§ IL RISORGIMENTO ITALIANO A MALTA

LA POESIA DELL'ESILIO (I)




Oliver Friggieri



Francesco Orioli, professore di fisica all'università di Bologna, entrato a far parte nel 1831 del governo provvisorio della città, giunse a Malta verso il 1840, con l'aspirazione di insegnare la lingua italiana all'università, ma la sua candidatura non ebbe successo, probabilmente a causa dell'opposizione della fazione antiliberale. (1)
Nel 1840 pubblicò un libro di poesie, Versi, raccolta di memorie di un poeta esule che trova il suo rifugio o nella confessione serena delle proprie sofferenze o nell'esortazione appassionata all'impegno patriottico.
I due poli estremi, entrambi stati d'animo assai tipici della poesia d'esilio, sono intrecciati insieme a far emergere la visione di un poeta e di un combattente, dimensioni inseparabili di una sola identità.
Quando il poeta si ispira alla rivolta politica, la memoria prende il sopravvento:

Caduto in su la polvere
il serto raccogliete,
l'antico acciar di Romolo
Itali, in man prendete
sangue di mille bravi,
la sua ruggine lavi,
sorgete, vi scuotete!
(2)

Oppure il poeta si chiude in se stesso, in soste di riflessione rassegnata, e produce versi semplici e saturi di una malinconia silenziosa:

Io pur d'amore immenso
amo il natal mio loco,
sento, quando vi penso,
nascermi in petto un fuoco.
Mentre vi reco il piede,
dice ognun che mi vede:
ecco una rondinella.
Vuol così la mia stella.
(3)

Lorenzo Borsini da Siena, poeta satirico, giornalista, ex-prete, musicista e cantante, che a Napoli aveva pubblicato due giornali teatrali, "Globo" e "Vesuvio" (4), giunse a Malta il 27 gennaio 1841, insieme con i suoi tre figli e diede inizio ad una intensa attività giornalistica e letteraria, mentre insegnava italiano e francese in una scuola aperta da lui stesso nella Valletta.
Di tutto il suo contributo sui giornali, il più significativo è la fondazione di "Eraclito" (1842), che aveva, tra gli altri, lo scopo di combattere Don Giuseppe Zammit, detto "Brighella", un poeta satirico maltese di aspra vena. Il liberalismo e il coraggio di Borsini, fondati sulla visione nazionalistica del secolo che vedeva nella patria il centro degli ideali umani, vengono in superficie in questo brano: "Prima si nasce uomo, e poi si diventa cittadino. E chi non sa esser uomo è degno di abitar tra le fiere, a cui la patria è un nome vuoto di senso. Amare prima Dio, e poi la patria, ecco la scala [ ... ]. Ogni altro ordine è anarchia, ogni altro sistema è caricatura". (5)
Le sue opinioni e le sue simpatie, che nutriva apertamente nei suoi scritti a favore dell'emancipazione costituzionale dei maltesi, costrinsero il governatore O'Ferrall a mandare un dispaccio contro di lui al ministro delle colonie affinché lo allontanasse da Malta.
L'ansia per l'unificazione della patria e l'antagonismo contro l'amministrazione britannica nell'isola caratterizzano una parte della sua produzione giornalistica sullo "Stenterello" (1845-1871) e della sua opera letteraria (6). Borsini pubblicò un numero considerevole di libri a Malta: Parole poche (1841), Il sacrificio de' miei baffi - poemetto eroicomico (l842) (7) Viaggio sentimentale al camposanto colerico di Napoli (1842), La spia - commedia in tre atti (1843), L'asino - canti dodici, libera traduzione (1844) (8), Il novissimo galateo (1851). Nello stesso periodo collaborava anche con i giornali "Aristide", "Il Mediterraneo" e "La speranza".
Gli esuli cominciarono ad affluire in grandi gruppi dopo la Restaurazione, e particolarmente dal 1849 in poi. Tra il 1848 e il 1860 Malta diventò un centro d'importanza per i rifugiati che, falliti i moti nella Penisola, cercavano scampo nel Paese vicino. Benché nei primi decenni dell'esodo arrivassero vari personaggi di spicco, fra i quali Luigi, Nicola e Paolo Fabrizi (9), e i fratelli Bandiera, il loro effetto non fu grande come lo fu più tardi. In un secondo momento il numero aumentò considerevolmente, e spesso si trattava di gente che aveva varie possibilità di agire e di partecipare allo svolgimento del destino nazionale; di conseguenza, la loro influenza sulla piccola comunità maltese fu più profonda. Alcune volte ai profughi, arrivati nel porto, non era consentito l'accesso nell'isola, e tale decisione suscitava malcontento e proteste. Tuttavia, in questo periodo arrivarono Pasquale Calvi, Matteo Reali, Ruggero Settimo, Francesco De Sanctis, Adriano Lemmi, Francesco Crispi, ancora Nicola Fabrizi, Daniele Manin, Guglielmo Pepe, Rosalino Pilo e la principessa Trivulzio Belgioso (10).
Nel gennaio 1848 arrivò Luigi Settembrini (11), autore della Protesta del popolo delle Due Sicilie (1847), Lezioni di letteratura italiana (1866-72), Scritti vari (1879), traduzioni di Lucano e soprattutto di un'opera piena di informazione politica e di sentimento patriottico e umano, le Ricordanze della mia vita (1879), in cui parla del suo soggiorno a Malta: "La prima cosa che mi colpì in Malta fu leggere per tutte le cantonate grandi avvisi di vendita di mobili di Don Carlo di Borbone principe di Capua. Mi fece pena anzi dolore a vedere uno dei reali di Napoli così vituperato, e ne domandai al dottore, il quale mi rispose: "Muore di fame, e non può uscire di casa, se no i creditori l'arrestano" [ ... ]. Subito mi trovai in mezzo agli esuli, e li conobbi tutti. Agostino ed Antonio Plutino di Reggio, Carlo Gemelli di Messina con altri messinesi che avevano fatto a le schippettate il primo settembre [ ... ] e tra molti altri di cui non ricordo i nomi, Lorenzo Borsini, toscano, che era piacevole poeta, ed aveva fatto il prete, il tabaccaio, il cantante, e in Malta faceva l'occhialaio, e aveva due figliuoli, e io andava sempre alla sua bottega per udirlo parlare [ ... ]. Talora andava dal Gemelli che era un colto e gentile uomo di lettere, ed era in letto per malattia, e gli venivano intorno gli altri siciliani che gridavano come ossessi e tempestavano parlando della rivoluzione di Palermo" (12).
Luigi Fabrizi è noto soprattutto per la poesia Ai generosi maltesi - gli esuli, pubblicata nel 1848. La canzonetta, avendo vari versi ripetuti come ritornello, ha un'impostazione musicale e si svolge su melodie ritmiche che s'intrecciano alle ripetizioni, ai parallelismi, al ritmo danzante dei settenari, creando così l'effetto voluto di inno entusiastico e trabocchevole.
Il poeta esprime la sua soddisfazione per trovarsi nell'isola, "terra d'Italia", dove il pensiero è fraterno e cessa l'esilio. Il motivo principale dice che Malta è figlia d'Italia e di lì a poco si riunirà con la "madre patria"; è evidente anche l'esortazione del Fabrizi ai maltesi perché si ribellino e combattano per i loro diritti fondamentali:

Il cielo propizio
o terra diletta
ti renda alla Madre
che sorge e t'aspetta
fra l'Itale squadre
ritorna a purgar.

Risorge l'Italia!
E' nostro il futuro
n'è pegno di gloria,
n'è pegno sicuro
l'antica memoria
d'Italia il valor.

Melito d'Ausonia
tu fervida terra,
tu palpiti e godi
al grido di guerra
agogni coi prodi
divider l'onor.

Nello stesso periodo partirono per la Sicilia i fratelli Agostino e Antonio Plutino, che erano fra i responsabili più importanti dell'insurrezione di Reggio del settembre 1847 e che si salvarono dalla pena capitale rifugiandosi nell'isola. Nel febbraio 1848 tre esuli siciliani, Mirone, Fatta e Piazza arrivarono con l'intento, su ordine del Comitato rivoluzionario palermitano, di acquistare 2.000 fucili inglesi.
Approdarono anche altri ben noti reazionari napoletani, che furono costretti a fuggire dalla rabbia del popolo, fra i quali il maresciallo Del Carretto, mons. Celestino Cocle, arcivescovo titolare di Patrasso e confessore di re Ferdinando. Pochi giorni dopo giunsero a Malta 49 gesuiti, la cui presenza fu causa di un'aspra lotta fra liberali e conservatori. C'erano nel gruppo padre Carlo Maria Curci, noto letterato, e padre Matteo Liberatore, professore di filosofia. Il 25 maggio 1848 arrivò un altro gruppo di esuli napoletani, tutti profughi della rivoluzione, tutti deputati calabresi che avevano avuto una parte di rilievo nell'insurrezione avvenuta a Napoli dieci giorni prima. (13)

L'inizio del movimento liberale
Il 1° luglio 1848 il Governatore O' Ferrali esternò la sua profonda preoccupazione riguardo la presenza degli esuli nell'isola inviando un dispaccio importante all'Ufficio Coloniale di Londra (14). Mentre a Malta si progettavano diverse riforme fondamentali, l'elemento radicale sparso nei vari strati della popolazione apparve pericoloso. Tanto i maltesi quanto l'amministrazione inglese cominciavano a sentire finalmente il bisogno di promulgare una Costituzione migliore: l'insoddisfazione pubblica si andava facendo sempre più chiara e manifesta.
Lo scetticismo dei liberali italiani e dei patrioti e dei simpatizzanti maltesi si faceva sentire sempre di più sulle colonne del "Mediterraneo", e la critica lanciata contro il Governatore si faceva più severa (15). La presenza degli esuli continuava a mettere in rilievo noti personaggi. Tra giugno e luglio 1848 c'era il cardinale Gabriele Ferretti, segretario dello Stato Pontificio, arcivescovo di Napoli. Negli stessi mesi dimorò nel Paese il principe Ferdinando Carlo di Borbone, duca di Lucca e più tardi di Parma.
Contemporaneamente lasciò l'isola il principe Carlo di Capua e nel settembre 1848, dopo il bombardamento di Messina, giunse un gruppo considerevole di messinesi; in quel mese moriva a Malta Paolo Lo Uzzo, dopo aver subito gravi ferite nella resistenza di Messina (16).
Il 1° ottobre 1848 si fondò una società letteraria nota come il "Circolo maltese"(17), composta da circa un centinaio di persone, maltesi e residenti stranieri, tutti esponenti della classe colta. Secondo il programma promulgato sui giornali, lo scopo era di "coltivare le lettere in quanto esse tendono a produrre un miglioramento nelle bisogne intellettuali, morali ed economiche del popolo; tenere gli studiosi a giorno delle scoperte e de' perfezionamenti che nelle arti quotidianamente si succedono, procurare una piacevole ricreazione alle menti travagliate dalle cure diurne".
Il "Circolo maltese", fondato su iniziativa di Nicola Fabrizi (18), e definito dalla stampa antiliberale una "fredda meschina e pigmea copia de' circoli italiani" (19), aveva la sua sede al numero 157 di via Mercanti, a Valletta (20), e fu frequentato anche da molti politici emigrati; i quattro fratelli Emilio, Tancredi, Ruggero e Pelagio Sciberras, nobili maltesi e attivissimi nell'ambito politico, usavano confortarli, aiutarli e farsene garanti nei confronti della polizia locale. Il Circolo dava una spinta anche alla composizione di poesie estemporanee. Soleva organizzare accademie letterarie durante le quali alcuni poeti, italiani e maltesi, improvvisavano versi d'occasione (21).
Il rapporto fra comitati rivoluzionari maltesi e altri gruppi italiani seguitava a svolgersi per vari anni. Ad esempio, nel 1854 G. Vollaro da Tunisi veniva a Malta per organizzare una spedizione a Palermo; alcuni esuli mazziniani lasciarono l'isola con una speronara maltese e sbarcarono a Roccalumera, a sud di Messina, con lo scopo di sollevare la popolazione; oltre ai fratelli Sciberras, assistevano gli esuli anche Vincenzo Fenech, G. Balbi e G. Camenzuli (22).
L'elemento liberale e rivoluzionario cominciò a identificarsi anche con associazioni create dai maltesi e frequentate dagli esuli. Si potevano vedere, affissi qua e là, manifesti a favore delle scuole infantili; le vetrine dei negozi erano piene di diverse opere italiane, pubblicate a Livorno, di Dante, di Manzoni, di Nota, di Pellico, di padre Soave, e altresì di traduzioni dall'italiano (23). Silvio Pellico suscitò simpatia con Le mie prigioni, e le tragedie del Guerrazzi e del Niccolini divulgavano lo spirito di libertà e di odio contro la tirannide, mentre il Primato, i Prolegomeni e il Gesuita moderno del Gioberti, le Speranze d'Italia del Balbo e la Protesta del popolo delle Due Sicilie del Settembrini e altre opere furono lette da molti. La propaganda personale e la stampa dei profughi, la loro condotta esemplare e le loro sofferenze suscitavano un vivo interesse per la loro causa e simpatie per i loro problemi (24).
La letteratura, benché scritta da una classe ristretta di uomini di cultura, si appellava al popolo e malgrado non fosse apprezzata da tutti, essendo scritta in italiano, era causa di prestigio e di stima per i letterati. Lo sbarco a Malta di qualche poeta risorgimentale italiano era sempre, infatti, un'occasione per mettere in evidenza l'aderenza di un giornale al concetto di relazione reciproca tra letteratura e sviluppo politico. Ad esempio, l'arrivo del poeta Giuseppe Regaldi fornì un'occasione simile al "Portafoglio maltese". Il poeta sbarcò il 15 novembre 1849 e il giornale scrisse: "Abbiamo il piacere di annunciare l'arrivo, in questa isola, del poeta estemporaneo Giuseppe Regaldi, scampato da Napoli alle persecuzioni di quel governo. La fama che questo alto genio si è acquistato in poco tempo, in Italia non solo ma pure in Francia, ove Lamartine e Victor Hugo gli resero omaggio di loro ammirazione, fama di cui fra noi fu preceduto il poeta, vale più che qualunque cenno potremmo noi fare dei suoi celebri componimenti. Questo estemporaneo, se non supera tutti gli improvvisatori viventi, non è secondo ad alcuno. Basta dire che fanno chiara menzione di lui i più severi giudici che vanta oggi la letteratura italiana. Romani, Brofferio, Sacchi, Mauri, Fornaciari, Cibrario, tutti ammirano l'ingegno del Regaldi. Noi speriamo che il celebre poeta non ci negherà l'opportunità di sentirlo ed ammirarlo, come l'hanno sentito ed ammirato le prime città d'Italia e di Francia" (25).
Aderendo alla richiesta dei maltesi, il Regaldi, noto a Malta come "l'ultimo bardo d'Italia" (26), tenne un paio di accademie poetiche. Il 26 dicembre, alla presenza di numerosissime persone, improvvisò versi su vari temi, fra i quali La battaglia di Novara, La Valette e l'assedio di Malta del 1565, La mia vita e L'esule. Il 7 gennaio organizzò un'altra accademia poetica, che fu applaudita da oltre trecento ammiratori. Quando fece ritorno a Malta nel 1853, improvvisò altre poesie in locali pubblici, come l'Università e la Biblioteca Nazionale (27).
Il Regaldi cominciò ad improvvisare i versi a Novara e poi in Francia. Una delle poesie che compose a Malta è Novara, una saffica scritta nel dicembre 1849 (28). Il tema dell'amarezza dell'esilio si stempera nell'ansia della battaglia:

Pugnate, o figli del bel paese;
se amor vi sprona d'elette imprese,
vi accenda all'ire di santa guerra
l'Itala terra.

Cercherò pace di fossa in fossa,
la 've del padre dormono l'ossa;
e d'ogni parte risponderanno
voci d'affanno.

Nell'ottobre 1849, su iniziativa di un gruppo di esuli, fu fondata la "Associazione per una mensile sovvenienza a Venezia". Un gruppo di maltesi, fra i quali G. Grech Delicata, Enrico Naudi e Filippo Pullicino, organizzò una commissione allo scopo di raccogliere donazioni (29), un modo utilissimo per aiutare i ribelli. Era appena fallito il tentativo del Piemonte per l'indipendenza nazionale. A Napoli re Ferdinando, approfittando del caos causato da liberali senza esperienza, riacquistò il potere. Nel maggio 1849, in seguito all'intenso bombardamento sulle città siciliane, cadde anche la Sicilia. Il papa restaurò il proprio potere nel luglio 1849, e i moti di Napoli, Roma, Venezia, e in Lombardia fallirono purtroppo anch'essi (30).
I siciliani che avevano preso parte alla ribellione erano costretti a fuggire dal Paese; otre seicento patrioti sbarcarono a Valletta insieme con i loro dirigenti, fra i quali Ruggero Settimo, il presidente del vecchio governo. L'amnistia concessa dal re di Napoli nel maggio 1849 invitava la maggior parte dei rifugiati a ritornare in Sicilia, ma alcuni dei capi a cui non fu concesso il perdono dovevano rimanere nell'isola (31).
Ruggero Settimo, principe di Fetalia, abitava in Valletta. Era stato un tempo ammiraglio della Sicilia e durante la rivoluzione del 1848 era stato eletto presidente del governo provvisorio. Nel 1861, quando ormai l'unificazione era un fatto compiuto, fu eletto presidente della Camera Superiore del Parlamento italiano, ma morì nella capitale maltese nel 1863 (32).
Fra i rifugiati che giunsero a Malta il 2 maggio 1849 c'erano lo storiografo Michele Amari e lo scrittore Michelangelo Bottari. Quest'ultimo era in contatto con il giovane liberale maltese G.B. Naudi, che tentava di introdurre manifesti rivoluzionari pubblicati dal Mazzini e lettere di rifugiati siciliani a Malta, e fu espulso dal Paese (33). Recatosi in Egitto, Bottari ritornò poi a Malta e continuò la sua attività letteraria e politica. Redasse con Guglielmo Finotti "Il corriere mercantile di Malta", ma è noto soprattutto come l'autore di vari romanzi: Giorgio il pilota (tradotto in maltese e pubblicato da Anton Muscat Fenech nel 1880), Il gran maestro La Cassiere, La sposa della Musta, che prende lo spunto da una fiaba popolare maltese, e Giammaria, ovvero l'ultimo dei baroni Cassia, pubblicato nel 1857. Bottari scrisse quest'ultimo romanzo dopo aver condotto una lunga ricerca su documenti conservati nell'isola.
Ambientato nel circuito ristretto dei nobili maltesi, particolarmente della famiglia Cassia, il racconto si svolge su una trama complicata di nozze, amori, sorprese e poi la catastrofe finale, secondo una tendenza dei racconti dell'epoca, seguita in Italia e poi anche a Malta. Il romanzo ebbe un grande successo tra il pubblico maltese, così che fu pubblicato per la prima volta in puntate su "Malta" e poi Anton Muscat Fenech, scrittore di lingua maltese, lo tradusse per essere pubblicato su "Il-habbar Malti". Più tardi fu pubblicato ancora sia in maltese che in inglese (34).
O' Ferrall e i suoi ufficiali non potevano guardare i radicali di buon occhio. "Il Mediterraneo", "Malta mail", "Malta times" e più tardi "l'avvenire" non vedevano altro che ingiustizia nell'amministrazione del governo civile. Le restrizioni di O' Ferrall e la direzione generale trovarono una insoddisfazione su larga scala (35). Il governatore si oppose alla concessione immediata di maggiori poteri alla popolazione. In una lettera al Segretario di Stato scrisse che "whatever may be the opinion in regard to the advantage of change in other countries, none of the considerations which influence that opinion in an adverse sense is applicable to the Maltese" (36). Ma l'entusiasmo patriottico che invase l'Europa, specialmente la Penisola vicina, ebbe un'eco a Malta e la disederata riforma fu parzialmente concessa con Lettere Patenti dell'11 maggio 1849; con esse fu istituito un nuovo "Consiglio di Governo", composto da diciotto membri: dieci di loro, compreso il Governatore, erano nominati fra i funzionari, e gli altri otto erano eletti in rappresentanza dal popolo. Le prime elezioni ebbero luogo nell'agosto 1849. Questa Costituzione rimase in vigore fino al 1887, quando il popolo maltese ottenne maggiori concessioni 37. Ma le critiche e la scontentezza popolare cominciavano ad assumere maggiori dimensioni, grazie al contributo dei giornali e all'affratellamento dei maltesi con i loro amici stranieri (38).
Il 12 maggio 1849 il Governo annunciò che intendeva adottare nuove misure per controllare rigidamente l'emigrazione politica. Presto fu di pubblico dominio l'espulsione di Luigi Zuppetta, affiliato alla "Giovine Italia", notevolmente conosciuto e stimato come scrittore dai maltesi (39). Zuppetta scrisse molto sui giornali, particolarmente su quelli fondati da lui stesso. Nel 1845 diede inizio a "L'unione-gazzetta di Malta", curata dai maltesi Nicola Zammit (40), G. Grech-Delicata ed Enrico Naudi, e in poco tempo si manifestò favorevole alla "rappresentazione popolare" dei maltesi. Nello stesso anno fondò e diresse "Il vagheggiatore delle scienze e delle lettere", includendo articoli contro il re di Napoli. Un anno dopo cominciò la pubblicazione di "Giù la tirannide-voce di paese libero". Una vasta raccolta dei suoi scritti era uscita sotto il nome di Raccolta de' migliori articoli legali e letterari (41). A causa del modo in cui influì sul pensiero dei maltesi fu costretto a lasciare il Paese nell'agosto 1846 e andare a Londra, dove fu accolto da Mazzini, ma ritornò nel 1847 dopo essere stato eletto deputato del Parlamento napoletano per la Capitanata (42).
Il 14 maggio 1849 si richiese il permesso alla polizia locale per lo sbarco di 238 esuli, quasi tutti soldati napoletani che avevano lasciato l'esercito del re e siciliani che avevano preso parte alla rivoluzione. Il governo britannico, su istruzioni del governatore O' Ferrall, negò lo sbarco e l'opinione pubblica si rivoltò aspramente e reagì contro la decisione. L'arcivescovo Pubblio Maria de' Conti Sant esercitò la sua influenza per ostacolare lo sbarco, e pubblicò una lettera pastorale; "Il Mediterraneo", da parte sua, scagliò un feroce attacco contro gli elementi antiliberali del Paese. Il 15 luglio 1848 centoventiquattro esuli romani entrarono in porto, e un giorno dopo un vapore greco arrivò con un gruppo di cinquantatre da Civitavecchia. Più tardi, nello stesso mese, un altro gruppo di ottantasette profughi chiese il permesso di entrare, ma il governatore rimase inflessibile nella sua decisione. Il 21 luglio fu presentata una protesta collettiva, firmata da quarantotto maltesi, quasi tutti personaggi eminenti della vita civile e culturale, ma non servì a niente. Le proteste pubbliche aumentavano, e certe reazioni venivano anche dall'estero, ad esempio dall'autore inglese Dickens (43).
Questo cambiamento radicale nella mentalità maltese, o meglio la nuova disposizione ribelle, è probabilmente la causa per cui che dentro il "Circolo maltese" (una società che non aveva soltanto, o soprattutto, un ideale letterario, ma piuttosto un intento politico diretto verso il problema costituzionale) si crearono due fazioni contrapposte: il gruppo radicale si staccò dal "Circolo maltese" per essere in grado di agire con libertà e formò una nuova società, la "Associazione patriottica maltese" (44).

(1-continua)


NOTE
1) L. SCHIAVONE, Esuli italiani a Malta durante il Risorgimento, Malta, Società Dante Alighieri, 1963, pp. 149-150.
2) Frammenti d'un guerriero, Versi, Malta, Tonna, 1840, p. 33.
3) Il ritorno dell'esule, ult. cit., p. 9.
4) Il Mediterraneo, 8 agosto 1838, p. 10.
5) Notandum ad un notandum, "Il Mediterraneo", 4 ottobre 1848, p. 13.
6) G. MANGION, Governo inglese, Risorgimento italiano ed opinione pubblica a Malta (1848-1851), Malta, Casa S. Giuseppe, 1970, pp. 32-33.
7) Il poemetto fu recitato dal poeta stesso nel Real Teatro di Malta la sera del 25 aprile 1842.
8) In questo poema descrive, con uno stile schietto e agile, il Regno delle Due Sicilie e il rifugio concesso agli esuli italiani in Microscopoli, un altro nome che identifica l'isola di Malta.
9) Il Fabrizi pubblicò diversi libri nell'isola.
10) B. CELLINI, recensione su L. GIULIANO, Il comitato mazziniano di Malta, "La Sicilia nel Risorgimento italiano", gennaio-giugno 1932, "Archivio Storico di Malta", VI, f. I, 1935, pp. 62-63.
11) La data del suo arrivo risulta da quello che scrisse nelle Ricordanze, ma questa deve indicare un suo secondo soggiorno nell'isola. Secondo L. MANZI, I senatori Agostino e Antonino Plutino profughi a Malta nella rivoluzione del 1847 a Reggio Calabria, "Archivio Storico di Malta", III, f. I-IV, 1932, p. 176, Settembrini era a Malta alla fine del 1847, ed era presente ad un pranzo dato in onore dei fuggiaschi.
12) Opere scelte, a cura di L. Negri, Torino, Unione Tip. Editrice, 1955, pp. 202-203. Settembrini ricorda anche che a Malta si poteva leggere qualsiasi scritto della "Giovine Italia", e non soltanto il giornale dello stesso nome, ma pure lo stesso catechismo della setta.
13) G. MANGION, op. cit., pp. 22-30.
14) Ibid., p. 31.
15) Cfr., ad esempio, "Il Mediterraneo", 25 ottobre 1848, passim.
16) A proposito dei funerali di Lo Uzzo, cfr. "Il Mediterraneo", 4 ottobre 1848, p. 13.
17) G. E. ZARB, Circolo maltese, "Il Mediterraneo", 4 ottobre 1848, p. 13.
18) B. FIORENTINI, Malta rifugio di esuli e focolare ardente di cospirazione durante il Risorgimento italiano, Malta, Casa S. Giuseppe, 1966, p. 148.
19) "L'Ordine", 31 maggio 1851, p. 735.
20) Cfr. "Il Mediterraneo", 4 ottobre 1848, p. 13.
21) Cfr. "L'Avvenire", 23 febbraio 1850, p. 104.
22) E. Rossi, Lingua italiana, dialetto maltese e poIitica britannica a Malta, Livorno, R. Giusti, 1929, pp. 59-60.
23) G. BONIFACIO, Un piemontese a Malta cent'anni addietro, "Archivio Storico di Malta", XII, fasc. III, 1941, p. 147. Gaetano Fil. Baruffi, il piemontese di cui scrive il Bonifacio, si riferisce probabilmente alle scuole private aperte nell'isola dagli esuli. Cfr. anche H. GANADO, Rajt Malta Tinbidel, I, Malta, Il-Hajja, 1974, p. 112. Per una simile descrizione di Malta, particolarmente riguardo i piani ideati dai ribelli maltesi per una costituzione liberale, cfr. N. WILLIAM SENIOR, Conversations and journals in Egypt and Malta, II, London, Sampson Low & Co., 1882, p. 254.
24) A. V. LAFERLA, British Malta, I, Malta, Government Printing Office, 1938, pp. 200-201.
25) 22 novembre 1849.
26) L. SCHIAVONE, op. cit., p. 155.
27) B. FIORENTINI, op. cit., p. 154.
28) Cfr. I poeti italiani del secolo XIX, III, a cura di R. Barbiera, Milano, Fratelli Treves, 1915, pp. 851-853.
29) "Il Mediterraneo", 4 aprile 1849, pp. 12-13.
30) D. RICHARDS, Modern Europe 1789-1845, 5° ed., London, Longmans, 1963, pp. 150-152.
31) T. ZAMMIT, Malta - the Maltese islands and their history, 3°ed., Malta, A. Aquilina & Co., 1971, p. 301.
32) Ibid., p. 323.
33) B. FIORENTINI, op. cit., p. 152.
34) Cfr " le edizioni maltesi Gammari ja Cassia jew inkella l-ahhar nisel tal-baruni jiet Cassia - grajja ta' Malta miktub bil-Malti mit-Taljan ta' M. A. Bottari minn Ant. Muscat Fenech, Malta, C. Busuttil 1890; Gammari ja Cassia jew l-ahhar nisel tal-familja Cassia - Grajja ta' Malta, trad. anonima, Malta, S. Paolo, 1923; l'edizione inglese Giammaria or the last of the barons Cassia - an historical romance of the 17th century by M. A. Bottari, translated by Commander E. N. Price, R. N., Malta, 1923.
35) T. ZAMMIT, op. cit., pp. 301-302.
36) Dispaccio del 1° febbraio, citato da A. V. LAFERLA, op. cit., p. 204.
37) E. ROSSI, op. cit., p. 56.
38) A. V. LAFERLA, op. cit., pp. 214-215.
39) "Il Mediterraneo", 31 luglio 1844, p. 13.
40) Zammit (1815-1899) fu professore di filosofia, scrittore di opere letterarie, sociali e morali e filosofiche e collaboratore importante della rassegna letteraria "L'arte", iniziata nel 1861. Per una completa bibliografia delle sue opere, cfr. R. MIFSUD BONNICI, Dizzjunarju Bijo-Bibliografiku Nazzjonali, Malta, Dipartiment ta'l-Informazzjoni, 1960, p. 557.
41) Cfr. L. ZUPPETTA, Raccolta de' migliori articoli legali e letterari, Malta, G. Grech e Co., 1848, un volume di letteratura patriottica ricco di informazioni sulla vita politica in Italia e a Malta. Gran parte degli articoli sono saturi di citazioni da Dante, specialmente dall'Inferno e dal Paradiso, dal Petrarca, dal Rossetti, dal Berchet e dal Byron. A Malta tenne anche diverse conferenze pubbliche, alle quali concorreva un grande pubblico di professionisti e di letterati maltesi (cfr. "Il Mediterraneo", 19 novembre 1845, p. 11).
42) G. MANGION, op. cit., pp. 37-39.
43) Ibid., pp. 40-52.
44) Ibid., pp. 56-58.


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