a far parte dell'impero inglese. Conseguentemente
il giornale reazionario L'Osservatore Maltese lanciò un altro
attacco, e definì il romanzo "sciocco [ ... ], un insulto
il più impertinente fatto all'onore nazionale dei maltesi";
ciò non toglie che, dall'altro lato, questo spirito ribelle
cominci ad evolversi tra il nuovo nucleo di liberali maltesi.
La posizione presa dall'Osservatore Maltese rispecchia soltanto la
mentalità di una parte della popolazione; l'influsso degli
esuli cresceva, e si comprendeva meglio la loro causa e la sua rassomiglianza
alla condizione politica attuale della colonia maltese, così
che cominciavano a manifestarsi di più sia la simpatia sia
l'adesione. Il giornale, purtroppo, rimane il portavoce dei nonaderenti
e degli anti-liberali. La poesia anonima che segue indica chiaramente
da quale punto di vista erano giudicati gli esuli dai responsabili
della pubblicazione:
Ritratto de' Carbonari
Capri barbari
eroi, de il volgo ignaro
dice talor che nulla avete fatto,
la storia ha pronto penna e calamaro,
e lascierà di voi giusto ritratto.
Dirà
che avete in pochi giorni sfatto
quel che secoli molti edificaro;
e proveran le chiose al volgo matto
che sfugger tutto è un operar preclaro.
Dirà
le lingue in bestemmiar valenti,
dirà le mani agli assassini pronte,
dirà le gambe allo scappar correnti.
No, non v'ha
studio, non età che basti
a cancellar dall'onorata fronte
questa e mill'altri gloriosi fasti
(10).
Il giornale non
mancò nemmeno d'informare il pubblico delle sue opinioni intorno
al pericolo d'infiltrazione dei profughi nel crogiuolo della vita
del Paese. In una serie di articoli" cominciò ad inserire
la parola "liberalismo" e ad identificarla con loro e con
il giornale più rappresentativo della loro attività,
Il Mediterraneo. A suo giudizio, la Chiesa cattolica doveva intervenire
con tutta la forza contro la diffusione degli esuli fra le famiglie:
"Può ella, la chiesa, guardar con occhio tranquillo la
distruzione non che del cattolicesimo e del cristianesimo, ma perfino
d'ogni religione ancorché naturale? Può egli, lo stato,
restare indolente al vedersi minare sordamente ogni principio di ordine
e di dipendenza? E parlando particolarmente di noi maltesi, che siamo
cattolici, vogliamo noi distruggere quel governo che noi stessi abbiamo
scelto? Che abbiamo noi a che fare colla "Giovine Italia"?
Perdere forse la fede ed il costume [ ... ]. Dal consorzio di cotesti
signori della "Giovine Italia" non apprendiam altro, se
non che l'empietà, la scostumatezza, la fellonia ed il disprezzo
d'ogni legge umana e divina. Purtroppo lo sanno quelle famiglie, le
quali piangono di aver aperte le proprie case, e peggio d'aver affidato
i propri figli ... " (12).
Se si elimina questo elemento reazionario, si conclude con facilità
che la presenza degli esuli non soltanto pervadeva la vita culturale
del Paese, ma iniziava attivamente lo spirito dei maltesi all'ideale
della libertà e dell'autonomia nazionale. In ciò consisteva,
dopo tutto, la sostanza contenutistica della letteratura risorgimentale
italiana.
La libertà
di stampa
L'avvenimento più importante della prima metà dell'Ottocento
nella vita interna dell'isola fu la concessione da parte del governo
inglese della libertà di stampa nel 1839.
Sotto il governo britannico, la stampa fu rigidamente regolata, e
le richieste dei maltesi per attivare le tipografie furono respinte.
L'unica tipografia esistente era quella del governo. Il permesso,
negato ai cittadini locali, era concesso solamente ad alcune associazioni
religiose e alla società missionaria della chiesa anglicana
che pubblicava libri religiosi destinati ad essere distribuiti nel
Mediterraneo, nell'Adriatico e nel Medio Oriente (13). Questo diritto
fu concesso dopo vari appelli dei maltesi (14), e malgrado l'opposizione
di governi stranieri che erano del tutto contrari alla diffusione
della parola stampata nell'isola, la loro preoccupazione non era infondata;
il vivo nucleo di esuli italiani era determinato a servirsi della
stampa, mentre la scontentezza sociale e politica del popolo poteva
facilmente trovare il veicolo adatto per esprimere la propria insoddisfazione
e per organizzarsi contro la prepotenza straniera.
Gli ambasciatori di governo di varie nazioni che non volevano concedere
una costituzione liberale, quale l'Austria e le Due Sicilie, insistevano
ripetutamente con il governo britannico a non acconsentire alla volontà
popolare, soprattutto perché temevano che i ribelli potessero
utilizzare la stampa maltese per divulgare i loro ideali. Il Vaticano
scrisse anche al vescovo F. S. Caruana invitandolo a combattere la
libertà di stampa, vedendo la possibilità che i profughi
italiani, molti dei quali erano anticlericali (come si può
dedurre immediatamente se si leggono i loro scritti su diversi giornali
maltesi) o massoni, potessero infiltrarsi nell'isola e altrove. L'opposizione
venne anche dal Piemonte, governato dal re della Casa Savoia, che
temeva che la stampa cadesse nelle mani degli italiani repubblicani
a Malta (15). Come effetto della ricerca svolta dalla Commissione
Reale costituita dal governo inglese nel 1836, furono inviati nell'isola
due commissari, John Austin e George C. Lewis, con lo scopo di condurre
un'inchiesta generale e far diminuire la tensione politica. Nel 1838
presentavano un rapporto dettagliato al governo di Londra, che finalmente
concesse la richiesta libertà con una ordinanza del 15 marzo
1839.
Da tempo i maltesi cercavano il modo per poter unificarsi e far valere
le proprie rivendicazioni presso le autorità britanniche. Insieme
alle grandi restrizioni nel campo costituzionale, la soppressione
della libertà di stampa era la più sentita. In sede
politica ciò significava che i dirigenti maltesi non si sarebbero
potuti pronunciare a favore di qualche domanda nazionale; in sede
culturale, ciò portava gravi restrizioni nell'ambito delle
pubblicazioni.
Il Trattato di Parigi del 1314 sanciva la sovranità britannica
sul Paese, e da allora fino al 1835 Malta non godette di alcun ordinamento
costituzionale. Il potere esecutivo e legislativo era nelle mani del
Governatore. Nel 1832 il Comitato Generale Maltese, un'assemblea formata
da alcuni fautori delle riforme progettate e guidata con coraggio
da Camillo Sciberras e da Giorgio Mitrovich, presentò una petizione
al Segretario di Stato chiedendo riforme amministrative. Il Governatore,
Sir Frederick Ponsonby, respinse le richieste e fece ostacolo al loro
procedimento.
Un proclama dell'1 maggio 1835 annunziò la creazione di un
Consiglio Generale composto da sette membri. Questo non risultò
gradito ai maltesi, perché al Consiglio non erano concessi
poteri legislativi ed era in grado soltanto di deliberare su proposte
presentate dal Governatore, che alla fine dei conti aveva la facoltà
di prendere la decisione finale. Nel 1835-1836 presentò la
causa del suo popolo a Londra, dove pubblicò una serie di opuscoli
per informare il pubblico inglese e infiammare i maltesi. L'agitazione
politica toccò il culmine e l'informazione fornita dalle inchieste
dei due commissari Austin e Lewis mette in chiara luce la situazione
critica in cui si dibatteva la vita dell'isola (16). I due funzionari
dovevano anche esporre il loro giudizio intorno alla possibilità
che la stampa venisse sfruttata dagli stranieri con scopi politicamente
ostili (17).
In un Real Rescritto comunicato dal ministro degli affari esteri del
Re di Napoli al ministero della polizia il 16 aprile 1839, traspare
il disappunto del re di fronte a questa concessione, e anche la piena
consapevolezza del movimento liberale che si stava svolgendo nel Paese:
"Appena ne fummo informati non ne dissimulammo le tristi conseguenze
per l'Italia e massime per i reali dominii, ove mai la funesta concessione
avesse avuto effetto. E, rilevandole all'Inghilterra, impiegammo tutti
i possibili mezzi per dissuaderla a divenirvi, ma le nostre speranze
andarono fallite. Questa spiacevole e pericolosa occorrenza ha richiamato
la seria attenzione del Re signor nostro. Sua maestà ha considerato
potere essere la stampa libera accordata ai maltesi perniciosissima
a questo regno, per la sua vicinanza a quella isola, quando gli scritti
che colà vengono in luce s'introducessero. Ha riflettuto il
Re che, quantunque pene vengano minacciate nella notificazione all'uopo
dal governo locale emanata contro gli abusi della stampa, queste però,
oltre ad essere assai miti, non prevengono il male che si teme, né
sono dirette ad impedire che massime sovversive e liberali compariscano
nei fogli maltesi. E non è meno da attendersi che aumentate
le stamperie, vi si pubblichino articoli perniciosi, i quali attacchino
i giornali monarchici sotto date di altri paesi [ ... ]. La maestà
sua quindi nel Consiglio ordinario di Stato del 13 del corrente mese
di aprile, uniformandosi al mio parere, ha ordinato di esercitarsi
la più severa e rigorosa sorveglianza su tutte le provenienze
da Malta, affin d'impedirsi la introduzione nel Regno degli scritti
che si stampano in quell'isola, e particolarmente sui vapori"
(18).
Il numero delle stamperie aumentava in breve tempo, particolarmente
nella Valletta, e si cominciavano a stampare libri e giornali tanto
per i maltesi quanto per gli stranieri e a inviarli clandestinamente
in diverse parti della penisola, soprattutto in Sicilia. Lo spettatore
imparziale ebbe inizio il 23 aprile 1838, diretto da Francesco Panzavecchia;
il permesso fu concesso dal Governatore Bouverie, poco prima che si
approvasse la legge, con lo scopo di sedare l'agitazione politica
(19). Il 12 maggio dello stesso anno uscì il Portafoglio maltese,
diretto dall'avvocato Paolo Sciortino, un politico di tendenze moderate
e conservatrici. Fra i giornali che dominavano l'opinione pubblica
e che davano un grande contributo alla cultura e alla nuova presa
di coscienza nazionale - sempre nei limiti dei rapporti italo-maltesi
- c'era Il Mediterraneo, fondato, come si è visto, da Zauli
Sajani e da Carlo Cigognani Cappelli, e pubblicato tra il 1838 e il
1874. Molti dei profughi e poi diversi liberali maltesi che s'identificavano
con il movimento italiano e cercavano di intravvedere l'ispirazione
ad un movimento analogo maltese, collaborarono anonimamente al giornale,
ma fino ad un certo periodo ne fu responsabile soltanto Zauli Sajani,
che spesso analizzava la situazione politica della patria e la vita
sociale e culturale di Malta.
La "Giovine Italia", intuendo che la concessione della libertà
di stampa era imminente, si preparava ad inviare macchinari e apparati
tipografici necessari (20) e presto pubblicò una grande quantità
di fogli contenenti attacchi contro il Re di Napoli e li diffuse tra
il popolo (21).
Nell'aprile 1839 prendeva dimora nell'isola Salvatore Costanzo, spedito
dal governo di Napoli come emissario incaricato di far uso della stampa
con l'intento di costringere l'Inghilterra a revocarne la concessione.
Ma appena arrivato, Costanzo, insieme con Salvatore Tornabene, fondò
un foglio, Il corriere maltese, che a causa degli attacchi scagliati
contro il Re di Napoli e la sua famiglia svelò in poco tempo
lo scopo reale dei due scrittori (22). Costanzo, scrittore liberale,
si dedicò attivamente al giornalismo e fondò un secondo
giornale, l'Aristide. La convinzione rivoluzionaria in cui credeva
è evidente dalla definizione che dà di Lammennais: "Lammennais
nella Schiavitù moderna, nel Libro del popolo ed in altre sue
opere, sempre difende i diritti dei meschini dispotizzati, e grida
contro l'arbitrarietà de' tempi" (23). Costanzo, anzitutto,
cercò di pro pagare a Malta il sentimento ribelle di cui era
animato quando nel 1841 pubblicò il libro Ragioni che mi spinsero
ad emigrare dal proprio paese.
Erano numerose le gazzette, scritte prevalentemente in italiano, e
anche in inglese e in maltese (24). Il giornalismo era destinato a
far crescere l'interesse culturale e politico, e l'antico legame tra
Italia e Malta poteva assumere nuove dimensioni; gli scrittori e i
giornalisti aumentavano ed erano in grado di collaborare agli stessi
ideali che, con il passar del tempo e con l'aggravarsi della situazione
prima in Italia e poi nell'isola, andavano prendendo la forma di causa
ed effetto. Il tono, il coraggio e il grido appassionato del patriota
Mitrovich risentono dell'ansia del messaggio mazziniano: "Il
tempo della persecuzione è passato. Levate dalla vostra mente
ogni minima ombra di timore, perché si tratta di ricorrere
ad un'assemblea di un popolo libero, che vi dà piena facoltà
di parlare apertamente, domandare e ripetere. Ora è il momento,
miei cari fratelli, e non dovete perderlo [ ... ]. Siate certi che
verrà un giorno che il popolo maltese sarà reso felice,
sarà liberato dalla sua schiavitù, ben trattato e accarezzato.
Il tempo della nostra rigenerazione si avvicina" (25).
Non era ancora maturo il tempo perché emergesse il concetto
di un paese totalmente indipendente, ma la parola "rigenerazione"
è già un passo nella giusta direzione; molto vicina
a "risorgimento". Come i giornalisti italiani nell'isola
gridavano con toni eloquenti, così i patrioti maltesi cominciavano
a trovare occasione, mediante la stampa stessa sfruttata dagli esuli,
per pronunciarsi e per incitare le masse a diventare consapevoli dei
propri diritti. Lo spirito profetico di Mazzini non era del tutto
assente negli scritti del Mitrovich: "La nazione dovrà
presto trionfare, la riuscita di una causa nobile e giusta, com'è
la nostra, è certa; un altro poco e vedrete" (26).
Il sogno mazziniano, piuttosto comune più tardi nella poesia
patriottica locale, faceva parte del nuovo ideale. Una sezione della
popolazione simpatizzava apertamente con gli esuli, anzi senza la
collaborazione di vari elementi locali sarebbe stata praticamente
impossibile qualsiasi attività svolta dagli stranieri. Ad esempio,
dei negozianti maltesi servirono da intermediari per introdurre in
Sicilia opuscoli mazziniani e lettere di emigrati (27). Il maltese
più noto fra i giovani che s'identificavano con la causa degli
esuli era Emilio Sciberras, amico tanto di Giuseppe Lamberti, segretario
della congrega centrale della "Giovine Italia", che manteneva
regolari rapporti epistolari con lui tra il 1841 e il 1848, quanto
dello stesso Mazzini (28).
NOTE
1) Per queste e altre opere, cfr. G. Zauli Sajani, Note cronologiche
su la vita e su le opere di Tommaso Zauli Sajani, Forlì, Tip.
Democratica, 1912, pp. 17-22.
2) Il trionfo della grazia, ossia l'ultimo degli arabi in Malta, leggenda
epica di Tommaso Zauli Sajani, Malta, P. Cumbo, 1847, p. 6.
3) Lisleadamo, primo Gran Maestro dell'Ordine di S. Giovanni Gerosolimitano
a Malta, Malta, Stocker Bros & Co., 1842.
4) Critica della così detta tragedia "Il Lisleadamo"
del così detto avvocato Zauli Sajani, "L'Osservatore Maltese",
23/7/1842, p. I.
5) Ibid., p. 2.
6 Ibid., pp. 9-12. Per un simile attacco costruito sulla stessa concezione
estetica, cioè che la verità fantastica non deve oltrepassare
i limiti imposti dalla verità storica, cfr. Osservazioni al
"Lisleadamo" - tragedia del signor avv. Zauli Sajani, rappresentata
nel Teatro di Malta nel 2 maggio del 1842 - scritte dall'architetto
ingegnere Giorgio Grongnet de Vassè, Malta, G. Camilleri, 1842.
Il Grongnet, fra l'altro, scrive: "Il poeta che vuole abbellire
e limar la sua tragedia da ogni neo [ ... ] deve certamente adattare
ad ogni personaggio quelle virtù e quei vizi che gli convengono,
e di che la storia ce lo dipinge capace" (p. 6).
7) Un dovere di riconoscenza, "L'Osservatore Maltese", 14/10/1842,
p. 49.
8) Il romanzo venne pubblicato a puntate su Il Mediterraneo dall'edizione
del 10/10/1838, offrendo così un'altra testimonianza dell'assidua
collaborazione tra gli esuli e i giornalisti e i politici maltesi.
9) Il ritorno dell'emigrato, Malta, Stocker Bros. & Co., 1842,
p. 9.
10) "L'Osservatore Maltese", 7/12/1842, p. 80.
11) Cfr. i seguenti articoli: Il liberalismo in Malta ossia "Il
Mediterraneo" e compagni, 7/12/1842, pp. 78-79; 24/12/1842, p.
93; I liberali in Malta, 5/7/1843, pp. 199-201; La filosofia del "Mediterraneo",
5/7/1843, pp. 198-199.
12) Società segrete, 28/7/1843, p. 233; cfr. anche Stampa Carbonaresca
in Malta, ibid., pp. 251-252.
13) K. Sant, It-traduzzjoni tal-Bibbja u l-ilsien Malti 1810-1850,
Malta, Royal University of Malta, 1975, pp. 10 ss.
14) E' da sottolineare particolarmente gli interventi del patriota
maltese Giorgio Mitrovich, che ai primi di luglio del 1835 si recò
a Londra a difendere la causa del suo popolo e a mettersi in contatto
diretto con il Gabinetto britannico. Cfr. The claims of the Maltese
founded upon the principles of justice by George Mitrovich, a native
of Malta and a faithful subject of the Crown and Great Britain, London,
Mills & Son, 1835.
15) H. Ganado, Rajt Malta tinbidel, I; Malta, Il-Hajja, 1974, pp.
112-113.
16) Cfr. J. Austin-G. Cornwall Lewis, Reports of the Commissioners
appointed to inquire into the affairs of the island of Malta, Malta,
Government Press, 1838.
17) Cfr. Report on the expediency of introducing into Malta a liberty
of printing and publishing, Malta, Government Press, 1838.
18) Riprodotto da E. Gentile, Fonti documentali degli Archivi napoletani
- Malta nelle carte di polizia dal 1831 al 1847, "A.S.M.",
XI, fasc. III, 1940, pp. 244-245.
19) A.V. Laferla, British Malta, I, Malta, Government Printing Office,
1938, p. 166.
20) B. Fiorentini, Malta rifugio di esuli e focolare ardente di cospirazione
durante il Risorgimento italiano, Malta, Casa S. Giuseppe, 1966.
21) H. Ganado, op. cit., p. 114.
22) B. Fiorentini, op. cit., p. 47.
23) S. Costanzo, Il paese e il governo di F. Lammennais. Trad. dal
francese, con prefazione e note, Malta, Izzo, 1841.
24) Tra il 1838 e il 1870 furono pubblicati circa centottanta giornali
(Cfr. V. Bonello-B. Fiorentini-L. Schiavone, Echi del risorgimento
a Malta, Malta, Comitato della Società Dante Alighieri, 1963,
pp. 30-110).
25) G. Mitrovich, Indirizzo ai maltesi da parte del loro amico, Londra,
Mills & Son, 1835, pp. 14-15.
26) Ibid., p. 24.
27) B. Cellini, recensione su L. Giuliano, Il comitato mazziniano
a Malta, "La Sicilia nel risorgimento italiano", gennaio-giugno
1932, "Archivio Storico di Malta", p. 65.
28) Cfr. G. Castaldi, Lettere inedite di G. Mazzini a E. Sciberras,
"Nuova Rivista Storica", IV, fasc. I, 1920, pp. 109-117.