§ GROTTA DEI CERVI / CONTRAPPOSIZIONI RIVELATRICI

DIVINITA' A PORTO BADISCO




Maurizio Nocera, Cosimo Giannuzzi



L'interpretazione della figura antropomorfa di Badisco quale divinità (1) poggia su un grafema ritenuto "sigla" della Grotta dei Cervi. Questo grafema è costituito da due figure equivalenti ma opposte specularmente a forma di S. Ha notato P. Graziosi che "la figura ad S, forse derivata dalla doppia spirale, di cui potrebbe rappresentare la semplificazione grafica estrema, appare anche come qualcosa di particolarmente caratterizzante nell'iconografia astratta di Porto Badisco: come un segno tendente, in qualche modo, a qualificare le figure alle quali si associa in maniera più o meno intima. L'antropomorfo del gruppo 46 appare decisamente collegato con la coppia di S posta fra le gambe divaricate e forma con essa un tutto unico" (2).
La coppia di S indica l'esistenza di una contrapposizione fra due elementi, di cui uno di essi, fondante, è la derivazione speculare dell'altro. Il criptogramma di Badisco è perciò un simbolo dualistico, perché raffigura una contrapposizione di un contenuto cognitivo, composto da una coppia di elementi costituenti un insieme. Questo tipo di contrapposizioni, presenti nelle culture dell'antica Europa, indica un'evoluzione del concetto di dualismo perché non poggiano solo sulla ripetizione di una unità tematica (il "potere di due", il "doppio"), ma su una più complessa idea di contrapposizione (3). Dalla comparazione con altri dualismi presenti nella preistoria, potrà meglio essere delineata la visione del mondo che si cela in questa rappresentazione.
Il dualismo a cui facciamo riferimento non si riferisce al dualismo religioso né a dottrine o a sistemi di pensiero dualistici conosciuti. L'uso di questo termine è per ora soltanto strumentale, finalizzato cioè unicamente alla descrizione di una nozione avente due principi che sono in contrapposizione.
E' stato già dimostrato che la varietà di forme simboliche trova nel dualismo e nella polarità, oltre le modalità di classificazione sociale presenti in alcune società primitive, anche il modello di classificazione bipartita sulla base dell'"esperienza primaria dell'orientamento nello spazio", (4) che si traduce in molti miti, riti e credenze nella configurazione della divinità.
In questo criptogramma, la coppia delle S fa supporre, con buona probabilità, a due serpenti affrontati (5).
E' stato notato che le rappresentazioni di serpenti sono conosciute, a partire dal Paleolitico superiore, come espressioni di energia (6). Nella coppia di serpenti di Badisco, queste espressioni comportano una opposta direzione.
Tra le tante discipline, ci rivolgiamo qui alla psicologia per la ricerca degli aspetti che l'energia assume nel manifestarsi sotto forma di due serpenti contrapposti.
Jung, nel ritenere che "gli opposti sono indispensabile ed ineliminabile precondizione di ogni vita psichica" (7), mutua dalla prima legge della termodinamica un concetto di energia che prevede due forze opposte e sul quale si basano molte sue ipotesi quale quella del ruolo dell'inconscio come polarità opposta alla coscienza.
Anche Neumann, di scuola junghiana, ritiene che "l'esperienza del mondo diventa possibile solo attraverso le opposizioni" (8) e si deve alle opposizioni tutta quella esperienza di natura spirituale e sociale che ha formato la coscienza collettiva di molti gruppi umani.
Il criptogramma delle S è posto fra le gambe di una figura antropomorfa. Questa presenza appare come un'immagine di conciliazione del conflitto degli opposti polarizzati, caratterizzandosi come "contenitore" di essi. Nella figura antropomorfa di Badisco convive la spirale, che è un'elaborazione (in termini di astrazione) del serpente, ovvero del concetto di "psiche ancestrale" (luogo degli archetipi). E' l'evoluzione di questa energia che porta alle manifestazioni simboliche qual è la figura antropomorfa.
La figura mostra gli arti spiraliformi, restituendo a livello non solo di percezione visiva una situazione di mobilità. I significati simbolici della spirale derivano dal suo richiamo all'evoluzione di forza vitale, che è analoga alla forza vitale del serpente.
Per queste ragioni la figura si connota come "simbolo della totalità", elemento rappresentativo del processo di individuazione che conclude il percorso iniziatico del neofita: le impronte di mani presenti sulla parete di fronte al gruppo 46 testimonia questa circostanza.

LA GROTTA DEI CERVI DI BADISCO

Il complesso ipogeo venne scoperto l'1 febbraio 1970. Data la rilevante importanza della scoperta, da subito si interessarono alla Grotta, definita "dei Cervi", i più grandi studiosi italiani e stranieri di archeologia: da A. M. Radmilli a P. Graziosi, da Cipriani e Magaldi a M. Gimbutas, da Burkert a Nougier, a Whitehouse, ad altri ancora. La Grotta conserva infatti una ricca documentazione sulla cultura materiale e sull'arte rupestre relativa ad un periodo che va presumibilmente dal Neolitico medio all'Eneolitico iniziale. In particolare, importanti sono le pitture del complesso che indicano, nella trasformazione da uno stile figurativo (verista) ad uno stile non figurativo (simbolico-astratto), l'evoluzione dell'attività intellettuale. Il sito era punto di confluenza di culture di tutto il Mediterraneo.
Sulla base degli elementi simbolici presenti, gli studiosi sono concordi nel ritenere la Grotta un luogo di tipo sacrale, un santuario della preistoria.
Al momento la Grotta dei Cervi, dopo la morte di P. Graziosi, è studiata da una delle sue assistenti, M. Guerri, dalla quale da tempo si aspetta la pubblicazione delle informazioni e degli studi acquisiti. Dal punto di vista della salvaguardia, occorre dire che l'arca della Grotta non ha ancora ricevuto tutela adeguata alla sua importanza. Da più parti continuano i tentativi di cementificazione della zona per interessi non certamente di valorizzazione dell'intera area.


NOTE
1) - M. Gimbutas, il linguaggio della Dea, Longanesi, Milano, 1989, p. 127.
- C. Giannuzzi, La divinità nel santuario preistorico di Porto Badiseo, in Note di storia e di cultura salentina, 1991, pp. 121-128.
- J. Laing and D. Wire, The Encyclopedia of Signs and Symbols, Studio Editions, London 1993, p.233.
2) P. Graziosi, Le pitture preistoriche della grotta di Porto Badisco, Giunti-Martello, Firenze 1980, tabella V.
3) M. Gimbutas, op. cit., p. 161 e sgg.
4) M. Eliade, La nostalgia delle origini, Morcelliana, Brescia, 1980, p. 146.
5) Nougier, La preistoria, Utet, Torino 1982, p. 226.
6) M. Gimbutas, op. cit., p. 121.
7) C. G. Jung, Collected Works, Routledge & Kegan Paul, London, 14, p. 206.
8) E. Neumann, Storia delle origini della coscienza, Astrolapio, Roma, 1978, p. 105.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
- P. Graziosi, L'arte preistorica in Italia, Sansoni, Milano 1973.
- P. Graziosi, Le pitture storiche della Grotta di Porto Badisco, Giunti-Martello, Firenze 1980.
- L. R. Nougier, La preistoria, Utet, Torino 1982.
- Guidi-Piperno (a cura di), Italia preistorica, Laterza, Bari 1992.
- R. Whitehouse, Underground religiosus, Southern Italyin The Accadia Rescarch, University London 1992.
- Per ulteriori indicazioni rimandiamo a C. Giannuzzi, Orientamenti bibliografici per uno studio della Grotta dei cervi di Porto Badisco, in Nuovi Orientamenti Oggi, nn. 122-123, Gallipoli 1990.


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