§ Conto alla rovescia / Per il futuro d'europa

Obiettivo Maastricht




Mario Deaglio



L'Italia politica del Duemila prenderà probabilmente forma nei prossimi mesi. E il suo dilemma può essere sintetizzato così: per "entrare in Europa" dovremo "uscire dall'Italia": almeno, da una certa Italia, fatta di mano pubblica pesante in economia, di prelievo fiscale ai limiti dell'insopportabilità per chi le tasse le paga e di vastissime aree di evasione, di welfare che garantisce i garantiti e abbandona molti bisognosi, di mercato del lavoro rigido e di forme di lavoro nero flessibile al limite dello sfruttamento, di privatizzazioni finte e di monopoli autentici. Una delle ricadute "secondarie" del processo di integrazione è infatti quello di segnare scadenze obbligatorie anche per la "transizione infinita" italiana. Euro, riforma del welfare, privatizzazioni, mercato, sono parole "fredde", ma non c'è dubbio che una loro traduzione in pratica imporrebbe un gigantesco rimescolamento di carte, al termine del quale ci sarebbero vincenti e perdenti, premiati e penalizzati: molte posizioni di forza sarebbero erose e la mappa dell'Italia attuale potrebbe cambiare fino a diventare irriconoscibile.
Per capire che cosa effettivamente sia in gioco, e come potrebbe essere influenzato il nostro futuro, si possono avanzare tre ipotesi: che l'Italia aderisca alla moneta unica fin dal 1999; che ne resti fuori, ma con una data di ingresso certa; che resti fuori a tempo indeterminato. La prima ipotesi è quella sulla quale punta il governo; la seconda è più o meno esplicitamente suggerita dai vari esponenti delle imprese, tra cui la Fiat; la terza ha una qualche possibilità di realizzarsi se i conflitti italiani non troveranno una soluzione stabile, cioè a prevalere saranno i fattori di disgregazione e di instabilità, nazionali o alimentati dall'estero. Questa è probabilmente l'ipotesi più preoccupante. Implicherebbe una rapida perdita di quel tanto di credibilità che l'Italia ha riacquistato in questi mesi; l'immediato riacutizzarsi di tutti i problemi (e sono tanti) in sospeso; la possibilità di crisi finanziarie e valutarie, oltre che di conflitti sociali aspri; lo scontro istituzionale senza vie d'uscita; il rischio che l'Italia venga superata non solo dal "nocciolo duro", ma anche da Paesi mediterranei come la Spagna o emergenti come la Repubblica Ceca e l'Ungheria; e, infine, anche la concreta eventualità della fine della nazione unita.
Mario Deaglio


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