L'Ue
(Unione europea) è un unico mercato dal 1993, da quando è
stata definitivamente stabilita la libera circolazione di persone, merci,
servizi e capitali all'interno dei Quindici. Ciò vuol dire che
ogni cittadino di uno Stato membro ha il diritto di studiare, lavorare,
stabilire la propria residenza, acquistare beni e servizi, esercitare
una professione e avere l'assistenza sanitaria per sé e i familiari
in un qualsiasi Paese dell'Ue.
L'Uem (Unione monetaria europea) è l'impegno che oggi richiede
i maggiori sforzi da parte degli Stati che hanno deciso di aderirvi.
L'introduzione dell'euro non è un semplice cambio di moneta,
ma un cambiamento strutturale che richiede la partecipazione di tutti
i soggetti istituzionali, politici ed economici di un Paese. Questo
cambiamento, che non è solo un ideale espresso dai "padri
fondatori" della Cee, ma ne è anche una concretizzazione
tangibile, sta per realizzarsi dopo 40 anni di percorsi decisionali,
non sempre facili e non sempre condivisi da tutti. Da un punto di vista
strettamente economico, ci sono Paesi che potranno aderire subito all'Uem,
e altri che all'atto della firma del Trattato di Maastricht hanno chiesto
di farne parte in una seconda fase.
Al di là di ogni dibattito istituzionale, politico o filosofico,
i passi da compiere e i problemi da risolvere nel breve periodo sono
ancora molti, tanto che le istituzioni europee se ne occupano prioritariamente
per portarli a soluzione: riguardano il rispetto dei diritti dei cittadini,
l'occupazione, l'ambiente, la trasparenza delle istituzioni, la sicurezza
interna, la solidarietà, la tutela delle diversità culturali,
ecc.
L'avventura
della moneta
Tutti i testi di economia politica hanno definizioni analoghe del
termine "moneta": "E' moneta tutto ciò che viene
comunemente accettato, in un certo ambito geografico, come mezzo di
scambio e di pagamento e come unità di misura del valore dei
beni". Le monete sono dunque documenti rilevanti della storia
degli Stati. L'analisi comparata dei sistemi monetari fa emergere
la fittissima rete di rapporti che hanno legato i vari Paesi dalle
epoche più antiche, consentendo di conoscere la quantità
e la qualità dei commerci fra le diverse aree geografiche e
di leggere le strategie adottate da ciascun Paese nei confronti del
mondo esterno.
Ci fu un momento in cui, nel mondo antico, la moneta assunse valore
storico emblematico. A metà dell'età di Silla, la classe
dirigente di Roma aveva attribuito all'emissione di moneta aurea non
solo un valore economico, ma anche un preciso significato di adesione
a un sistema di governo. Scelte politiche e capacità economica
dei singoli erano messe in connessione diretta e la moneta era un
fattore di pressione, capace di influire sui comportamenti popolari.
Con Augusto, la presenza sulla moneta dell'effigie dell'imperatore
o di un membro della sua famiglia segna una rottura rispetto all'età
repubblicana, quando nessuno, prima di Cesare, aveva mai pensato di
caratterizzare con la propria immagine un'emissione di Stato. Più
tardi, nel IV e V secolo, Costantino avrebbe coniato una sua moneta
d'oro, il solidus, che divenne la moneta universale dell'Impero romano-bizantino
e l'emblema stesso del suo potere.
Diversamente dall'età repubblicana, in cui si coniava moneta
aurea unicamente in tempi di crisi, il solidus rappresentava una costante
del sistema monetario, anche per l'alto livello di purezza dell'oro
impiegato, e tale rimase, pur nella progressiva frammentazione dell'Impero,
ancora per diversi secoli. A Bisanzio, nel cuore dell'Impero d'Oriente,
la moneta costantiniana continuava ad affermare la sua qualità,
per divenire poi modello delle monete d'oro arabe e, in seguito, dell'augustale
di Federico II.
I metalli
L'Europa medioevale e rinascimentale conobbe solo la moneta metallica,
nei suoi multipli e sottomultipli. Oro, argento e rame erano i tre
metalli impiegati, ciascuno con una specifica funzione. L'oro era
riservato ai prìncipi, ai grandi mercanti, alla Chiesa; l'argento
alle transazioni ordinarie; il rame, detto anche "moneta nera",
alle operazioni di minimo valore, appannaggio dei comuni mortali e
soprattutto dei poveri. Nella storia della moneta si è fatto
spesso ricorso al bimetallismo oro-argento perché, essendo
la disponibilità di questi metalli irregolare e poco elastica,
succedeva spesso che uno dei due fosse relativamente più abbondante
dell'altro.
Da queste alternanze di valore intrinseco sono derivate in certi casi
perturbazioni e catastrofi e, più spesso, dinamiche negative
di lungo periodo, che hanno costituito un carattere permanente degli
antichi regimi monetari. Forse per questo si era soliti dire: "L'oro
e l'argento sono fratelli nemici".
La banca
Il mercato delle monete e la stessa nascita dell'economia politica
risalgono ai secoli XV e XVI, che videro gli albori del capitalismo
in forma mercantile. Già a partire dalle Crociate, all'economia
naturale delle epoche precedenti si sostituì progressivamente
un'economia monetaria che, dall'Italia centrale e settentrionale,
(in primo luogo dalle Repubbliche marinare e, più tardi, dai
Comuni), si diffuse in tutta l'Europa, attraverso la Germania meridionale,
la Francia e l'Olanda. Per estendere i commerci a lunga distanza e
finanziare il trasporto delle merci, si fondano compagnie commerciali
a partecipazione di capitale, che aprono anche agenzie all'estero.
La banca trae origine dal banco di cambio, (in senso stretto, dalla
"tavola del cambiavalute"), invenzione italiana affermatasi
grazie all'istituto, nato in quel tempo, della cambiale. Nel XIII
e XIV secolo sorgono banche a Genova, Firenze (per iniziativa delle
famiglie Bardi, Strozzi e, soprattutto, Medici, nel 1400), ad Augusta,
ad Anversa. Il banchiere-mercante crea proprie imprese per l'esportazione
di merci (essenzialmente tessitura e lavorazione dei metalli), prodotte
solitamente da artigiani a domicilio.
La moneta di
conto in Francia
L'esperienza monetaria della Francia, molto vasta e complessa, incomincia
dai Carolingi, alla fine del secolo VIII. Fra il 781 e il 795, Carlo
Magno mise a punto la riforma, iniziata dal padre, Pipino, che stabiliva
il monometallismo argenteo con un'unica moneta legale, il denaro.
In assenza del sistema decimale, il peso era ricavato in base alla
regola che, da una lega prefissata al 950/1000, si ottenessero 240
denari. Poco meno di quattro secoli più tardi, un nuovo sistema
monetario venne istituito da Luigi IX (1266-70). Dopo qualche decennio,
però, la moneta francese tornò ad essere oggetto di
convulse svalutazioni e rivalutazioni. I francesi diedero vita anche
ad una "moneta di conto", ossia a una moneta "immaginaria",
che serviva esclusivamente a contare, a calcolare il valore delle
varie monete e a tenere una contabilità commerciale: la lira
tornese. Questa moneta di conto fu oggetto di continue svalutazioni
e rivalutazioni, che durarono fino a che, nel 1726, il governo di
Luigi XIV ricollegò la lira all'oro. Da quel momento il sistema
divenne stabile.
Grandezza e
decadenza della Spagna
Ancora nella metà del XV secolo la Spagna era divisa in quattro
Reami: Castiglia, Aragona, Regno del Portogallo e Regno di Navarra.
La fulminea espansione transoceanica, con la scoperta di ricchi giacimenti
di metalli preziosi nelle Americhe, ebbe ripercussioni straordinarie
nell'economia della Spagna. Ai giacimenti d'oro scoperti inizialmente,
si aggiunsero gli eccezionali giacimenti d'argento di Potosì
e Zacatacai, e infine i ricchi giacimenti di mercurio in Perù.
Ai tempi di Carlo V (1500-1558) e del figlio Filippo, nella sola Castiglia
operavano otto zecche, mentre altre erano attive nel resto del Regno
e nei possedimenti spagnoli delle Americhe.
Fu in quell'epoca che comparve una moneta d'argento, il Real de ocho,
del peso di 29 grammi, con una lega di circa 930 millesimi, che sarebbe
divenuta la moneta di gran lunga più importante nella circolazione
dei secoli XVI e XVII. Di fatto, fu la moneta che allargò gli
scambi commerciali fino all'India e alla Cina. Nel corso del 1600
l'afflusso di metalli preziosi dalle Americhe diminuì drasticamente
per una serie di fattori concomitanti: un certo ristagno nella produzione
mineraria delle colonie, la loro accresciuta indipendenza, la pirateria
olandese, francese e inglese. In realtà, alla Spagna del '600
fece difetto anche un certo spirito imprenditoriale, tanto che il
Paese sprofondò in una drammatica decadenza.
Il sistema
inglese
Sul finire del XV secolo l'Inghilterra era ancora un "Paese sottosviluppato",
almeno in relazione allo standard dell'Italia, dei Paesi Bassi, della
Francia e della Germania meridionale. Ma produceva già la miglior
lana d'Europa ed eccellenti manufatti, tanto che fra il 1500 e il
1550 era già il maggior esportatore d'Europa. Il commercio
transoceanico, unito alla pirateria istituzionalizzata, consolidò
lo sviluppo mercantilistico dell'Inghilterra, peraltro sostenuto dalla
politica economica del governo. Drastici dazi si applicarono alle
importazioni di manifatture estere e, soprattutto, di prodotti di
lusso.
Di particolare importanza furono gli "Atti di Navigazione"
che conferirono alle navi inglesi un ruolo sempre più importante
nei trasporti per navi delle merci, sia in entrata che in uscita.
Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo Londra emerse come
la città dove più stabilmente si era insediato un sistema
economico e finanziario all'altezza dei tempi. Una supremazia che
doveva durare fino agli inizi del XX secolo.
Le monete primitive
Non sempre e non dappertutto lo scambio delle merci è avvenuto
attraverso monete metalliche. Nelle società primitive, le funzioni
di moneta sono assolte dalla merce più abbondante o più
desiderata. Così il sale è servito come denaro nei Regni
dell'Alto Senegal, dell'Alto Niger e in Etiopia. Le tele di cotone
hanno rivestito lo stesso ruolo nel Golfo di Guinea, dove anche i
braccialetti di rame, l'oro in polvere e i cavalli costituivano moneta.
Altro mezzo di pagamento in vigore nelle fasce costiere dell'Africa
erano le conchiglie. In Islanda, con disposizioni emanate nel 1420,
fu stabilita una lista di merci che, per secoli, furono pagate con
pesce secco. In Alaska, come nella Russia di Pietro il Grande, funzionavano
da moneta le pellicce. Gli indiani dell'America del Nord usavano conchiglie
legate a rosario: i wampum, che restarono sul mercato almeno fino
al 1720. In Virginia, intorno al 1620, si utilizzava come moneta il
tabacco, e nel Maryland il riso. Nel Congo erano "tarate"
persino le conchiglie, e le pezze di stoffa che si barattavano con
merci erano dimensionate al valore degli acquisti.
La scelta del
dollaro
Subito dopo l'indipendenza dall'Inghilterra, le 13 ex colonie americane
decisero di adottare una moneta propria e uguale per tutti gli States:
il dollaro. La decisione fu subito sancita dal "Coinage Act",
del 1792. Nel nuovo mondo e per volontà dei suoi cittadini,
nasceva così una moneta destinata a diventare la principale
valuta del mondo e che unisce oggi il più vasto mercato interno
del pianeta, con 260 milioni di persone in 50 States. Il corso del
dollaro fu segnato, per oltre un secolo, da molteplici traversie.
Nella Guerra di Secessione, il Nord e il Sud mantennero monete separate
finché, alla fine del conflitto, la moneta del Sud perdette
ogni valore. I dollari del Nord erano chiamati dorsi verdi, perché
tale era il colore di un lato delle banconote. Benché lo Stato
federale ne avesse garantito la convertibilità in oro, operazioni
del genere non furono possibili se non nel 1879.
Accanto alle banconote emesse dal governo federale, circolavano anche
monete d'oro e d'argento, certificati che garantivano pagamenti nei
due metalli, biglietti di banca emessi da istituti abilitati dallo
Stato federale. Enormi operazioni speculative su terreni, merci, ferrovie,
furono finanziate da una molteplicità di banche, che nascevano
e fallivano con rapidità sorprendente. Nel biennio 1873-74
chiusero 98 banche; 83 fallirono nel 1892 e 496 l'anno successivo.
Fra il 1907 e il 1908 ne scomparvero 246. Finché il governo
decise di istituire il Sistema della Riserva Federale, con compiti
di sistema bancario centrale degli Usa. Da quel momento ha avuto corso
ufficiale un'unica moneta nazionale, di cui la Fed è la sola
emittente. L'uso di monete d'oro fu tuttavia consentito fino al 1934,
quando il sistema aureo fu di fatto abbandonato.
Il Gold Standard
o parità aurea
Il vero nodo dei sistemi monetari in epoca moderna è stato
il riferimento all'oro. Un sistema monetario poteva definirsi aureo
quando l'oro era utilizzato come "numerario monetario",
(ossia come unità di misura del valore delle monete), da un
certo Paese e/o quando gli altri strumenti usati come numerario monetario
- cambiali dello Stato o delle banche - erano convertibili in oro
a richiesta dei creditori. L'adozione permanente di un sistema monetario
aureo si fondava sul pensiero classico. David Ricardo (1772-1823)
aveva considerato un meccanismo di equilibrio internazionale basato
sulle dinamiche dei prezzi assoluti e relativi. Fattore decisivo di
questo equilibrio erano i movimenti dell'oro fra i vari Paesi.
Come egli affermava, l'oro si sposta quando si verifichino cambiamenti
nelle funzioni di produzione dei beni in un Paese rispetto agli altri.
Seguendo una teoria quantitativa molto rigida, Ricardo riteneva che
l'afflusso dell'oro facesse crescere i prezzi nel Paese d'arrivo e
che questo ristabilisse automaticamente l'equilibrio iniziale. Fino
ai primi decenni del nostro secolo si è pensato che fosse la
parità aurea a garantire l'equilibrio delle relazioni economiche
a livello internazionale. Tale convinzione fu messa in crisi, praticamente
in modo definitivo, dal caos monetario seguito al conflitto 1914-1918.
XX secolo
Pochi inizi di secolo furono festeggiati come quello XX. Erano passati
alcuni decenni dall'ultimo conflitto europeo e dall'ultima perturbazione
sociale, la Comune di Parigi. La scienza aveva compiuto eccezionali
scoperte e promosso quell'innovazione tecnologica che portò
alla seconda rivoluzione industriale. Il sistema liberale sembrava
garantire l'efficienza dei sistemi economici, allargando contemporaneamente
la sfera dei diritti politici. "Progresso" era la parola
più in voga e che meglio esprimeva lo spirito del tempo.
Negli anni a cavallo dei due secoli, Parigi si affermò come
capitale dell'arte e della cultura. La costruzione della Tour Eiffel
e l'Esposizione universale del 1900 ne sancirono il ruolo d'avanguardia.
Nello stesso tempo, a Vienna e a Costantinopoli, le civiltà
absburgica e ottomana si consumavano fra la consapevolezza del proprio
declino e la più spensierata leggerezza. In questo contesto,
la società europea viveva in uno stato di euforia, compiaciuta
di un benessere che sembrava ormai alla portata di tutti. Né
fu turbata dalle agitazioni di massa del 1905, culminate nei moti
rivoluzionari russi.
Perché l'Europa si risvegliasse bruscamente, ci vollero i colpi
di rivoltella di Gavrilo Princip, il nazionalista serbo che, a Sarajevo,
assassinò l'Arciduca Francesco Ferdinando d'Austria, erede
al trono absburgico. Era il 24 giugno 1914. L'Europa non sarebbe stata
mai più la stessa.
Germania 1923
Dopo la fine della prima guerra mondiale, il maggior desiderio di
tutti era di "tornare alla normalità" e di ristabilire
le condizioni economiche anteriori alla guerra. "Tornare all'oro",
cioè alla parità aurea, predicavano le autorità
monetarie. Ma i guasti prodotti dalla guerra erano profondi.
L'impoverimento generale, i problemi della riconversione all'economia
di pace, le disastrose condizioni sociali e le complicazioni politiche
impedivano non solo un ritorno alla normalità ma anche il ristabilimento
di qualunque parità di cambio. L'inflazione spazzò il
continente toccando vertici spettacolari in Austria, Ungheria, Polonia
e soprattutto in Germania.
Subito dopo la guerra, Berlino si trovò di fronte due problemi:
un debito pubblico impossibile da onorare e aggravato dai risarcimenti
esorbitanti pretesi dai vincitori (132 milioni di marchi oro prebellici),
e un'inflazione crescente, col conseguente panico dei risparmiatori.
Nel 1919 i prezzi triplicarono e continuarono a salire fino al '20.
Nel 1921, in coincidenza con la depressione americana, si stabilizzarono
a un livello di circa 14 volte superiore a prima della guerra. Nel
'21 ricominciarono a salire, passando da 14 a 35 volte. Alla fine
del '22 erano aumentati di 1.475 volte. Nel '23 il rapporto era di
1.422.900.000.000 marchi per un marco prebellico. Il denaro per la
spesa era portato in carriole o carrozzine per bambini, mentre le
tipografie stampavano banconote a ritmo incalzante. Il 20 novembre
1923 si decretò che la moneta stampata per fronteggiare l'inflazione,
il Reichsmark, non aveva più corso legale, e fu messa in circolazione
una nuova moneta, il Rentenmark. L'inflazione cessò abbastanza
rapidamente, ma fu solo negli anni successivi che i prezzi si stabilizzarono
in Inghilterra -dove fu ristabilita la parità aurea a livello
prebellico -, in Italia e in Francia.
La Grande Depressione
Per gli americani è stata forse l'avvenimento che ha lasciato
tracce più profonde nella memoria del secolo. Dopo la guerra
mondiale, la congiuntura favorevole degli anni '20 aveva contribuito
ad aumentare i profitti degli imprenditori e i redditi dei ceti più
abbienti. Fra il '23 e il '29 le aziende investivano, i ricchi spendevano,
le abitazioni di lusso si moltiplicavano, i consumi di radio e autoveicoli
crescevano a livelli assolutamente imparagonabili a quelli dei Paesi
europei. Ai tempi del "grande Gatsby", nel 1926, negli Usa
erano registrati 22.053.000 autoveicoli; in Gran Bretagna, in Francia
e in Germania, rispettivamente, 1.042.000, 891.000 e 319.000. L'espansione
del credito e la speculazione in Borsa ressero fino al '29, quando
avvenne il grande crash a New York. Di seguito, gli investimenti si
contrassero, gli interessi sui titoli si appesantirono, la spesa in
beni di consumo durevoli si ridusse drammaticamente. In questo clima
la Borsa influì decisivamente sul crollo degli affari, dei
prezzi e delle importazioni. Alla spirale deflazionistica si aggiunse
la grave crisi delle banche che, fra il '29 e il '3 1, fallirono a
migliaia. Solo nel '32, con l'avvento alla presidenza di Franklin
D. Roosevelt, fu sospesa la possibilità di tramutare banconote
e depositi in oro e, sebbene molto oro fosse stato già prelevato,
ciò permise di mantenere riserve auree ancora cospicue. Fra
il '33 e il '35 il Sistema della Riserva Federale si trasformò
in Federal Deposit Insurance Corporation, che garantiva i depositi
bancari con fondi di assicurazione governativi. Lo stillicidio dei
fallimenti decrebbe: 62 nel '34, uno solo nel '35.
Fine del Gold
Standard
Uno dei maggiori economisti, comunque il più influente di questo
secolo, fu Keynes (1883-1946). Nel gennaio '19 aveva partecipato come
rappresentante del Tesoro inglese ai negoziati che portarono al trattato
di pace con la Germania. Subito dopo, in The Economie Consequences
of the Peace, muoveva al trattato tutta una serie di critiche.
Secondo l'economista, sarebbe stato giusto e conveniente che i termini
di pace fossero ispirati a magnanimità: le riparazioni richieste
alla Germania, impossibili da onorare, avrebbero costretto i tedeschi
a inadempienze cariche di conseguenze; i problemi della riconversione
a un'economia di pace erano, infine, molto più importanti delle
questioni politiche di confine. Sotto il profilo economico, il punto
più rilevante era l'ultimo.
Secondo Keynes, la causa principale del disordine economico e delle
crisi politiche che si erano succedute in Europa, era l'impossibilità
di rispettare le regole del Gold Standard: "Se il nostro proposito
deliberato è l'impoverimento dell'Europa centrale, oso prevedere
che la ritorsione non tarderà. Nulla potrà ritardare,
allora, quella guerra civile fra le forze della reazione e i disperati
tentativi dei rivoluzionari, davanti alla quale gli orrori della recente
guerra sembreranno cosa da poco e che distruggerà, quale che
sia il vincitore, la civiltà e il progresso della nostra generazione".
Bretton Woods
Nell'autunno '41, in piena seconda guerra mondiale, Keynes si dedicò
alla stesura. di un documento che si intitolava Clearing Union, (noto
in Italia come "Sistema di compensazione"), le cui finalità
erano così illustrate: "Abbiamo bisogno di uno strumento
monetario internazionale [ ... ] per dotare ogni Paese, dopo la guerra,
di una scorta di riserva [ ... ] così che ogni Stato sia in
grado, senza indebite ingerenze, di mettere ordine in casa propria
durante la fase di passaggio a condizioni complete di pace".
Nei primi mesi del '43, il Dipartimento di Stato americano si avvicinò
notevolmente alla proposta di Keynes, adottando un progetto di Harry
D. White, sottosegretario al Tesoro, in cui - per la prima volta in
un documento ufficiale - gli Usa dichiaravano di accettare in pieno
le loro responsabilità quando si fosse verificato uno squilibrio
fondamentale negli scambi con i Paesi debitori.
Nel luglio '44 i rappresentanti di 44 nazioni si incontrarono a Bretton
Woods, nel New Hampshire, per individuare le soluzioni necessarie
alla ripresa economica dopo la fine della guerra. Gli accordi portarono
a ristabilire la parità dei cambi rispetto al dollaro e all'oro.
Fu istituito il Fondo monetario internazionale, con l'organizzazione
in parallelo della Banca mondiale per la ricostruzione e lo sviluppo
(Bird). Furono questi alcuni fra gli strumenti più efficaci
per la ricostruzione del sistema economico mondiale. Ma Keynes non
arrivò a vederne gli effetti: malato di cuore e affaticato
dalle logoranti negoziazioni della conferenza, morì un anno
e mezzo dopo.
I Trattati
di Roma
La firma dei Trattati istitutivi della Cee e dell'Euratom avvenne
in Campidoglio, nella Sala degli Orazi e Curiazi, il 25 marzo 1957.
I Paesi firmatari (sei: Belgio, Francia, Germania Federale, Italia,
Lussemburgo e Paesi Bassi) si proponevano di creare uno spazio economico
integrato dove i fattori produttivi - persone, merci, servizi, capitali
- potessero circolare liberamente come in un mercato interno. Si parla
per questo delle quattro libertà. In alcuni settori, in primo
luogo nell'agricoltura, politiche comuni dovevano garantire la realizzazione
di questo obiettivo. Il fine implicito era che il confronto e il coordinamento
creassero le condizioni perché dall'integrazione economica
scaturisse col tempo quella politica. Il sistema istituzionale Cee
è del tutto originale, in quanto deve operare una sintesi dinamica
fra interesse collettivo e interesse degli Stati. Le sue istituzioni
principali sono quattro: la Commissione europea, organo indipendente,
che rappresenta l'interesse comune, ha il monopolio del diritto di
proposta e progetta, prima, e poi cura l'esecuzione delle decisioni
comunitarie, rispondendo del suo operato al Parlamento europeo; il
Consiglio dei Ministri, che rappresenta l'interesse degli Stati, è
organo di decisione finale e di legislazione, ed esercita il potere
legislativo in associazione col Parlamento europeo; il Parlamento
europeo, eletto a suffragio universale nel '79, che rappresenta la
sovranità popolare e detiene in molti campi un potere di legislazione,
è - insieme al Consiglio dei Ministri - l'autorità di
bilancio, e può con voto di fiducia obbligare la Commissione
a dimettersi; la Corte di Giustizia, supremo tribunale della Comunità,
che assicura il rispetto del diritto comunitario, cui può attingere
anche un singolo cittadino.
Dalle monete
nazionali alla moneta unica
Il percorso verso l'Uem rappresenta la realizzazione di un progetto
che non ha precedenti. Gli Stati nazionali indipendenti dell'Ue hanno
deciso di adottare un unico mezzo di pagamento: l'euro.
Nel giugno '88 il Consiglio europeo di Hannover istituisce il Comitato
per lo studio dell'Unione economica e monetaria. E' guidato da Jacques
Delors, presidente della Commissione europea. Il documento che viene
prodotto - il "Rapporto Delors" - conquisterà una
notevole fama, diventando la pietra miliare sulla quale poggia la
costruzione dell'Uem. Il Rapporto è infatti la base sulla quale
il Consiglio europeo di Madrid del giugno '89 decide di avviare l'unione
monetaria.
Il Trattato di Maastricht, firmato nella cittadina olandese il 7 febbraio
1992, definisce nei dettagli le condizioni per la piena realizzazione
dell'Uem e per l'adozione della moneta unica. Entro la fine del secolo
l'Europa, con i suoi 370 milioni di abitanti, avrà nell'euro
una delle monete più stabili del mondo. E' un'ulteriore conquista
del processo di integrazione, che prelude a politiche sociale, estera
e di sicurezza comuni. E' deciso anche il calendario delle transizioni,
che si articolerà in tre fasi principali: 1998: i capi di governo
decideranno quali Paesi parteciperanno dall'inizio alla moneta unica,
in base a criteri di convergenza. Si costituirà la Bce (Banca
centrale europea) e nascerà il Sistema europeo di banche centrali
(Sebc), responsabili della politica monetaria unica; 1999: all'inizio
dell'anno entreranno in vigore cambi irrevocabilmente fissi tra le
valute dei Paesi partecipanti e tra queste e l'euro, che sarà
una moneta a pieno titolo. Dal primo gennaio '99 al 31 dicembre 2001
l'euro potrà essere utilizzato per qualunque operazione (assegni,
bonifici, ecc.), tranne quelle che prevedono pagamenti in contanti.
Le banconote e le monete nazionali continueranno ad avere corso legale;
2002: dal primo gennaio inizierà l'introduzione, da parte delle
Banche centrali nazionali, delle banconote e delle monete in euro,
che sostituiranno quelle nazionali. Queste perderanno valore legale
il primo luglio 2002, ma potranno ancora essere cambiate presso le
Banche centrali nazionali. Inizia la piena ed esclusiva età
dell'euro.
I tre pilastri
L'Unione europea ha individuato gli sforzi da compiere e gli obiettivi
da raggiungere per preparare l'Europa del XXI secolo. Il progetto
di architettura europea prevede tre pilastri.
Il primo riguarda i compiti, le responsabilità, le politiche
già messe in atto dalla Comunità, e quindi la Politica
agricola (Pac), le strategie per lo sviluppo delle regioni in ritardo
economico, la politica della pesca, le politiche nel campo della sanità
e della sicurezza sociale, la lotta contro la disoccupazione, la politica
ambientale, la politica dei trasporti, l'azione nell'ambito della
cultura.
Il secondo è costituito dalla Politica estera e della sicurezza
comune (Pesc), e comprende tutte le questioni relative alla politica
estera e alla sicurezza esterna dell'Unione europea.
Il terzo, infine, riguarda gli Affari interni e giudiziari (Aig),
comprende i diritti dei cittadini ad accedere al lavoro, allo studio,
e ad avere libera circolazione nell'area comunitaria, le politiche
relative ai problemi dell'immigrazione, le misure contro il traffico
di droghe e la criminalità organizzata.