§ Che euro fa

Doppio vulnus




B.S.



Si ha un bel dire che gli europei guardino troppo alla loro moneta come a un indice di autostima, anziché come a un semplice prezzo. Alle spalle di una divisa come l'euro ci sono progetti politici, promesse di stabilità e problemi di credibilità. Non abbastanza per sostituire i banchieri con un team di psicanalisti, ma senza alcun dubbio temi che portano l'economia a influenzare la politica.
Fino al mese di giugno si poteva dire che la caduta dell'euro rispetto al dollaro rifletteva i divari passeggeri delle economie, quella europea debole e quella americana sempre più forte. In seguito, però, il calo della moneta europea ha coinciso con vendite di obbligazioni europee che hanno fatto aumentare i tassi di interesse a lungo termine. Quando una valuta cade nonostante tassi in aumento, si leva, un po' sbrigativamente, lo spettro della crisi di credibilità. Se l'aumento dei tassi non è soltanto la risposta ad aumenti dell'inflazione attesa, ma coincide con altri rischi, quali la scarsa credibilità politica o l'impossibilità di reagire ad un avvitamento, allora non è d'aiuto a sostenere una moneta. La credibilità non riguarda tanto la Banca centrale europea (Bce), quanto il fatto che l'economia non cresca. Ci sono segnali di miglioramento, ma anche difficoltà ostinate, per la Germania, dove la produzione registra alti e bassi, e per l'Italia, sospettata di non riuscire a stare al passo con gli altri partners.
La Banca centrale europea non può comprare euro, né alzare i tassi, perché l'economia non sopporta interventi restrittivi e perché sono misure talvolta inefficaci. Può mantenere saldo il valore interno dell'euro (bassa inflazione) e richiamare i governi a riforme strutturali che rilancino la crescita.
Se il richiamo politico della Bce ai governi dovesse fallire, potrebbe venire il ben più rude richiamo dei cittadini europei, doppiamente feriti, nel portafoglio (prima ancora che) oltre che nell'onore. Allora per l'Europa sarebbe davvero vita dura.


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