Una gran parte
del patrimonio
tradizionale
dei contadini e della gente umile,
che cantava ma
che non sapeva
trascrivere il canto,
si era dispersa.
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Premessa storico-letteraria
Lo storico siciliano Michele Amari ricorda tre poeti maltesi che
scrissero in arabo durante la prima metà del XII secolo.
Due di loro, Ibn as Samanti al Maliti e Ibn al Qasim Ibn Ramadan
ar Maliti, sono ricordati come i coautori di una canzone la cui
importanza è data dal fatto che è il lavoro letterario
più antico scritto da un abitante dellisola:
La ragazza che picchia il sang,
Per lei ballano i cuori,
Come se colui che la congegnò
fosse pria salito in cielo;
E avesse contemplato le sfere, scoprendo i segreti
dello zodiaco, e (misurando ciascun) grado (delleclittica).
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La datazione di questo brano e di qualche altro dei due coautori
è significativa. La dominazione araba (870-1090) non realizzò
una completa rottura con la cultura occidentale e durante il dominio
normanno, iniziato nel 1090, un periodo in cui tutta la Sicilia,
ad eccezione di Noto, cadde sotto la stessa potenza, esistevano
arabi maltesi che partecipavano al rinascimento artistico e letterario
suscitato dal Re Ruggero nellisola vicina. Fino al 1200 circa
larabo continuò a predominare come lingua culturale
di Malta e, benché non sia noto per quanto tempo la letteratura
araba fosse fiorita, si sa che epitaffi arabi continuarono ad essere
scritti per un intero secolo dopo larrivo del Conte Ruggero.
Nel 1249 i musulmani furono cacciati dallisola dallImperatore
Federico II e, mentre larabo proseguiva il corso di trasformazione
del nuovo linguaggio locale, questo si trovò in grado di
aprirsi a nuove influenze. I normanni introdussero il siciliano
e da quel momento ebbe inizio una diversa storia di influssi fonetici
e lessicali. Mentre a livello linguistico iniziò una coesistenza
tra la lingua dellamministrazione e lidioma parlato
dai maltesi, a livello culturale non era possibile alla lingua del
popolo risalire allordine di strumento elaborato e colto.
Litaliano cominciò a dominare a Malta dal secolo XV,
prima nella forma siciliana e poi, dal secolo successivo, nella
forma toscana. Oltre allassenza di una tradizione scritta
in maltese, cera anche la difficoltà di trascrivere
un dialetto semitico secondo lalfabeto latino, lunico
conosciuto sia dalle masse sia dai dotti.
Lantichità tradizionale e la coltivazione ininterrotta
della cultura italiana a Malta (conseguenze, fra laltro, della
storia politica) non favorirono il bisogno di promuovere la lingua
maltese come strumento artistico e culturale. Litaliano continuava
ad essere scritto dai letterati maltesi per lunghi secoli e il vasto
deposito di manoscritti e di libri pubblicati, particolarmente di
opere di poesia e di storia, mette in evidenza che, almeno dalla
pubblicazione del primo volume a Malta, I natali delle religiose
militiae di Geronimo Marulli da Barletta nel 1643, si è dato
inizio ad una tradizione letteraria e storiografica partecipe costantemente
e da vicino della spiritualità straniera, con particolare
attaccamento al barocco e al rinascimento. Luso dellitaliano
o del siciliano era «sempre e del continuo praticato nello
scrivere e fra le persone letterate e civili». Scrittori maltesi
e altri italiani che si recarono nellisola contribuirono alla
formazione di un patrimonio di opere che, pubblicate, rimasero tuttavia
lontane dal sentimento della maggioranza della popolazione maltese,
o, rimaste manoscritte, dovettero aspettare per lungo tempo lattenzione,
piuttosto storica che analitica, di qualche studioso che le diede
alle stampe in tempi moderni.
Altre opere, ispirate ad argomenti storici e religiosi concernenti
intimamente le esperienze e la sensibilità del Paese, furono
pubblicate in Italia o continuarono ad essere conservate fino ad
oggi, prive dellapprezzamento del pubblico, nella Biblioteca
Nazionale. Sarebbe superfluo aggiungere che, benché largomento
spesso sia del tutto appartenente allo spirito tradizionale maltese,
costruito sulla visione delle sofferenze popolaresche e sulle valorose
imprese dei dominatori stranieri, i particolari letterari fanno
entrare con forza queste opere nella tradizione epica, narrativa
e augurale della poesia italiana.
Mentre da un canto continuava a svolgersi, con vigore ed erudizione,
la poesia della classe colta, associata a varie accademie della
penisola, dallaltro lato si può supporre che il popolo,
distaccato per varie ragioni da questa attività culturale,
cercava anchesso di esprimere la propria ispirazione, e non
la poteva trovare se non nellambiente primitivo della campagna
e nelle manifestazioni colorite della sua umile vita. Nonostante
ciò, è scarsissima levidenza di questa ipotesi.
Una poesia maltese, scritta intorno alla metà del secolo
XV da Pietro Caxaro e scoperta soltanto nel 1966, non risolve in
alcun modo il problema, perché si tratta di un caso isolato
che non stabilisce la possibilità di un movimento di poesia
popolare scritta in maltese nel ricordato arco di tempo.
Allo stesso tempo la Cantilena del Caxaro, attualmente il più
antico documento in maltese, suggerisce già la linea generale
che la lontana poesia successiva era destinata a seguire. Benché
abbia una sola parola di origine non semitica, cioè romanza
(vintura), apre la strada per la forma poetica europea,
o meglio italiana, del movimento moderno maltese. I versi, che costituiscono
unallegoria e ricordano la poesia mosarabica della Spagna,
in genere sembrano modellati sullendecasillabo. A volte, per
la difficoltà presentata dallortografia che tenta di
trascrivere arbitrariamente una lingua semitica con lalfabeto
romano, larmonia endecasillabica non riesce del tutto chiara:
ciò risulta dallapparente inclusione superflua di qualche
sillaba non accentata dentro la serie degli accenti principali.
Comunque, ogni verso ha un accento fisso sulla penultima sillaba,
corrispondente alla decima, e alcuni fanno cadere gli accenti principali
sulla quarta e sullottava:
mensab fil gueri uele nisab fo homorcom,
[
]
halex liradi al col xebir sura.
non si è trovato né nel
passato né nel presente
perché cè differenza di qualità
in ogni spanna di terra.
|
Inoltre, un verso ripetuto è composto perfettamente da un
ottonario e da un quinario:
fen timayt insib il gebel
sibt tafai morchi.
dove ho sperato di trovare pietra
ho trovato creta liquefatta.
|
Il risorgimento letterario, anzi la nascita di una vera poesia,
e direi di unintera letteratura maltese, non poteva avvenire
prima che accadesse la conversione, sostanzialmente
non di spirito e di cultura ma per necessita di lingua, di qualche
membro della classe privilegiata dei letterati che avevano ignorato
per secoli il dialetto delle masse e si erano espressi in italiano.
Nel 1796, Mikiel Anton Vassalli (1764-1829), considerato oggi come
il padre della lingua maltese, parlava per la prima volta del bisogno
sociale e culturale di coltivare la lingua nazionale
affinché si creasse un mezzo raffinato ed efficace per leducazione
del popolo e per lo svolgimento di una letteratura autonoma. Il
Vassalli, che si educò a Roma dove pubblicò alcune
opere e che nutriva idee liberali fondate sulla necessità
della partecipazione popolare alla cultura e della diffusione democratica
del sapere, era costretto dallo spirito illuministico a concedere
una particolare importanza alla funzione della lingua locale:
In un secolo in cui le arti e le scienze
han fatto progressi sì grandi ed ammirabili, che quasi
non restano fra di esse più dipartimenti da illustrare,
pareva che non si dovesse tralasciare incolto, senza dissotterrarlo
dalloblivione, uno dei più antichi monumenti, qual
è la lingua maltese. |
Per il Vassalli la lingua nativa si presentò come loggetto
più raro dellantichità dellisola, degno
delle ricerche dei letterati e della più raffinata cultura.
Pur ammettendo che il maltese era, o pareva essere al primo aspetto,
rozzo e pieno di barbarismi, concludeva che ciò accadeva
perché era trascurato:
Ma si coltivi prima, anche per un poco, e si vedrà
che più dogni altra è suscettibile di coltura. |
Il suo concetto, pregno di sapore nazionalistico, era un intelligente
compromesso tra il movimento illuministico che stava morendo e lavanzata
del nuovo spirito romantico. Il Vassalli, cosmopolita in un certo
senso a causa del suo andare irrequieto da un Paese allaltro,
scoprì il valore supremo della patria, e giunse ad una mediazione
proprio nel modo con cui utilizzò tutto quello che aveva
imparato dallestero con lintento di migliorare la patria.
Considerò Malta come un organismo spirituale e fisico, il
centro particolare degli affetti dove si acquistasse e si coltivasse
limpronta individualistica attraverso la tradizione, la storia,
la cultura e soprattutto la lingua:
La coltura duna nazione consiste
nelleducazione, donde risulta la qualità
di sua morale; nella prudenza e politica nazionale, che la rende
docile, affabile, e sempre intenta al bene comune; nella coltivazione
delle arti e scienze, poiché da queste quelle si perfezionano,
oggetto che aumenta lattività nazionale ed il commercio;
e nella cognizione ed osservanza delle leggi, che tengono in
pace e tranquillità lo stato, e quindi producono la felicità
e lindividuale sicurezza. [...]. Da ciò rettamente
deducesi che ove non si coltivi la lingua nazionale, né
si scriva, quella nazione che la parli non può mai pervenire
allapice di sua floridezza ed ingrandimento. |
Il Vassalli stesso confermò con la propria vita il concetto
della nazione missionaria creato dallHerder. Era altresì
il primo a riconoscere che la lingua maltese spiccava mirabilmente
e con genio particolare nel campo poetico:
La vivezza dellespressioni, le sentenze prodotte dal fervore
della fantasia maltese, la semplicità e la naturalezza attrattiva
unite alle doti naturali della lingua, benché lidee
siano qualche volta ristrette, formano il bello delle nostre canzoni.
Sarebbe impresa molto degna che alcun de nostri si mettesse
ad illustrare questo articolo; ma per riuscirvi dovrebbe tenersi
lontano dagli usi poetici di quelle nazioni eterogenee di lingua
riguardo alla nostra, dei quali non credo che sia troppo suscettibile
unantica lingua orientale.
Di particolare significato è lultima sentenza; nella
seconda parte discute se lo sviluppo della poesia maltese, essendo
il maltese un germoglio dellalbero delle lingue semitiche,
non debba adottare la tecnica prosodica orientale. Lambiente,
molto ricettivo quando si trattava di influssi latini e ostile se
fossero arabizzanti, e lintera tradizione poetica italiana
dellisola non potevano facilitare la coltivazione del maltese
in sede poetica e favorire il richiesto riconoscimento se i poeti
successivi decidevano di battere una nuova strada, assai accademica
e decisamente contraria ai dati della storia, adottando la metrica
semitica. Nella prima parte di questo giudizio, benché il
Vassalli fosse più interessato allo sviluppo della lingua
che della letteratura, si riconoscevano le qualità della
poesia popolare coeva, viva e autentica ma non scritta.
Tale predilezione per la poesia della plebe era destinata a trovare
più tardi una considerevole fortuna. Basti qui ricordare
che questa è una tendenza fondamentalmente romantica, suggerendo
una radicale e spregiudicata valutazione della poesia vista come
il prodotto collettivo di un intero popolo, e non soltanto come
il trastullo di una classe sociale privilegiata.
La prima poesia popolare
La nascita della poesia maltese si deve a quei versificatori (ghannejja)
che fin dai tempi più remoti usarono cantare per il popolo.
Poiché Malta era sempre dominata da diverse nazioni straniere
e la lingua della cultura e dei rapporti ufficiali era straniera,
il popolo non poteva costruire una propria letteratura. Fu nei primi
anni del secolo XIX che la visione di una nazione maltese, pur essendo
soggetta ad una potenza superiore, balenò nella mente di
pochi maltesi e iniziarono i primi passi per la formazione di una
letteratura. Prima di quel secolo, con qualche minima eccezione,
non cerano poesie maltesi stampate; si poteva soltanto sentire
qualche canzone costruita e rimata dal popolo e cantata con laccompagnamento
della chitarra o di qualche organo, in riva al mare e nelle feste
popolari, fra le quali quella conosciuta con il nome di Lapsi.
I giovani usavano cantare canzoni damore nella campagna, nelle
strade e nelle case durante le ore del lavoro.
I maltesi avevano e hanno ancora le loro canzoni folkloristiche,
centinaia di quartine rimate con un contenuto emotivo espresso sovente
in metafore vivaci. Avevano anche i loro cantastorie che raccontavano
imprese di giganti, di principesse liberali che si innamoravano
di uomini comuni, e argomenti simili, tutti cari allimmaginazione
popolare. Ma poiché non si metteva per iscritto tutto questo,
Malta non poté avere una letteratura antica; è fondamentale
anche il fatto che sia la Chiesa sia lo Stato non riconoscevano
lidioma delle masse.
A causa di questa noncuranza linguistica, fu ignorata anche dagli
studiosi la registrazione in scrittura della poesia tramandata di
generazione in generazione. Una gran parte del patrimonio tradizionale
dei contadini e della gente umile, che cantava ma che non sapeva
trascrivere il canto, si era dispersa. Ciò vale ancora per
la poesia religiosa di cui almeno è rimasta una raccolta
considerevole. Sono numerosissime le preghiere, le invocazioni,
gli scongiuri con i quali il popolo usava rivolgersi al cielo e
ai santi nelle circostanze principali o critiche della vita:
[...] di sera ed al mattino, mentre tuona e mentre fulmina, per
la scelta felice di un marito e duna sposa, durante il parto
o nellora della morte. [...] E una massa di canti e
di credenze religiose abbarbicate alla vita ed alla pratica tradizionale
del paese; sono i riflessi dellantica religiosità del
popolo maltese strettamente uniti con la vita del popolo. Si recitano
per lo più dalla gente del contado, e più spesso ad
argomento da qualche episodio ben conosciuto nella vita di Cristo
e dei santi.
Sempre da un punto di vista strettamente contenutistico, questa
descrizione rassomiglia molto a quella che dà lAquilina:
In nessun altro modo meglio di questo
si esprime il cittadino maltese, particolarmente quello che
passa la vita intorno agli alberi e in campagna; il suo dolce
canto esce dal cuore, ora felice e lieto, e ora lacerato dai
dissidi dolorosi, ed echeggia nelle valli. Si crea un bello
spettacolo quando qualche ragazzo abbronzato, tipico di Malta,
canta senza esaurire la propria ispirazione, quasi suggerendo
che la sua anima voglia uscire fuori con la canzone. Il villaggio
è escluso e perduto fra le colline dellisola, la
notte è luminosa, e il grillo nascosto dentro le piante
del pomodoro canta anche lui nel silenzio della notte. |
Tanto il Cassar Pullicino quanto lAquilina collocano la poesia
popolare maltese dentro lambiente rustico, dove trovano il
contesto naturale della poesia pura, più sentita e enunciata
che scritta ed elaborata, più immedesimata con lincanto
dello scenario che distinta e oggettivata. Se, per un momento, si
escludesse lelemento religioso, fortissimo in questa tradizione
a causa dellantica e profondamente sentita presenza della
fede cattolica, si potrebbe identificare sia il contenuto sentimentale
ed effusivo sia lambiente adatto per questo tipo di espressione
poetica collettiva con quello che della poesia popolare italiana
scrive, insieme a tanti altri, Gino Galletti:
Il popolo delle campagne, quello che
vive nella pace immensa della natura [...] trasfonde nei suoi
canti la soavità degli affetti, la gloria delle albe
argentee, dei tramonti doro e delle notti stellate, la
fine dolcezza dei baci e dei colloqui amorosi, [...] la nota
dolce e appassionata di una campana che squilla nella solitudine
delle valli [...], una sinfonia di uccelli nei boschi al levare
del sole [...], un rimbombo di acque cascanti dalle balze erbose
[...] un lungo stormir di foglie o un frullo di ali invisibili. |
Le prime versioni scritte (1791-1839)
Il primo a raccogliere dei versi popolari dalle labbra dei maltesi
fu lo storico François Emm. Guignard de St. Priest che nel
1791 pubblicò tre canzoni di una quartina ciascuna, scritte
da Gioacchino Navarro (1748-1813), il quale, per non trascriverle
nellalfabeto arabo, non da tutti conosciuto, formulò
un alfabeto maltese composto di dodici lettere tolte dallarabo,
o probabilmente dal persiano, e di altre tolte dallitaliano.
Le tre quartine hanno qualche valore poetico che, fino ad un certo
punto, presenta il Navarro come luomo colto secondo le tendenze
contemporanee. Lautore le scrisse per offrire al St. Priest
qualche esemplare della poesia locale del tempo, ma di conseguenza
ci danno un compromesso tra il letterato (e il Navarro era un prete,
cioè uno di quelli che appartenevano alla ristretta classe
dei colti) e il popolano saturo di sentimento amoroso.
Tliet ghanjiet bil-Malti si aprono con la personificazione di una
qualità morale, la speranza; i primi due versi della prima
strofa offrono una concordanza assai tipica della poesia popolare,
tra la struttura ritmica e la struttura allitterativa, mediante
un susseguirsi delle due consonanti t e m. Nella seconda quartina,
che si svolge per mezzo dellinterrogazione, linterlocutore
invita la persona interpellata ad abbandonarsi a lui perché
il loro destino è lo stesso. La terza cerca di esprimere
attraverso luso di due proverbi una riflessione sulla limitatezza
umana e sulla fugacità del tempo, temi che, come si vede,
sono graditissimi al popolo e anche fondamentali per lo spirito
romantico.
Dun Karm, analizzata la versificazione delle quartine, giunse alla
conclusione che i versi sono ottonari, composti di due gruppi di
quattro sillabe ciascuno, con laccento sulla terza sillaba
o sulla penultima di ogni gruppo, ma pure rilevò che gli
accenti della seconda strofa non seguono questo schema:
Smajt linti tarbit l-Imbabba;
ghidii fl-Imhabba xi gralek?
Ejja thaddet ghommtok mieghi,
ghax nahseb ljien grali bhalek.
Ho saputo che tu sei la fanciulla dellAmore;
dimmi cosa ti ha fatto lAmore?
Vieni e parlami dei tuoi dolori,
perché penso che mi è accaduta la stessa cosa.
|
Gli ottonari hanno veramente un ritmo diverso da quello più
comune, e gli accenti tonici cadono sulla prima, sulla quarta e
sulla settima sillaba.
Dun Karm, osservando che poco prima il Carducci aveva pubblicato
delle poesie in ottonari con questo schema, ipotizzava che fosse
stato il poeta italiano a formularlo per la prima volta. Esaminando
questo esemplare del 1791, Dun Karm concluse che era proprio «il
popolo maltese che prima del Carducci intrecciò i versi ottonari
in tal modo». Come si sa, il Carducci era convinto che lesametro
classico offriva la possibilità di essere diviso in due parti,
la prima corrispondente ad un settenario italiano, la seconda ad
un novenario, e in altri casi la prima corrispondente ad un quinario
o senario, e la seconda ad un novenario o ottonario.
Nel 1818 uscì la seconda edizione del volume Poems upon several
subjects di Mrs Iliff che nellultima sezione incluse il testo
parallelo, in maltese e in inglese, di due poesie. Una di esse,
Ghad li Malta hi wisq ckejkna, elogia le doti naturali dellisola
e la bontà e lospitalità tradizionale dei cittadini.
E un inno al popolo, scritto in ottonari semplici e con un
insistente tono di racconto.
Quattro altre poesie uscirono nel 1824 quando F. Vella e G. Montebello
Pulis pubblicarono il Ktieb il-qari jew dahla ghall-ilsien Malti,
stampato a Livorno. Nella sezione delle favole morali i due autori
inclusero due quartine in settenari, costruite su una serie di proverbi
che illustrano situazioni importanti della vita umana da cui derivano
riflessioni popolaresche. Da un lato si sente il tono declamatorio
di chi conosce la verità e intende proclamarla, e dallaltro
si intravvede il rapporto tra lelemento metaforico e il motivo
didattico:
Il-ghazz igibna foqra
u fit-tigrif jitfaghna;
tigrif tigrif isejjah,
l-ahhar tigrif jiblaghna.
Lozio ci impoverisce
e ci mette nei guai;
i guai causano altri guai
e poi viene la distruzione.
|
Si scorge la mano del letterato modesto che cerca leconomia
verbale e pure le conclusioni che la filosofia popolare deduce dallesperienza
quotidiana. Benché non ci siano indicazioni di una composizione
popolare od orale (ad esempio, assonanza e consonanza, ritmi difettosi,
un tono narrativo vicinissimo al modo di parlare, ecc.), i versi
non esprimono niente altro fuorché sentimenti elementari
della comunità. Si sente già il compromesso, destinato
a primeggiare poi per un intero secolo nella poesia maltese, tra
il poeta umile e senza ambizioni accademiche e il popolano che esprime
a modo suo le emozioni democratiche.
George Percy Badger, noto studioso della lingua araba ed editore
del giornale L-arlekkin jew kawlata Ingliza u Maltija, si interessò
da vicino alla normalizzazione dellortografia maltese. Nel
1841 scrisse A letter on the eligiblity of the Maltese dialect as
a written medium of instruction in the Government primary schools
diretta al Governatore Bouverie in cui presentò un proprio
sistema alfabetico. Nel 1838 contribuì pure ai primi sviluppi
della poesia maltese con la pubblicazione di alcuni versi popolari,
frammenti di rime semplici e tipiche dellispirazione locale.
Ghanjiet parlano del dolore di un innamorato che, dovendo emigrare
e quindi allontanarsi dalla sua ragazza, le promette di continuare
ad amarla, perché questa simpatia è cresciuta con
lui fin da quando era giovanissimo. Lelemento metaforico è
del tutto sentimentale; parlando in prima persona e indirizzandosi
allamante, lautore ricorre al simbolismo del cuore come
sede delle affezioni, e alla connotazione della forza istintiva
degli occhi come veicoli di comunanza di sensazioni:
Bl-ebda dawl ma nista nimxi
ghajr bid-dawl tas-sbieh ghajnejk.
Bid-dawl tas-sbieh ghajnejk
jien mexxejt il-passi tieghi.
Non posso guidarmi con nessuna luce
se non con la luce dei tuoi occhi belli.
Con la luce dei tuoi occhi belli
io ho percorso il mio cammino.
|
Altre parti di queste canzoni evocano lusanza tradizionale
delle ragazze maltesi di sedersi a lungo sul balcone della casa
ad aspettare qualche giovane che passi e sinnamori di loro,
di nascosto dei vicini e allinsaputa della madre. Un altro
brano mette in versi il dialogo che si svolge tra lhuttab
(promotore dei matrimoni), la madre della ragazza e la ragazza stessa,
i tre personaggi che drammatizzano una caratteristica situazione
della tradizionale vita prematrimoniale, un periodo che nel giudizio
degli antichi aveva molto a che fare con lonore della famiglia.
Il dialogo un particolare essenziale dei canti popolareschi,
perché linterlocutore non solo parla con insistenza,
ma richiede unurgente risposta continua a lungo a determinare
il carattere della poesia popolare, ed è tipico anche dei
versi tradizionali italiani. Fu poi adottato, come strumento di
più efficace immediatezza espressiva e di variazione di intonazioni,
dai primi poeti che svolgevano la loro attività immediatamente
dopo questo periodo iniziale, fra i quali Gan Anton Vassallo e Richard
Taylor, e fu variamente adoperato da alcuni dei principali poeti
romantici del Novecento, fra i quali Dun Karm. Come si sa, la poesia
letteraria italiana non abbandonò tale espediente tecnico
e alcuni, come il De Amicis (in Fra cugini e in Il bersagliere),
la Vivanti (in Destino), il Fogazzaro (in Amor amorum), il Fucini
(in Il dramma di jersara), se ne servirono.
Nel 1838 L-arlekkin jew kawlata Ingliza u Maltija pubblicò
L-imhabba u l-fantasija e Sunett. Nella prima, tradotta dallinglese
di Mrs Iliff, si esprime la ricerca della bellezza, la qualità
personificata che domina nelle ventisei quartine in ottonari. Sono
presenti la visione di un viaggio spirituale, che assume laspetto
di un viaggio fisico, e una gamma di componenti che danno al tema
unimpostazione del tutto romantica: la difficoltà di
incontrarsi con la bellezza, che, in verità, significa uno
stato di felicità, la concretizzazione delle qualità
astratte in metafore fortemente realistiche, la rievocazione di
luoghi silenziosi e nascosti, lontani dalla vita delle città
affollate, il dialogo tra lamore antropomorfizzato (come il
conduttore che porta verso la via dove si trova la bellezza) e il
poeta (come il viandante) e soprattutto il senso del bisogno della
fantasia per una vita felice. La felicità risiede nellallontanarsi
delle facoltà dallimmediatezza empirica:
Izdekk inti wahhalt fmohhok
li trid tirbah is-Sbuhija,
jahtieg, ibni, li tirrikorri
lejn il-helwa Fantasija.
Ma se tu sei deciso
a possedere la Bellezza,
devi, mio figlio, ricorrere
alla dolce Fantasia.
|
Il poeta continua a mostrare la sua volontà indomabile di
raggiungere un ideale così difficile, e finalmente si abbandona
nel regno vago della fantasia che gli presenta una serie di quadri
in cui primeggiano le belle donne, rappresentatrici del segreto
della felicità: lamore. Nonostante un tenue filo di
decorazione mitologica (un elemento che ovviamente separa questa
poesia sia dalle poche altre composte nellepoca sia dal gusto
popolare), L-imhabba u l-fantasija si chiude nel modo tipico delle
opere del genere, cioè con una fine felice che culmina nel
matrimonio. Attraverso un lungo viaggio nei terreni misteriosi e
sconfinati della fantasia, il protagonista finisce con lincontrarsi
con la sua donna che sembra emergere vagamente da questa esperienza
chimerica. Largomento ebbe ampi sviluppi nella poesia romantica
posteriore dellisola, particolarmente dai poeti che trattarono
la problematica dellamore e provarono la necessità
di rifugiarsi nel labirinto del fantastico e del voluttuoso per
vivere e dialogare liberamente con la donna prediletta che, tuttavia,
non poterono trovare sulla terra. Tale esperienza, sublimata in
modo esemplare dal Leopardi, è una dimensione fondamentale
dello stato danimo irrequieto e infelice di due degli esponenti
più importanti del pieno romanticismo maltese, Ruzar Briffa
(1906-1963) e Karmenu Vassallo (1913-1987).
La poesia Sunett è costruita secondo lo schema petrarchesco
(il più comune fra i poeti degli anni successivi) e si scioglie
in una dichiarazione damore. Il poeta anonimo scrive in prima
persona e utilizza un aspetto essenziale della poesia contemporanea:
il contrasto tra il passato, come motivo di evocazioni e di rimembranze,
e il presente, come momento in cui si cerca di coglierne gli effetti.
Nel passato si innamora e nel presente si tenta di appagare le esigenze
emotive. La metafora principale della prima quartina si basa sulle
connotazioni del sole come linizio della vita che conseguentemente
prende lestensione simbolica di un giorno (unaltra tendenza
metaforica della fantasia romantica). Luso del superlativo
concede unimportanza assoluta a tale esperienza da cui sembra
dipendere tutta la vita individuale.
La concentrazione su parti specifiche del corpo umano, specialmente
sul viso, sugli occhi e sulla bocca, rinvigorisce il sentimento
dellintimità fisica che è sempre una condizione
inalienabile per la poesia amorosa. La figurazione, del tutto emotiva,
si appella soltanto a quello che fa parte dellesperienza sensoria
ed è facilmente degna di essere considerata come un altro
esemplare del linguaggio fantastico dellepoca:
Ghajnejk u fommok huma z-zewg ghedewwa
li jassru 1 qalbi biex ma tkunx mifdija.
Dak fommok xehda ta l-ohla hlewwa,
ghajnejk zewg kwiekeb minn ta l-isbah dija.
I tuoi occhi e la tua bocca sono i due nemici
che hanno cattivato il mio cuore per non essere riscattato.
Quella tua bocca è un favo di ottima dolcezza,
i tuoi occhi sono stelle di chiarissimo splendore.
|
La struttura strofica è tipica di altre liriche che seguono
la stessa linea di ragionamento. I primi due versi, sintatticamente
distaccati dagli altri due, parlano degli occhi e della bocca sotto
un aspetto attivo; questa attività vaga è interpretata
metaforicamente secondo le connotazioni delle tre parole che comprendono
tutto il nucleo del contenuto simbolico: ghedewwa, jassru, mifdija
(nemici, cattivato, riscattato). Lesperienza damore
si configura in un aspro combattimento tra quello che si desidera
e quello che sembra impossibile o almeno inarrestabile. I due versi
finali identificano metaforicamente le parti del viso con elementi
naturali che evocano sensibilità e dolcezza.
Le due terzine, distaccate sintatticamente e anche in termini di
intonazione dallottava, esprimono il lamento sorgente da una
concezione dolorosa del tempo che fugge, e il senso di sconfitta
causato dal fatto che il futuro dipende dalla situazione attuale
che si dibatte tra i due poli opposti dellintenso desiderio
e della difficoltà di vederlo realizzato. Si ha qui lannuncio
remoto, ma abbastanza evidente e autentico (perché il sonetto
è piuttosto una delle migliori poesie di questo periodo iniziale)
dellintuizione romantica della poesia come un rifacimento
della vita stessa, come la sublimazione dellinsofferenza attuale,
radicata nel ricordo amaro o nel presentimento vago. Il modo in
cui il sonetto oscilla continuamente tra i due estremi della storia
privata e del futuro desiderato rafforza questa nuova e fresca impostazione.
Il componimento, frutto di un temperamento abbastanza raffinato
e isolato (per ragioni di lingua, di tradizione e anche di distacco
dal classicismo aulico della poesia italiana dei contemporanei maltesi),
si può considerare come il primo che abbia un notevole valore
letterario. E anonimo, quasi esprimente la voce collettiva
del popolo, non ancora in grado di raggiungere un adeguato livello
artistico, e allo stesso tempo stimabile per la scelta metaforica,
per la precisione tecnica e per leconomia verbale.
Nel 1839 F. Vella pubblicò una lirica, Xemx ohrog mixxefaq
(in Tfixkil talfabet Gharbi-Ruman, stampato a Livorno), che
si svolge in chiave musicale; i primi quattro versi di ogni strofa
di cinque ciascuna hanno le rime alternate, e lultimo verso
della prima rima con lultimo della seconda. Si sta tentando
di uscire dal chiuso limite della quartina in ottonari. Il tema
si dipana interamente secondo unimpostazione sentimentale.
Il poeta implora il sole di svelarsi allorizzonte e di distendere
la sua capellatura luminosa. Il Vella, studioso della
lingua, poiché si presenta contrario ad un particolare schema
alfabetico formato di lettere arabe e latine, ha uno scopo ovviamente
polemico. Nonostante ciò, la figurazione poetica si mantiene
lungo i dieci versi di cui lultimo si chiude con un imperativo
che fa risaltare tutta la tonalità della lirica, contenente
in tutto sei imperativi indirizzati al sole, la figura gigantesca
personificata secondo le qualità di una bella donna.
Fuq il-mewt ta Napuljun il-kbir di Vincenzo Caruana (m. 1824)
venne pubblicata per la prima volta sul giornale Malta penny magazine
nellottobre 1839. Caruana è uno dei primi ad uscire
temporaneamente dalla schiera degli scrittori maltesi in italiano
e a sperimentare la possibilità di comporre una poesia in
volgare. Autore di un numero di poesie classiche in latino e in
italiano, tradusse anche versi francesi; fino alla sua morte le
sue poesie italiane rimasero disperse in giornali e in riviste,
particolarmente in Larte. Questunica esperienza sul
modesto parnaso maltese di un poeta che, del resto, deve essere
considerato come uno di quelli che continuarono la tradizione letteraria
italiana, lo fa entrare nel campo ristretto della poesia maltese
del periodo, quasi per mettere in evidenza la paura che i letterati
provarono di fronte al rischio, che poteva assumere un senso di
sfida o di provocazione, di adoperare la lingua locale per un ideale
artistico.
Benché di gran lunga inferiore al Manzoni, il Caruana sembra
aver preso lo spunto dallode Il Cinque Maggio, composta tra
il 17 e il 19 luglio 1821 e pubblicata nel medesimo anno. Come il
Manzoni, il poeta maltese traduce lavvenimento storico in
unoccasione in cui Dio rivela la sua supremazia assoluta sul
corso degli eventi terreni. La vita di Napoleone è considerata
sotto un aspetto esclusivamente metafisico ed eterno. La forza ultraterrena
di Dio involve il destino delleroe, uomo come tutti gli altri,
che deve sottomettersi al processo incessante delle leggi fisiche
e storiche.
Conservando qualche tenue nucleo religioso del primo coro dellAdelchi,
il Caruana, pur con versi piuttosto poveri, più accettabili
nella loro versione originale in italiano, rievoca la nullità
dellesistenza umana. Largomento oscilla romanticamente
tra i due estremi della grandezza politica, acquisita lungo la vita,
e lannientamento, che viene con la morte, tra la piccolezza
umana e la potenza infinita di Dio. Lelegia del Caruana si
avvicina tematicamente allode manzoniana anche nella conservazione
del metro e del tono sentenzioso e didascalico. Lintento moraleggiante,
identico a quello dellode italiana, cambia lavvenimento
terreno in una manifestazione divina:
U baqghet mitfija
flejl l- aktar mudlam
il-lehha tad- dija
li nissel mill-hram.
[
]
Tad-dinja, o kobrija,
ghalkemm int merfugha,
kemm inti kburija
tal-genn u tal-frugha! |
Il senso della vanità terrestre, continuamente contrapposto
al presentimento delleternità, è un argomento
romantico di primo piano che non poteva non trovare vari e ampi
sviluppi nella poesia posteriore di altre voci, innalzandolo pure
ad un livello decisamente artistico.
Il 30 novembre 1838 la regina Adelaide visitò Malta, e presto
ottenne la simpatia del popolo che festeggiò la sua presenza
e le diede omaggio in vari modi. Questo spiega perché lavvenimento
spinse diversi versificatori a comporre facili inni e poesie in
onore della regina. Il 15 gennaio 1839 Il-kawlata Maltija pubblicò
dei versi anonimi, Ghar-regina Adelaide, che esprimono il fervido
sentimento collettivo. Una manifestazione di amore e fedeltà
è al centro di Il-belt ta Malta, una poesia augurale
(come tante altre scritte in italiano a Malta nello spirito dellode
augurale che distingue il Settecento italiano) pubblicata sul The
phosphorus del 18 dicembre 1838. Le quartine, costruite con il metro
popolarissimo dellottonario, riecheggiano gli stessi sentimenti
di fedeltà e di sottomissione ai dominatori britannici. (1
- continua)
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