§ DE AMERICA

LA CRISI MORALE DEL NUOVO CAPITALISMO




John Kenneth Galbraith



Sul piano economico, non posso criticare la decisione della At&T di licenziare quarantamila dipendenti. Ma su quello sociale, sì. Quando debbono scegliere fra le maestranze e il profitto, le società scelgono il profitto. Ma l'operaio o l'impiegato è un essere umano come il dirigente o l'azionista, e merita lo stesso rispetto. Invece, in nome della competitività, gli si infliggono grandi sofferenze. Vicende come quella della At&T, purtroppo, sono destinate a moltiplicarsi, in molte Corporations c'è eccesso di manodopera, dovuto anche all'avvento delle nuove tecnologie. Ma proprio per questo l'attuale trattamento dei dipendenti mi riesce inaccettabile. Occorrono delle regole di base. A mio parere, i rimedi devono essere due: una robusta liquidazione all'operaio e all'impiegato, come si fa con i dirigenti; e l'assistenza dello Stato, anche per la riqualificazione della manodopera.
Ci si può chiedere come mai Wall Street sia salita non appena la multinazionale ha licenziato. E' presto detto: perché il mercato riflette sempre di più le fortune degli imprenditori: e i loro profitti aumenteranno. E se la disoccupazione in America crescerà, la Riserva Federale ridurrà i tassi: la gente starà male, ma le azioni si apprezzeranno. E' ora che i sindacati serrino le file: da noi, negli ultimi vent'anni, si sono troppo indeboliti, ormai manca la necessaria dialettica del lavoro, le maestranze sono senza protezione. Andiamo verso le concentrazioni, pensate quante ce ne sono state nel corso del 1995, e i monopoli, la sudditanza della manodopera.
La contraddizione tra il progresso dell'economia e il regresso della società civile americana si spiega con la cosiddetta rivoluzione conservatrice, che non è rivoluzione ma restaurazione. Oggi, se si parla di riforme, è in senso negativo. I repubblicani vorrebbero intaccare le pensioni, l'assistenza sanitaria e via di seguito, accampando il risanamento del bilancio. E agevolare in ogni modo, con le esenzioni fiscali innanzitutto, le Corporations e i ricchi, come se ciò non incidesse sul deficit. Se non li fermeremo in fretta, faremo marcia indietro a tutta forza. Benessere economico e benessere sociale devono essere compatibili. E' vero che lo Stato sociale è in stato d'assedio un po' in tutto il mondo. Ma bisogna seguire una via di mezzo. Lo Stato deve diventare più efficiente e fare meno sprechi. Ma deve garantire certi diritti dei cittadini. Da liberal, io non contesto l'azzeramento del disavanzo, contesto la maniera in cui i conservatori vogliono arrivarci. Va contro gli ultimi sessant'anni della nostra storia.
Eppoi, per sé, i conservatori fanno delle eccezioni: ricordate il massiccio salvataggio delle banche e della casse di risparmio pericolanti sotto Reagan? Ebbene: i repubblicani parlano di una politica dell'inclusione, nell'ambito del libero mercato. Inclusione? In pratica, è una politica dell'esclusione... In America noi stiamo creando un nuovo ceto medio-alto e alto abbastanza vasto, di managers, di liberi professionisti, di funzionari: quella che i mass-media definiscono la overclass. Ma stiamo anche creando un ceto medio-basso e basso enorme, una vera e propria underclass, che non include soltanto il sottoproletariato tradizionale, ma altresì la gente che pur lavorando è povera, o che lavora saltuariamente. Il ceto medio, nerbo storico del nostro Paese, si assottiglia pericolosamente: lo Stato lo deve proteggere, anche nel proprio interesse.
Attenzione! Non sto delineando una nuova lotta di classe. La terminologia marxista, d'altro canto, non è più di moda. Ma è un fatto che la classe favorita vuole sempre meno tasse e sempre meno statalismo. Si sente gratificata dal mercato e vuole liberarlo del welfare state. La classe sfavorita vuole il contrario: più tasse per ridistribuire la ricchezza, sussidi di disoccupazione, assistenza sanitaria. E' una polarizzazione esplosiva: ripeto, compito dello Stato è mediare. Altrimenti prima o poi le tensioni sociali scoppieranno.
Uno dei guai americani è che i più abbienti votano, mentre i meno abbienti non lo fanno, o comunque proporzionalmente votano di meno. Temo proprio che ci voglia del tempo perché, anche in questa direzione, la underclass si svegli.
In ogni caso, prima o poi casi come quello della At&T diverranno comuni anche in Europa: per sopravvivere, anche le aziende europee dovranno essere più competitive. Ma gli europei sono più politicizzati degli americani, hanno anche sindacati più forti, e soprattutto tengono più conto del fattore umano. E' una questione culturale. Lo si è visto più di una volta in Francia, in Spagna, in Italia. Anche voi subirete forti scosse, ma reagirete meglio.


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