§ SAGGI CRITICI SU ENZO ESPOSITO

UN SALENTINO PER DANTE (II)




AA. VV.



Nato a Galatina il 5 maggio 1926, fondatore e direttore dal 1945 al 1948 della rivista di cultura "Antico e Nuovo", nel 1974 insignito della "Targa Santa Cesarea Terme" e nel 1990 del "Premio della Cultura" della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Enzo Esposito, professore di Bibliografia e biblioteconomia nella Terza Università di Roma e presso l'Istituto Universitario "Suor Orsola Benincasa" di Napoli, socio dell'Arcadia, consigliere della "Casa di Dante" in Roma, direttore del "Centro Bibliografico Dantesco" e membro eletto del Consiglio nazionale per i Beni culturali e ambientali, ha avuto di recente, conferitogli dal Presidente della Repubblica, l'alto riconoscimento del Diploma di prima classe (con medaglia d'oro) di "Benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte".
Suoi titoli danteschi sono apparsi in vario tempo in periodici italiani e stranieri, nella "Lectura Dantis internazionale" pisana, nelle "Letture Classensi" di Ravenna, nella "Lectura Dantis neapolitana", nelle "Nuove letture dantesche" romane, nella "Lectura Dantis pompeiana" e nelle collane "Bibliologia" (Firenze, Olschki) e "Bibliografia e Storia della critica" (Ravenna, Longo).
Tra le altre sue opere: Critica letteraria 1961 e 1962 (rassegne pubblicate rispettivamente nel 1962 e nel 1964), La cultura italiana (1964), Gli studi danteschi dal 1950 al 1964 (1965), Annali di Antonio De Rossi stampatore in Roma (1972), Manoscritto. Libro a stampa. Biblioteca (1973), Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele II" (1974), Boccacciana (1976), Bibliografia: sintesi storica e pratica (1977), Tipografi romani del Settecento (1977), Piccola guida alla ricerca bibliografica (1984), Capitoli bibliologici (1986), Bibliografia analitica degli scritti su Dante (1990 in 4 volumi), Libro e biblioteca (1991).
A sua cura sono stati pubblicati gli "atti" dei seguenti convegni: Antonio Panizzi (1980-1982), Il "minore" nella storiografia letteraria (1983-1984), Università e biblioteca (1989-1991), L'opera di Dante nel mondo: edizioni e traduzioni nel Novecento (1989-1992), Bibliologia e informatica (1993-1994), Dalla bibliografia alla storiografia: la critica dantesca nel mondo dal 1965 al 1990 (1995).
Si segnalano infine le sue edizioni, filologicamente accertate, del Pecorone (1974) di Ser Giovanni e delle Opere in volgare (1993) di Roberto Caracciolo (fra Roberto da Lecce), con le quali ha inteso mostrare in fieri il passaggio delle ricerche erudite e bibliografiche dalla loro irrelata assolutezza alla loro funzionalità strumentale nei confronti della intelligenza storica.
Sotto il medesimo titolo (Un salentino per Dante) furono riprodotte in SudPuglia (XVII, 1991, 4, pp. 140-154), nell'ordine, le seguenti recensioni relative alla Bibliografia analitica degli scritti su Dante dal 1950 al 1970:
Donato Pietro Moro, in "Istruzione tecnica e professionale", 3ª serie, I, 1990, 4, pp. 44-46;
Vittorio Russo, Le stagioni di Alighieri, "Il Mattino" (Napoli), 9.V. 1990;
Mario Marti, in "Giornale storico della letteratura italiana", a. CVII, 1990, vol. CLXVII, fase. 540, pp. 597-599;
Luigi Balsamo, in "La Bibliofilia", XCII, 1990, 3, p. 335;
Oreste Macrí, in "Quotidiano" (Lecce), 13.VII.1990;
Alberto Petrucciani, in "AIB. Bollettino d'informazioni", n.s., XXXI, 1991, 1, pp. 107-108;
Giorgio Baroni in "Humanitas", n.s., XLV, 1990, 3, pp. 393-394; Dante a quota novemiladuecento, "Avvenire" (Bologna), 1, IV. 1990;
Luigi Scorrano, Vedi alla voce Dante, "Quotidiano" (Lecce), 19.VI.1990;
Fernando Salsano, La lettura di Dante, "Cultura e Scuola", XXIX, 1990,115, pp. 23-24;
Aldo Vallone in "Nuova Antologia", a. CXXV, 1990, vol. 563, fase. 2174, pp. 486-490;
Vittore Branca, E Dante conquista la Cina, "Il Messaggero" (Roma), 28.V. 1990.
Altre recensioni sono intanto apparse in Italia e fuori dall'Italia, che riteniamo utile proporre ora su Apulia per opportuno completamento di quadro:
Fernando Salsano, Lectura Dantis, ''L'osservatore romano", 27.VI.1990;
Giuseppe Camerino, Vent'anni di critica dantesca nel mondo, "Annali della Pubblica Istruzione", XXXVI, 1990, 4, pp. 438-441;
Giuseppina Zappella, in "Giornale della Libreria", CIII, 1990, 7-8, p. 35;
Federico Sanguineti, Dante quotidiano, "Belfagor", XLV, 1990, 5; pp. 554-555;
Mahmut H. Sakiroglu in "Erdem" (Ankara), VI, 1990, 18, pp. 953-956;
Giuseppe Izzi in "La Rassegna della Letteratura italiana", XCIV, s. VIII, 1990, 3, pp. 195-196;
Thomas Brückner in "Italienisch" (Frankfurt a.M.), XIII, 1991, 2, pp. 106-110;
Christopher Kleinhenz in "Lectura Dantis" (Charlottesville, VA), 1991, 9, pp. 137-139;
Antonio Lanza, Un lavoro di Enzo Esposito fondamentale per gli studiosi, "Il Galatino" (Galatina), 13.XII.1991;
Marzio Pieri, Hanno il mal di Dante, Gazzetta di Parma", 17. IV. 1991;
Giuseppe Scalia, in "Studi medievali", 3ª serie, XXXII, 1991, 2, pp. 993-994;
Carlo Cordié, in "Paideia", XLVII, 1992, 4-6, pp. 274-278;
Carlo M. Simonetti, in "Studi Italiani", IV, 1992, 1, pp. 200-203;
Richard Lansing, in "Dante Studies", CXI, 1993, pp. 263-265.


"L'Osservatore romano", 27.VI.1990

... Fin qui l'esegesi, nella sua inesauribile continuità; ma merita di essere toccata anche la zona della catalogazione bibliografica, nella quale è testé apparsa un'opera di ampia mole come di alto interesse: la Bibliografia analitica degli scritti su Dante, 1950-1970, di Enzo Esposito [ ... ]. L'opera èla prima voce della collana "Dantologia" del Centro Bibliografico Dantesco [ ... ] e costituisce uno sviluppo ulteriore degli Studi danteschi dal 1950 al 1964 [ ... ] che Esposito presentava in completamento della bibliografia tra i due centenari tracciata dai contributi di N.D. Evola, H. Wieruszowski, A. Vallone [ ... ]. Alle precedenti benemerenze nel campo della bibliografia letteraria Esposito aggiunge felicemente questi preziosi volumi, destinati ad avere una presenza di indubbia utilità tra i testi della moderna dantologia: la loro organizzazione appare perfetta, quale frutto di anni di ricerca ed esperienza...
Fernando Salsano


"Annali della Pubblica Istruzione", XXXVI, 1990, 4

Accade talvolta di sentire elogiare repertorî bibliografici più o meno sistematici come strumenti indispensabili di lavoro per gli studi letterarî; ma i repertorî destinati a restare nel tempo nascono pure col tempo. Attraverso un lavoro di preparazione, classificazione e organizzazione critica e concettuale sedimentato negli anni, la scienza della bibliografia solo in ultima istanza diventa compilazione: prima di tutto è ricostruzione di una vicenda culturale e delle sue fasi più caratterizzanti, come mostrano le chiare e convincenti sezioni in cui uno specialista come Enzo Esposito, fondatore e direttore anche del "Centro Bibliografico Dantesco", divide la sua monumentale Bibliografia analitica degli scritti su Dante 1950-1970, edita in Firenze da Olschki in quattro tomi per un numero complessivo di circa 1500 pagine. Le sezioni in cui - s'è detto - è suddivisa l'opera sono 14 (corrispondono a modi distinti di leggere, studiare, pensare e catalogare Dante) e, insieme alle relative sottosezioni, risultano molto ben articolate: dai Testi di consultazione (bibliografie e cataloghi, concordanze e rimari, dizionari ed enciclopedie) alle Raccolte e antologie (saggi e note riuniti in volume, volumi collettivi, periodici, antologie della critica); dagli Scritti complessivi a quelli biografici (vita, casato, case, tomba, iconografia); dalla sezione dedicata ad Ambiente e tradizione culturale a quella su Cultura, pensiero, spiritualità di Dante; seguono le sezioni sull'Arte di Dante (estetica e poetica, lingua e stile, metrica e rima), sulla Divina Commedia (scritti complessivi ovvero dedicati alle singole cantiche), sulle Opere minori (compreso il Fiore e il Detto d'Amore), agli studi sui manoscritti e sulle edizioni a stampa, infine le sezioni dedicate agli Studi sui manoscritti e sulle edizioni a stampa, a Commenti e commentatori, Illustrazioni e illustratori, Traduzioni e traduttori, nonché alla Fortuna e storia della critica.
Nessuna regola astratta, nessuna tecnica più o meno perfetta avrebbero potuto guidare la mano del bibliografo quanto la sua propria intelligenza nell'ordinare un materiale così variegato e complesso; e ordinarlo, si badi bene, per essere letto e interpretato dinamicamente in tutte le direzioni possibili, in tutti i rapporti istituibili con la poesia e la storia di Dante.
Si diceva che i tomi di questa notevolissima Bibliografia analitica nascono da lontano: e l'intelligenza dello studioso s'è venuta pertanto a coniugare non solo con la propria esperienza, in quanto nell'opera appena ultimata è stato rifuso un precedente lavoro dello stesso (Gli studi danteschi dal 1950 al 1964, Roma 1965), ma anche con quella di coloro che hanno compilato la bibliografia dantesca per i decenni precedenti al 1950 (vale a dire N.D. Evola in varie riprese dal 1920 al 1939, H. Wieruszowski ancora dal '31 al '39 e A. Vallone dal 1940 al 1949). Inoltre, non si dimentichi che a Esposito fu affidata dall'Enciclopedia Dantesca (1970-78) la bibliografia, sia pure essenziale, degli Studi su Dante, in cui per alcuni tratti si riconosce in embrione l'intelaiatura dell'opera recentissima.
In quest'ultima del resto l'autore ha altamente perfezionato metodi e criteri del lavoro bibliografico (siglari, avvertenze, note e così via), come si può dedurre anche dal IV tomo degli Indici (curato da Sara Esposito); in particolare dagli indici degli argomenti, che costituiscono una miniera ricca e praticissima, quasi una enciclopedia dantesca per il ventennio esaminato, che si rivela eccezionalmente significativo.
Al riguardo è forse il caso di sottolineare che la parziale edizione precedente di Esposito arriva fino al 1964, alle soglie cioè dell'anno celebrativo del settimo centenario dantesco: anno cruciale dal punto di vista bibliografico non solo in senso quantitativo, ma soprattutto qualitativo, in quanto tutta la ricerca critica su Dante si svolge concomitantemente ad una grande stagione del lavoro filologico e testuale. Nel 1965 infatti sono già approntate o in via di avanzatissimo allestimento alcune delle più recenti edizioni critiche dantesche, in particolare La Commedia secondo l'antica vulgata (1966-67) a cura di G. Petrocchi.
Ma, come si diceva, è l'intero ventennio censito da Esposito che è estremamente significativo, se è vero che proprio in questo secondo dopoguerra sono venute a maturazione e compimento molte interpretazioni critiche e filologiche (penso tra l'altro ad alcune indicazioni di Barbi).
Inoltre, è a partire soprattutto dal secondo dopoguerra che lo studio di Dante perde definitivamente una connotazione prevalentemente italiana e si fa internazionale, diventa problema di una cultura senza frontiere. Ed uno dei non pochi pregi della bibliografia di Esposito è proprio la cura e, direi, la solerzia con cui ha costruito tessera su tessera questo affascinante quadro del dantismo internazionale. Se si sfogliano a caso i volumi, questo aspetto emerge ad occhio nudo. Così, ad esempio, nella sezione Raccolte e antologie gli Omaggi a Dante per il settimo centenario parlano veramente tutte le lingue del mondo e, soprattutto, sono rigorosamente registrati in stretto ordine cronologico, con la conseguenza, esclusiva ed originale, di una visione comparata e globale dei modi più diversi di recepire il messaggio complesso del sommo poeta.
E qui giova mettere in evidenza la sobrietà e, contemporaneamente, la perspicuità delle note con le quali Esposito riassume i vari studi via via registrati, studi di cui è avvertita anche la genesi cronologica e critica.
Si prendano, a caso, le voci dedicate agli studi di Mario Marti nella sezione Ambiente e tradizione culturale: il rigore bibliografico vuole che alla registrazione del volume martiano, Cultura e stile nei poeti giocosi del tempo di Dante, cioè di un contributo critico ampio, si affianchi anche un contributo per così dire minimo dello stesso autore qual è un articolo su "La fiera letteraria", che, per essere dedicato ad un poeta del tempo di Dante, cioè all'Angiolieri, costituisce in ogni caso per lo studioso dell'Alighieri un utilissimo frammento dell'opus magnum martiano.
Certamente attraverso questa fittissima Bibliografia analitica è per la prima volta possibile disegnare una mappa pressoché completa della maggiore e minore critica dantesca, non solo italiana, della seconda metà del Novecento: da Auerbach a Pézard, da Pagliaro a Nardi, da Bergin a Hardie, da Contini a Vallone, da Ricci a Maggini, da Moore a Rheinfelder, da Renucci a Singleton, da Battaglia a Bosco, a Petrocchi, a Padoan, a Pasquazi, al già ricordato Marti, a Maier, allo stesso Esposito e ad altri ancora, italiani e stranieri. Tutti però indistintamente meriterebbero un cenno, se non altro per la rigorosa specificità di alcune ricerche dantesche che a volte aprono prospettive nuove nel campo degli studi.
Per restare all'Italia, basti pensare agli innovativi contributi di metrica del Pazzaglia sulla canzone nel De vulgari eloquentia; oppure - sul piano strettamente filologico - si pensi al contributo di primo piano apportato da Domenico De Robertis ne suo Censimento dei manoscritti di rime di Dante.
Sarebbe in ogni caso semplicemente impossibile dare un resoconto anche parzialissimo di una bibliografia analitica tanto sterminata quanto rigorosa. In totale sono state registrate circa 9200 voci dedicate in tutto il mondo all'opera di Dante e in particolare alla Divina Commedia. Poco meno di 500 interventi all'anno come media. Con questi interventi specialisti di ogni nazione hanno confermato anche nelle nude cifre l'universalità assoluta del messaggio e della poesia dell'Alighieri. Bastano solo queste cifre per dare almeno una pallida idea dell'eccezionalità di un'opera di vasto respiro e di preziosissimo ausilio, costruita in lunghi anni di lavoro con instancabile e autentica passione di studioso.
Giuseppe A. Camerino


"Giornale della Libreria", CIII, 1990, 7-8

Esordisce con un'opera veramente monumentale la nuova collana "Dantologia. Pubblicazioni del centro bibliografico dantesco" della Olschki, che si aggiunge alla prestigiosa serie di pubblicazioni della casa editrice fiorentina.
Nei quattro ponderosi tomi dell'opera (l'ultimo di indici) sono stati infatti catalogati e collezionati, indagati criticamente ed esplorati sotto il profilo contenutistico ben 9180 documenti: un vero monumento bibliografico innalzato all'altissimo poeta.
A continuazione delle precedenti raccolte bibliografiche di N.D. Evola (1920-1939), di H. Wieruszowski (1931-1939) e di A. Vallone (1940-1949) Enzo Esposito per il ventennio successivo ha fatto di meglio e di più, dotando le singole voci di abstracts, che vanno dal semplice sommario a un resoconto ampio e dettagliato che non solo offre una sintesi del contenuto ma si dilata fino a segnalare e commentare le informazioni qualitativamente più significative ed interessanti sotto il profilo storico-critico. Ed è proprio in questa documentatissima riproposizione dei problemi più vivi della critica dantesca che l'opera rivela una robusta intelaiatura storica e filologica, acquistando una dimensione di ricerca che va ben al di là di quanto il semplice enunciato del titolo lascerebbe supporre (così infatti con modestia l'autore: "Quasi tutte le voci sono dotate di abstracts più o meno ampi e dettagliati, sempre obiettivamente rispondenti ai contenuti dei testi considerati: di qui la qualificazione di "analitica" da me adottata per la presente bibliografia").
D'altra parte, a ideale introduzione dell'opera, è premesso un "Consuntivo della dantologia novecentesca dal '50 al '70", che rende subito lo spessore scientifico del lavoro, dimostrando la competenza filologica e critica e la complessità dell'indagine metodologica sottese alla ricerca, che si inserisce essa stessa, proprio per questi motivi, nel solco della più nobile dantologia novecentesca.
Rigoroso anche il criterio catalografico di presentazione delle voci, raggruppate per sezioni e per sottosezioni, in ordine alfabetico rinascente degli autori o dei titoli, con numerazione continua [ ... ].
In conclusione, un'opera che, per ricchezza di informazioni, acribia filologica e critica si pone come sintesi grandiosa della produzione di argomento dantesco nel ventennio '50-'70, indispensabile strumento di lavoro e di ricerca per quanti operano nell'inesauribile dominio dantologico. Dal quale può veramente trarsi, con l'autore, l'insegnamento sommo "per cui vero è che leggere Dante, e intenderlo, si può solo a patto di compromettere nella lettura tutto il nostro essere, esercitando insieme intelligenza e senso, i più soavi abbandoni del cuore e dell'immaginazione e le più sottili argomentazioni dell'intelletto".
Giuseppina Zappella


"Belfagor", XLV, 1990, 5

Il discorso avviato con L'annata dantesca, "Belfagor", 31 maggio 1989, non può che proseguire segnalando l'uscita all'inizio di quest'anno dell'attesissima, e a tutti d'ora innanzi indispensabile, Bibliografia analitica degli scritti su Dante 1950-1970, curata dal direttore del Centro Bibliografico Dantesco, Enzo Esposito. A parte le prime ventisette di introduzione, consacrate a un denso e vivace "consuntivo", si tratta per l'esattezza di ben 1473 pagine, distribuite in quattro agili tomi, l'ultimo dei quali, di soli indici, compilato con vigile perizia da Sara Esposito. Il tutto, più di novemila voci bibliografiche, ad inaugurazione di una collana promossa da Olschki: non certo a caso intitolata, con gesto di segreto omaggio a un maestro del passato, "Dantologia". Immane fatica, dunque: tanto più meritoria, ove si ricordi che era proprio lo Scartazzini a dover osservare, fin dalla fine del secolo scorso - ma con incauta profezia -, che la bibliografia dantesca non avrebbe "oramai più" potuto essere "lavoro di un solo", per quanto "versato", bensì di una "società di eruditi italiani e stranieri". A poco meno di un secolo esatto - la prefazione alla seconda edizione di quella Dantologia hoepliana essendo datata 1894 -, non resta allora che registrare la sconfitta dell'antico scetticismo.
Federico Sanguineti


"La Rassegna della Letteratura italiana", XCIV, s. VIII, 1990, 3

Come si vede dal sommario, l'opera è articolata in sezioni e sottosezioni tematiche, all'interno delle quali le voci bibliografiche sono ordinate alfabeticamente e, come ricorda l'autore, quasi tutte "sono dotate di abstracts più o meno ampi e dettagliati, sempre obiettivamente rispondenti ai contenuti dei testi considerati: da qui la qualificazione di 'analitica' da me adottata (ma c'è chi preferirebbe usare 'annotata', stante certo diffuso ingaggio in area anglosassone, sinonimico di 'materiale') per la presente bibliografia". E va aggiunto che per le voci più significative si fornisce anche il rinvio bibliografico alle recensioni delle riviste specializzate.
Partendo da queste osservazioni si può preliminarmente mettere in rilievo la puntigliosa scientificità del bibliografo che presiede a quest'opera, la cui articolazione offre una proposta di metodo per la struttura delle bibliografie in genere, che diviene anche una proposta di introduzione alla lettura di Dante.
Ciò vale, ad esempio, per la ripartizione delle sezioni similari Ambiente e tradizione culturale, Cultura, pensiero e spiritualità di Dante, Arte di Dante e per la suddivisione del tema Fortuna e storia della critica in Fortuna letteraria e Storia della critica propriamente detta.
Indispensabile guida e orientamento nella selva delle 9.180 voci di questa Bibliografia analitica, è, naturalmente, il volume degli Indici, che adempie egregiamente a questo compito, in particolare con l'indice per argomenti, "aperto ai più minuti richiami della materia trattata nel complesso delle voci".
Va osservato che questa articolazione minuta degli argomenti è resa concretamente fruibile al lettore grazie proprio ai brevi sommari che accompagnano le voci bibliografiche, per cui il rimando a queste ultime dà sempre un primo frutto di orientamento.
A questi brevi ragguagli informativi sull'opera di Esposito si può e si deve aggiungere la menzione e del numero imponente di periodici consultati, che riempiono 35 fitte pagine del volume degli Indici, e della dimensione internazionale della ricerca bibliografica compiuta.
Recensendo la Bibliografia leopardiana di Mazzatinti-Menghini-Natali, Attilio Momigliano osservava: "Molta roba: la maggior parte inutile per la vera critica, tutta utile per chi vede in un arido catalogo la vita che germoglia indefinitivamente intorno alla persona di un grande" (A. Momigliano, Lettura di una bibliografia in Elzeviri, Firenze, Le Monnier, 1945, p. 141). A questa duplice impressione non può sottrarsi nemmeno il lettore della Bibliografia in esame, messo sull'avviso anche dal Consuntivo della dantologia novecentesca dal '50 al '70, che è premesso dall'Esposito al suo lavoro e che si muove sui punti più alti dell'interpretazione critica.
Ma, al di là delle suggestioni, le più varie ed eterogenee, che promanano dalle 9180 voci bibliografiche, occorrerà riflettere almeno su alcuni punti. Intanto sull'occasione del VII centenario della nascita di Dante che contribuisce ad arricchire in modo sensibile il numero dei contributi collettivi ed individuali qui registrati. Poi, sul fatto che, all'interno delle voci la parte del leone la fanno la sezione dedicata alla Commedia che, con 3.768 voci, occupa l'intero terzo volume, e la sezione sulla Fortuna e storia della critica che abbraccia 1.935 voci.
In questa messe di schede si può spigolare all'infinito: ma alcuni dei risultati più importanti conseguiti dalla critica dantesca in questo ventennio emergono con chiarezza e sono efficacemente riassunti da Esposito nel citato Consuntivo.
Ne voglio qui ricordare soltanto due, perché di intrinseco rilievo e perché hanno consolidato qui in Italia un modo di approccio storico alla figura e all'opera di Dante. Penso in primo luogo alla ripresa ad alto livello della discussione intorno al testo della Commedia, grazie al fondamentale contributo editoriale di Giorgio Petrocchi; e poi all'accresciuta consapevolezza della necessità di leggere e comprendere Dante nel più vasto quadro del Medioevo latino ed europeo. Sullo sfondo delle opere di Curtius e Friedrich, di Spitzer e Auerbach, insomma, meglio si può apprezzare e determinare il valore dei contributi di una scuola italiana che, per diversi rami, lega in un secolare dibattito un Comparetti e un Rajna, un Barbi e un Parodi, un Nardi e un Fubini.
Merito anche questo non piccolo di Esposito che ci ha dato un'opera che può essere usata come strumento di consultazione ma anche letta come storia di idee e di cultura.
Giuseppe Izzi


"Il Galatino", 13.XII.1991

La pubblicazione della monumentale Bibliografia analitica degli scritti su Dante 1950-1970 di Enzo Esposito (Firenze Olschki, 1990, tomi 4) costituisce un evento importantissimo per tutti i dantisti e, più in generale, per gli studiosi della letteratura italiana antica.
Con esperta visione e con straordinaria sapienza l'autore è riuscito ad organizzare le numerosissime voci (circa 9.200) in modo estremamente razionale e agevole per i fruitori [ ... ].
La particolare utilità dell'opera risiede nella presenza di abstracts ampi e dettagliati delle singole voci, redatti con grande puntualità, chiarezza e assoluta acribia (per le voci più rilevanti è presente anche il rinvio alle recensioni apparse sulle riviste specializzate e non).
La Bibliografia dell'Esposito è realmente esaustiva, contenendo materiali si può dire d'ogni latitudine: ricerche e saggi islandesi e sovietici, arabi e indiani, cinesi e giapponesi, coreani e vietnamiti, tutto raccoglie con magistrale sistema lo studioso, che offre un amplissimo quadro della fortuna di Dante nel mondo, anche nelle zone culturalmente più lontane.
Dalla Bibliografia risulta una mappa dettagliata dei grandi (e dei meno grandi e piccoli) nomi della dantologia internazionale, di coloro che hanno veramente inciso, sul piano filologico, storico-culturale o interpretativo, nel ventennio scandagliato: Pagliaro, Singleton, Auerbach, Contini, Nardi, Battaglia, Mazzoni, Vallone, Sanguineti, Pézard, Renucci, Vasoli, Freccero, Mazzotta, De Robertis, Ricci [ ... ].
L'eccezionale importanza dell'opera dell'Esposito èstata largamente recepita dagli studiosi, come dimostra il gran numero di recensioni finora apparse [ ... ].
C'è ora da augurarsi che l'Esposito ci faccia presto dono di un nuovo volume - strumento indispensabile di consultazione - che porti l'indagine bibliografica fino a questi ultimi anni.
Antonio Lanza


"Gazzetta di Parma", 17.IV.1991

... Concludo per segnalare una cosa egualmente di servizio, nel caso che si è detto; dunque fidata e ammirabile. Enzo Esposito ha visto entrare in porto una sua spedizione nell'oceano dantesco "da far tremare le vene e i polsi" [ ... ]. Fra il serio e lo scherzo sopra ho esibito non certo erudizione ma l'impossibilità (il gorgo, il vortex) di una soddisfacente erudizione dantesca. Ecco l'idea vincente, ma qui non nel senso di abbagliante, che anzi rischiara e ausilia, dell'Esposito: non un nudo scheletro di titoli, anche piuttosto uguali uno all'altro, né una incalzante, magari incarognita e geniale ricognizione di vie maestre, o denunzia di insidie.
Ma fra il Cinquanta e il Settanta è un ventennio vitale. Esposito fornisce esatte schede ragionate di ogni proposta, di ogni intervento; delle ristampe, anche: le quali si inseriscono con nuova decisione nei discorsi avviati. E' un grande strumento e, metodologicamente, una lezione...
Marzio Pieri


"Studi medievali", 3ª serie, XXXII, 1991, 2

Con quest'opera, che apre una nuova Collana, la bibliografia sul sommo poeta si arricchisce di uno strumento prezioso. Come gli specialisti ben sanno, la bibliografia dantesca annoverava già, per gli anni dal 1920 al 1964, una nutrita serie di repertori generali, dovuti alle cure di Niccolò Domenico Evola (1920-1939), Hélène Wieruszowski (1931-1939), Aldo Vallone (1940-1949) e dello stesso Enzo Esposito (1950-1964). L'A. rifonde, arricchendolo, il materiale già presente nella sua precedente raccolta bibliografica, uscita a Roma nel 1965, per il centenario della nascita di Dante. Il limite cronologico scelto adesso permette di includere nell'ampia rassegna la vastissima produzione critica e gli esiti delle molteplici iniziative culturali scaturite, nei vari Paesi, dalla celebrazione della ricorrenza dantesca. Il titolo Bibliografia analitica, come avverte l'A. (che preferisce questa qualificazione all'altra proponibile di 'Bibliografia annotata'), si deve al fatto che "quasi tutte le 'voci' sono dotate di abstracts": particolarità che accresce enormemente l'utilità dell'opera, in quanto consente un'articolazione più precisa e puntuale della materia e una collocazione più razionale dei singoli contributi, meglio valutabili nei loro apporti specifici. Il panorama che ne risulta, e la fitta trama di riferimenti e richiami al suo interno, rendono l'accesso assai agevole e fruttuoso [ ... ].
Il quarto e ultimo volume (pp. 1297-1473), a cura di Sara Esposito, contiene gl'Indici: delle testate dei periodici consultati (e rispettive sigle); degli autori (e curatori, illustratori, prefatori, traduttori); per argomenti; generale. L'indice per argomenti è di particolare utilità per un rapido orientamento nella selva bibliografica anche in relazione, per esempio, a singoli versi della Commedia, ai suoi manoscritti rapportati alle sedi, ai tanti personaggi e toponimi che vi figurano, alle traduzioni nelle varie lingue, e così via (la voce occupa ben trenta pagine). Per questo tramite si accede con rapidità a voci che si rischierebbe di tralasciare con riferimento a questioni o argomenti in esse trattati marginalmente o non evidenziati dal titolo. Il nuovo repertorio dantesco, frutto di lungo e severo impegno, si rivela opera di solido impianto critico e strumento di ricerca veramente indispensabile, destinato a rendere utilissimi servigi alla indagine critica sul poeta.
Giuseppe Scalia


"Paideia", XLVII, 1992, 4-6

Quest'opera di ragguardevole impegno continua precedenti repertori apprestati da Niccola Domenico Evola, Hélène Wieruszowski, Aldo Vallone, e in parte congloba anche un'altra successiva pubblicazione del medesimo Autore (Gli studi danteschi dal 1950 al 1964, Roma, Centro editoriale internazionale, 1965). I nuovi 4 tomi sono così suddivisi (e più avanti saranno ancora menzionati in singole parti): I, Consuntivo della critica novecentesca dal '50 al '70. Avvertenze per la consultazione; Testi di consultazione; Raccolte e antologie; Scritti complessivi; Scritti biografici; Ambiente e tradizione culturale; Cultura, pensiero, spiritualità di Dante; arte di Dante; II, Divina Commedia; III, Opere minori; Studi sui manoscritti e sulle edizioni a stampa; Studi su commenti e commentatori; Studi su illustrazioni e illustratori; Studi su traduzioni e traduttori; Fortuna e storia della critica; IV, Indici, a cura di Sara Esposito.
Un'opera di tanta mole biografica e di tanta intelligenza critica nel segnalare i raffronti fra le varie testimonianze di un ventennio internazionale merita particolare attenzione: è giusto rendere al lavoro (anch'esso ventennale, come il periodo storico analizzato e discusso) di Enzo Esposito, dell'Università di Roma "La Sapienza", tutto l'onore che merita. Gli Indici finali (a cura di Sara Esposito) rimandano utilmente alle singole voci, nelle quali, se un contributo è descritto nelle sue parti (oltre che, se del caso, nei lavori di singoli collaboratori per miscellanee, numeri speciali e simili), sono anche registrate in calce le recensioni con gli estremi dei vari periodici. Qualche osservazione può essere amabilmente accolta, per il lavoro dei fabri volto al bene comune, cioè come una forma di collaborazione per un'opera di generale importanza.
Il lavoro è stato guidato da criteri interpretativi che nel t.I. prendono posto nell'iniziale e già citato "Consuntivo" (pp. IX-XXIII). E qui si osservi, per p. XXI, che una citazione è poco chiara per evidente svista geostorica: si menzionano, per i Paesi Bassi, Robert Van Nuffel e Robert Vivier. Essi sono, per altro, belgi. Necessarie però sono le "Avvertenze per la consultazione" (pp. XXV-XXVII, anche per quanto riguarda translitterazioni e accorgimenti relativi al segno tachigrafico "&", che, "stando all'ordine degli antichi abbecedari, viene dopo l'ultima lettera dell'alfabeto, cioè dopo la "z", p. XXVII). Come è spiegato a p. XXVI, n. 2, sono rari i casi di schedatura di articoli apparsi su quotidiani (e precisamente in supplementi dedicati a Dante). E questo si suppone per necessità di spazio, oltre che per difficoltà di reperimento in raccolte librarie extra-europee. Comunque i giornali sono menzionati, quando gli articoli in essi apparsi sono venuti a far parte di volumi classificati e analizzati. Ma non è escluso che "nei programmi del 'Centro Bibliografico Dantesco' possa entrare, con una sua motivata autonomia, anche la registrazione di tutto quanto espresso sull'Alighieri dalla stampa quotidiana mondiale".
Il conclusivo e già citato tomo IV, a cura di Sara Esposito, nella "Premessa esplicativo-giustificativa" (pp. 1297-98) illustra le modalità della consultazione. Degli Autori si dice che, nell'indice, fanno parte "oltre gli autori di saggi (in volume o in rivista), anche i curatori, i prefatori o introduttori, i traduttori, gli illustratori (riportati in corsivo), i recensori (in corsivo i numeri relativi alle recensioni). In caso di cognome doppio (da coniugata e da nubile) s'è rinviato per lo più al cognome da nubile; quanto agli pseudonimi, si è preferito talvolta, anziché adottare il rinvio, aggiungere allo pseudonimo senz'altro, tra parentesi, il nome reale. I cognomi con prefisso (de; auf dem, von, von den, von der, degli, de', dei, 't, ter, van, van den, van der; da, de; af; al; de, del, de las) sono registrati secondo lettura, cioè con il prefisso (iniziale minuscola), in prima posizione, non incidente però sull'ordine alfabetico". Nel primo caso riteniamo utile abbondare con rinvii. Per gli pseudonimi (e si aggiungono anche, per i religiosi, i prenomi e nomi del "secolo") è da osservare che taluni non sono stati ricordati appunto come pseudonimi. ne facciamo sùbito un piccolo elenco: Cardarelli, Vincenzo; Hellens, Franz; Palazzeschi, Aldo; Titta Rosa, Giovanni.
In tale sfera si considerino: Poliziano, Angelo (come nome umanistico); Da Ponte, Lorenzo (come nome di convertito). Per i cognomi con prefisso, se il Belga già ricordato, e noto italianista e risorgimentista, Vari Nuffel, Robert [adde: O. J.] è così elencato secondo l'uso francese e belga, il suo compatriota Veri Bever, Pierre, viene segnato come: vari Bever, Pierre (con ordine alfabetico da B) a p. 1340.
Esemplare è l'elenco delle "Testate (e relative sigle) dei periodici consultati" (pp. 1299-1333). Fondamentale è il nome della località di edizione (che non sempre coincide con quella di stampa). Piace vedere ricordato, a sintesi degli spogli, il presente periodico a p. 1321 con l'indicazione della città di Brescia. Per gli anni di spoglio andava indicato: Arona, poi Genova, quindi Brescia. Habent sua fata anche i periodici (e le Case editrici). A p. 1304 esattamente si ricorda, con la sigla: "ASNSP: Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa (Pisa)". Per compiutezza (anche se la cosa non reca danno alla ricerca, salvo forse in sede commerciale internazionale) con "Classe di Lettere" ecc. si distingue l'ultracentenaria pubblicazione da quella della "Classe di Scienze".
Nel mare magnum dei t. IV in oggetto, con necessari rinvii ai precedenti tre, si può portare qualche pietruzza all'edificio. Si cominci con qualche errore di stampa (o di redazione o trascrizione, se del caso: un diavolino mette la cosa anche nei lavori più appassionatamente curati). Si dica, nell'indice degli Autori a p. 1368, Mazzarino, Santo (e non Sante, come anche si legge ai nn. 434 e 1789). E, a p. 1391, Vrinceanu, Dragos sia Vranceanu (e così si faccia al n. 9164). L'erroneo Ramat, Raffaele, in luogo di Raffaello (al n. 4109), è corretto nell'indice degli Autori (a p. 1.379). E così Avalle, Silvio d'Arco (n. 528) è rettificato in Avalle, D'Arco Silvio (a p. 1337); sono esatti a tale riguardo i nn. 4387 e 6775. Parimenti Kristeller, Paul Oscar (p. 1362) sia Oskar, come esattamente ai nn. 8644 e 8645. Per i completamenti (di cui agli indici: e sono sempre utili) Chasles, Ph. (p. 1401 per il n. 8859) sia Philarète (per l'indice degli Argomenti). E, per tornare all'indice degli Autori, Vieillefonds, J.-R. (a p. 1391 per i nn. 452 e 3523) sia completato in: Jean-René. Un'osservazione supplementare (fra altre, omesse per mutamenti di nomi per ragioni varie): Orsini G.N.G. (p. 1373 con rinvio a più numeri), per quanto secondo un uso dovuto, per semplificazione del doppio cognome, allo stesso compianto autore, era certo meglio da registrare con Giordano Orsini, Gian Napoleone (con rinvio da Orsini ecc.).
La stampa della Tiferno Grafica (di Città di Castello) è ammirevole per esattezza e per eleganza, oltre che per la carta usata. Ma un increscioso errore (forse per svista redazionale) si nota a p. 1341, con Bittanti Ernesto (per il n. 3539, dove esattamente si legge Ernesta). Si tratta della veneranda, e politicamente e patriotticamente intemerata, creatura che, restata sola a lottare insieme con i figli - e così allora su "Convivium", del 1957, per La "piaggia deserta" era proprio piana (e così nel volume annuale di reprint della Klaus del 1976) - firmava: "ved. Battisti". Era opportuno, appunto, un rinvio da Battisti (vedova).
Del compianto Giovanni Vittorio Amoretti (p. 1336 nell'indice degli Autori) per il n. 7260 è ricordato il volume dei Saggi critici (Torino, Bottega d'Erasmo, 1962). La 2ª ed., ampliata e aggiornata, è uscita nel 1968 (con diverse indicazioni nella collezione universitaria di Pisa: variazioni che non occorrono in quanto, per semplificazione, il repertorio dell'Esposito le omette). Comunque il contributo dantesco dal titolo "Dante und Petrarca", conferenza tenuta a Weimar il 18 settembre 1938, inaugurando il Congresso della Deutsche Dante Gesellschaft, si trova, come già nella 1a ed., alle pp. 45-66.
Alcune rettifiche e aggiunte si suggeriscono per il Dizionario letterario Bompiani. Tale Dizionario (per i movimenti e per le opere "di tutti i tempi e di tutte le letteraturè") è citato con diverse date, che non sono né la prima edizione né successive ristampe (non edizioni). Per i primi sette volumi si indichino le date che non rientrano nel periodo 1950-70, di cui nel repertorio. Si segnalino gli anni seguenti: 1947 (per i voll. da I a IV), 1948 (per il vol. V e il VI) e 1949 (per il vol. VII). Lodevolmente sono segnati, in ristampa in volume, i contributi danteschi di Mario Casella, pubblicati nel 1965, nella collana "Delfini, Cultura", 16. Ma è sfuggita un'altra ristampa degli scritti del Casella, nel volumetto Centouno capolavori della letteratura italiana classica, a cura di Remo Ceserani (Milano, Bompiani, 1966, "Guide culturali", I), per le voci sulle Rime, sulla Vita nuova, sul Convivio e sulla Divina Commedia. Data l'importanza della diffusione del Dizionario letterario Bompiani in tutto il mondo, anche con numerose traduzioni e riduzioni sotto l'egida dell'UNESCO, è bene fare aggiunte che completano, nel ventennio in esame, l'iniziativa editoriale.
Anzitutto è da citare, del Dizionario letterario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutta la letteratura, il vol. VIII, del 1950, sui personaggi. Le singole voci, talora ornate con illustrazioni in nero e con tavole a colori, sono dovute a vari collaboratori, indicati da sigle: Beatrice (A.M.C. = Anna Maria Chiavacci); Belacqua (P.B. = Pio Baldelli); Brunetto Latini (P.B.); Buonconte (P.B.); Caronte con richiami al personaggio virgiliano (P.B.); Casella (P.B.); Catone [Uticense] (P.B.); Cavalcante (P.B.); Farinata (P.B.); Filippo Argenti (G.Fa. = Giacomo Falco); Francesca da Rimini (P.B.); Manfredi (P.B.); Matelda (P.B.); Pia de' Tolomei (P.B.); Piccarda (P.B.); Pier della Vigna (P.B.); Sordello (P.B., nella prima parte della voce, sul personaggio dantesco); Vanni Fucci (P. B.).
Rapide sono le due aggiunte da fare per il Dizionario Bompiani degli Autori di tutti i tempi e di tutte le letterature, per il vol. 1, del 1956, con le seguenti voci: Alighieri Dante (V.P. = Vincenzo Pernicone) e Alighieri, Iacopo (figlio di Dante: P. On. = Pia Onnis). Ragguardevole ci sembra il ricupero dei contributi (di più collaboratori) per il Dizionario letterario Bompiani delle opere. Appendice, col vol. 1, del 1966, per le voci: Con Dante e coi suoi interpreti. Saggi per un nuovo commento della "Divina Commedia", di Michele Barbi (a firma: A.E.Q. = Antonio Enzo Quaglio); Dante come poeta del mondo terreno [Dantes als Dichter der irdischen Welt], di Erich Auerbach (A.M. = Alessandro Martinengo); Divina Commedia (La) commentata da Attilio Momigliano (C.Ga. = Cesare Galimberti); Divina Commedia studiata nella sua genesi e interpretata (La) [Die Göttliche Komödie. Entwicklungsgeschichte und Erklärung], di Karl Vossler (C.C. = Carlo Cordié). E nel vol. 11, pure del 1966: Problemi di critica dantesca, di Michele Barbi (A.E.Q.); Studi danteschi, di Luigi Pietrobono (G.Fl. = Giovanni Fallani).
Prima di conchiudere, nel fare i più vivi rallegramenti a Enzo Esposito per la sua grande fatica, amorevolmente, per sua dedica dell'opera, coadiuvata dai familiari, e così per gli Indici finali, vorrei ricordare per la divulgazione presso i lettori più giovani Il libro delle letterature (Milano, Garzanti, 1952), "I cinque libri del sapere" (e successive edizioni), volume a cura del direttore dell'impresa Ugo Dèttore e mia; riguarda Dante, la trattazione sul Dolce stil novo (pp. 43-54) e sulla Divina Commedia (pp. 60-88).
Carlo Cordié


"Studi italiani", IV, 1992, 1

Novemilacentottanta sono le schede di questa impresa bibliografica dedicata all'Alighieri, in venticinque anni di lavoro, da Enzo Esposito, ordinario di Bibliografia e Biblioteconomia alla "Sapienza" di Roma e direttore del romano "Centro bibliografico dantesco". L'indagine - basata sullo spoglio di circa duemilaseicento pubblicazioni periodiche e di oltre un migliaio tra volumi collettivi, antologie e monografie - è classificata in quattordici sezioni che contemplano le tre condizioni che concorrono alla definizione dell'oggetto bibliografico: l'opera, l'edizione e il contenuto:
I. Testi di consultazione; II. Raccolte e antologie; III. Scritti complessivi; IV. Scritti biografici; V. Ambiente e tradizione culturale; VI. Cultura, pensiero, spiritualità di Dante; VII. Arte in Dante (Estetica e poetica. Lingua e stile. Metrica e rima); VIII. Divina Commedia; IX. Opere minori; X. Studi sui manoscritti e sulle edizioni a stampa; XI. Studi su commenti e commentatori; XII. Studi su illustrazioni e illustratori; XIII. Studi su traduzioni e traduttori; XIV. Fortuna e storia della critica.
Alcune di queste sezioni sono suddivise secondo gli scopi della pubblicazione (bibliografie e cataloghi, concordanze e rimari, dizionari ed enciclopedie; raccolte, periodici, antologie), cioè sono categorizzate secondo le forme divulgative dell'opera convenzionalmente stabilite dall'editore che si assume la paternità della pubblicazione e di norma la concorda con la paternità autoriale.
Parimenti Esposito ha ritenuto opportuno distinguere anche fra manoscritti e edizioni a stampa, poiché sono le prime forme documentarie del testo. Tramite queste griglie il lettore ha dunque la possibilità di ripercorrere le molteplici piste tracciate nelle fasi di ricostruzione della comunicazione scritta, nel modo in cui il 'plurilinguismo' bibliografico consente di rappresentarle, per identificare i documenti primari, secondo i metodi propri della bibliografia che raccoglie e trasmette le notizie registrate assolvendo il suo precipuo compito di organizzare il sapere per promuovere altre conoscenze.
Nello specifico l'opera di Esposito si colloca nell'ambito delle bibliografie speciali descrittive, perché il principio "direttivo costante" di partenza è rivolto all'indicizzazione del contenuto in direzione specifica di un soggetto, in questo caso, della letteratura: una ricerca che lo ha impegnato oltre ogni limite per la complessità e la varietà delle indagini che sono state avviate intorno a a figura di un letterato che nel mondo è sinonimo di poesia. Infatti basta scorrere brevemente l'indice degli autori - nel cui insieme sono compresi i curatori, i prefatori, i traduttori e gli illustratori - per avere la sensazione di sfogliare un repertorio internazionale. Ed è questa la novità delle indagini di Esposito, rispetto a quelle condotte dai suoi citati "antecessori": Niccolò Domenico Evola, Bibliografia dantesca (1920-1940) (Firenze, Olschki, 1932) e i successivi aggiornamenti, fino al 1939, elaborati da Hélène Wieruszowski; infine l'opera di raccordo di Aldo Vallone, Gli studi danteschi dal 1940 al 1949 (Firenze, Olschki, 1950).
Proseguendo quelle ricerche, Esposito ha attivato un progetto più arduo volendo far risaltare come scrive - nella "nuova carta bibliografica [ ... ] appunto il dato della diffusione planetaria del culto dantesco" (p. XIII). Effetto ampiamente riuscito tanto che scopriamo che Dante ha conquistato la Cina, ed è stato oggetto di studio in India, in Corea, in Giappone, in Islanda e nel Pakistan: culture e lingue lontane dalla nostra. Inoltre si può constatare, dai cento titoli di periodici americani elencati, la fortuna dell'autore della Commedia in quel Paese; altrettanto indicativi sono i cinquanta periodici dell'America Latina ed i quindici russi (rappresentati dalle città di Mosca e di Kiev) nel confermare l'articolata geografia degli studi danteschi.
Abitualmente nell'esercizio bibliografico si cimentano gli studenti universitari durante la tesi di Laurea e tutti coloro che hanno intenzione di scrivere per pubblicare. Ma il punto di partenza non sempre è quello che si conviene, poiché raramente si consultano le bibliografie di bibliografie, fonti che informano sull'esistenza di bibliografie speciali, tematiche o bio-bibliografiche. Spesso, al contrario, si inizia una ricerca compulsando un libro di argomento simile o vicino al tema che si vuole svolgere per raccogliere notizie di altre autorità citate per poi rivisitarle. Il risultato di tale lettura porta a cogliere, nel migliore dei casi, aspetti meno considerati e nel peggiore a ricorrere alla parafrasi od all'ossequio citazionale. Questo metodo che possiamo definire a 'circuito chiuso' permette di rimanere ancorati ad una comunità intellettuale che protegge se non contraddetta, ma che condanna se criticata. Così si creano le cosiddette scuole (o linee interpretative) che sono identificabili per mezzo dei nomi degli autori citati, virtualmente testimoni di questa o quella corrente critica. A volte accade di poter individuare aree geografiche culturali ed ideologiche omogenee prestando attenzione all'insegna editoriale o alla direzione delle riviste.
La citazione bibliografica è anche uno strumento critico che si presta a svariati usi: può adulare come biasimare, esaltare come denigrare, ignorare oppure ricercare un consenso. Avviare un'indagine in questo contesto con il fine di allestire un elenco ragionato di opere afferenti ad uno specifico ambito disciplinare, citate negli ultimi venticinque anni e ordinate secondo le zone penisolari, potrebbe costituire un esercizio bibliografico di notevole interesse socio-culturale.
Quindi fare una bibliografia è un passaggio obbligato nel mestiere del critico e dello storico; è un'operazione che si deve compiere per aggiungere contributi letterari a altri contributi, in modo da tessere una tela di relazioni tra i testi che andranno a confluire nell'elenco finale delle opere citate (criptobibliografia) spesso ed erroneamente intitolata Bibliografia, perché mal si interpreta il significato (o i significati) della parola, per cui pochi scelgono la più corretta formula: Bibliografia di riferimento. Svariati sono anche i criteri di ordinamento, tra i quali prevalgono quello alfabetico per autori e titoli e quello cronologico oppure quello misto quando l'elenco dei dati sia correlabile alla sequenza citazionale così da conciliare la diacronia con la sincronia.
Anche la tecnica della descrizione ha le sue regole che non consentono di creare ingiustificabili sigle come AA. VV. (che sta per autori vari, cioè per opere miscellanee di più contributi autoriali). Altrettanto illegittima è l'omissione del nome dell'editore (o l'insegna della casa editrice) come se fosse casuale il suo apporto nella definizione, costruzione e circolazione del libro o che sia del tutto indifferente far sapere che quella pubblicazione è stata prodotta e finanziata da un noto editore oppure realizzata in una misconosciuta tipografia.
Togliere, ad esempio, ai Poemi, di Aldo Palazzeschi l'indicazione dell'editore "Cesare Blanc" - che come tutti sanno era l'amato gatto del poeta - e ricordare solo il luogo "Firenze 1909" è come togliere un elemento prezioso all'identificazione dell'opera e mutilarla di un segno per così dire 'ermeneutico' che senza dubbio è parte di quell'edizione e può, come tutti gli elementi paratestuali, costituire, se non omesso, una chiave di lettura.
Inoltre trascurare la paternità editoriale è un torto che si compie nei confronti del libro che deriva da una riproduzione endogamica, se ci è consentito il prestito linguistico dalle scienze naturali. Il testo senza il paratesto è una lettura probabile che dipende dalla possibilità d'incontro con il lettore che può anche non realizzarsi in quanto l'esemplare è unico. Il libro, al contrario, è una lettura che si realizza certamente perché le possibilità d'incontro aumentano con la tiratura di più copie. Infine la bibliografia sviluppa tale possibilità.
Riteniamo queste divagazioni, che potrebbero essere considerate superflue quanto didascaliche e lo sarebbero come lo sono se non si riscontrassero tanti errori di comunicazione bibliografica in pubblicazioni di editori affermati, utili a far meglio comprendere il valore dell'opera che stiamo presentando, già ampiamente segnalati in vari quotidiani e periodici.
Considerazione finale. Esposito, nella prima nota dell'introduzione intitolata Consuntivo della dantologia novecentesca, si cautela contro "eventuali non sereni rabdomanti dell'omesso", chiamando in causa a suo sostegno Benedetto Croce con l'affermazione: "Bibliografie complete non credo che ce ne siano: ci sono bibliografie povere e bibliografie ricche" e Gianfranco Contini: "si sarebbe potuto in astratto far meglio, e si sarebbe potuto anche non fare". Voci autorevoli di un filosofo e di un filologo, professionisti dell'intelletto e per definizione; ma talvolta il pensiero del bibliografo (che per mestiere si rende similabile al filologo) rincorrendo la concretezza in opposizione all'astrattezza del filosofo può chiarire con maggiore effetto il dilemma: "le bibliografie non si dividono in complete (che non esistono), e incomplete; ma fatte bene e fatte male".
Carlo M. Simonetti

 


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000