§ VISTI DA LONTANO

THE ITALIANS




Denis Mack Smith



Dal dopoguerra, la classe politica italiana ha avuto Più potere che in qualsiasi altro Paese, e quindi ha avuto la possibilità di modellare l'Italia. Ma non ha saputo oppure non ha voluto farlo bene, e quando i magistrati hanno aperto l'indagine di Mani Pulite, quella classe politica, nient'affatto sostituita da un personale rinnovato ma trasformisticamente riciclata in altre trasformazioni, si è risentita.
Tutti gli scandali andrebbero interpretati senza dimenticare una premessa: il genere umano è uguale dappertutto, e ovunque si rubacchia, si corrompe oppure si è corrotti. Da noi, in Inghilterra, o negli Stati Uniti d'America, sono più evidenti pseudo-scandali di tipo sessuale o comunque volti a svelare aspetti del privato dei politici, più che episodi di corruzione finanziaria.
Questo dipende in parte dalla pruderie anglosassone; ma per quel che riguarda l'Italia molto dipende dal fatto che in questo Paese manca del tutto un sistema di correzione di quegli abusi ora emersi. Quando nessuno controlla la corruzione, e si lascia che questa diventi un sistema abituale, è inevitabile che si generalizzi. Di più: senza controlli, la tensione di tutti diventa quella di partecipare ai frutti del potere. Anche il partito comunista italiano, l'unico partito che avrebbe potuto contrastare la corruzione e che invece è stato tenuto lontano dal governo centrale, ha finito per essere lambito da episodi di corruzione.
Oggi come oggi, mi sembra legittimo che in Italia si prenda in considerazione l'idea di maggiori poteri al presidente della Repubblica, però diciamoci la verità: se una soluzione di questo genere fosse stata adottata quando se ne è parlato per la prima volta, tempo fa, che cosa si sarebbe verificato? Che un politico oggi rifugiato fuori Italia sarebbe diventato presidente della Repubblica. E poi? Lascio a voi italiani il compito di trarne conclusioni e conseguenze.
Ora ci si chiede come mai i politici italiani dopo il 1860 non siano mai stati mazzinianamente "scossi da alcuna tempesta del dubbio"; e, di conseguenza, perché i politici italiani attuali siano stati così diversi da quei nobili progenitori.
Domande senza dubbio legittime, ma io non faccio mai paragoni, né penso che si possano facilmente emulare figure come Giuseppe Mazzini o Giuseppe Garibaldi. Certo, da Mazzini sarebbe stato bello desumere l'incorruttibilità, così come da Garibaldi i politici italiani avrebbero dovuto ereditare felicemente, se non lo spirito guerriero, non più consono ai tempi, quanto meno l'indifferenza per il potere. E dall'uno e dall'altro avrebbero dovuto trarre la straordinaria capacità di guardare lontano.
Ma per guardare lontano, è necessario conoscere bene il passato. Invece i politici italiani sono piuttosto ignoranti e non conoscono neanche la storia del loro Paese.
Anche la querelle nata intorno all'intitolazione di una piazza a Giuseppe Bottai ha a che vedere con la scarsa conoscenza della storia. Io non condivido l'ostilità della comunità ebraica e di quanti hanno trovato offensiva l'idea del sindaco di Roma, Rutelli. Io ritengo che sia un vizio tutto italiano quello di cambiare continuamente nome alle strade, attribuendo a ciò chissà quale valore simbolico.
Trovo un po' ridicolo decidere di intitolare una via a Gramsci, poi cambiarle nome, poi ridarle quel nome. Se esistesse dai tempi del fascismo una via intitolata a Mussolini io troverei giusto che restasse anche oggi: ogni personaggio storico va ricordato, nel bene come nel male, senza demonizzazioni e senza esaltazioni. Insomma, trovo che intorno a simili sciocchezze in Italia ci si affanni troppo, che si infili la politica dappertutto, scaldando gli animi e sfoderando le armi. Che spreco di energia degna di miglior causa!


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