§ ASPETTANDO L'EUROPA

LA RITORSIONE




M. N.



I giornali del Nord hanno già cominciato a parlare di "embargo", mentre a Sud c'è chi boicotta i prodotti settentrionali. Ci si chiede per quale ragione acquistare olio, vino, pasta, formaggi, carne, salumi e altri prodotti alimentari provenienti da "aree leghiste", quando le regioni meridionali producono il meglio di olio, vino, pasta e carne, e per i salumi ci si sta avvicinando a prodotti di buon livello.
Sarà difficile, se non impossibile, rinunciare al parmigiano e al San Daniele; come non sarà vicino il giorno in cui sarà possibile spezzare alcuni monopoli (auto, chimica e gomma, elettronica e telematica, ecc.), ma nel momento in cui il sommerso emergesse, quanto cosiddetto "artigianato fiorentino", quanti vestiti "griffati", quante pelli e cuoio, e via dicendo, si scoprirebbe che in realtà sono confezionati nelle regioni meridionali, spediti a Nord, etichettati, e poi rispediti a Mezzogiorno a prezzi enormemente maggiorati? Per ora, la presa di coscienza è serpeggiante.
Molti imprenditori, soprattutto piccoli, del Nord fibrillano; molti consumatori del Sud chiedono nei market e da poco anche nei negozi la provenienza geografica dei prodotti e delle confezioni. E se la guerriglia si trasformasse in guerra aperta, chi ci rimetterebbe?
Le spie si accendono sui giornali. Sono sempre più frequenti le lettere di chi - toccato negli ideali, nei sentimenti, ma anche nel portafogli - si ribella alla prospettiva di un conflitto tra le diverse aree territoriali del Paese. Ne riportiamo alcuni esempi.
"Nessuno si è posto il problema se il desiderio di secessione promulgato dalla Lega rifletta o meno l'effettiva volontà popolare delle cosiddette "Regioni del Nord", né in effetti quante e quali queste Regioni siano in definitiva" (Vincenzo Drago, Padova).
"La piazza principale della città nella quale sono nato, Trieste, si chiama "Piazza dell'Unità d'Italia". Eloquente. Oggi quell'unità la si disgrega [ ... ]. La cosiddetta secessione è un inganno" (Alessandro G. Amoroso, Milano).
"Per decenni la stampa e la cultura hanno fatto una sistematica distruzione del concetto di Patria" (Francesco Zanatta, Brescia).
"Mi rivolgo ai veneti che auspicano un ritorno all'Austria. Dagli scritti di De Gasperi sul giornale Il Trentino, quand'era deputato e Il suddito" di Francesco Giuseppe, esce a pezzi la favola della buona amministrazione regio-imperiale: si parla ripetutamente di scandali, di un "governo che non governa", persino di revolverate in Parlamento, oltre che della truffa dei censimenti in Alto Adige con migliaia di italiani "contati" come tedeschi" (Romano Martinetti, Torino).
"Sempre più spesso partiti, intellettuali e araldi della demagogia si dicono federalisti. Citano gli Stati Uniti, citano la Svizzera e altre civilissime federazioni. Non mi è mai capitato di sentire qualcuno [ ... ] che facesse loro notare che quelle federazioni sono nate da un processo aggregativo e non sono frutto di un'operazione di disgregazione, di lacerazione, di squartamento di un'unità esistente, cosa che si pretenderebbe di fare in Italia" (Amerigo Iannaccone, Venafro-Isernia).
"Nello stadio torinese, quando gioca la Juve, viene sempre esposto uno striscione che recita: "Violenza è stupido". Partendo da questa premessa, tutto dovrebbe filare liscio. Invece non è così. Torino ha offeso Napoli, con gli ignobili cori inneggianti al colera e con striscioni indegni: "Palummella va in aereo, voi non avete neanche i soldi per mangiare: questa la realtà di una razza da sterminare". E ancora: "Tutta l'Italia del Nord sente il tanfo della vostra maglia". Quanto è difficile ricordare che se qui abbiamo da mangiare, e magari più del necessario, lo dobbiamo anche a chi è immigrato da Napoli e dal resto del Sud. Ma allora con quel Il tanfo" vivevamo bene, perché oltre alla puzza sotto il naso ci ha portato il benessere in casa" (Franco Salvini, Torino).
"Sono un mantovano doc con moglie veneziana doc [ ... ]. Abito a Torino da mezzo secolo circa e mi avvio purtroppo verso gli ottant'anni. Mi vergogno di essere lombardo. Nella mia lunga vita ho visto di tutto, ho visto la storia [ ... ]. Nella mia "Padania" è scoppiata la peste del 2000 che ha devastato la vicina Jugoslavia. Un'epidemia di bubboni purulenti e schifosi" (Lettera firmata, Torino-Mantova).
"Non c'è nazione al mondo che non abbia differenze economiche fra le varie ripartizioni territoriali. Penso agli Stati Uniti, ma anche agli Stati europei, per non parlare di certi Stati sudamericani, eppure in questi Paesi non si parla certo di secessione" (Roberto Andreozzi, Mestre-Venezia).
"Si fa finta di ignorare com'è avvenuta l'unità d'Italia: non è stato il Sud che ha conquistato il Nord, ma viceversa. Fu Garibaldi che scese in Sicilia con i suoi famosi Mille, il cui nucleo principale era composto da bergamaschi. E fu l'esercito piemontese che sudò sette camicie per debellare con atti di guerra anche vergognosi (incendio e distruzione di vari paesi) i seguaci di Franceschiello. E' stato il sangue versato a piene mani da nordisti e sudisti nelle due grandi guerre che ci ha affratellato, e ora per una misera questione di portafoglio si vorrebbe far ritornare i duchi di Mantova?"
(Andrea Sarti, Buti-Siena).
"A costruire in Efeso il tempio di Diano si impegnarono sommi architetti coadiuvati dalle civiche amministrazioni e dall'impegno solidale del popolo. La demenza di Erostrato, incendiandolo nel 354, lo ridusse a un ammasso di ruderi. A costruire l'Unità d'Italia concorsero Uomini grandi e l'umile popolo per molti decenni. Non mi riconoscerò nella "Padania" per cui già da ora deposito la "domanda di passaporto" per viverci da immigrato. Vorrei che il mio passaporto portasse il numero 1 (Uno)" (don Angelo Uglione, Borgomanero-Novara).
"Dico subito che mi associo al lettore di Novara nel non riconoscermi "Padania" (e che cos'è?), per cui il mio passaporto potrà portare il numero 2 (Due). A me si uniscono la mia famiglia e gli amici, per cui il numero di passaporti "depositati" può arrivare almeno a 25-30. Posso fornire nomi e indirizzi" (Lalla Molinatto, Genova).
"Finalmente il Popolo Palestinese ha cancellato dalla sua Carta costituzionale l'articolo che auspicava la distruzione dello Stato d'Israele [ ... ]. Nel Mediterraneo c'è un'altra terra [ ... ]. Mi riferisco al Mezzogiorno della nostra Italia, nel quale, durante il regno di Federico II, Arabi, Cristiani ed Ebrei collaboravano nel reciproco rispetto e con grande tolleranza. Quel grande Imperatore, lo Stupor Mundi, rasentando la bestemmia, ebbe ad esclamare: "Se il Dio degli Ebrei avesse visto il mio regno, la Terra di Lavoro di Puglia, di Calabria, di Sicilia, non avrebbe tanto elogiato la Terra Promessa" [ ... ].
Fratelli Arabi ed Ebrei, perché non venite ad investire nel Mezzogiorno d'Italia? Capisco che Federico II non c'è più, ma ci' sono gli eredi del suo popolo, milioni dei quali, per lavorare onestamente, son dovuti emigrare in Paesi di cultura anglosassone che li avrebbero rispediti al mittente se si fossero accorti di aver dato ospitalità a degli scansafatiche. Meditate, gente, meditate. E in modo particolare meditino i nostri politici, i sindacalisti e i connazionali della Lega Nord" (Armando Pupella, Palermo).
"Istigare alla distruzione dello Stato e alla guerra contro l'Italia non padana (e soprattutto contro il Centro-Sud) è una cosa che può finire molto male. Il Sud, dopo dieci anni di provocazioni e di insulti sanguinosi ,la senso unico", sta per perdere la sua antica pazienza e rompere il suo silenzio con effetti che i fanatici del Carroccio neppure si immaginano" (Pino A. Quartana, Roma).
"Piuttosto che maggiori concessioni al Nord a scapito del Sud, meglio una netta divisione. Noi italiani del Sud sapremo crescere lavorando e creando ricchezza in concorrenza a quanto oggi prodotto esclusivamente nelle regioni del Nord e "imposto" in tutta Italia. Ho un unico grosso dubbio: cosa sarà dei cittadini del Nord (e non sono pochi) che pensano, sentono, credono da italiani e che vogliono restare italiani?" (Francesco Paolo d'Auria, Roma).
"Spero che i meridionali, e i siciliani in particolare, comprendano che il Sud e la Sicilia sono mercati di consumo dei prodotti settentrionali con una conseguente fuga di capitali dal Sud al Nord. In Sicilia ci sono circa cinque milioni di abitanti, pari al 10 per cento della popolazione italiana. Considerando che ogni famiglia siciliana consuma annualmente circa dieci milioni di lire per l'acquisto di prodotti di prima necessità, basterebbe acquistare solo prodotti siciliani perché circa diecimila miliardi spesi annualmente restino da noi, con un relativo aumento della ricchezza per l'isola e un incremento dei posti di lavoro. Stiano quindi attenti i leghisti di Bossi: continuando con il loro razzismo, potrebbero ritrovarsi con i loro prodotti invenduti, e diventare il Sud della Germania" (Antonio Di Janni, Palermo).


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