§ MONDO DUEMILA

QUALE EUROPA




Valéry Giscard d'Estaing



E' necessario stare attenti a non illudere l'opinione pubblica. Gli europei non devono essere ingannati. Oggi, la costruzione europea, nel migliore dei casi, è entrata in una fase di stagnazione. Ma c'è anche il rischio di una sua dislocazione, di un suo lento esaurimento. Si è proceduto all'allargamento facendo entrare nell'Unione europea Paesi impegnati in maniera diseguale, spesso poco preparati a sostenere quei sacrifici che comporta l'appartenenza all'Unione stessa. La scelta è stata fatta a scapito dell'integrazione politica. Le prospettive che abbiamo davanti sono quelle di un'Unione europea con diciotto Stati membri, poi venticinque, un giorno magari trenta. E' la fine, pura e semplice, di una certa idea d'Europa, quella dei padri fondatori. Così come sarà fra qualche anno, l'Unione ha pochissime possibilità di avere istituzioni efficaci, pochissime possibilità di avere politiche comuni sulle quali tutti siano d'accordo. La chiameremo Unione europea, ma sarà soltanto la gestione, più o meno accorta, di un imprecisato spazio europeo. Forse anche in un clima di notevole confusione.
Spero molto che si riesca a superare questo ostacolo per delineare, almeno in prospettiva, un futuro accordo. Si deve stare anzitutto attenti a non sbagliare obiettivo: si deve evitare di discutere di modello d'Europa, se federale o meno, perché in primo luogo è obbligatorio migliorare il funzionamento delle istituzioni della grande Europa per rendere più efficienti e, se possibile, più democratiche proprio quelle istituzioni. Il problema è prevalentemente tecnico e i risultati politici non potranno che essere limitati.
Cosa emergerà è presto detto. Prima di tutto è necessario stabilire come saranno prese le decisioni dell'Unione europea. E' importante sviluppare la pratica del voto a maggioranza, semplice o qualificata, salvaguardando, in qualche caso ben preciso, il sistema del consenso, cioè dell'unanimità. Ma per estendere la regola della maggioranza bisognerà ricercare una nuova ponderazione del voto di ciascun Paese. E' chiaro che il principio "una testa, un voto" non può essere applicato all'Unione europea. Il voto della Germania o dell'Italia non può avere lo stesso peso del voto della Finlandia o del Lussemburgo.
Poi, c'è da discutere la composizione della Commissione esecutiva. E in gioco non è soltanto il numero dei commissari, che deve necessariamente essere ridotto, ma anche la natura stessa della Commissione. Personalmente, io resto fedele alla natura sovranazionale della Commissione esecutiva, al fatto che i commissari non siano i rappresentanti degli Stati nazionali, ma i garanti dell'interesse europeo. Se, come spero, questa concezione non verrà stravolta, si dovrà poi definire soltanto il numero delle funzioni che saranno esercitate dalla Commissione.
Per quel che riguarda il Parlamento europeo, bisognerà migliorarne la rappresentatività. La sua elezione a suffragio universale diretto non ha dato i risultati sperati, in nessun Paese i cittadini si sentono rappresentati dal Parlamento europeo. Penso che sia opportuna una legge elettorale unica, valida per tutta intera l'Unione europea. E' comunque necessario che il Parlamento europeo si organizzi in maggioranza e opposizione, non nel senso classico di destra e di sinistra, ma sia per esempio diviso fra intergovernativi e federalisti.
In passato, avevo introdotto nel dibattito europeo la differenza tra Europa-potenza ed Europa-spazio. lo non ho abbandonato quel progetto intellettuale. La differenza continua ad esistere e può anche essere realizzata. L'Europa-potenza è impossibile a livello di Europa-spazio. Le numerose differenze culturali, storiche, diplomatiche sono incompatibili con l'Europa-potenza. Bisognerà aspettare il 1999, l'appuntamento dell'Europa con la moneta unica.
Il nucleo dei Paesi che faranno parte della moneta unica sarà l'Europa-potenza. Penso ai sei Paesi fondatori, più la Spagna e magari l'Austria. Se per quell'anno l'Italia non potrà far parte della moneta unica, sarà necessario studiare una sorta di statuto speciale, prevedere un periodo di transizione, un accorgimento giuridico che la tenga ancorata all'Europa-potenza.
E' interesse dell'Italia, ma anche degli altri Paesi che vogliono realizzare l'Europa-potenza. Comunque, il successo o il fallimento di quest'Europa non dipendono dall'oggi. Dipendono solo ed esclusivamente dal prossimo 1999.


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