L'esperienza
letteraria maltese, una storia di vari sviluppi e varie aperture di
circa due secoli, si spiega in gran parte come estensione della matrice
italiana e, particolarmente, di quella del Sud. La continuità
storica e culturale tra Malta e la Sicilia, la posizione geografica,
l'identità insulare, la limitatezza territoriale, gli effetti
di una lunga precedente tradizione letteraria in lingua italiana: questi
sono alcune delle caratteristiche che possono facilmente far entrare
tale discorso nell'ambito più ampio di rilevanza e di estensione
regionale. D'altra parte, la stessa identità di Malta come isola
che per vari secoli ha cercato di sopravvivere e di mantenere la propria
identità nazionale è anche una realtà fondamentale,
spesso contrastante e paradossale. Entro i limiti prestabiliti di una
esperienza in egual modo continentale e insulare, si può tentare
di arrivare ad una interpretazione del tema.
Da un lato c'è la dinamica dell'isolamento, la forza derivante
dal fatto che il mare separa e allontana, e dall'altro c'è la
piena coscienza di trovarsi al centro del Mediterraneo, realtà
geografica e culturale con cui l'isola ha sempre avuto strettissimi
rapporti di ogni genere. Ciò spiega perché i comportamenti
letterari che stanno per essere definiti possono essere spiegati come
tipici dell'isola e della regione e come allo stesso tempo abbiano un
loro ritmo storico di svolgimento diverso da quello regionale e continentale.
Il carattere
della tradizione culturale
La presenza dei Cavalieri, cacciati da Rodi e arrivati a Malta nel
1530 con l'intenzione di ristabilire la loro forza nel Mediterraneo,
ha contribuito molto alla formazione dell'identità moderna
dell'isola. La loro concezione della vita, religiosa, politica e culturale,
si basa sul concetto dell'uomo forte, difensore dei valori, garante
della stabilità territoriale, modello di coraggio e di integrità.
Si tratta di una visione che ha influito molto e per lunghi secoli
sul modo di agire e di pensare dei maltesi in tutti i settori. La
loro identificazione del potere politico con il potere religioso,
cioè dell'uomo forte con l'uomo giusto, assume presto la funzione
di emblema di tutta la storia del Paese: la stessa storia si concepisce
in termini religiosi, come un conflitto tra il bene e il male. Anche
la rivolta dei maltesi contro Napoleone nel 1798 è una manifestazione
della stessa visione. La partecipazione di Malta al risorgimento italiano,
dall'inizio dell'Ottocento fino a quando l'unità d'Italia era
un fatto compiuto, continuava a mettere in evidenza quanto era forte
ed efficace la visione propugnata dai Cavalieri. Il periodo britannico
si inserisce armonicamente in tutto questo tessuto tradizionale, poiché
gli inglesi non volevano in alcun modo disturbare sia le istituzioni
sia la relativa tranquillità in cui viveva il piccolo popolo
maltese.
Sono queste le condizioni in cui comincia a fiorire la coscienza dei
maltesi come popolo, cioè la loro presa di posizione come comunità
autonoma, distinta da tutte le altre. Oltre alla formazione dei partiti
politici, la nascita di una letteratura in lingua maltese è
il fatto più importante che stabilisce una specie di continuità
tra l'ultima fase del periodo tradizionale (gli ultimi anni della
dominazione dei Cavalieri) e la prima fase del nuovo periodo, che
sotto vari profili si può chiamare moderno (primi decenni dell'Ottocento).
Si tratta di una storia interamente dominata dall'uomo. In tutta la
storia di Malta non c'è neanche una sola eroina, e la nuova
letteratura, interpretando fedelmente la coscienza istituzionale e
popolare, si ispira completamente a personaggi maschili, spesso tratti
dai documenti storici o ricreati tramite una fusione di verità
storica e immaginazione. Toni Bajada, Cejlu Tonna, Nazju Ellul, Dun
Mikiel Xerri, Mikiel Anton Vassalli giganteggiano da soli e occupano
tutti gli spazi sia nella poesia di tipo eroico sia nella narrativa
storica per vari decenni, e addirittura fino alla fine della prima
metà del Novecento. Ma d'altra parte c'è pure la dinamica
della salda tradizione familiare, e spetterà alla fantasia
letteraria di cercare di stabilire una sorta di bilancio tra la totale
presenza maschile e la completa assenza femminile.
Così nasce la fortuna di uno dei modelli archetipici più
importanti di tutta la tradizione letteraria maltese, che ora concede
alla donna il posto che le è stato negato dalla storia. La
nazione è concepita in termini di unanimità, cioè
come una famiglia ben compatta, unita nei suoi intenti. L'eroe assume
la funzione del padre, l'isola diventa la madre ideale, e i cittadini
sono i figli. Al poeta sarà più importante idealizzare
anziché riflettere la realtà, ma anche in tale processo
di sublimazione si può intravedere una specie di sociologia:
il rapporto tra uomo e donna è analogo al rapporto tra poeta
(maschio) e poesia (sempre idealizzata come femmina). L'atto dello
scrivere, tradizionalmente un atto maschile, ha per soggetto la scrittura,
una realtà diversa dall'essere maschile, e appunto una femmina.
Ciò spiega, almeno parzialmente, perché in tutta l'esperienza
romantica maltese c'è il nome di una sola donna, Mary Meilak
(1905-1975), una poetessa che del resto non è considerata tra
le voci più importanti .
Dun Karm: la
scoperta della femminilità ideale
Tale mediazione tra verità storica e verità poetica,
caratteristica di tutta la lirica romantica maltese da Gian Antonio
Vassallo (1817-1868) in poi, è al centro di tutta l'opera del
massimo poeta maltese del primo Novecento, Dun Karm (1871-1961). La
sua grande importanza nella storia dello sviluppo della lingua maltese
come strumento letterario e l'enorme influenza che ha avuto su tutti
i suoi contemporanei fanno sì che analizzando uno dei suoi
modelli immaginari si può arrivare direttamente a conclusioni
di tipo generico.
Per Dun Karm la donna del passato è incantevole, idealizzata
attraverso descrizioni che mettono in evidenza la bellezza corporea
e spirituale. Quando il vero storico diventa un vero morale, come
in Manzoni, la figurazione rievoca la donna-madre che assume nella
propria personalità i valori supremi che animano tutta una
serie di vittorie politiche:
Messa in ginocchio,
con il capo circondato
da una corona di bastioni, con la mano posata
sul manico della spada e con il viso nascosto
... si trova gettata per terra
questa madre elemente,
la terra che ci ha dato il suo nome.
(Wara hamsa u ghoxrin sena)
Il suo capo
coronato dalla forza dei bastioni,
la sua mano messa sul manico della spada,
il suo seno difeso dietro l'acciaio più fermo,
nasconde il suo viso...
(Il-Monument)
E' la visione
animata di una donna battagliera, appunto di una specie di cavaliere,
mai di una donna dimessa, anzi è in questa identità
di soldato ineluttabile che trova piena giustificazione l'insistenza
poetica sul carattere movimentato e agitato di questa "persona".
Ma quando il motivo nazionalistico si scioglie in un motivo più
intimamente lirico e soggettivo, la stessa figurazione prende le caratteristiche
di un'amante affettuosa e tenera con la quale il poeta solitario instaura
un rapporto sentimentale.
La donna tipica rimane la madre perfetta, ma assume anche il ruolo
di una compagna. Questa continua ambiguità probabilmente si
spiega attraverso una ricostruzione sistematica di una caratteristica
molto importante della storia politica e culturale maltese, cioè
la stessa assenza della donna. Da queste condizioni la poesia romantica
sembra prendere le mosse per una intera riabilitazione:
Ti ho visto
sempre bella, o Malta mia,
con la veste colorita che hai intrecciato
nel tempo,
......
E io, poeta, quante volte ti abbracciai!
Quanti baci ti posi sulle dolci guance!
Quanto ho lavorato con la mente,
il cuore e le braccia
per non vederti nelle mani
degli stranieri!
(Lil Malta -fuq il-Fruntiera)
Questo motivo,
sempre tradotto metaforicamente con identiche materie di costruzione,
è comune a vari altri poeti maltesi del primo Novecento (Gorg
Pisani, Guzè Chetcuti, Gorg Zammit, Guzè Delia). Lo
straniero, qui inteso come aggressore politico, rievoca spesso un
maschio che invade l'intimità della famiglia. Si tratta di
un tema raramente trattato dai poeti romantici, spesso per motivi
sociologici, ma di regola elaborato in termini politici, che occasionalmente
si sciolgono in termini sentimentali.
Anche la poesia del dissenso conserva la stessa struttura metaforica,
dando sempre il maggiore rilievo alla donna vista sotto vari aspetti
morali. Politica ed etica, storia e fantasia, passato e presente si
intrecciano in un unico insieme, mettendo sempre in risalto le polarità
sessuali. Se l'autore è sempre un maschio, il tema prende spesso
un aspetto di natura femminile: il soggetto è la femmina. Il
sogno, ad esempio, si contrappone acerbamente alla realtà,
anche se si tratta spesso di una realtà di cui si deve tacere;
l'illusione non dura molto e lascia posto al vero attuale, all'esperienza
immediata del paese contemporaneo. Pur conservando la stessa figurazione,
Dun Karm delinea la figura di una donna affranta, lacerata dai nemici
politici e morali. Il dissidio tra ideale e reale, tra passato e presente,
dà luogo a un adattamento della metafora conduttrice, e così
si introduce il motivo del rimpianto e della delusione. Il maschio
rimprovera la femmina, e non è facile distinguere tra la donna-madre
e la donna-compagna:
Eri il fiore
del mondo
e ora rassomigli a un letamaio;
ogni tipo di sporcizia sta entrando in te;
tu accetti tutto e ti rallegri, stolta donna,
e il mondo si beffa di te.
......
Perché la tua anima è malata...
........
E il tuo cuore è freddo...
(Lil Malta - tà llum u tà ghada)
Si costruisce
in questa maniera il concetto moderno di nazione, che viene fuori
figurativamente da tutta l'opera risorgimentale italiana, una visione
unitaria che, accanto alla base comune di lingua, religione, costumi
e storia, trova la sua vitalità sostanziale nel fatto che i
cittadini si sentono fratelli, figli di una sola madre. Anche l'inno
nazionale, Innu Malti, scritto da Dun Karm nel 1922-23, è una
preghiera per la madre, un discorso rivolto al Padre (cioè
Dio) dal figlio. Tale struttura familiare sembra trasferire vari contenuti
dal livello personale e affettivo al livello collettivo e politico.
La donna non è dunque protagonista in termini di azione diretta,
ma lo è in quanto è sempre il tema centrale. La femmina
che non aveva nessun ruolo importante nel sistema socio-culturale
se non quello naturale di madre riesce, attraverso il processo immaginativo,
a diventare eroina sul piano della scrittura, cioè a determinare
i limiti entro cui gira la creatività del maschio.
Del resto, la figura della donna come madre e come persona diversa
sta alla base di tutta la poetica di Dun Karm, anche lui autore di
varie liriche di natura sentimentale e amorosa. Nella sua opera maggiore,
Il-Jien u Lilhinn Minnu (L'io e al di là dell'io, 1938), concepita
come epilogo ideale ai Sepolcri foscoliani, la donna-madre assume
il ruolo determinante di mediatrice tra la ragione umana e la rivelazione
divina, e Dio stesso sembra evocare il comportamento di una madre
affettuosa.
Karmenu Vassallo:
la donna come salvezza
Una delle pagine più interessanti, e anche più tormentate,
della poesia romantica maltese è scritta da Karmenu Vassallo
(1913-1987), laddove nel suo pessimismo, riconoscendo il bisogno di
un superamento di tutta la sua visione giovanile, afferma che l'amore
è il valore più importante dell'esistenza, identificandolo
con l'unico superamento possibile di fronte al problema dell'essere.
Nella lingua maltese la parola mhabba (amore) è femminile,
e questo basta già per Vassallo per tradurre il nome in sostantivo,
per parlare dell'amore come se fosse già la donna amata:
Riconosciamo
l'Amore che ci ha creato
e redento, riconosciamo che,
fuorché lui, tutto è vanità e nulla.
(Lit-Tfaja tà Mhabbti)
E' bello l'Amore!
E' dolce il frutto del suo grembo.
Chi semina in esso non semina nel fango.
(Formosa)
Si ha qui di nuovo
la detta ambiguità d'interpretazione per quanto riguarda la
natura della femmina alla quale si ispira il discorso: da un lato,
è una madre, e dall'altro è una femmina in cui il maschio
"semina" la vita.
L'idealizzazione non concede facilmente questa distinzione tra rapporto
verticale (figlio-madre) e rapporto orizzontale (uomo-donna), e il
poeta continua a cercare di affermarsi nei confronti della stessa
presenza, sempre superiore, di una donna dalla quale dipende tutto,
sia la nascita sia la felicità della vita.
Dal riconoscimento della supremazia dell'amore come rifugio, si passa
all'unico modo concesso al triste poeta di incontrare la donna amata,
quella che per Leopardi (che ha tanto influito sul poeta maltese)
è "un'infelicissima fanciulla" e per Vassallo è
altrettanto solitaria, piangente, tristissima.
Quella descritta da Vassallo (rievocando quella che Leopardi delinea
in Prefazioni e annotazioni alle dieci canzoni stampate in Bologna
nel 1824 - annuncio delle canzoni) nel suo tentativo di concretizzare
l'esperienza fantastica e di oggettivarla, è vagamente esistente,
lontanissima dal giovane che la chiama senza poterla incontrare in
nessun luogo. Vassallo prende lo spazio ideale che allontana Leopardi
dalla vera donna, quella che "lunge m'ispiri o nascondendo il
viso" (Alla sua donna), e lo concretizza, lo plasma secondo le
esigenze di un semplice intreccio che utilizza la distanza fisica
solo per raffigurare lo smarrimento della fantasia. L'esperienza sognante
fa incontrare Vassallo con l'anonima "tfajla li ma nafx u nohlom"
("ragazza che non conosco e sogno"), e la prega di venire
fuori:
Oh, quanto
ho desiderato... che tu uscissi
alla luce dal grembo del buio dei sogni
che ho sognato.
(Lit-Tfajla tà Mhabbti)
Dal nascondimento
della donna, fantastica o vera ma sempre lontana, nasce una figura
che Vassallo chiama Formosa, con cui svolge un intimo dialogo, idealizzandola
e rendendola irraggiungibile e superiore a tutte le altre creature:
Formosa, una
giovane cresciuta per me,
Formosa, una giovane che ho abbellito io,
Formosa, una giovane che sa amare
e consolare,
Formosa, una giovane che non morirà
con il tempo.
(Formosa)
In realtà,
il poeta sa che si tratta soltanto di una illusione. Il divario tra
l'ideale e il reale, tra il mitico e il sensibile, rimane. Quello
che sembra un pellegrinaggio dell'anima verso il mondo esterno riappare
nella sua dimensione vera, cioè un altro itinerario verso l'interno,
un'indicazione del ritiro insanabile di una coscienza. Avendo mostrato
la sua gioia per l'incontro con la donna ideale che sta sul punto
di farsi vedere in sangue ed ossa, Vassallo torna di nuovo a ripiegarsi
su se stesso e a dialogare con l'unica figura che può appagare
le sue esigenze, quasi per rivelare che è il vero che si adegua
all'idea e non viceversa:
Io vivo dei
sogni. Il sogno è il mio regno.
Mia vita
trova la felicità e la pace nel grembo del sogno.
Finché dura il sogno, dura la mia vita!
Se non manca mai, la mia vita non cessa.
(Habbejt u ma Tjassartx)
Nel lessico essenziale,
ossessivo, di Vassallo si nota subito la parola guf (grembo), messa
in un ambito semantico che rievoca più il rapporto uomo-donna
che il rapporto figlio-madre. In ultima analisi, come in altri spiriti
romantici, la ricerca della donna ideale sembra evolversi entro i
confini della memoria, cioè del fanciullo ancora legato alla
madre. La donna, dunque, significa prima sicurezza e poi appagamento
sentimentale; il problema dell'essere e del sentire si intreccia in
un unico insieme in cui la donna gioca il doppio ruolo di madre e
di compagna.
Una poetica
di dipendenza maschile
Ci sarebbero motivi psicologici per spiegare tale comportamento, tipico
dei romantici maltesi ma non tanto dei poeti della seconda metà
del Novecento, che particolarmente dagli anni Sessanta in poi si sono
inseriti senza alcuna difficoltà nel mondo della contemporaneità.
La stessa struttura sociale e culturale dell'isola spiega e giustifica
la fortuna che ha continuato ad avere a Malta la poetica dell'Ottocento
europeo fino ad alcuni anni fa. L'importanza della donna come madre,
la sua sublimità come figura in qualche modo superiore, per
quanto bella e diversa dall'uomo (si tratta sempre di letteratura
creata da uomini e con punti di riferimento necessariamente maschili),
e la sua assenza in tutti i campi della vita istituzionale e pubblica:
forse sono queste alcune della cause della presenza paradossale, equivoca,
oscillante tra maternità e verginità, che la donna ha
avuto nella poesia romantica maltese. Il suo protagonismo si realizza
soltanto sul piano affettivo, sentimentale, interpersonale.
Se il poeta riconosce la donna come superiore, lo fa nello stesso
momento in cui si riconosce come conquistatore. La felicità
e la delusione del poeta, dunque, spesso varianti di un unico tema
(amare significa avere), sono intimamente legate alla sua capacità
di affermarsi come uomo, cioè come figlio e come amante: in
sé e sottilmente due forme di dipendenza. La donna che non
riesce ad affermarsi nella realtà, dove domina un sistema del
tutto maschile, diventa il supremo punto di riferimento, la fonte
d'ispirazione, la misura ideale, nel campo poetico. In tal senso,
si può parlare di una tradizione lirica rivolta verso il femminile,
anche se i criteri di valutazione sono sempre maschili.