Radici dentro




Oliver Friggieri



Una storia della letteratura, e particolarmente della poesia, maltese deve necessariamente risolversi in una storia della cultura tradizionale dell'isola, in un'esperienza che cerchi le sue radici nel terreno assai più vasto e più ricco della letteratura italiana, quella che fino a poco tempo fa costituiva l'unico punto di riferimento per gli autori maltesi, e che per interi secoli era stata considerata la letteratura madre dell'isola. Perciò, partendo dalla premessa che la cultura di Malta è stata per ininterrotti secoli la cultura italiana, si deve anche esplorare una linea di contatto e di formale e tematica continuità tra l'antica letteratura italiana e la moderna letteratura maltese. Si tratta, in ultima analisi, di una sola ed unica storia letteraria, ma espressa in due lingue, l'italiana e la maltese.
La nascita della letteratura in maltese è il risultato diretto dell'esperienza romantico-risorgimentale italiana. Un tale esame include una delineazione del carattere storico-culturale di Malta dal 1800 al 1921, cioè dai primi anni del dominio inglese (che coincide pressappoco con gli arrivi degli esuli italiani a Malta durante il periodo risorgimentale) fino all'anno dell'autonomia costituzionale. Mentre si tenta un parallelismo tra l'esperienza italiana e quella maltese in sede politica e letteraria, si arriva anche alla constatazione che i primi movimenti a favore della democratizzazione della letteratura sono dovuti sia alla presenza degli esuli italiani, sia all'ambiente culturale locale creato e plasmato secondo le condizioni del patrimonio della penisola.
Dalla considerazione dei primi scritti poetici in maltese si passa all'indagine dell'opera di Gan Anton Vassallo (1817-1868) e all'affermazione della sua identità romantica alla luce del triplice contributo da lui reso nel campo della poesia patriottica, lirica e scherzosa. Oltre a introdurre motivi e forme di derivazione italiana, il Vassallo rappresenta soprattutto il momento del trapasso dalla poesia popolare alla poesia letteraria, concepita sempre come la trascrizione più o meno elaborata dei sentimenti e delle tensioni della comunità contemporanea, cioè dell'ansia collettiva a scoprire e definire l'io nazionale. Dal suo tempo in poi si assiste ad un graduale procedimento verso nuove aperture mediante l'opera di Richard Taylor (1818-1868) e dei minori, la cui opera continuò a primeggiare per vari decenni.
Il momento della migliore fioritura della poesia maltese è del tutto dominato dalla figura del poeta nazionale, Dun Karm Psaila (1871-1961), il quale, arricchito sin dall'infanzia di educazione italiana, e dopo essersi inserito come poeta in italiano con la tradizione neoclassica, cominciò ad approdare con costanza verso la condizione letteraria e spirituale del romanticismo, fino a che nel 1912, pur non effettuando alcuna rottura con la sua precedente esperienza, si dedicò alla poesia in maltese. Dun Karm, che in Italia è il più sconosciuto autore dell'inno "T'adoriam Ostia Divina", ha cercato di arrivare ad una visione sintetica della patria, delle strutture sociali del Paese e delle caratteristiche più tipiche del suo popolo. Ha rivisitato la storia antica, la storia moderna e tutte le esperienze più significative dei gruppi sociali, cosìcché ha tradotto poi l'epica trascurata in una lirica semplice e accessibile a tutti.
Seguendo le definizioni moderne della patria, particolarmente quella mazziniana, Dun Karm ha dato al popolo dominato dagli inglesi una coscienza nazionale, una sana consapevolezza dei diritti e dei doveri degli uomini quale cittadini di un Paese non ancora indipendente. La riscoperta della lingua maltese, vista come un documento autentico di storia, come un patrimonio di tradizioni, come un mezzo adatto alla unificazione delle masse e come uno strumento per la divulgazione della cultura, insieme alla sublimazione delle caratteristiche non ancora considerate che costituiscono una nazione: ecco i componenti del suo contributo, che va analizzato non soltanto in sede strettamente estetica ma anche in sede socio-politica. Le sue conclusioni, le sue metafore più tipiche, il suo frasario elementare hanno poi fornito ai politici maltesi strumenti validissimi per la costruzione di un'elaborata rivendicazione del diritto di libertà nazionale.
Il suo esempio, tecnico e tematico, fu seguito da un numeroso gruppo di poeti minori che nella prima metà di questo secolo hanno cercato di amplificare questo messaggio di coscientizzazione. Tutti insieme hanno formato una voce corale, ben consapevoli delle sofferenze della storia passata, delle glorie e delle ambizioni non appagate, e soprattutto dei diritti di una piccola colonia che andava per la prima volta in cerca di un suo nuovo ruolo nel mondo dei grandi. Con l'acquisto dell'indipendenza politica nel 1964, l'inno alla patria e alle virtù popolari sembrava esaurito, quasi anacronistico e inutile. Le sfide della comunità si spostavano dal livello sentimentale e ideologico al livello della prassi quotidiana. Una nuova consapevolezza assai più critica e analitica si sostituiva alla precedente, troppo certa di sé e delle sue conquiste.
Il romanticismo ha visto la nascita di una nuova nazione, ha dato luogo alla coltivazione della lingua maltese (originariamente un dialetto di origine semitica e adesso sviluppato in una lingua complessa, espressione di un contenuto non semitico); ha auspicato la formazione dei primi gruppi ribelli che poi presero la forma di partiti politici. Ma ha manifestato soprattutto la necessità, quasi naturale, di un'immedesimazione del ruolo svolto dal politico con quello svolto dal poeta. Sono numerosi i poeti che parteciparono alla politica, e sono numerosi i politici che si sforzarono di esprimersi in forma letteraria, particolarmente in versi. Il risultato complessivo di questo vasto programma, allo stesso tempo poetico e politico, è la creazione di un patrimonio non trascurabile di versi sociali e nazionali, in maltese e in italiano, da cui sia il critico sia il politologo possono derivare una visione sistematica di una struttura di governo e di un modo di vivere. Questa poesia non ha soltanto osservato e analizzato le vie già battute, ma ha anche indicato le vie da battere. Si tratta di un'indagine e di una proposta: da un lato c'è il documento storico che riflette l'esperienza, e dall'altro c'è pure un programma da attuare. Questo movimento ha dato prova del noto principio che tra la letteratura e la società c'è sempre un rapporto reciproco di causa e di effetto e viceversa. E' stato il procedimento graduale degli eventi a ispirare i poeti (e qui il poeta va visto come osservatore, o mezzo di riflessione); ma è stata anche la produzione poetica a sollecitare nuovi sviluppi e nuove direzioni (e qui il poeta va visto come guida e conduttore).
Il mondo poetico dei romantici è stato popolato di cavalieri, di eroi e di eroine, di ambienti naturali che conducono alla riflessione malinconica sull'esistenza umana e particolarmente sulle sofferenze dei padri morti. Il grande assedio contro i turchi del 1565, le occupazioni da parte di varie nazioni straniere, le grandi imprese dei dominatori e dall'altro canto le piccole ambizioni di un popolo soggiogato, inconsapevole della necessità di un dibattito e di un confronto con il potere, sono stati elementi presi metodicamente come materia di costruzione per la creazione di un nuovo sfondo storico-sociale. Il passato è stato tradotto in presente, la sottomissione è stata trasformata in ribellione, e il paesaggio che invitava alla meditazione si andava sciogliendo fantasticamente in un campo di battaglia. L'eredità romantico-risorgimentale doveva essere strumentalizzata nei confronti di una situazione politica del tutto moderna, caratterizzata da una diplomazia sottile. Era evidente che questa tecnica poteva funzionare soltanto fino ad un certo punto. L'arrivo di nuove idee e di nuove strutture, l'introduzione della televisione, la consapevolezza tra i giovani di un altro e migliore modo di vivere e particolarmente l'identificazione della tradizione con l'umiliazione hanno messo in evidenza il bisogno di nuovi mezzi di espressione poetica.
Fino agli anni Cinquanta la poesia continuò a ripetere le forme e i contenuti del passato. Patriottismo idillico e culto religioso popolare occuparono quasi tutti gli spazi concessi, sia dai critici sia dai poeti, all'ispirazione. Questa scelta è legata, in gran parte, al problema linguistico. L'idea della recente ricostruzione della lingua maltese costringeva gli autori ad escludere dalle loro opere tutti i vocaboli di derivazione non semitica. Il bello linguistico significava suono arabo; l'estetica linguistica si riduceva al culto del purismo.
Ma con l'inizio degli anni Sessanta si andava introducendo nell'isola un diverso modo di vivere, di pensare e conseguentemente anche di scrivere, un processo che continua a tutt'oggi. Il trapasso dal colonialismo all'indipendenza, la consapevolezza delle contestazioni studentesche in varie università straniere, l'afflusso dei turisti, la scoperta di nuovi autori inglesi, americani, russi, e la presenza di numerosi residenti stranieri necessitarono di un confronto, almeno sul piano delle idee. Tutto si risolveva in un paragone tra due mondi, l'antico e il nuovo, il maltese e l'internazionale.
Il dilemma proposto dall'andamento politico spinse gli spiriti ad un revisionismo pacifico ma radicale. Nel campo poetico, e addirittura in tutto il campo letterario, questo significò la fine del romanticismo, finora l'unico movimento conosciuto nel suo insieme dai contemporanei e storicamente l'ultimo momento di una lunga e ininterrotta maturazione che risale agli albori del Rinascimento. Significò pure la nascita del modernismo, concepito come una riabilitazione che inizia entro i limiti stretti dell'attività letteraria e che in realtà va oltre, fino ad abbracciare vari altri settori dell'esistenza. Per molti autori moderni degli anni Sessanta, ad esempio, scrivere diversamente significava anche vivere e pensare diversamente. Era arrivato su un'isola largamente distaccata dalle grandi correnti e dai turbamenti del secolo il momento dello scandalo. Erano i poeti, e fino ad un certo punto i romanzieri, ad introdurre con decisione questo discorso e ad effettuare questa esperienza.
Prima di tutto, lo scandalo era linguistico. Contro l'estetica di un maltese aulico, assai remoto dalle forme del discorso diretto e contemporaneo, si imponeva l'uso di un maltese corrente, incisivo secondo i criteri dell'uso attuale. Il programma di ricostruzione linguistica, svolto dai romantici,
aveva proposto la coltivazione dei costrutti antichi, il ritrovamento di vari vocaboli semitici. Questa scelta lessicale aveva causato considerevoli restrizioni di natura formale e dunque di natura contenutistica. Soprattutto aveva significato l'esclusione del maltese da vari settori della vita pubblica.
Per i moderni, invece, la lingua poetica non doveva distinguersi nettamente dalla lingua parlata, nel senso che la sintassi creativa della poesia doveva fare uso di un lessico esistente e facilmente identificabile con le esperienze immediate della società. La riforma ha rinnovato la parola dei letterati, ma era, ed è ancora, una manifestazione di rinnovamento, un'aspirazione impaziente verso nuovi ideali. Il liberalismo linguistico, evidenza di un liberalismo esistenziale, è servito come esempio ai giornalisti, alla gente dei "mass media", a modernizzare l'antico linguaggio e ad arricchirlo di nuove forme di espressione, e dunque di nuove idee. Con parole romanze i poeti hanno introdotto un nuovo discorso, hanno condotto un'intera rivendicazione di valori assai contestabili.
Rifacendosi arbitrariamente all'estetica del realismo, e particolarmente alla poetica della "Beat Generation", ispirati da figure contrastanti come Dylan Thomas, Jack Kerouac, Allen Ginsberg e Gregory Corso, questi autori si trasformarono subito in un coro di contestazione apparentemente letteraria, ma in realtà sociale e politica. La loro polemica sfruttò il malcontento accademico, ma era diretta verso il popolo. L'inserimento di nuove parole, mai sentite tra le masse e mai scritte dagli autori convenzionali e addirittura dai giornalisti, intendeva scuotere non soltanto l'edificio letterario ma anche quello delle certezze morali e politiche.
Qui entra la poesia della protesta, particolarmente diffusa da Mario Azzopardi (n. 1944), una voce ribelle che per un certo periodo si opponeva contro tutto e contro tutti. La decadenza letteraria del periodo precedente, l'aridità di una classe intellettuale troppo distaccata dalle aspirazioni del popolo, le antiche strutture ecclesiastiche e civili non ancora rinnovate, il sistema educativo ancora condotto secondo criteri coloniali e la mancanza di una consapevole presa di posizione a favore di un rinnovamento nazionale: sono alcuni dei punti di riferimento più significativi che la poesia di Azzopardi, come quella di Victor Fenech (n. 1935), Daniel Massa (n. 1937) e Philip Sciberras (n. 1945), sfruttava con l'intento di criticare e di riformare.
Al di là di ogni considerazione estetica, questa nuova poesia sfidava lo status quo, esigeva un radicale cambiamento, e indicava la via da seguire per abbinare l'indipendenza politica con un'indipendenza morale. Politici e giornalisti, ecclesiastici e insegnanti erano costretti a guardare la letteratura maltese contemporanea sotto un profilo assai diverso de quello tradizionale. Invece di un riflesso delle condizioni esistenti, questa produzione offriva un'alternativa. Dal concetto della letteratura come effetto di condizioni socio-politiche si passava al concetto della letteratura come causa e motivazione di nuove aperture.
Un'assimilazione delle idee espresse dai poeti, autori anche di numerosi articoli sui maggiori giornali, si intravvede nei discorsi di vari politici, e soprattutto nel modo di pensare della giovane generazione. Il criterio diventava internazionale, e il confronto si faceva con il mondo esterno contemporaneo anziché con quello maltese del passato immediato. Invece della nostalgia innocente per il passato subentrava la nostalgia impegnata per il presente straniero, visto come un futuro per Malta.
Per realizzare questo cambiamento i poeti si organizzarono in un gruppo, fondato nel 1967 e noto come il "Moviment Qawmien Letterarju" (Movimento per il Rinnovamento Letterario). Il titolo della loro rivista, Il-Polz ("Il Polso"), lanciato nel luglio 1967, evocava il rapporto tra beat (ritmo) e il polso; è chiaro il riferimento ai ritmi della musica della libertà, il jazz. Per meglio coscientizzare le masse del rinnovamento socio-poetico, i poeti del gruppo tennero radunanze pubbliche con programmi di musica jazz e lettura di nuove poesie. Stabilirono un nuovo rapporto tra poeta e società. Tenendo in mente il livello medio dell'educazione popolare, queste radunanze cercarono di sottoporre l'ideale estetico all'ideale istruttivo. Lo scopo principale era la comunicazione tramite la poesia. Il popolo concorreva e si divertiva addirittura nelle chiese, nelle catacombe, nelle piazze e negli hotel. Lo schieramente politico dei poeti non era facilmente individuabile, perché la contestazione assunse portata nazionale.
Alla base di questa attività c'è l'estetica promossa, tra l'altro, da Dylan Thomas, uno degli spiriti più cari ai moderni maltesi. Thomas vedeva il poeta come "a person of words in action" invece di "a person of words"; la poesia, effettivamente, deve tradursi in "an event, a happening, an action perhaps, not a still-life or an experience put down, placed, regulated".
I ritmi incalzanti, le strutture sintattiche imprevedibili, le varie deviazioni sintagmatiche e paradigmatiche, le parole ricavate da tutti i campi dell'esperienza umana (anche quelle dette e non scritte, identificabili con i tabù) e le idee di sfida sostituirono le forme e i contenuti della certezza e della regolarità tradizionale. L'uso del projective verse, della poesia concreta, delle poesia del collage, e di altre forme di origine inglese e americana, hanno contribuito non soltanto alla nascita delle nuova poesia, ma anche alla giustificazione del concetto del poeta come portavoce inquietante di un'intera comunità. Le teorie dell'"anti-poetic diction" e della "fuga verso la realtà" di Wallace Stevens hanno lasciato la loro impronta, particolarmente attraverso la creazione di poesia prosaica e di prosa poetica.
Questo tipo di poesia, fiorita dalla seconda metà degli anni Sessanta circa alla prima metà degli anni Settanta, si scioglie in quadretti satirici, in una poesia quasi narrativa che scolpisce caratteri, situazioni e pregiudizi della società. Lo scopo del bozzettista è ironico, e il mezzo è spesso divertente e provocatorio, ma alla base dello spettacolo c'è l'amarezza del dissenso, la delusione di una generazione di fronte ad un'intera storia di ideali remoti e irraggiungibili, ed effettivamente irreali e privi di ispirazione. La metafora ricorrente dei romantici era quella della patria come madre dei cittadini, visti come figli. Questa ideale famiglia si scioglie in uno spunto per una deformazione grottesca. La donna antica della fertilità, un aspetto centrale della preistoria maltese, la figura della madre e quella della donna tradizionale divennero quasi una variazione di un unico tema. Nella poesia moderna, la patria è una donna senza dignità, oggetto di decadenza morale e fisica. Questa demitizzazione ha fatto sì che tanta gente pensi alla necessità di dimenticare l'idealismo della storia passata e di affrontare la realtà attuale. Si passò dall'inno patriottico all'elegia nazionale, e dall'epica alla satira. Tra il poeta e il paese si formò un rapporto complesso di amore e di odio. Dalla pittura solenne e dignitosa dei romantici si passò alla caricatura disgustosa dei moderni.
Verso la seconda metà degli anni Settanta andava maturando una lirica più sottile, meno polemica. Le forme andavano eliminando il nuovo tipo di retorica, il linguaggio acquistava una limpidezza naturale, che non era più il risultato di un conscio programma di sperimentazione ma l'esito di un'arte pacata e del tutto controllata.
Ma al posto della fiducia nella possibilità di un rinnovamento subentrava la delusione. La riforma suggerita negli anni Sessanta aveva dato i suoi frutti, e la mentalità popolare mostrava tracce di modernizzazione. Anche nel campo politico c'erano segnali di speranza. Ma la poesia maltese più valida di questi ultimi anni è il documento di una sensibilità turbata e scontenta. La produzione degli anni precedenti aveva cercato di oggettivare la coscienza, di discutere con precisione i problemi dell'isola, e di sollecitare un rinnovamento attraverso la rappresentazione satirica della condizione storica e attuale. La poesia più recente, invece, sembra un ritorno del poeta sul proprio io, un altro ripiegarsi su se stesso. Infatti si sono introdotti i toni della poesia salmodica e vari simboli che evocano l'aria della poesia penitenziale della Bibbia. Il romanticismo aveva proposto un poeta profeta; in meno di vent'anni il concetto del poeta è passato da quello di un ribelle a quello di un dissidente ermetico.
C'è anche una curiosa coralità metaforica tra i poeti più importanti. La metafora principale sembra quella del poeta come viaggiatore nel duplice cosmo dell'interiorità e delle terre straniere. I romantici hanno dato ai maltesi una definizione organica della loro identità etnica, storica e culturale. I moderni hanno tradotto il concetto dell'identità in una problematica. La domanda irrequieta di molti autori maltesi è la stessa: chi sono io come uomo e come maltese? Qui ci interessa il secondo aspetto della crisi. Il dibattito politico recente ha toccato la questione dell'origine etnica dei maltesi, della loro appartenenza culturale, della loro posizione di fronte a sviluppi strategici nell'area del Mediterraneo, dell'incertezza che nasce dalla loro collocazione geografica tra due continenti tanto diversi, e del bisogno di mantenere la propria indipendenza e di appartenere ad un gruppo più potente e stabile.
La lingua stessa suggerisce una particolare tensione: la sintassi e la morfologia sono fondamentalme semitiche, mentre il contenuto che empie le forme espressive, il sistema di ragionamento, la cultura, le parole più importanti per il mondo odierno sono europee, particolarmente siciliane e italiane. L'influsso dell'inglese (anch'esso uno strumento di espressione per alcuni autori) è sempre presente, e la conoscenza di questa lingua internazionale deve spesso esprimere esperienze che sono molto diverse da quelle britanniche. I poeti tradizionali hanno cercato di arrivare ad una sintesi di identità, almeno linguistica, che elimini tutti gli apparenti influssi stranieri; i moderni desiderano capire un dato di fatto, cioè un'identità contemporanea che è quella che è proprio a causa della maturazione di tanti influssi fusi in un insieme.
Il viaggiatore poetico conduce un'analisi dei maltesi come cittadini di una piccola isola che deve far parte di un mondo infinitamente più largo. Il problema esistenziale è di nuovo concepito in termini stranamente nazionalistici. La lirica moderna sta svolgendo un tipo di rituale intimo e suggestivo che, in ultima analisi, si risolve in un monologo. E' il momento del distacco da una folla che non ha capito interamente. Anche questa psicologia dell'escluso ha dei punti di riferimento sociali: il poeta intende indicare la sua non-appartenenza ad una comunità non abbastanza sensibile alle vere preoccupazioni etico-politiche d'oggi. Poeticamente questa rinunzia si configura in un rito quasi religioso. Sono numerose le evocazioni dei rituali cattolici trasformati in una liturgia personale e intima. La poesia dello scandalo continua in altre direzioni, e la sfiducia dei letterati cerca di sciogliersi in una condanna pacifica. Rimane la provocazione, ma in una forma più sottile, senza la decisa polemica degli anni precedenti. C'è unità, pur essendo contrastante, tra i due periodi di questa esperienza.
La dimensione dello spazio è molto sentita. Sono numerosi i poeti che hanno cercato di allontanarsi almeno per un periodo dai chiusi limiti dell'isola. Il senso della claustrofobia, dell'affollamento, della non-privatezza sono indicazioni di un nervosismo che ha pervaso la lirica recente, pur essendo questa espressa con una tranquillità sofferente e con una passione domata. L'irruenza, la rabbia, l'impazienza si sottilizzano con disciplina nel tessuto di una lirica veramente mediterranea, di nuovo lontana dall'impersonalismo caratteristico di tanta poesia cerebrale di tipo anglo-americano che aveva influito per un certo periodo negli anni Sessanta. Si ha quasi la conferma che nel temperamento mediterraneo c'è un romanticismo sostanziale, eterno e naturale, non facilmente superabile, ma sempre soggetto ai mutamenti e agli sviluppi dell'epoca. E' questa l'impressione che deriva dalla lettura critica di tanta poesia sarda, siciliana, italiana, spagnola e greca di questi ultimi decenni.
La sensibilità maltese deve riconciliare vari estremi: l'antichità preistorica e storica della terra con la modernizzazione di zone industriali e turistiche; il calore di un popolo passionale con la multiformità di carattere di numerosi residenti stranieri; l'espressività naturale di una bellissima lingua antica, documento di presenze coloniali e culturali, con il bisogno di esprimersi in una lingua internazionale; l'incapacità di allontanarsi dall'isola con la necessità di scoprire migliori opportunità altrove (ad esempio, ci sono più maltesi dispersi nel mondo, o anche solamente in Australia, che a Malta).
La poesia ha tentato di arrivare ad una sintesi, è riuscita a svolgere un programma di coscientizzazione, ma la sofferenza di una dignitosa ricerca di identità rimane.


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