Si sente spesso
rimproverare la Gran Bretagna, in Europa e sull'Europa. E' un processo
che non trova ragioni. lo sono un europeo, convinto - come del resto
la maggior parte dei miei compatrioti - che il ruolo della Gran Bretagna
sia in Europa.
Solo che questo non deve avvenire in modo cieco. Quella che noi vogliamo
è un'Europa che funzioni. Un'Europa più ricca e civile,
dove sia possibile vivere meglio. Un'Europa che aiuti la gente a trovare
un lavoro, invece che mettere continuamente i bastoni tra le ruote.
Un'Europa nella quale i giovani possano compiere liberamente gli studi
e stabilirsi in un Paese a loro scelta. Un'Europa che faccia il gioco
dei cittadini e non dei burocrati.
Concentrarsi su se stessa non serve all'Europa. Essa deve affermare
la sua autorevolezza sulla scena internazionale. Ha delle idee da
proiettare al di là delle sue frontiere, degli impegni internazionali
da onorare, una concorrenza mondiale da affrontare. Ed ha anche una
diversità da rivendicare con fierezza.

La posizione della Gran Bretagna sulla Unione economica e monetaria
è nota. Noi non abbiamo chiuso alcuna porta; desideriamo soltanto
che le condizioni siano propizie e che tutte le conseguenze di questa
trasformazione siano tenute nel debito conto. Abbiamo pensato alle
conseguenze disastrose per l'Unione economica e monetaria se la moneta
unica si dimostrasse un fallimento? E' una ipotesi che nessuno di
noi può escludere.
Francia, Gran Bretagna e Italia si sono imposte una disciplina rigorosa
per risanare le loro economie. La Gran Bretagna ha ottenuto i suoi
risultati: l'inflazione è sotto controllo e la disoccupazione
è calata al 7,4 per cento della popolazione attiva. Ma è
ancora troppo, e la disoccupazione rimane il maggior problema dell'Unione
europea.
La realizzazione delle condizioni per favorire l'occupazione è
in primo luogo compito di tutti gli Stati membri. Per il resto, noi
non faremo credere che si possano creare nuovi posti di lavoro con
i trattati; è l'attività, è l'iniziativa che
crea lavoro. Ma anche l'Unione europea ha il suo contributo da dare.
Per questo Gran Bretagna, Francia e Italia porteranno avanti la battaglia
per far sì che l'occupazione rimanga la priorità numero
uno dell'intera azione europea.
Saranno necessari dei recuperi veloci di produttività e di
competitività. Noi dobbiamo necessariamente unire le nostre
forze per mettere insieme le forze di base fondamentali per questa
riconquista del lavoro in Europa. Guardandoci bene dal minare le nuove
possibilità di lavoro con la scusa di proteggere chi è
già occupato. Sarebbe come cedere a ciò che è
più facile. E' senza dubbio un'esperienza dura che noi in Gran
Bretagna abbiamo già vissuto. E' questo il messaggio che mi
sforzerò di far passare, in questa circostanza e nelle occasioni
successive.
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