§ DIBATTITI

SE IL SUD VA...




Cesare Romiti



Nel Sud vi sono carenze gravi: per l'energia, per le comunicazioni stradali e ferroviarie, per le reti telematiche e di telecomunicazione, per i centri di ricerca. Il problema principale mi sembra quello di individuare modalità nuove per effettuare questi investimenti, modalità che stimolino la partecipazione dei privati sia per ridurre gli oneri a carico della finanza pubblica sia per assicurare una gestione strettamente economica.
Altra questione di grande rilevanza è quella del sistema bancario meridionale, che attraversa un momento di grave crisi. E' ben difficile che senza banche forti e moderne la miriade di piccole imprese che stanno nascendo nel Mezzogiorno possa trovare un interlocutore capace di sostenerne la crescita, di aprire la strada verso il mercato internazionale, insomma di accompagnare l'evoluzione tecnologica ed economica. Per ottenere questo risultato occorre muoversi con decisione verso la privatizzazione, evitando il mero salvataggio dell'attuale assetto quasi interamente basato su banche pubbliche.
Non certo meno importanti sono, poi, le condizioni del mercato del lavoro, i costi ma anche la tranquillità sociale che l'ambiente è in grado di offrire. Resta il problema cruciale: quello di puntare su un irrobustimento del sistema produttivo. Il Sud ha bisogno di investimenti, provenienti anche da fuori dell'area e magari dal mercato internazionale. Purtroppo l'Italia intera sta diventando marginale per i grandi investimenti esteri. Risalire la china, partendo da una situazione così critica non sarà compito facile. Occorre un grande impegno da parte di tutti. Certo, di fronte ad un quadro che appare assai scoraggiante - soprattutto per la presenza in alcune zone di una forte criminalità organizzata - si potrebbe ritenere impossibile qualsiasi politica di sviluppo economico, fino a quando le forze dell'ordine e la magistratura non siano riuscite a ripristinare una situazione di legalità. Ma per quanto sia importante mantenere alta la guardia dell'apparato dello Stato nella lotta alla criminalità, se contemporaneamente non riusciremo ad attivare un robusto progresso economico che riduca la disoccupazione, i successi della pubblica sicurezza - che pure ci sono stati - non potranno mai essere realmente risolutivi.
E' evidente che tutte le questioni che ho finora sottolineato e la cui soluzione è indispensabile per mettere le regioni meridionali in grado di competere con altre aree del mondo che offrono incentivi agli investimenti, debbono essere affrontate in maniera coordinata, da tavoli di consultazione o da apposite Authority. All'estero, ad esempio in Francia e nel Galles, ma anche negli Stati Uniti, si sono ottenuti risultati straordinari convogliando nelle aree in crisi investimenti rilevanti sia da parte di altre aziende del Paese sia da parte di aziende internazionali. E' necessario che i nuovi amministratori del Mezzogiorno, che negli ultimi tempi hanno dimostrato un notevole dinamismo, mettano da parte una troppo gelosa difesa di competenze e partecipino direttamente alla creazione e alla gestione di un organismo consortile dotato di effettivi poteri, che può rappresentare uno sportello unico in grado di evitare al potenziale investitore un defatigante iter tra le varie sedi politico-amministrative ed avere, invece, rapidità e certezza delle decisioni.
Ma a monte di tutto, quel che è necessario per affrontare in modo positivo e costruttivo il problema del rilancio del Mezzogiorno è rintracciare le ragioni e le convenienze che legano il Nord e il Sud in un tutto unitario, per capire che senza uno sviluppo del Meridione anche il Nord sarà ostacolato e frenato nella sua marcia verso l'Europa. Per far questo è necessario adottare diverse modalità organizzative dello Stato italiano, che prevedano maggiori autonomie locali. In ogni caso, qualsiasi politica moderna dello sviluppo deve fare preciso riferimento ai profondi cambiamenti che la globalizzazione delle economie sta provocando nell'operare degli Stati in campo economico, nell'avanzare delle logiche di mercato anche in settori finora sottratti alla concorrenza e perfino in molte modalità operative della pubblica amministrazione.
Molti intellettuali, che conoscono a fondo il Mezzogiorno, affermano che, a dispetto dello stereotipo che li dipinge sempre allegri e spensierati, oggi nei meridionali si avverte una tristezza diffusa, una malinconia, un pessimismo sul proprio futuro che spesso porta al fatalismo immobilistico. Non c'è nulla di peggio che non sentirsi padroni del proprio destino. L'ambizione è dunque quella di far sentire al Mezzogiorno la solidarietà attiva del resto dell'Italia. E questo non per riprendere il vecchio assistenzialismo, ma per mostrare che nulla e nessuno ostacola una generale ripresa di fiducia sulle possibilità di sviluppo economico e di crescita civile.


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