§ IMMIGRATI E RAZZISMO

I NUOVI DOVERI DI UN PAESE CIVILE




Norberto Bobbio



E' lecito dire che le dichiarazioni dell'ex senatore della Lega, Erminio Boso, se dovessimo prenderle sul serio, sono incivili? Che gli immigrati "puzzino" è uno dei più comuni stereotipi del razzismo volgare. Anche i meridionali, ve lo ricordate?, puzzavano. Sporcavano le città del Nord. Usavano il bagno per coltivare il prezzemolo. Non c'è forse una puzza dell'anima che è molto più rovinosa per un Paese che la puzza del corpo? Una grande città può anche sopportare centinaia di "diversi" che emanano un cattivo odore (del resto, sopporta i gas asfissianti delle automobili), ma non potrebbe sopportare senza degradarsi centinaia di persone che ragionassero come l'ex senatore.
C'è da restare stupefatti di fronte al grado di stupidità o di demenza (vi lascio scegliere) cui è arrivata la classe dirigente di un Paese, i rappresentanti del popolo sovrano che, di fronte a un problema grave, serio, di difficile soluzione - che richiede prima di tutto l'uso della ragione, senso di responsabilità, rigore nella scelta delle decisioni, mitigato, perché no?, da un irresistibile slancio del cuore - di fronte, dico, al problema ineludibile delle società multirazziali e multiculturali, propone di sottoporre coloro che provengono da quel "pianeta dei naufraghi" che è l'Africa, ad una scrupolosa osservazione della pianta dei piedi per riconoscere "scientificamente" la loro origine tribale. Non temiamo di far ridere alle nostre spalle gli altri popoli, che non sono affatto immuni dai pregiudizi di razza, e in certi casi sono più razzisti di noi? Quei popoli, se debbono fare proposte per risolvere il problema dell'immigrazione, di cui tutti sono afflitti e molti in misura maggiore di noi, le fanno anche più severe, ma certo meno buffonesche.
Il problema del rapporto fra noi e gli immigrati è un problema gravissimo: lo sappiamo, e sappiamo anche che ci inseguirà, possiamo dire ci ossessionerà, nel prossimo futuro. Non lo possiamo risolvere con delle smargiassate.
Consideriamo il fenomeno della prostituzione che suscita tanto scandalo, e domandiamoci: c'è la prostituzione perché ci sono le prostitute, e quel che è peggio e più scandaloso secondo i benpensanti, ci sono prostitute di colore? Oppure ci sono le prostitute, e per soprappiù anche quelle di colore, perché c'è chi le frequenta? Se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe neanche l'offerta. Dilemma insidioso: per abolire la prostituzione, bisogna eliminare le prostitute o i clienti? Paradosso per paradosso, non vi sembra una bella trovata quella di un senatore che da anni è in prima fila contro i pregiudizi razziali, quando ha detto: "Espellete pure le prostitute che vengono dal mondo dei dannati della Terra, purché vengano espulsi nello stesso tempo i loro clienti che sono fra noi"?
Purtroppo la Lega ha dimostrato ancora una volta, e non sono certo io a stupirmene, la sua originaria rozzezza. La sinistra non deve lasciarsi indurre in tentazione. Che dico, la sinistra? Assennatamente, Sergio Romano e Mario Deaglio avevano già osservato che un problema fondamentale per la nostra pacifica e democratica convivenza, come quello dell'invasione irresistibile (e però prevedibile) di gente di altre razze e culture dovrebbe essere affrontato da qualsiasi governo con proposte in cui una sinistra e una destra responsabili dovrebbero trovare una base comune. A condizione però che non vengano prese in considerazione e neppure ascoltate proposte senza senso.
Ho firmato tempo fa un appello propostomi dal Sermig in cui si legge: "Occorre insistere sulla reciprocità di diritti e doveri. Dev'essere richiesto agli immigrati con fermezza di conoscere e rispettare la società che li accoglie, nella sua cultura e nelle sue leggi". Ma nello stesso tempo "deve essere favorita la presenza regolare di chi dimostra buona volontà mediante l'inserimento nelle opportunità di lavoro che esistono, come altrettanto va applicata la legge nei riguardi di chi delinque". Concetti elementari, esposti con chiarezza eloquente: distinguere chi delinque da chi lavora.
Nessun popolo, e tanto meno l'italiano, è razzista in generale. Il pregiudizio razziale è alimentato e favorito da situazioni particolari, in cui il diverso è percepito come un intruso o come un concorrente sul lavoro o come un corruttore del nostro sistema di vita. Nessun pregiudizio nei riguardi delle domestiche filippine, che svolgono un lavoro che le donne italiane rifiutano. Ce ne fossero!
Qualcuno potrà dirmi: hai un bel dire, ma tu vivi in un quartiere della città in cui non sei in contatto diretto con la parte meno regolare e sinora tutt'altro che interamente regolata di costoro. Mi rendo perfettamente conto dei gravi disagi di molti che non si trovano nelle mie condizioni, e anche della loro esasperazione. Ma proprio per questo smettiamo di discutere vanamente su proposte inique o, peggio, ridicole. Nel timore di essere impopolari - e sia detto tanto alla destra quanto alla sinistra - non bisogna dimenticare che l'Italia ha dei doveri cui non può sottrarsi un Paese civile.


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