Il misero popolo della lira sotto
il mattone
si svegliò
una mattina senza neppure gli occhi per piangere.
|
|
Lultima occasione per spendere qualche lira sarà la
mezzanotte di giovedì 28 febbraio 2002. Poi, allo scoccare
del primo minuto del 1° marzo, come per incantesimo, la lira
cesserà di avere corso legale nei confini italiani e al suo
posto varrà soltanto leuro. I ministri europei dellEconomia
e delle Finanze avevano già deciso di ridurre il periodo
di doppia circolazione, quello durante il quale si potranno utilizzare
sia le valute nazionali sia la moneta comune, dopo che questa verrà
introdotta il 1° gennaio 2002: da sei mesi a un arco di tempo
più corto, variabile a seconda del Paese da quattro settimane
a due mesi. E stata proprio una nuova posizione dellItalia
a consentire che i Quindici trovassero un accordo su questo punto,
sottoscrivendo una dichiarazione che non è vincolante, ma
che esprime un orientamento comune.
Inizialmente, il nostro governo aveva chiesto più tempo (per
lesattezza dodici settimane) per poter mettere in circolazione
biglietti e monete in euro. Poi, dopo avere esaminato a fondo la
situazione, Roma si è convinta di potercela fare in due mesi.
Il periodo di doppia circolazione, del resto, è considerato
da molti esperti a rischio: la convivenza di valute nazionali ed
euro può confondere i cittadini.
Il documento approvato dai ministri dei Quindici stabilisce una
sorta di tabella di marcia per la diffusione fisica delleuro.
Dopo lintroduzione delle monete e banconote in valuta comune,
«gli Stati membri faranno di tutto per assicurare che lessenziale
delle operazioni in contanti possa essere realizzato in euro nel
giro di quindici giorni». Poi, trascorso un periodo che al
massimo (come nel caso dellItalia) sarà di sessanta
giorni, soltanto leuro avrà corso legale. Ma questo
non vuol dire che le lire o le altre valute della zona euro che
si avranno in tasca il 1° marzo 2002 siano da buttare. Ogni
Paese deciderà infatti per quanto tempo (anni o probabilmente
anche decenni) dopo la fine della doppia circolazione si potranno
cambiare agli sportelli delle banche o presso la Banca centrale
i biglietti in valuta nazionale. E sebbene sarà impossibile
usarlo prima dellinizio del 2002, leuro farà
la sua comparsa anche con qualche anticipo. «Sarà utile
che le società finanziarie e certi altri gruppi, specie le
società di trasporto valori e i negozianti al dettaglio ricevano
già biglietti e monete in euro un po prima del 1°
gennaio 2002», hanno puntualizzato i ministri. Allo stesso
modo, i Governi potranno fornire monete e banconote a «gruppi
vulnerabili della popolazione», come i ciechi e gli anziani,
in modo che abbiano qualche giorno di vantaggio per familiarizzare
con la nuova valuta. Ma in ogni caso, la distribuzione degli eurokit
non potrà avvenire prima del 15 dicembre 2001.
E allora: chi ci ridarà mai la lira? Come potremo dimenticarla?
E quanto ci mancherà? Tanto, ci mancherà, tantissimo.
Al punto, comè stato scritto, da ispirare in ciascuno
una sorta di elegia preventiva per la nostra libra,
per loggetto di carta o di metallo, per i ricordi stato
dellanimo, sicurezze, complicazioni che ha lasciato
impressi, in attesa dellinesorabile trapasso. E nonostante
tutto: perché lamore degli italiani per la loro moneta
è di quelli che tipicamente si scoprono quando stanno per
finire. Chi ha meno di quarantanni non ha fatto in tempo a
maneggiare la monetina da una lira e se la rimira, oggi, con incantato
sbigottimento, per quel Paese ancora così arcaico, e agrario,
e pagano persino, che vi aveva impresso la cornucopia. Sarebbe curioso
verificare quanti sanno nel 2000 cosa è la cornucopia. E
un corno rovesciato dal quale straborda unabbondanza di messi
e di frutti: segno di una prosperità evidentemente sognata.
Le monete da 1 a 1.000
lire che hanno accompagnato la nostra vita nel dopoguerra: uniconografia
semplice e tutta giocata tra i simboli della natura, del lavoro,
della fortuna. La cornucopia dellabbondanza sulla moneta
da una lira, il ramo dulivo su quella da due lire, il
fabbro che batte sullincudine su quella da cinquanta,
laratro, le spighe di grano, i vascelli di Cristoforo
Colombo, la bilancia della giustizia, lape laboriosa,
il delfino e i volti di Cerere. |
La moneta da 5 lire, con il delfino augurale, quella sì:
ci si acquistavano pacchetti di figurine (pre-Panini) avvolte in
carta velina; e serviva a fare andar su alcuni ascensori, anche
se qualche furbastro la bucava, legandola con lo spago, per ritirarla
subito dopo il click. La dieci lire, con aratro, quindi anchessa
dimmagine agricola, si introduceva in certe macchinette con
manopola per la gomma americana. A quel punto, però, le banconote
da cinquecento, mille, cinque e diecimila lire non erano più
vaste come lenzuola. Per anni gli adulti le avevano coscienziosamente
ripiegate nei loro portafogli, consumate e odorose.
1991. Parte il Trattato di Maastricht:
la strada verso lunificazione economico-monetaria è
tracciata. I singoli Stati membri dellUnione europea approveranno
il Trattato e stabiliranno le date di emissione della nuova
moneta. Lunedì, 8 novembre 1999: è il giorno della
decisione ufficiale dei ministeri del Tesoro e delle Finanze
di anticipare al 1° marzo 2002 la sostituzione delle monete
nazionali con lEuro. Ma lEuro era già entrato
nellimmaginario degli italiani allinizio dellanno,
quando partiva la scelta delle diverse effigi da imprimere sulle
nuove monete e con il via al primo conio. Ecco allora immagini
note agli italiani comparire nelle scelte varate anche con referendum.
Il Colosso, luomo vitruviano di Leonardo da Vinci, la
statua di MarcAurelio, la Venere di Botticelli, la Mole
Antonelliana, Castel del Monte, le Forme di continuità
nello spazio tratte da unopera di Boccioni. |
Venne poi il tempo delle 500 lire dargento (valore del metallo,
si disse, superiore a quello legale), con la nave, ma anche con
la bandierina alla rovescia. Alla Zecca, questa entità misteriosa,
hanno sempre avuto una straordinaria abilità a sbagliare.
Ancora qualche anno fa, proprio in vista dellunione monetaria,
sono riusciti a sbagliare la mappa dellEuropa! Forse però
non dipende dalla Zecca laltro fenomeno, così irresistibilmente
italiano, di avere non una, non due, ma addirittura tre diversi
tipi di cento lire, da anni in circolazione. Lo fece notare un presidente
del Consiglio, con molto buonsenso, nel 95: un presidente
che vinse, governò, poi lo spedirono in Europa; ma le tre
differenti cento lire sono ancora in circolazione, comprese quelle
minuscole, che gli italiani profondamente detestano. Insomma: sembra
incredibile che si possa fare a meno della lira, con la sua risonanza
simbolica. Con i suoi proverbi un po fuori registro: «Ogni
lira guadagnata è una lira risparmiata». Con i suoi
modi di dire antichi e liquidatori: «Gli mancano 19 soldi
per fare una lira» (detto di chi non ha proprio nulla, essendo
il soldo la ventesima parte della lira). Con i suoi gerghi, (ventidue
espressioni dialettali annotate nel Dizionario del Ferrero).
In fondo, è stata (anche), la sua, unepopea gloriosa,
con tutto che nelle enciclopedie essa sia sistematicamente preceduta
dallo strumento musicale, anchesso in realtà in disuso,
e da una costellazione boreale. Non per niente risale a Carlo Magno,
e fu coniata nel secolo XV a Venezia e a Milano, prima di essere
introdotta in Piemonte nel 1562.
E se proprio non vogliamo indagare in direzione di tempi così
lontani: era il 1927 quando Mussolini ne restaurò la convertibilità
in oro. Nelle sue memorie, Guido Carli lascia credere che il Duce,
di passaggio a Pesaro, abbia più o meno improvvisato Quota
90 (novanta lire, cioè, per una sterlina). Ma sicuramente
gli anni Trenta furono quelli delle canzoni che tutti poi ricorderanno,
e che allora sanzionarono la pacata modestia di un Paese, peraltro
nientaffatto bellicoso, dove si cantava pressa poco
che bastava avere mille lire al mese per trovare la felicità;
mentre nei disegni di Sto, Sergio Tofano, sul Corrierino
dei Piccoli, con un milione di lire terminava lavventura del
celeberrimo Signor Bonaventura.
Nel 1934 Marguerite Yourcenar ambienta in Italia Moneta del sogno,
una storia che corre appunto lungo litinerario di una moneta
dargento passata di mano in mano. La moneta finisce anche
nella fontana di Trevi, dove la raccoglie un operaio delle Condotte
pubbliche che se la beve allosteria.
Nel 1936 la lira venne svalutata (del 40,90), ma il peggio doveva
venire tra il 1938 e il 1947 allorché, grazie alla seconda
guerra mondiale, il suo potere dacquisto diminuì di
53 volte. Il misero popolo della lira sotto il mattone
si svegliò una mattina senza neppure gli occhi per piangere.
Nel Sud liberato, nel frattempo, circolavano banconote made in Usa,
che prima della parola lira recavano stampigliata la
sigla A.M. (Allied Military). Le Am-lire furono la mortificante
divisa della sconfitta, la currency impiegata nelle più selvagge
compravendite del mercato nero, dalla Napoli de La pelle malapartiana
al parco del Lambro, passando per le capitoline bancarelle di Tor
di Nona. Poi (era lAnno Santo del 1950) anche le Am-lire sparirono.
La lira tornò ad essere lira. I leader politici parlavano
abitualmente nei loro comizi dei prezzi dei generi alimentari, si
promettevano pane e lavoro, si andava in villeggiatura
in campagna o si trascorrevano le sere destate discorrendo
col vicinato, seduti a ronda appena fuori le soglie di casa. Pochi
disponevano di banconote di gran taglio. Al benzinaio si chiedeva:
cinquecento di normale e cinquecento di super. E si risparmiava
a perdifiato. Lantico gruzzolo si fece pacco, tenuto dallo
spago o dallelastico, nelle tasche di astuti capicantieri
e capiofficina. La busta paga era di una semplicità primordiale:
spesso nemmeno chiusa.
Una dozzina di anni dopo, quegli stessi capicantiere (divenuti palazzinari)
e capiofficina (divenuti imprenditori), in attesa di esser nominati
cavalieri o commendatori, festeggiavano con i familiari ripuliti
e ingioiellati il primo miliardo in banca. Il Signor Bonaventura
fu costretto ad adeguarsi. La voluttà del numero andava crescendo.
La lira, in America, ebbe anche lOscar. Poi linflazione
divampò di colpo, lasciandoci una slavina di pezzetti di
carta benevolmente definiti mini assegni. Ogni tanto
un presidente del Consiglio chiedeva lintroduzione della lira
pesante. Poi però cascava il governo. Tangentopoli
fu preceduta dal gesto della moglie di un tangentaro che una notte,
come in un soggetto di Zavattini, buttò i soldi di una bustarella
giù dalla finestra. Ai politici corrotti tirarono le monetine.
Senza più cornucopia: quasi mai labbondanza corrisponde
alla serenità.
Il valore delle mitiche mille lire
attraverso un secolo dinflazione
Mille lire del 1900 corrispondono a 6 milioni 346 mila 505
lire della fine 1999. E così a diminuire:
1910 |
5.800.635
|
1920 |
1. 588.877
|
1930 |
1.299.655
|
1940 |
1.056.752
|
1950 |
26.556
|
1960 |
18.820
|
1970 |
12.861
|
1980 |
2.915
|
1990 |
1.377
|
I grandi crolli si verificano nel 1918 (la prima guerra mondiale
fa perdere il 50 per cento del valore alla moneta), nel 1944-45
(dopo la seconda guerra mondiale e la sconfitta, le mille
lire valgono poco più di 50 mila lire attuali)
|
|