Senza una
rimeditazione della funzione dello Stato non potremo avere un sistema
finanziario
allaltezza della sfida mondiale.
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Di riforme il Paese ha bisogno. Ci sarà pure una ragione
se siamo sistematicamente alla coda della crescita in Europa, se
la nostra percentuale di investimenti sul Pil è tra le più
basse e, per passare alle istituzioni, se la nostra giustizia produce
le drammatiche assurdità che stanno sotto gli occhi di tutti.
Senza un cambiamento che vada in profondità non si cambiano
strutture economiche inadeguate, come quelle che consentono di controllare
la maggiore impresa dItalia, per di più in un servizio
delicatissimo come le telecomunicazioni, con un impegno personale
di una decina di miliardi. Senza una rimeditazione della funzione
dello Stato che rafforzi e riqualifichi ma non indebolisca il suo
intervento, non potremo avere un sistema finanziario allaltezza
della sfida mondiale o un livello adeguato di ricerca e di sviluppo,
dove siamo tra gli ultimi.
Di riforme vere e non di quiz per insegnanti ha bisogno listruzione,
dove nellOcse siamo superiori solo alla Turchia per la spesa
in rapporto al reddito. Nelle finanze abbiamo bisogno di rivedere
tutta limposizione sul reddito dimpresa e non di un
federalismo fiscale che, inteso comè, porterà
ineluttabilmente ad un aumento della pressione tributaria.
Senza riforme non cè sviluppo e senza sviluppo imprenditorialità
e sindacati continueranno ad essere quello che sono, muovendosi
tra corporativismo e massimalismo. Le stesse questioni del lavoro
che non possono essere risolte con lascia del referendum potrebbero
essere affrontate ben altrimenti nel quadro di una politica che
puntasse decisamente allo sviluppo.
E se i processi durano fino a consentire a detenuti scarcerati di
rimettersi immediatamente a delinquere per essere arrestati il giorno
dopo ci sono certamente responsabilità dello Stato che non
riesce ad aumentare il numero dei magistrati e responsabilità
dei giudici. Anche qui ci sarà pure una ragione se la magistratura
rischia sempre più di diventare un corpo chiuso e separato.
Riformare significa introdurre principii nuovi, come potrebbe essere
uneffettiva responsabilità del giudice, e aprire il
chiuso del corpo allingresso di nuove forze.
Finora abbiamo avuto soltanto interventi al margine, non riforme.
Il risanamento dei conti pubblici è un intervento al margine,
una condizione necessaria. E per andare verso le riforme occorre
liberarsi da pregiudizi, demagogie e tatticismi. Lapplicazione
reale del principio del giusto processo è una necessità
del Paese, non una concessione agli avversari politici.
Il presidente del Consiglio ha ragione quando dice che le riforme
«suscitano resistenze, mobilitano forze contrarie»,
e quindi occorre mobilitare le forze a favore. Ma per questo bisogna
risolvere due questioni politiche. Bisogna sapere che uno schieramento
riformatore per essere ampio deve essere fondato su un compromesso
reale tra le anime del riformismo che sono molteplici, e per questo
devessere realizzato su contenuti, non sulle frasette delle
interviste o dei discorsi, e meno che mai sulla convergenza nellopposizione
agli avversari. E poi occorre avere una forza organizzata che dibatta,
convinca, orienti, sappia andare contro corrente quando è
necessario e che sappia ritrovarsi sul campo, non ad ascoltare Sting
e ad applaudire i capi.
LItalia ha bisogno di un partito riformista serio e in questo
la funzione della battaglia delle idee è decisiva. Cè
da augurarsi che quanti hanno qualcosa da dire sappiano dirla senza
conformismi, tanto più che oggi nessuno chiede di andare
a distribuire volantini.
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