PIANETA FMI




M. B, T. C.



Il Fondo monetario internazionale (Fmi) non è una Banca centrale internazionale né una banca di sviluppo, ruolo attribuito alla Banca mondiale. Questo "club", con sede a Washington, funziona come una sorta di cooperativa internazionale e conta ormai 182 Paesi membri. Tutti hanno approvato lo statuto, che fissa i compiti: promuovere la cooperazione monetaria internazionale attraverso un'istituzione permanente a carattere consultivo e cooperativo, facilitare l'espansione equilibrata del commercio internazionale, mantenere fra gli Stati membri stabili regimi di cambio, aiutare a creare un sistema multilaterale di regolamento delle partite correnti ed eliminare le restrizioni di cambio, dare fiducia agli Stati membri mettendo temporaneamente a loro disposizione le risorse generali del Fondo, e infine abbreviare e ridurre la portata degli squilibri delle bilance dei pagamenti.
Le origini del Fmi risalgono alla grande crisi degli anni Trenta, seguita al crollo di Wall Street nel '29. La disoccupazione, la caduta della produzione industriale, il fallimento delle banche avevano generato una forte sfiducia nei confronti della carta moneta, degli scambi e del commercio internazionale. La necessità di promuovere un organismo incaricato del controllo della cooperazione internazionale è il frutto di questa crisi. Alla fine della seconda guerra mondiale la conferenza di Bretton Woods, organizzata in un albergo di questa cittadina del New Hampshire, aveva riunito 44 Paesi, che decisero la creazione del Fmi. Inizialmente aderirono 39 Stati.
La politica e la strategia del Fmi sono elaborate dal consiglio dei governatori, che si riunisce due volte l'anno, la prima nel corso dell'assemblea generale e la seconda durante il comitato supplente. I governatori sono tutti i ministri delle Finanze dei Paesi membri. Per la gestione degli affari correnti, i governatori sono rappresentati dal consiglio di amministrazione (il Board), che si riunisce in media tre volte a settimana. Questo è composto da 24 membri. Otto Paesi hanno un rappresentante permanente: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone, Russia, Arabia Saudita e Cina. Gli altri Paesi sono divisi in 16 gruppi, rappresentati ciascuno da un amministratore. Il consiglio ha utilizzato raramente il voto formale per prendere una decisione. Si preferisce ricorrere al consenso.
Con l'adesione al Fondo ogni Paese versa una quota o contributo. Nel 1945 i Paesi fondatori dotarono il Fmi di 7,6 miliardi di dollari. Dal 1992 l'ammontare complessivo è leggermente superiore ai 200 miliardi di dollari. Il contributo più elevato, pari al 18,2% del totale, (circa 36 miliardi di dollari), è quello Usa. Il più ridotto è quello delle Isole Marshall, con 3,6 milioni di dollari. Come un'impresa, gli investitori più importanti hanno un potere maggiore nel processo decisionale. Gli Usa, in qualità di principale finanziatore, dispongono di circa 265 mila voti, cioè di un quinto dei voti.
Un direttore generale - per tradizione un alto funzionario europeo - è nominato per cinque anni, allo scopo di guidare la politica del Fmi. Affiancato da tre vicedirettori generali, è alla testa di un battaglione di 2.600 persone composto essenzialmente da economisti, statistici, ricercatori, esperti in finanza pubblica e imposte, redattori e personale amministrativo proveniente da 125 Paesi. Ciascuna di queste persone ha lo status di funzionario internazionale.
Il Fondo è stato autorizzato a creare un particolare tipo di moneta che si chiama "Diritto speciale di prelievo" (Dsp) e che si aggiunge ai fondi in valute di ogni Paese. Il Dsp ha un valore artificiale calcolato sulla media delle cinque principali monete del mondo. Vi sono così in circolazione 21,4 miliardi di Dsp, per un ammontare che supera i 24 miliardi di dollari, cioè il 3% delle riserve mondiali.
Concepito originariamente per sorvegliare il funzionamento del sistema monetario internazionale, il Fmi è salito agli onori della cronaca all'inizio degli anni Ottanta, quando prestò ingenti capitali ai Paesi dell'America Latina che soffrivano di gravi squilibri nella bilancia dei pagamenti (Messico, Brasile, Argentina, ecc.). Per evitare una bancarotta totale delle grandi banche creditrici di questi Paesi altamente indebitati, il Fmi ha iniettato liquidi nelle economie in difficoltà, rinegoziato i debiti e concertato un piano di riforme economiche. Tuttavia un tale programma, che aveva lo scopo di riequilibrare la bilancia dei pagamenti (svalutazione, incentivi alle esportazioni, riduzione dei deficit pubblici), comportava al tempo stesso il rischio di un aumento dei prezzi al consumo, con la conseguenza di ridurre popolazioni già povere alla miseria. In genere, queste riforme economiche sono decise dagli stessi governi e sono approvate o meno dal Fmi. I governi, però, per rendere più accettabile l'impopolarità di alcune misure, hanno sempre preferito farne ricadere la responsabilità direttamente sulle spalle dei tecnocrati del Fondo.
Il Fmi può prestare le sue risorse finanziarie per aiutare i Paesi membri che presentano squilibri di bilancia dei pagamenti. Sono stati messi a punto diversi tipi di credito. In primo luogo, un Paese può attingere alla sua "quota di riserva" senza dover passare per una richiesta di credito, a condizione però che questo "prestito" non sia superiore alla quota del Paese. Un accordo di conferma (stand-by) e un accordo allargato sono crediti a breve (da uno a due anni) e a medio termine (da tre a quattro anni), destinati a ovviare a uno squilibrio temporaneo della bilancia dei pagamenti. L'agevolazione strutturale di aggiustamento (Asa) e l'agevolazione strutturale di aggiustamento rafforzata (Asar) permettono di finanziare i Paesi più poveri quando corrono il rischio di diventare insolvibili. L'agevolazione di finanziamento compensatoria e di finanziamento per imprevisti (Afcfi) ha lo scopo di ovviare a forti riduzioni dei proventi delle esportazioni o per far fronte a imprevisti, come una calamità naturale. In altre parole, il Fondo, quando si presenta la necessità, ha sempre la possibilità di creare una formula di credito adeguata, come ha fatto di recente con la creazione dell'agevolazione di riserva supplementare.


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