§ Strumenti dell'animazione liturgica

16.000 foreste di canne




Sergio Bello



Dar voce a un organo, costruendolo tessera dopo tessera; realizzare uno strumento principe dell'animazione liturgica, è un lavoro da certosini, che richiede un complesso corso di formazione che sia in grado di coniugare teoria e pratica in speciali laboratori. E questi speciali laboratori sono pochi, anzi pochissimi: in Italia ce ne sono soltanto due, il primo a Roma e l'altro a Crema. Ma la scuola cremasca è probabilmente più completa, dal momento che i corsi che vi si svolgono si prefiggono di creare professionisti che sappiano far bene un poco di tutto. Non soltanto l'organaro, che costruisce e restaura gli strumenti, ma anche l'organologo, che dello strumento conosce proprio tutto, e l'organista, che invece allo strumento dà voce, suonandolo. Nonostante le indicazioni del Concilio Vaticano Secondo, riguardanti "l'alta considerazione" dell'organo, negli ultimi decenni questo splendido strumento era stato praticamente messo in disparte. Di recente, però, si è assistito a un rinnovato interesse e soprattutto a richieste di molti restauri che, se eseguiti da organari improvvisati, possono portare anche alla rovina di autentici capolavori.
La complessità dello strumento si riflette non soltanto sul suo restauro, ma anche nel suo montaggio. Quando vediamo in una chiesa quella fila di canne, la cui altezza varia, chiamata "registro", potrebbe non apparire così complesso metterle insieme. In realtà, le cose stanno in modo diverso. Si incomincia con i progetti, i disegni con i tecnigrafi e, oggi, anche con i computer; e si prosegue passo dopo passo con le lunghe fasi tra i banchi di prova e la sala montaggio per l'accordatura e per l'intonazione, per i collegamenti tra le canne, per la tastiera, e per ogni altro particolare (compresi i dettagli estetici) che va curato, provato e riprovato diverse volte. Il corso di studi, tra teoria e pratica, è articolato in varie materie, fra le quali organologia, teoria musicale, laboratorio, disegno applicato, tecnologia del legno, nozioni di elettricità applicata, matematica, lingue straniere e informatica con programmi preferibilmente Excel, Word, Access, e simili. Il corso si svolge in due anni formativi, seguiti da terzo anno di specializzazione, per un totale di ben 1.160 ore.
Chi possiede una solida formazione in campo musicale può essere esentato dalla teoria musicale, ma dovrà impegnarsi più a lungo in laboratorio, e viceversa. Al termine, vengono rilasciati due diversi attestati di qualifica e di specializzazione. Ha i requisiti per seguire questi studi chiunque abbia una provata esperienza nell'arte organara o in settori attinenti, come la lavorazione artistica del legno o di strumenti musicali, e gli organisti e studenti di Conservatori o di istituti musicali. E visto il crescente interesse per gli organi e per i concerti che - non soltanto nelle chiese - sono diventati ormai frequentissimi, il lavoro si può dire pressoché assicurato.
Non è casuale che proprio la città di Crema sia la capitale di questo particolare strumento musicale: sui sedicimila organi che si stima esistano nel nostro Paese, non meno di duemila sono stati prodotti in questa città lombarda; inoltre, da Pavia provengono anche l'organo della Cattedrale di Città del Messico, che è il più grande al mondo, e quello del Duomo di Milano.
Piuttosto difficile precisare quanto costa un organo, dal momento che non si tratta di un prodotto frutto di un lavoro puramente tecnico. E' come realizzare un'opera d'arte, così come lo stesso restauro è in sé e per sé un'opera d'arte. Tant'è vero che i costi sono pressoché simili: soltanto una fila di canne viene a costare quindici milioni di lire, mentre un intero strumento si aggira mediamente sui 150 milioni di lire, con cifre molto più alte per i "pezzi" più sofisticati, qualitativamente eccellenti, e per quelli d'epoca, che in realtà non hanno mercato, visto che sono gelosamente custoditi nelle chiese e nelle cattedrali per le quali furono in varie epoche costruiti.


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