Francesco
Orioli, professore di fisica all'università di Bologna, entrato
a far parte nel 1831 del governo provvisorio della città, giunse
a Malta verso il 1840, con l'aspirazione di insegnare la lingua italiana
all'università, ma la sua candidatura non ebbe successo, probabilmente
a causa dell'opposizione della fazione antiliberale. (1)
Nel 1840 pubblicò un libro di poesie, Versi, raccolta di memorie
di un poeta esule che trova il suo rifugio o nella confessione serena
delle proprie sofferenze o nell'esortazione appassionata all'impegno
patriottico.
I due poli estremi, entrambi stati d'animo assai tipici della poesia
d'esilio, sono intrecciati insieme a far emergere la visione di un poeta
e di un combattente, dimensioni inseparabili di una sola identità.
Quando il poeta si ispira alla rivolta politica, la memoria prende il
sopravvento:
Caduto in su
la polvere
il serto raccogliete,
l'antico acciar di Romolo
Itali, in man prendete
sangue di mille bravi,
la sua ruggine lavi,
sorgete, vi scuotete! (2)
Oppure il poeta
si chiude in se stesso, in soste di riflessione rassegnata, e produce
versi semplici e saturi di una malinconia silenziosa:
Io pur d'amore
immenso
amo il natal mio loco,
sento, quando vi penso,
nascermi in petto un fuoco.
Mentre vi reco il piede,
dice ognun che mi vede:
ecco una rondinella.
Vuol così la mia stella. (3)
Lorenzo Borsini
da Siena, poeta satirico, giornalista, ex-prete, musicista e cantante,
che a Napoli aveva pubblicato due giornali teatrali, "Globo"
e "Vesuvio" (4), giunse a Malta il 27 gennaio 1841, insieme
con i suoi tre figli e diede inizio ad una intensa attività
giornalistica e letteraria, mentre insegnava italiano e francese in
una scuola aperta da lui stesso nella Valletta.
Di tutto il suo contributo sui giornali, il più significativo
è la fondazione di "Eraclito" (1842), che aveva,
tra gli altri, lo scopo di combattere Don Giuseppe Zammit, detto "Brighella",
un poeta satirico maltese di aspra vena. Il liberalismo e il coraggio
di Borsini, fondati sulla visione nazionalistica del secolo che vedeva
nella patria il centro degli ideali umani, vengono in superficie in
questo brano: "Prima si nasce uomo, e poi si diventa cittadino.
E chi non sa esser uomo è degno di abitar tra le fiere, a cui
la patria è un nome vuoto di senso. Amare prima Dio, e poi
la patria, ecco la scala [ ... ]. Ogni altro ordine è anarchia,
ogni altro sistema è caricatura". (5)
Le sue opinioni e le sue simpatie, che nutriva apertamente nei suoi
scritti a favore dell'emancipazione costituzionale dei maltesi, costrinsero
il governatore O'Ferrall a mandare un dispaccio contro di lui al ministro
delle colonie affinché lo allontanasse da Malta.
L'ansia per l'unificazione della patria e l'antagonismo contro l'amministrazione
britannica nell'isola caratterizzano una parte della sua produzione
giornalistica sullo "Stenterello" (1845-1871) e della sua
opera letteraria (6). Borsini pubblicò un numero considerevole
di libri a Malta: Parole poche (1841), Il sacrificio de' miei baffi
- poemetto eroicomico (l842) (7) Viaggio sentimentale al camposanto
colerico di Napoli (1842), La spia - commedia in tre atti (1843),
L'asino - canti dodici, libera traduzione (1844) (8), Il novissimo
galateo (1851). Nello stesso periodo collaborava anche con i giornali
"Aristide", "Il Mediterraneo" e "La speranza".
Gli esuli cominciarono ad affluire in grandi gruppi dopo la Restaurazione,
e particolarmente dal 1849 in poi. Tra il 1848 e il 1860 Malta diventò
un centro d'importanza per i rifugiati che, falliti i moti nella Penisola,
cercavano scampo nel Paese vicino. Benché nei primi decenni
dell'esodo arrivassero vari personaggi di spicco, fra i quali Luigi,
Nicola e Paolo Fabrizi (9), e i fratelli Bandiera, il loro effetto
non fu grande come lo fu più tardi. In un secondo momento il
numero aumentò considerevolmente, e spesso si trattava di gente
che aveva varie possibilità di agire e di partecipare allo
svolgimento del destino nazionale; di conseguenza, la loro influenza
sulla piccola comunità maltese fu più profonda. Alcune
volte ai profughi, arrivati nel porto, non era consentito l'accesso
nell'isola, e tale decisione suscitava malcontento e proteste. Tuttavia,
in questo periodo arrivarono Pasquale Calvi, Matteo Reali, Ruggero
Settimo, Francesco De Sanctis, Adriano Lemmi, Francesco Crispi, ancora
Nicola Fabrizi, Daniele Manin, Guglielmo Pepe, Rosalino Pilo e la
principessa Trivulzio Belgioso (10).
Nel gennaio 1848 arrivò Luigi Settembrini (11), autore della
Protesta del popolo delle Due Sicilie (1847), Lezioni di letteratura
italiana (1866-72), Scritti vari (1879), traduzioni di Lucano e soprattutto
di un'opera piena di informazione politica e di sentimento patriottico
e umano, le Ricordanze della mia vita (1879), in cui parla del suo
soggiorno a Malta: "La prima cosa che mi colpì in Malta
fu leggere per tutte le cantonate grandi avvisi di vendita di mobili
di Don Carlo di Borbone principe di Capua. Mi fece pena anzi dolore
a vedere uno dei reali di Napoli così vituperato, e ne domandai
al dottore, il quale mi rispose: "Muore di fame, e non può
uscire di casa, se no i creditori l'arrestano" [ ... ]. Subito
mi trovai in mezzo agli esuli, e li conobbi tutti. Agostino ed Antonio
Plutino di Reggio, Carlo Gemelli di Messina con altri messinesi che
avevano fatto a le schippettate il primo settembre [ ... ] e tra molti
altri di cui non ricordo i nomi, Lorenzo Borsini, toscano, che era
piacevole poeta, ed aveva fatto il prete, il tabaccaio, il cantante,
e in Malta faceva l'occhialaio, e aveva due figliuoli, e io andava
sempre alla sua bottega per udirlo parlare [ ... ]. Talora andava
dal Gemelli che era un colto e gentile uomo di lettere, ed era in
letto per malattia, e gli venivano intorno gli altri siciliani che
gridavano come ossessi e tempestavano parlando della rivoluzione di
Palermo" (12).
Luigi Fabrizi è noto soprattutto per la poesia Ai generosi
maltesi - gli esuli, pubblicata nel 1848. La canzonetta, avendo vari
versi ripetuti come ritornello, ha un'impostazione musicale e si svolge
su melodie ritmiche che s'intrecciano alle ripetizioni, ai parallelismi,
al ritmo danzante dei settenari, creando così l'effetto voluto
di inno entusiastico e trabocchevole.
Il poeta esprime la sua soddisfazione per trovarsi nell'isola, "terra
d'Italia", dove il pensiero è fraterno e cessa l'esilio.
Il motivo principale dice che Malta è figlia d'Italia e di
lì a poco si riunirà con la "madre patria";
è evidente anche l'esortazione del Fabrizi ai maltesi perché
si ribellino e combattano per i loro diritti fondamentali:
Il cielo propizio
o terra diletta
ti renda alla Madre
che sorge e t'aspetta
fra l'Itale squadre
ritorna a purgar.
Risorge l'Italia!
E' nostro il futuro
n'è pegno di gloria,
n'è pegno sicuro
l'antica memoria
d'Italia il valor.
Melito d'Ausonia
tu fervida terra,
tu palpiti e godi
al grido di guerra
agogni coi prodi
divider l'onor.
Nello stesso periodo
partirono per la Sicilia i fratelli Agostino e Antonio Plutino, che
erano fra i responsabili più importanti dell'insurrezione di
Reggio del settembre 1847 e che si salvarono dalla pena capitale rifugiandosi
nell'isola. Nel febbraio 1848 tre esuli siciliani, Mirone, Fatta e
Piazza arrivarono con l'intento, su ordine del Comitato rivoluzionario
palermitano, di acquistare 2.000 fucili inglesi.
Approdarono anche altri ben noti reazionari napoletani, che furono
costretti a fuggire dalla rabbia del popolo, fra i quali il maresciallo
Del Carretto, mons. Celestino Cocle, arcivescovo titolare di Patrasso
e confessore di re Ferdinando. Pochi giorni dopo giunsero a Malta
49 gesuiti, la cui presenza fu causa di un'aspra lotta fra liberali
e conservatori. C'erano nel gruppo padre Carlo Maria Curci, noto letterato,
e padre Matteo Liberatore, professore di filosofia. Il 25 maggio 1848
arrivò un altro gruppo di esuli napoletani, tutti profughi
della rivoluzione, tutti deputati calabresi che avevano avuto una
parte di rilievo nell'insurrezione avvenuta a Napoli dieci giorni
prima. (13)
L'inizio del
movimento liberale
Il 1° luglio 1848 il Governatore O' Ferrali esternò la
sua profonda preoccupazione riguardo la presenza degli esuli nell'isola
inviando un dispaccio importante all'Ufficio Coloniale di Londra (14).
Mentre a Malta si progettavano diverse riforme fondamentali, l'elemento
radicale sparso nei vari strati della popolazione apparve pericoloso.
Tanto i maltesi quanto l'amministrazione inglese cominciavano a sentire
finalmente il bisogno di promulgare una Costituzione migliore: l'insoddisfazione
pubblica si andava facendo sempre più chiara e manifesta.
Lo scetticismo dei liberali italiani e dei patrioti e dei simpatizzanti
maltesi si faceva sentire sempre di più sulle colonne del "Mediterraneo",
e la critica lanciata contro il Governatore si faceva più severa
(15). La presenza degli esuli continuava a mettere in rilievo noti
personaggi. Tra giugno e luglio 1848 c'era il cardinale Gabriele Ferretti,
segretario dello Stato Pontificio, arcivescovo di Napoli. Negli stessi
mesi dimorò nel Paese il principe Ferdinando Carlo di Borbone,
duca di Lucca e più tardi di Parma.
Contemporaneamente lasciò l'isola il principe Carlo di Capua
e nel settembre 1848, dopo il bombardamento di Messina, giunse un
gruppo considerevole di messinesi; in quel mese moriva a Malta Paolo
Lo Uzzo, dopo aver subito gravi ferite nella resistenza di Messina
(16).
Il 1° ottobre 1848 si fondò una società letteraria
nota come il "Circolo maltese"(17), composta da circa un
centinaio di persone, maltesi e residenti stranieri, tutti esponenti
della classe colta. Secondo il programma promulgato sui giornali,
lo scopo era di "coltivare le lettere in quanto esse tendono
a produrre un miglioramento nelle bisogne intellettuali, morali ed
economiche del popolo; tenere gli studiosi a giorno delle scoperte
e de' perfezionamenti che nelle arti quotidianamente si succedono,
procurare una piacevole ricreazione alle menti travagliate dalle cure
diurne".
Il "Circolo maltese", fondato su iniziativa di Nicola Fabrizi
(18), e definito dalla stampa antiliberale una "fredda meschina
e pigmea copia de' circoli italiani" (19), aveva la sua sede
al numero 157 di via Mercanti, a Valletta (20), e fu frequentato anche
da molti politici emigrati; i quattro fratelli Emilio, Tancredi, Ruggero
e Pelagio Sciberras, nobili maltesi e attivissimi nell'ambito politico,
usavano confortarli, aiutarli e farsene garanti nei confronti della
polizia locale. Il Circolo dava una spinta anche alla composizione
di poesie estemporanee. Soleva organizzare accademie letterarie durante
le quali alcuni poeti, italiani e maltesi, improvvisavano versi d'occasione
(21).
Il rapporto fra comitati rivoluzionari maltesi e altri gruppi italiani
seguitava a svolgersi per vari anni. Ad esempio, nel 1854 G. Vollaro
da Tunisi veniva a Malta per organizzare una spedizione a Palermo;
alcuni esuli mazziniani lasciarono l'isola con una speronara maltese
e sbarcarono a Roccalumera, a sud di Messina, con lo scopo di sollevare
la popolazione; oltre ai fratelli Sciberras, assistevano gli esuli
anche Vincenzo Fenech, G. Balbi e G. Camenzuli (22).
L'elemento liberale e rivoluzionario cominciò a identificarsi
anche con associazioni create dai maltesi e frequentate dagli esuli.
Si potevano vedere, affissi qua e là, manifesti a favore delle
scuole infantili; le vetrine dei negozi erano piene di diverse opere
italiane, pubblicate a Livorno, di Dante, di Manzoni, di Nota, di
Pellico, di padre Soave, e altresì di traduzioni dall'italiano
(23). Silvio Pellico suscitò simpatia con Le mie prigioni,
e le tragedie del Guerrazzi e del Niccolini divulgavano lo spirito
di libertà e di odio contro la tirannide, mentre il Primato,
i Prolegomeni e il Gesuita moderno del Gioberti, le Speranze d'Italia
del Balbo e la Protesta del popolo delle Due Sicilie del Settembrini
e altre opere furono lette da molti. La propaganda personale e la
stampa dei profughi, la loro condotta esemplare e le loro sofferenze
suscitavano un vivo interesse per la loro causa e simpatie per i loro
problemi (24).
La letteratura, benché scritta da una classe ristretta di uomini
di cultura, si appellava al popolo e malgrado non fosse apprezzata
da tutti, essendo scritta in italiano, era causa di prestigio e di
stima per i letterati. Lo sbarco a Malta di qualche poeta risorgimentale
italiano era sempre, infatti, un'occasione per mettere in evidenza
l'aderenza di un giornale al concetto di relazione reciproca tra letteratura
e sviluppo politico. Ad esempio, l'arrivo del poeta Giuseppe Regaldi
fornì un'occasione simile al "Portafoglio maltese".
Il poeta sbarcò il 15 novembre 1849 e il giornale scrisse:
"Abbiamo il piacere di annunciare l'arrivo, in questa isola,
del poeta estemporaneo Giuseppe Regaldi, scampato da Napoli alle persecuzioni
di quel governo. La fama che questo alto genio si è acquistato
in poco tempo, in Italia non solo ma pure in Francia, ove Lamartine
e Victor Hugo gli resero omaggio di loro ammirazione, fama di cui
fra noi fu preceduto il poeta, vale più che qualunque cenno
potremmo noi fare dei suoi celebri componimenti. Questo estemporaneo,
se non supera tutti gli improvvisatori viventi, non è secondo
ad alcuno. Basta dire che fanno chiara menzione di lui i più
severi giudici che vanta oggi la letteratura italiana. Romani, Brofferio,
Sacchi, Mauri, Fornaciari, Cibrario, tutti ammirano l'ingegno del
Regaldi. Noi speriamo che il celebre poeta non ci negherà l'opportunità
di sentirlo ed ammirarlo, come l'hanno sentito ed ammirato le prime
città d'Italia e di Francia" (25).
Aderendo alla richiesta dei maltesi, il Regaldi, noto a Malta come
"l'ultimo bardo d'Italia" (26), tenne un paio di accademie
poetiche. Il 26 dicembre, alla presenza di numerosissime persone,
improvvisò versi su vari temi, fra i quali La battaglia di
Novara, La Valette e l'assedio di Malta del 1565, La mia vita e L'esule.
Il 7 gennaio organizzò un'altra accademia poetica, che fu applaudita
da oltre trecento ammiratori. Quando fece ritorno a Malta nel 1853,
improvvisò altre poesie in locali pubblici, come l'Università
e la Biblioteca Nazionale (27).
Il Regaldi cominciò ad improvvisare i versi a Novara e poi
in Francia. Una delle poesie che compose a Malta è Novara,
una saffica scritta nel dicembre 1849 (28). Il tema dell'amarezza
dell'esilio si stempera nell'ansia della battaglia:
Pugnate, o
figli del bel paese;
se amor vi sprona d'elette imprese,
vi accenda all'ire di santa guerra
l'Itala terra.
Cercherò
pace di fossa in fossa,
la 've del padre dormono l'ossa;
e d'ogni parte risponderanno
voci d'affanno.
Nell'ottobre 1849,
su iniziativa di un gruppo di esuli, fu fondata la "Associazione
per una mensile sovvenienza a Venezia". Un gruppo di maltesi,
fra i quali G. Grech Delicata, Enrico Naudi e Filippo Pullicino, organizzò
una commissione allo scopo di raccogliere donazioni (29), un modo
utilissimo per aiutare i ribelli. Era appena fallito il tentativo
del Piemonte per l'indipendenza nazionale. A Napoli re Ferdinando,
approfittando del caos causato da liberali senza esperienza, riacquistò
il potere. Nel maggio 1849, in seguito all'intenso bombardamento sulle
città siciliane, cadde anche la Sicilia. Il papa restaurò
il proprio potere nel luglio 1849, e i moti di Napoli, Roma, Venezia,
e in Lombardia fallirono purtroppo anch'essi (30).
I siciliani che avevano preso parte alla ribellione erano costretti
a fuggire dal Paese; otre seicento patrioti sbarcarono a Valletta
insieme con i loro dirigenti, fra i quali Ruggero Settimo, il presidente
del vecchio governo. L'amnistia concessa dal re di Napoli nel maggio
1849 invitava la maggior parte dei rifugiati a ritornare in Sicilia,
ma alcuni dei capi a cui non fu concesso il perdono dovevano rimanere
nell'isola (31).
Ruggero Settimo, principe di Fetalia, abitava in Valletta. Era stato
un tempo ammiraglio della Sicilia e durante la rivoluzione del 1848
era stato eletto presidente del governo provvisorio. Nel 1861, quando
ormai l'unificazione era un fatto compiuto, fu eletto presidente della
Camera Superiore del Parlamento italiano, ma morì nella capitale
maltese nel 1863 (32).
Fra i rifugiati che giunsero a Malta il 2 maggio 1849 c'erano lo storiografo
Michele Amari e lo scrittore Michelangelo Bottari. Quest'ultimo era
in contatto con il giovane liberale maltese G.B. Naudi, che tentava
di introdurre manifesti rivoluzionari pubblicati dal Mazzini e lettere
di rifugiati siciliani a Malta, e fu espulso dal Paese (33). Recatosi
in Egitto, Bottari ritornò poi a Malta e continuò la
sua attività letteraria e politica. Redasse con Guglielmo Finotti
"Il corriere mercantile di Malta", ma è noto soprattutto
come l'autore di vari romanzi: Giorgio il pilota (tradotto in maltese
e pubblicato da Anton Muscat Fenech nel 1880), Il gran maestro La
Cassiere, La sposa della Musta, che prende lo spunto da una fiaba
popolare maltese, e Giammaria, ovvero l'ultimo dei baroni Cassia,
pubblicato nel 1857. Bottari scrisse quest'ultimo romanzo dopo aver
condotto una lunga ricerca su documenti conservati nell'isola.
Ambientato nel circuito ristretto dei nobili maltesi, particolarmente
della famiglia Cassia, il racconto si svolge su una trama complicata
di nozze, amori, sorprese e poi la catastrofe finale, secondo una
tendenza dei racconti dell'epoca, seguita in Italia e poi anche a
Malta. Il romanzo ebbe un grande successo tra il pubblico maltese,
così che fu pubblicato per la prima volta in puntate su "Malta"
e poi Anton Muscat Fenech, scrittore di lingua maltese, lo tradusse
per essere pubblicato su "Il-habbar Malti". Più tardi
fu pubblicato ancora sia in maltese che in inglese (34).
O' Ferrall e i suoi ufficiali non potevano guardare i radicali di
buon occhio. "Il Mediterraneo", "Malta mail",
"Malta times" e più tardi "l'avvenire"
non vedevano altro che ingiustizia nell'amministrazione del governo
civile. Le restrizioni di O' Ferrall e la direzione generale trovarono
una insoddisfazione su larga scala (35). Il governatore si oppose
alla concessione immediata di maggiori poteri alla popolazione. In
una lettera al Segretario di Stato scrisse che "whatever may
be the opinion in regard to the advantage of change in other countries,
none of the considerations which influence that opinion in an adverse
sense is applicable to the Maltese" (36). Ma l'entusiasmo patriottico
che invase l'Europa, specialmente la Penisola vicina, ebbe un'eco
a Malta e la disederata riforma fu parzialmente concessa con Lettere
Patenti dell'11 maggio 1849; con esse fu istituito un nuovo "Consiglio
di Governo", composto da diciotto membri: dieci di loro, compreso
il Governatore, erano nominati fra i funzionari, e gli altri otto
erano eletti in rappresentanza dal popolo. Le prime elezioni ebbero
luogo nell'agosto 1849. Questa Costituzione rimase in vigore fino
al 1887, quando il popolo maltese ottenne maggiori concessioni 37.
Ma le critiche e la scontentezza popolare cominciavano ad assumere
maggiori dimensioni, grazie al contributo dei giornali e all'affratellamento
dei maltesi con i loro amici stranieri (38).
Il 12 maggio 1849 il Governo annunciò che intendeva adottare
nuove misure per controllare rigidamente l'emigrazione politica. Presto
fu di pubblico dominio l'espulsione di Luigi Zuppetta, affiliato alla
"Giovine Italia", notevolmente conosciuto e stimato come
scrittore dai maltesi (39). Zuppetta scrisse molto sui giornali, particolarmente
su quelli fondati da lui stesso. Nel 1845 diede inizio a "L'unione-gazzetta
di Malta", curata dai maltesi Nicola Zammit (40), G. Grech-Delicata
ed Enrico Naudi, e in poco tempo si manifestò favorevole alla
"rappresentazione popolare" dei maltesi. Nello stesso anno
fondò e diresse "Il vagheggiatore delle scienze e delle
lettere", includendo articoli contro il re di Napoli. Un anno
dopo cominciò la pubblicazione di "Giù la tirannide-voce
di paese libero". Una vasta raccolta dei suoi scritti era uscita
sotto il nome di Raccolta de' migliori articoli legali e letterari
(41). A causa del modo in cui influì sul pensiero dei maltesi
fu costretto a lasciare il Paese nell'agosto 1846 e andare a Londra,
dove fu accolto da Mazzini, ma ritornò nel 1847 dopo essere
stato eletto deputato del Parlamento napoletano per la Capitanata
(42).
Il 14 maggio 1849 si richiese il permesso alla polizia locale per
lo sbarco di 238 esuli, quasi tutti soldati napoletani che avevano
lasciato l'esercito del re e siciliani che avevano preso parte alla
rivoluzione. Il governo britannico, su istruzioni del governatore
O' Ferrall, negò lo sbarco e l'opinione pubblica si rivoltò
aspramente e reagì contro la decisione. L'arcivescovo Pubblio
Maria de' Conti Sant esercitò la sua influenza per ostacolare
lo sbarco, e pubblicò una lettera pastorale; "Il Mediterraneo",
da parte sua, scagliò un feroce attacco contro gli elementi
antiliberali del Paese. Il 15 luglio 1848 centoventiquattro esuli
romani entrarono in porto, e un giorno dopo un vapore greco arrivò
con un gruppo di cinquantatre da Civitavecchia. Più tardi,
nello stesso mese, un altro gruppo di ottantasette profughi chiese
il permesso di entrare, ma il governatore rimase inflessibile nella
sua decisione. Il 21 luglio fu presentata una protesta collettiva,
firmata da quarantotto maltesi, quasi tutti personaggi eminenti della
vita civile e culturale, ma non servì a niente. Le proteste
pubbliche aumentavano, e certe reazioni venivano anche dall'estero,
ad esempio dall'autore inglese Dickens (43).
Questo cambiamento radicale nella mentalità maltese, o meglio
la nuova disposizione ribelle, è probabilmente la causa per
cui che dentro il "Circolo maltese" (una società
che non aveva soltanto, o soprattutto, un ideale letterario, ma piuttosto
un intento politico diretto verso il problema costituzionale) si crearono
due fazioni contrapposte: il gruppo radicale si staccò dal
"Circolo maltese" per essere in grado di agire con libertà
e formò una nuova società, la "Associazione patriottica
maltese" (44).
(1-continua)
NOTE
1) L. SCHIAVONE, Esuli italiani a Malta durante il Risorgimento, Malta,
Società Dante Alighieri, 1963, pp. 149-150.
2) Frammenti d'un guerriero, Versi, Malta, Tonna, 1840, p. 33.
3) Il ritorno dell'esule, ult. cit., p. 9.
4) Il Mediterraneo, 8 agosto 1838, p. 10.
5) Notandum ad un notandum, "Il Mediterraneo", 4 ottobre
1848, p. 13.
6) G. MANGION, Governo inglese, Risorgimento italiano ed opinione
pubblica a Malta (1848-1851), Malta, Casa S. Giuseppe, 1970, pp. 32-33.
7) Il poemetto fu recitato dal poeta stesso nel Real Teatro di Malta
la sera del 25 aprile 1842.
8) In questo poema descrive, con uno stile schietto e agile, il Regno
delle Due Sicilie e il rifugio concesso agli esuli italiani in Microscopoli,
un altro nome che identifica l'isola di Malta.
9) Il Fabrizi pubblicò diversi libri nell'isola.
10) B. CELLINI, recensione su L. GIULIANO, Il comitato mazziniano
di Malta, "La Sicilia nel Risorgimento italiano", gennaio-giugno
1932, "Archivio Storico di Malta", VI, f. I, 1935, pp. 62-63.
11) La data del suo arrivo risulta da quello che scrisse nelle Ricordanze,
ma questa deve indicare un suo secondo soggiorno nell'isola. Secondo
L. MANZI, I senatori Agostino e Antonino Plutino profughi a Malta
nella rivoluzione del 1847 a Reggio Calabria, "Archivio Storico
di Malta", III, f. I-IV, 1932, p. 176, Settembrini era a Malta
alla fine del 1847, ed era presente ad un pranzo dato in onore dei
fuggiaschi.
12) Opere scelte, a cura di L. Negri, Torino, Unione Tip. Editrice,
1955, pp. 202-203. Settembrini ricorda anche che a Malta si poteva
leggere qualsiasi scritto della "Giovine Italia", e non
soltanto il giornale dello stesso nome, ma pure lo stesso catechismo
della setta.
13) G. MANGION, op. cit., pp. 22-30.
14) Ibid., p. 31.
15) Cfr., ad esempio, "Il Mediterraneo", 25 ottobre 1848,
passim.
16) A proposito dei funerali di Lo Uzzo, cfr. "Il Mediterraneo",
4 ottobre 1848, p. 13.
17) G. E. ZARB, Circolo maltese, "Il Mediterraneo", 4 ottobre
1848, p. 13.
18) B. FIORENTINI, Malta rifugio di esuli e focolare ardente di cospirazione
durante il Risorgimento italiano, Malta, Casa S. Giuseppe, 1966, p.
148.
19) "L'Ordine", 31 maggio 1851, p. 735.
20) Cfr. "Il Mediterraneo", 4 ottobre 1848, p. 13.
21) Cfr. "L'Avvenire", 23 febbraio 1850, p. 104.
22) E. Rossi, Lingua italiana, dialetto maltese e poIitica britannica
a Malta, Livorno, R. Giusti, 1929, pp. 59-60.
23) G. BONIFACIO, Un piemontese a Malta cent'anni addietro, "Archivio
Storico di Malta", XII, fasc. III, 1941, p. 147. Gaetano Fil.
Baruffi, il piemontese di cui scrive il Bonifacio, si riferisce probabilmente
alle scuole private aperte nell'isola dagli esuli. Cfr. anche H. GANADO,
Rajt Malta Tinbidel, I, Malta, Il-Hajja, 1974, p. 112. Per una simile
descrizione di Malta, particolarmente riguardo i piani ideati dai
ribelli maltesi per una costituzione liberale, cfr. N. WILLIAM SENIOR,
Conversations and journals in Egypt and Malta, II, London, Sampson
Low & Co., 1882, p. 254.
24) A. V. LAFERLA, British Malta, I, Malta, Government Printing Office,
1938, pp. 200-201.
25) 22 novembre 1849.
26) L. SCHIAVONE, op. cit., p. 155.
27) B. FIORENTINI, op. cit., p. 154.
28) Cfr. I poeti italiani del secolo XIX, III, a cura di R. Barbiera,
Milano, Fratelli Treves, 1915, pp. 851-853.
29) "Il Mediterraneo", 4 aprile 1849, pp. 12-13.
30) D. RICHARDS, Modern Europe 1789-1845, 5° ed., London, Longmans,
1963, pp. 150-152.
31) T. ZAMMIT, Malta - the Maltese islands and their history, 3°ed.,
Malta, A. Aquilina & Co., 1971, p. 301.
32) Ibid., p. 323.
33) B. FIORENTINI, op. cit., p. 152.
34) Cfr " le edizioni maltesi Gammari ja Cassia jew inkella l-ahhar
nisel tal-baruni jiet Cassia - grajja ta' Malta miktub bil-Malti mit-Taljan
ta' M. A. Bottari minn Ant. Muscat Fenech, Malta, C. Busuttil 1890;
Gammari ja Cassia jew l-ahhar nisel tal-familja Cassia - Grajja ta'
Malta, trad. anonima, Malta, S. Paolo, 1923; l'edizione inglese Giammaria
or the last of the barons Cassia - an historical romance of the 17th
century by M. A. Bottari, translated by Commander E. N. Price, R.
N., Malta, 1923.
35) T. ZAMMIT, op. cit., pp. 301-302.
36) Dispaccio del 1° febbraio, citato da A. V. LAFERLA, op. cit.,
p. 204.
37) E. ROSSI, op. cit., p. 56.
38) A. V. LAFERLA, op. cit., pp. 214-215.
39) "Il Mediterraneo", 31 luglio 1844, p. 13.
40) Zammit (1815-1899) fu professore di filosofia, scrittore di opere
letterarie, sociali e morali e filosofiche e collaboratore importante
della rassegna letteraria "L'arte", iniziata nel 1861. Per
una completa bibliografia delle sue opere, cfr. R. MIFSUD BONNICI,
Dizzjunarju Bijo-Bibliografiku Nazzjonali, Malta, Dipartiment ta'l-Informazzjoni,
1960, p. 557.
41) Cfr. L. ZUPPETTA, Raccolta de' migliori articoli legali e letterari,
Malta, G. Grech e Co., 1848, un volume di letteratura patriottica
ricco di informazioni sulla vita politica in Italia e a Malta. Gran
parte degli articoli sono saturi di citazioni da Dante, specialmente
dall'Inferno e dal Paradiso, dal Petrarca, dal Rossetti, dal Berchet
e dal Byron. A Malta tenne anche diverse conferenze pubbliche, alle
quali concorreva un grande pubblico di professionisti e di letterati
maltesi (cfr. "Il Mediterraneo", 19 novembre 1845, p. 11).
42) G. MANGION, op. cit., pp. 37-39.
43) Ibid., pp. 40-52.
44) Ibid., pp. 56-58.