§ L'EUROPA DELLE CATTEDRALI

PIETRE DEI GOTI




Tonino Caputo, Stefano Greco, Francesco Lay



"Questa maniera fu trovata dai Goti, che per aver ruinate le fabriche antiche e morti gli architetti per le guerre, fecero dopo, chi rimase, le fabriche di questa maniera: le quali girarono le volte con quarti acuti, e riempirono tutta Italia di questa maledizione di fabriche...".
Il fondatore della nostra storia dell'arte, Giorgio Vasari, non era tenero - anche se gli accadeva di fare più di un'eccezione - con l'arte medioevale e se la prendeva in modo particolare con una certa "maledizione di tabernacolini l'un sopra l'altro, con tante piramidi e punte e foglie, che, non ch'elle possano stare, pare impossibile ch'elle si possino reggere; et hanno più il modo di parer fatte di carta che di pietre e marmi".
Ciò che lo irritava erano gli aspetti anticlassici contrari a una certa idea dell'ordine, della proporzione, della norma, dell'armonia delle membrature architettoniche. A questa "maniera" che non considerava autoctona, bensì introdotta in Italia dai tedeschi o addirittura dai goti indirizzò critiche assai violente.
Non erano stati i vecchi goti a creare lo stile che porta ormai il loro nome (Paul Frankl pubblicò un ponderoso volume di circa mille pagine sulla storia critica e sulle immagini che del gotico si sono avute nel tempo, intitolandole The Gothic), e neppure i tedeschi, che tuttavia in Italia poterono esserne più di una volta tramiti. Ciò che definiamo "Io stile gotico" era nato nelle chiese dell'Ile de France poco prima della metà del XII secolo, aveva avuto un rapido sviluppo, aveva seguito molte strade, si era manifestato più tardi nella scultura e anche nella pittura e, pur incontrando più di una resistenza, aveva conquistato l'Europa nel corso del Duecento.
E in Italia come era giunto e si era manifestato il gotico? E' un problema che ha interessato appassionatamente agli inizi del secolo grandi archéologues francesi come Camille Enlart (con alcuni sentori di sciovinismo) ed Emile Bertaux, e in anni a noi più prossimi Cesare Gnudi, con L'arte gotica in Francia e in Italia. Qualche risposta viene da questo saggio a più mani. Non si è trattato di un compito agevole (Ernst Gombrich, negando la legittimità di concetti unificanti come quelli di stile, a più riprese ha ironizzato sulla fiducia che il grande Panofsky dimostrava verso l'esistenza di uno stile gotico che globalmente abbracciasse architettura, pittura e scultura); ma, dato per inteso che il gotico esista, o quanto meno che esistano certi caratteri che riconosciamo come "gotici", difficile è dare un quadro unitario del suo primo svolgersi nel nostro Paese. Difficile, per non dire impossibile. Infatti, nella prima metà del Duecento ci troviamo di fronte ad una serie di fatti, di fenomeni non necessariamente legati gli uni agli altri, anzi apparentemente isolati, saltuariamente distribuiti sul territorio, la cui presenza può essere riconducibile a situazioni geografiche, ad occasioni politiche, a committenti e a pubblici anche molto diversi.
Esistevano nella tradizione italiana elementi che troveranno risonanze nel gotico: la volta a crociera d'ogive di certe chiese lombarde, per esempio, o il gusto terreno, rustico, attento alla quotidianità che anima in senso realistico certe sculture romaniche nate nelle città comunali della Padania. Di qui, il dubbio se alcuni aspetti del gotico italiano non siano sviluppati proprio da queste premesse. Poi ci sono le influenze esercitate dagli artisti itineranti, italiani operosi nel Nord, e quindi messi a contatto con i nuovi paradigmi, e settentrionali in tutta Italia; e ancora, la circolazione delle opere, degli schemi e dei disegni, dei libri miniati, delle oreficerie, degli avori, dei ricami.
Sul caso Antelami e sulla sua stupefacente conversione dal romanico al gotico le luci sono da tempo puntate, ma certo meno conosciuto è il fatto che, com'è stato ricordato, uno scultore francese sia stato al lavoro intorno al 1220-25 alla facciata e all'interno della chiesa di Santa Maria di Vezzolano, nel Monferrato, un altro sia stato attivo all'ambone del Duomo di Vercelli, un altro ancora, di stupefacente qualità e tutto intriso di quel vigoroso classicismo sviluppatosi sulle rive della Mosa, ma ramificato anche in ambiente mediterraneo, che è stato chiamato lo "stile 1200", lo troviamo presente sulla facciata della cattedrale di San Lorenzo, a Genova. Ne ha parlato Peter Cornelius Claussen, che ha istituito interessanti rapporti con quello straordinario capolavoro che è il calendario Trivulzio nel Duomo di Milano.
Altri scultori fortemente marcati dai modi transalpini sono attivi al Giudizio Finale del portico della cattedrale di Ferrara, e a Santa Giustina di Padova. Un pittore di sicura origine transalpina, la cui importanza avevano da tempo sottolineato i nostri studiosi, inizia la decorazione - che sarà poi continuata da Cimabue - della chiesa superiore di San Francesco d'Assisi; e splendidi cicli di vetrate -per eccellenza la tecnica pittorica del gotico -sono montate a distanza di qualche decennio nelle finestre del coro e del transetto meridionale di questa stessa chiesa.
I cistercensi, grazie allo strettissimo contatto che le loro abbazie ebbero con le case-madri borgognone e con altri monasteri del medesimo ordine (un "Frater Simon" costruttore dell'abbazia di Wacock, in Polonia, dirigeva dal 1239 una campagna di lavori all'abbazia di San Galgano), furono importanti tramiti di modi costruttivi e decorativi transalpini in Italia, e un ruolo assai significativo ebbero poi i cantieri di Federico II. Molti cardinali transalpini affollavano la curia romana, e qualche volta era lo stesso pontefice (Urbano IV, Clemente IV, Martino IV) ad essere di origine francese.
Nelle regioni del Mezzogiorno, poi, una serie di dinastie straniere, prima gli Altavilla, in seguito gli Staufen, quindi gli Angioini, furono strettamente legate a situazioni extra-italiane e a più riprese fecero appello a modelli e ad artisti stranieri.
Si tratta dunque di una serie di problemi estremamente intricati, di un terreno in cui ancora molto resta da mettere in connessione e da esplorare, per quanto negli ultimi anni gli studi si siano moltiplicati e infittiti.
Soffermandoci sulle linee storico-artistiche generali, diciamo che l'arte gotica si sviluppa in Europa nell'ultima fase del Medioevo, in un periodo di profondissime trasformazioni economiche e sociali, che vede il superamento della società feudale e la formazione di nuovi centri di potere: le prime monarchie, le grandi città, il clero, le classi "nuove" e ricche dei commercianti, dei banchieri. Se il quadro economico e sociale in cui questo stile fiorisce è abbastanza chiaro, resta poco comprensibile, come abbiamo detto, il motivo per cui gli storici dell'arte lo abbiano denominato "gotico": non certo perché i goti - un popolo originario della Scandinavia, molto probabilmente dell'isola di Gotland - si siano messi in luce per la loro abilità di architetti (come tutte le orde barbariche erano nomadi, che poco si curavano delle case, e nient'affatto delle chiese, essendo fra l'altro pagani); e neppure perché i goti abbiano abitato le zone che ne videro la fioritura, visto che nel primo secolo avanti Cristo erano dislocati alle foci della Vistola e che successivamente si spostarono a sud, occupando la riva sinistra del Danubio. Con ogni probabilità, gli umanisti italiani del Rinascimento adottarono il termine gotico come sinonimo di barbarico, nel senso di proveniente dalle regioni d'Oltralpe: dunque, in contrapposizione a "romanico".
Sta di fatto che il "gotico" è nato nel cuore della Francia (divenuta regno sotto la dinastia dei Capetingi), nella fertile e rigogliosa regione a nord di Parigi, dove si trova anche un ottimo tipo di roccia calcarea, resistente ma facile da lavorare. Dal 1140 al 1144 fu ricostruito il coro dell'abbazia di Saint-Denis, proprio presso Parigi: chiunque ne sia stato il progettista, egli può essere indicato come l'inventore dello stile gotico. Da questo momento le città francesi sembrano gareggiare nel costruire o nel ricostruire in forme gotiche le proprie chiese e cattedrali: la facciata della cattedrale di Chartres, Notre-Dame di Parigi, la cattedrale di Reims, Notre-Dame di Amiens, la cattedrale di Beauvais segnano il culmine del gotico francese.
Il primo edificio gotico inglese, la cattedrale di Canterbury, venne intrapreso a partire dal 1174 da un architetto francese, Guglielmo di Sens; seguirono altri capolavori: la cattedrale di Lincoln, iniziata nei 1192, Sant'Andrea di Wells, l'abbazia di Westminster (1245), la cattedrale della Santa Trinità di Gloucester.
Il gotico tedesco non abbraccia soltanto la Germania vera e propria, ma l'intero territorio linguistico delle popolazioni germaniche, ed estende il suo influsso all'Europa orientale e alla Scandinavia. I suoi capolavori sono il duomo di Colonia, la cui prima pietra venne posta nel 1248, la cattedrale di Friburgo, Santo Stefano a Vienna, iniziato nella prima metà del XIII secolo.
In Spagna e in Italia, il gotico è meno puro, perché venne per così dire "latinizzato", perdendo alcuni suoi caratteri tipici. Le manifestazioni estreme si ebbero sul finire del XV secolo con il cosiddetto "gotico fiammeggiante", che però tutto ebbe, meno che la precedente vitalità creativa.
E' stato sottolineato che la scultura monumentale gotica appare concentrata all'esterno delle cattedrali, mentre l'interno ne èquasi privo. E' un'arte che riprende i tipici caratteri di verticalità nella forma allungata delle figure, inquadrate entro una nicchia chiusa da colonnine e sovrastate da un baldacchino, nella rigidità dell'atteggiamento, nel panneggio delle vesti che spesso ricadono parallele, come scanalature di una colonna. Le teste sono invece più "mosse", volte verso destra o verso sinistra, chinate in avanti o piegate all'indietro; i tratti del viso sono caratterizzati, in modo che il fedele possa facilmente riconoscere il personaggio raffigurato. Così, ad esempio, San Firmiano è un vescovo ieratico e maestoso; Santa Elisabetta è una donna anziana dall'aria un po' rassegnata; Maria ha un'espressione di giovanile e fresca bellezza. Le statue della Vergine, e in genere di tutte le figure femminili, hanno proporzioni più allungate e sono spesso impostate secondo un ritmo curvilineo, che in alcuni casi disegna una sorta di "S".
Il tema della Madonna, oltre che nelle grandi statue destinate alle cattedrali, ha grandissima diffusione anche nella piccola statuaria, cioè nella produzione artigianale destinata alle chiese di campagna oppure all'uso privato di aristocratici e ricchi commercianti: si tratta delle cosiddette immagini di devozione, che raffigurano, oltre alla Vergine col Bambino - ed è il caso più frequente - anche il gruppo di Cristo e San Giovanni (in genere, col discepolo addormentato sul petto del Redentore), la Pietà (generalmente il Cristo morto giacente fra le braccia della Madre) e il Crocifisso.
Questa scultura di piccolo formato dà vita ad autentici capolavori, come la "Madonna di Krummau", molto probabilmente la più riuscita tra le "Belle Madonne" ("Die Schönen Madonnen"), un gruppo di Madonne con Bambino boeme e tedesche veramente stupende per l'eleganza e persino la raffinatezza con cui sono modellate le figure.
Per una migliore comprensione della scultura gotica si deve tener presente che, in origine, le statue erano dipinte: il volto e le mani avevano un colore naturale; i capelli erano di un biondo dorato; le vesti avevano tinte vivaci; i gioielli, le fibbie, i bordi dei mantelli recavano incastonati vetri colorati e pietre dure. La visione era paradisiaca.
Possiamo sostenere, in linea generale, che nel periodo gotico la pittura non riveste il ruolo fondamentale svolto in altre epoche della storia dell'arte. Infatti, la cattedrale gotica, per la prevalenza degli spazi vuoti su quelli pieni e per la mancanza di muri compatti, non interrotti da aperture, non si presta ad accogliere una decorazione pittorica: scompaiono quindi i grandi cicli narrativi affrescati sulle pareti delle chiese. Fa eccezione l'Italia, dove non si perviene mai al livello di slancio verticale e di leggerezza delle chiese francesi, inglesi e tedesche, e quindi sopravvive il gusto per la pittura muraria in cicli di tema religioso. Per contro, ha un certo rilievo la pittura profana che adorna le sale dei castelli, delle dimore signorili e degli edifici municipali. Il motivo del suo successo è sostanzialmente di natura economica: gli affreschi rappresentano un elemento decorativo meno costoso rispetto ai preziosi arazzi con cui venivano ricoperte le pareti.
I soggetti preferiti sono storie romanzesche oppure scene della vita di corte. Ma tornando alla pittura religiosa, si assiste soprattutto alla diffusione dei dipinti su tavola: nobili e ricchi borghesi ordinano per le loro pratiche di devozione piccole tavole o altari portatili, mentre il clero commissiona per gli altari delle chiese grandi dipinti che possono apparire come un'unica tavola (pala d'altare) o essere a più scomparti (polittico). Il polittico è la forma prediletta della pittura gotica e ne rappresenta la manifestazione più tipica: si tratta di un complesso di grandi dimensioni, costituito da più scomparti accostati; quando sono tre, la denominazione è quella di "trittico". Ogni scomparto è definito da un arco acuto, talvolta trilobato, poggiante su sottili colonnine: una struttura che ricorda molto da vicino quella delle finestre gotiche. Anche le decorazioni della cornice, con i loro pinnacoli, le cuspidi e i motivi floreali, richiamano tratti tipici dell'architettura.
La tecnica in parte è la stessa delle miniature, con una grande attenzione per i dettagli e una costante mancanza di profondità: il fondo delle tavole è dorato e crea attorno alle figure un'atmosfera ultraterrena, esaltando nello stesso tempo gli altri colori del dipinto. All'artista gotico non interessa tanto rendere la profondità spaziale, ossia la terza dimensione che darebbe più realismo al dipinto, quanto esprimere l'atmosfera mistica e divina dell'episodio religioso. Il mondo figurativo della pittura gotica rientra in un universo di grazia, di bellezza, di quiete, di equilibrio, da cui sono cancellati il dolore, la volgarità quotidiana: naturalmente il mondo esterno non è così, ma l'artista cancella la realtà che lo circonda, quella che lo assedia tutti i giorni, e presenta figure ideali, aristocratiche. In genere queste figure sono inserite in strutture architettoniche stilizzate, e anche quando l'artista introduce elementi naturalistici - rocce, alberi, fiori - per "creare l'ambiente", questi vengono riprodotti in modo abbastanza schematico.
I colori di un dipinto gotico, normalmente luminosi e raffinati, in alcuni casi divengono intensissimi. Nella "Resurrezione di Cristo", dipinta da un anonimo boemo, detto Maestro di Trebon o di Wittingau (1380 circa), la composizione è basata su un accordo audacissimo di rosso e di verde, che produce un effetto fantastico, quasi visionario, accresciuto dal rosso del cielo costellato di stelle d'oro. Anche in esempi di questo tipo, dunque, predomina quell'atmosfera irreale e sognante che costituisce il dato costante della pittura gotica europea, comunque essa si configuri: meraviglia fiabesca, spiritualità mistica o leggenda cavalleresca.


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