Si sta formando nella nostra cultura una corsa
ad essere americani
negli slogan
e nelle illusioni,
restando europei continentali nelle strutture arcaiche
e nelle chiusure
corporative.
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Non occorre una vista daquila per accorgersi che un vero
e proprio paradosso ha scatenato la tempesta sulle Borse di mezzo
mondo, cioè del mondo che conta. Il problema, infatti, è
che leconomia americana cresce molto e da parecchio tempo
(oltre il 3% da ormai quasi nove anni consecutivi). Continua a sfornare
milioni di nuovi posti di lavoro. La disoccupazione è al
minimo storico del 4%. I prezzi si mantengono stabili, con uninflazione
di poco al di sopra del 2%. Così, la finanza e la Borsa non
potevano che correre anchesse. Ed è proprio questo
rincorrersi e sostenersi a vicenda tra economia reale ed economia
finanziaria il vero punto di leva, sono qui i due lati
del triangolo virtuoso che in grandissima parte spiega questo miracolo
americano.
Infatti, quando produzione e occupazione aumentano, la Borsa sale,
e, in uneconomia americana dove più di cento milioni
di cittadini lavoratori sono anche azionisti delle imprese attraverso
fondi di investimento e fondi pensione, quegli stessi lavoratori-cittadini
si sentono più ricchi, e di conseguenza consumano
di più.
Simultaneamente, le imprese vedono crescere i consumi, quindi investono
aumentando capacità produttiva e occupazione, trovando daltra
parte grandi possibilità di finanziarsi in Borsa. E questi
due lati del triangolo si sostengono reciprocamente perché
il terzo lato, la base, è dato da unenorme flessibilità
del mercato del lavoro e da una dilagante diffusione delle nuove
tecnologie, che insieme fanno aumentare la produttività e
tengono a bada sia i costi che linflazione.
Ma allora, se il triangolo-volano continua a girare così
bene, da dove nascono i timori, le paure? E qui sta il contro-paradosso:
quel miracolo americano può durare ancora a lungo soltanto
se... si dà una calmata. Infatti, la vera differenza tra
economia reale-produttiva ed economia della finanza e della Borsa,
è che la prima poggia su dati concreti di consuntivo, mentre
la seconda si basa su aspettative future di profitto.
Da qui, limportanza del rapporto tra prezzo delle azioni (che
esprime le attese dei profitti futuri) e profitti veri e attuali
delle imprese, il celebre price-earning ratio.
La storia economica dice che quando tutto va bene questo
rapporto può stare attorno a 20-25. Sulla Borsa americana
è abbondantemente al di sopra di 30. Questo significa che
occorrono più di trenta anni di profitti attuali per coprire
il prezzo di acquisto di ogni singola azione comprata oggi. Nei
titoli tecnologici questo rapporto sfiora spesso e volentieri quota
100, in alcuni casi è addirittura infinito, visto che qualche
impresa di questi nuovi settori per ora realizza perdite e non profitti.
Non è allora difficile capire che quellingranaggio
miracoloso può anche funzionare a rovescio. Infatti,
se si formano aspettative inflazionistiche, aumentano i tassi di
interesse e frena leconomia. Le aspettative di profitto futuro
si riducono e i prezzi di Borsa scendono.
Tutti gli operatori cercano di portare a casa i guadagni, e perciò
vendono. E in questo modo i prezzi crollano, e quellingranaggio
miracoloso rischia di dimostrarsi una sorta di catena di SantAntonio.
Ma per fortuna, su questo alto rischio di tracollo abbiamo oggi
adeguati strumenti di politica economica. Si tratta, infatti, di
regolare la liquidità, frenandola quando il motore corre
troppo a lungo e troppo velocemente, e allentandola quando la frenata
dovesse apparire troppo brusca e violenta. Questo è esattamente
ciò che fino ad oggi ha fatto il presidente della Riserva
Federale americana, Alan Greenspan. Per questo è ormai evidente
che laumento di un quarto di punto dei tassi americani è
stato necessario per dare un segnale di freno, senza per questo
inchiodare lautomobile in corsa.
A ben vedere, però, più che dalla Banca centrale,
gli andamenti futuri dipenderanno prevalentemente dai mercati finanziari.
Infatti, i fondamentali delleconomia reale sono tuttora buoni
negli Stati Uniti, in positiva e netta inversione di tendenza in
Asia, e in ripresa anche in Europa. Non ci sono, al momento, dunque,
le condizioni per un drammatico tracollo. Dallaltra parte,
però, se i mercati dovessero riprendere subito una pazza
corsa al rialzo, comprando tutto e di tutto, e a prezzi sempre crescenti,
quasi come nellantica legge dantesca del contrappasso, creerebbero
essi stessi, e con le proprie mani, le condizioni per una sempre
più probabile esplosione della bolla speculativa.
Ma su tutto questo comè messa lEuropa? Per tutti
gli anni 90 ci siamo fatti trascinare dalla locomotiva americana
e non abbiamo saputo crescere più dell1% allanno.
Abbiamo continuato a demonizzare molti aspetti degli Stati Uniti
vantando le grandi conquiste sociali del continente europeo, spesso
contrabbandando per giustizia sociale ingiuste, inique e ipocrite
protezioni corporative garantite ad una maggioranza di media e alta
borghesia, dimenticando i poveri veri e lasciando a terra i giovani.
Non abbiamo voluto capire invece che la vera anomalia dellEuropa
continentale è lingiustizia sociale dilagante quando
la crescita è bassa e la disoccupazione è alta.
In queste condizioni, anche i nostri mercati finanziari sono al
rimorchio della Borsa di New York. Poi ci siamo messi a scimmiottare
gli americani nella rincorsa ai titoli tecnologici.
Ecco perché sarebbe bene per tutti se, da un lato, gli Stati
Uniti si dessero una calmata, ma, dallaltro lato, se lEu-ropa
si desse una svegliata. Certo, il «contrordine, compagni!»
dato dal cancelliere Schröeder prima di Natale con lannuncio
di un forte abbattimento della pressione fiscale può essere
stato anche una sonora sveglia. Siamo però ancora in attesa
di sapere con quali contenimenti di spesa pubblica egli intenda
trovare le risorse per le riduzioni fiscali.
E da noi, in Italia, si sta aggiungendo un altro paradosso. Infatti,
si sta formando nella nostra cultura una corsa ad essere americani
negli slogan e nelle illusioni, restando europei continentali
nelle strutture arcaiche e nelle chiusure corporative. Si privatizza
cedendo aziende di Stato ad altre aziende di Stato che invadono
settori non di Stato. Si pretende di far decollare i fondi pensione
facendo finta di non sapere che finché il peso del sistema
pensionistico pubblico è pari al 42% della retribuzione,
i lavoratori non potranno che dedicare qualche spicciolo ai fondi
stessi. Facendo cioè finta di non capire che i fondi non
debbono essere integrativi, ma in gran parte sostitutivi,
e che i fondi pensione possono crescere sul serio soltanto in parallelo
alla riduzione delle aliquote Inps di contributi sociali. Facendo
finta di non capire che per fare questa transizione occorre cominciare
eliminando lingiustizia delle pensioni di anzianità.
Facendo finta di non capire che la flessibilità contrattuale
e salariale aumenta le opportunità di lavoro
per tutti.
Ecco perché serve poco dire a parole di essere americani,
mentre sostanzialmente si resta europei continentali.
Meglio allora tornare alle nostre vere radici, al sen-so della civitas,
al significato profondo della polis. E comunque ricordarsi sem-pre
che «errare è umano, ma perseverare nellerrore
è diabolico».
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