Temporali oltreconfine




Mario Deaglio



E' ben difficile trovare un inizio d'anno più roseo del 1998 dal punto di vista finanziario, con l'inflazione controllata e la Borsa che mette a segno un record dopo l'altro. L'impressione generale è che il mercato azionario italiano abbia compiuto un salto di qualità e sia, per così dire, salito di un gradino, e che gli aumenti dei listini rispecchino il diffondersi di un nuovo modo di guardare all'investimento in azioni.
La vittoria sull'inflazione fa respirare l'economia. La riduzione del tasso di sconto ha avuto un effetto liberatorio e un significato simbolico: è la sanzione della stabilità ritrovata. Il minor costo del denaro, divenuto possibile dopo la definitiva approvazione della legge finanziaria, fa altresì respirare il Tesoro, che ha minor bisogno di attingere al risparmio, e ridà fiato alle imprese. Cambiano altresì le regole del gioco per i risparmiatori italiani, i cui orizzonti finanziari risultano profondamente modificati.
I bassi rendimenti offerti oggi dal comparto del reddito fisso stanno spingendo milioni di famiglie italiane a non rinnovare i Bot e i Cct quando giungono alla scadenza e a utilizzare queste disponibilità finanziarie per l'acquisto di azioni o quote di fondi comuni di investimento. Alle imprese, tramite una Borsa più trasparente, che si è rinnovata in profondità nelle proprie regole, comincia ad affluire denaro "fresco", che fa balenare la possibilità concreta di nuovi programmi di investimento e di crescita. E sono sempre più numerose le imprese medie e piccole, di proprietà familiare, che pensano di farsi quotare sui listini azionari per finanziare programmi di sviluppo nel nuovo, grande mercato europeo e mondiale.
Dopo la scommessa europea, il governo ha così ottime possibilità di vincere la scommessa della ripresa e dell'occupazione, senza dover ricorrere alla solita "droga", rappresentata dall'inflazione, la quale, dopo poco tempo, rende necessarie dannosissime frenate e manovre correttive.
Un panorama radioso, quindi. Ma non sarà forse fin troppo accattivante? Gli italiani mostrano una tradizionale diffidenza quando si tratta di impiegar risparmi; hanno imparato che non esistono investimenti perfetti e che le euforie sono pericolose. La nota più positiva del boom della Borsa del 1997 e dei favorevoli inizi del 1998 è che la cautela prevale, che il risparmiatore medio si domanda se il cielo è davvero così sereno, se non ci sono, in realtà, pericoli nascosti e nuvole all'orizzonte.
I pericoli ci sono e possono essere sintetizzati così: nello stesso momento in cui la Borsa italiana toccava nuovi massimi storici, con incrementi superiori a quelli delle altre Borse europee, i mercati azionari asiatici facevano registrare nuove, pesanti perdite che li portavano spesso a valori minimi. E anche le monete asiatiche continuavano a perdere terreno.
Per valutare correttamente la buona stagione della Borsa italiana è opportuno evitare il male tradizionale del provincialismo e riconoscere che questa ripresa si sta verificando in un momento di forte turbolenza dell'economia globale, con il Giappone in difficoltà, la Corea del Sud sull'orlo della bancarotta, le mitiche "tigri" asiatiche alla deriva. L'Europa, per quanto abbastanza riparata da questi venti di tempesta, non può ritenersi sufficientemente sicura in un momento in cui le fondamenta stesse del sistema di mercato corrono qualche rischio.
A questa nuvola finanziaria occorre aggiungerne un'altra che si potrebbe definire, con un termine alla moda, di tipo geopolitico. Ne sono un simbolo eloquente le navi degli emigranti clandestini che giungono sulle coste italiane. Non si può dimenticare che a pochissime centinaia di chilometri da queste coste in Algeria si massacrano donne e bambini, in Palestina permane la tensione, in Egitto si fa strage di turisti, mentre, a una distanza appena superiore, in Turchia è in corso una vera e propria guerra.
Sarebbe un errore per il risparmiatore medio italiano chiudersi in una sorta di dorata gabbia finanziaria e dedicarsi esclusivamente all'esame dei listini. Così come il rialzo di Borsa è stato reso possibile da un più generale fatto politico, e cioè il miglioramento della credibilità italiana nella prospettiva dell'Unione monetaria europea, prospettive politiche incerte o sfavorevoli nel Mediterraneo sono destinate a ripercuotersi negativamente sulle nostre possibilità di crescita. In una società in cui molti valori collettivi si esprimono attraverso il mercato, il buon risparmiatore è anche buon cittadino: il successo dei suoi impieghi finanziari non può essere disgiunto da un più generale successo del Paese di cui fa parte. Gli andamenti dei mercati finanziari non possono più essere considerati separati da quelli dei grandi problemi nazionali.


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