Siamo stati
severamente
criticati per il ruolo avuto in Russia,
a fronte
degli scandali
di corruzione
e della probabile
distrazione di fondi.
|
|
Il Fondo monetario internazionale ha lanciato diversi richiami
allEuropa sulla necessità di riforme strutturali. Il
Rapporto di una nostra missione in Germania ha sottolineato che
in qualche caso le misure adottate «vanno nella direzione
sbagliata». E tre economisti tedeschi in visita di studio
al Fondo hanno messo in rilievo la necessità di maggior flessibilità
nei mercati del lavoro europei, per sfruttare i benefici dellUnione
monetaria. La questione è estremamente importante. In particolare,
il Rapporto sulla missione in Germania, nellambito dei compiti
di sorveglianza del Fondo, è stato reso pubblico per la prima
volta, nella speranza che possa contribuire al dibattito. La conclusione
principale è stata che, anche nel rispetto della tradizione
tedesca di uneconomia di mercato sociale, cera la possibilità
di fare molto meglio sul fronte delloccupazione, affrontando
le debolezze strutturali e gli incentivi a non creare posti di lavoro.
Limportanza è enorme, perché il Paese è
il più grande dEuropa ed è in ritardo. Bisogna
capire perché, e trarne le conseguenze per il resto dEuropa.
LItalia ha problemi molto simili. Per la Francia si tratta
di vedere con quanta flessibilità verrà applicata
la legge sulle 35 ore. Ma certamente cè un elemento
di preoccupazione, perché i Paesi in ritardo in Europa in
termini di crescita, soprattutto Germania e Italia, sono anche quelli
con i problemi strutturali più significativi. E non è
vero che lalternativa al modello europeo sia solo quello americano.
Ci sono riforme fatte dallOlanda, dalla Danimarca, dalla Spagna,
oltre che dalla Gran Bretagna. Ci sono lezioni europee da imparare,
e vengono da Paesi in cui le preoccupazioni per la salvaguardia
del Welfare sono comprese appieno.
Altra fonte di preoccupazione, anche i problemi di più lungo
termine dei sistemi pensionistici, che a loro volta potrebbero rendere
insostenibile la situazione dei conti pubblici di alcuni Paesi.
Si deve tener conto di un dato di fatto: alcuni Stati europei sono
un po come un maratoneta che, dopo lo sforzo degli ultimi
anni per entrare nellUnione monetaria, hanno tirato il fiato
prima di affrontare lo stadio successivo delle riforme. Essi sono
in una situazione ciclica diversa fra loro; ma quel che è
più importante sono le differenze nella situazione strutturale,
e sicuramente lUnione monetaria, nel medio-lungo periodo,
metterà sempre di più laccento sugli aspetti
strutturali. Quando la politica monetaria è decisa per larea
nel suo complesso e non si ha più a disposizione lo strumento
del cambio, per risolvere il problema della disoccupazione diventa
ancora più essenziale affrontare i problemi strutturali.
Nel breve periodo, questa impossibilità di fine-tuning delleconomia
può essere uno svantaggio, ma (più che nel medio)
nel lungo periodo la crescita e loccupazione emergono grazie
alle riforme di struttura.
Per quel che riguarda la situazione internazionale, passata la fase
in cui i timori di una crisi globale sembrava potesse originarsi
nei Paesi emergenti, ora lattenzione è puntata sulla
sostenibilità del disavanzo esterno americano, sul dollaro,
sulla old e sulla new economy di Wall Street. Non cè
dubbio che il deficit corrente degli Stati Uniti sia abbastanza
ampio e che molti indicatori tecnici ci dicano che le valutazioni
del mercato azionario sono troppo, e in alcuni casi eccessivamente,
alte.
Ma quali possono essere le conseguenze di un caduta di Wall Street?
Può portare a un aumento del risparmio interno negli Stati
Uniti e a una riduzione del deficit delle partite correnti. Se poi
la caduta fosse più grave, ci sono misure forti che possono
essere adottate: i tassi dinteresse americani sono più
alti rispetto allEuropa continentale e al Giappone, e potrebbero
essere tagliati; il bilancio pubblico è in attivo e potrebbe
benissimo essere usato per stimolare leconomia. Ci sono, insomma,
gli strumenti per evitare che leconomia degli Stati Uniti,
che comunque resta forte, debba precipitare bruscamente in una recessione
e avere ripercussioni globali.
Sul fronte del Fondo monetario internazionale, poi, siamo stati
severamente criticati per il ruolo avuto in Russia, a fronte degli
scandali di corruzione e della probabile distrazione di fondi Fmi,
con la messa in guardia anche in vista di prestiti futuri. Non cè
dubbio che i problemi in Russia siano stati e restino molto seri.
Obiettivamente, non è emersa alcuna prova che tutti i soldi
del Fondo monetario internazionale siano stati usati impropriamente,
salvo alcuni casi, come quello del 1996, in cui il governo russo
ci ha mentito e che è inescusabile.
La questione, però, è più ampia: il Fondo monetario
deve avere a che fare con Paesi nei quali è noto che dilagano
corruzione e fughe di capitali? La risposta non è univoca.
Intanto, tutte le nostre azioni sono dirette esattamente a invertire
le fughe di capitali. Inoltre, cè chi dice: non si
può fare nulla, tutto è corrotto. Personalmente, non
sono daccordo: molto è stato fatto anche sotto il profilo
della governance, della trasparenza delle istituzioni governative.
Certamente, resta ancora molto da fare, sia sul fronte della corruzione
che su quello della stessa governance. Ma largomentazione
che senza una crisi gravissima non sarà fatto nulla, è
un argomento puramente teorico. Nella pratica, per esempio, linflazione
è stata eliminata o ridotta sensibilmente. Cè
poi la volontà di normalizzare le relazioni con la comunità
internazionale, e credo che sia nostro compito aiutare la Russia
in questo.
Si dice: il Fondo monetario è sotto accusa anche per la
mancanza di attenzione alle esigenze dei poveri nei Paesi che devono
applicare i suoi programmi. Dallaltra parte, opinioni autorevoli
come quella della task force del Council on Foreign Relations ritengono
che debba attenersi al proprio mandato e alle proprie specifiche
competenze. Ebbene: il Fondo non può e non deve occuparsi
di sviluppare unexpertise in materia di povertà. I
suoi campi sono la politica monetaria, quella fiscale, i cambi,
i sistemi finanziari. Ma abbiamo il dovere di comprendere il problema
della povertà e di tenerne conto nellattività
di sorveglianza e nei programmi macroeconomici. Le politiche specificamente
dirette alla riduzione della povertà e lattività
di prestito in questo campo spettano alla Banca mondiale.
Altra area in cui il Fondo è coinvolto è quella latino-americana.
In Argentina abbiamo ridiscusso gli obiettivi fiscali, in Brasile
abbiamo rivisto lobiettivo per le riserve, eccetera. Ma non
cè alcun pericolo di un passo indietro. Buenos Aires
ha fatto molte cose giuste in materia di politica economica. In
Brasile, dove ci sono state complicazioni di ordine politico, ma
anche di conflitto col potere giudiziario, che aveva invalidato
alcune misure fiscali, le autorità hanno saputo presentare
nel giro di pochissimo tempo provvedimenti che hanno rimesso in
carreggiata il risanamento. Laggiustamento dellobiettivo
delle riserve è servito solo e semplicemente a dare maggiore
spazio di manovra. Del resto, è giusto adeguarci a circostanze
mutate. Non si può accusare il Fondo monetario internazionale
di inflessibilità e di eccesso di flessibilità allo
stesso tempo.
|