Sono classi sociali, oligarchie di potere, gerarchie
e ruoli di ieri messi in crisi dal lavoro post-industriale.
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Non è facile cambiare casacca allanima, aprire ai
suoi pruriti e alle sue emozioni nuove corsie preferenziali. Neppure
con le lusinghe e le suggestioni dei Signori e Signorini della Rete,
sintetizzate nello slogan di Wall Street «trend is your friend».
Tuttavia la manna offerta dalla new economy sta producendo
grossi scossoni ai riti del Mercato e ai miti consolidati della
Società civile.
Il modello fordista non è in discussione, ma il libretto
delle istruzioni dovrà essere profondamente riscritto dal
momento che emergono numerosi atteggiamenti di discontinuità
rispetto al passato.
Cadute le utopie che con le armi della scomunica ideologica e dei
veti incrociati hanno sostenuto i precari equilibri geopolitici
del secolo appena concluso, sono evidenti i segnali del tramonto
di molte oligarchie simboliche, ridotte spesso ad esercitare azione
di lobby per garantirsi la sopravvivenza.
Avanza per contro in modo spedito una Società sempre più
destrutturata, in parallelo al repentino e convulso passaggio dal
vecchio capitalismo feudale e infeudante ad un capitalismo nuovo,
spregiudicato, aggressivo e flessibile che anima i primi vagiti
del mercato virtuale (si pensi agli sviluppi della fusione tra scienze
biologiche e informatiche, alla proliferazione dei servizi offerti
in rete dagli agenti ai clienti, allunione tra Rete, TV e
telefonia per facilitare lo scambio di beni, titoli in Borsa, informazioni).
Agli intellettuali e ai politici della vecchia guardia è
accaduto ciò che accade agli scacchisti di talento: non riuscire
a chiudere la partita per limprovvisa comparsa del fattore
I, lImponderabile (la forza durto delle nuove tecnologie).
Così i giochi si riaprono a tutto campo di fronte ad una
Società che pur continuando a registrare forti differenze
di reddito appare sempre più livellata nelle aspettative,
più orizzontale che verticale, fatta più di fratelli
e sorelle che di padri e figli e dunque refrattaria alle emozioni
e alle sudditanze del calore edipico e al fascino delle gerarchie.
Ad un capitalismo coinvolgente, votato al continuo accrescimento
di valore è difficile opporre temi e argomenti rivoluzionari.
Il nuovo eroe cibernetico (il business angel) veste i panni del
finanziere-condottiero, a metà tra limprenditore e
linventore, verso cui si avvertono distinto sentimenti
di deferenza e gratitudine (ho sentito di recente un dirigente dazienda
dire del suo presidente: ci ha fatti tutti ricchi!). E la
nuova figura idealtipica i cui percorsi di vita diventano leggende
metropolitane e modelli di richiamo sociale.
Quindi il marxismo, il femminismo e i movimenti a forte contenuto
ideologico risultano perdenti di fronte ad una logica di mercato
che in modo suadente rende tutti adolescenti, partecipi e conniventi
(il disoccupato americano è spesso titolare di stocks
and bonds e le imprese devono offrire incentivi consistenti
per raschiare il fondo del barile della disoccupazione strutturale).
La netclass non prevede linvecchiamento, ma solo giovani lupi
e agguerriti guerrieri. Dalla netclass si passa alla nietclass (la
classe dei disconnected, degli esclusi). Eclissando con un tocco
di mouse aristocrazia, borghesia e proletariato che per secoli hanno
eletto lestablishment, filtrato aspettative, espresso valori
e carriere, priorità esistenziali, costumi di
vita.
Romanticismo daltri tempi, si dirà. Invece sono solo
classi sociali, oligarchie di potere, gerarchie e ruoli di ieri
e ieri laltro, messi improvvisamente in crisi dal lavoro post-industriale.
Questo nuovo magma sociale non può non avere riflessi di
valenza istituzionale. E in atto unevoluzione straordinaria
ma anche spietata (il clima è quello della corsa alloro,
con lavvertenza che i veri vincitori allora non furono i cercatori
ma gli intermediari, quelli che offrirono pale e picconi) imposta
da una cyber generation caratterizzata da una forte dose di soggettività
individuale e da uninsaziabile domanda di rendimento, mentre
il momento istituzionale, chiuso nella sua cultura lobbistico-burocratica,
fatica molto a tessere la trama di un nuovo ordine civile.
Senza mediazione politica allidolatria tecnologica si oppongono
crisi di rigetto che fanno crescere in autorevolezza e voce il movimento
internazionale antiglobalizzazione, scavando solchi sempre più
profondi tra la new economy e la new society,
tra una visione globalizzata e una localistica.
Tim Berners-Lee, linglese inventore della Rete, sostiene
che il sistema Web è stato concepito per essere universale.
«Sarebbe assurdo dice proporre che uno spazio
sia aperto a tutti e al tempo stesso volerlo controllare».
Losservazione è seria. Va chiarito tuttavia che lesigenza
di regole non attiene al Sistema-Rete ma al momento decisionale
che lo precede, non riguarda lAccesso ma i presupposti dellAccesso,
onde evitare lanarchia, la concorrenza economica sempre più
invasiva e sleale, il rischio che Qualcuno, avendo il dominio di
una tecnologia, si senta legittimato ad utilizzarla con poteri assoluti
e illimitati (il caso Echelon è emblematico).
«Chi possiede tutti i mezzi stabilisce tutti i fini»,
ammoniva von Hayek. Le nuove frontiere delleconomia virtuale
hanno reso più evidente la crisi del modello fordista nellEuropa
continentale e in Italia, dove i ruoli delle parti sociali risultano
più cristallizzati e i protagonisti dellaccumulazione
della ricchezza sono stati tradizionalmente espressi da un azionariato
blindato, di tipo pubblico o familiare (qualche economista ha anche
teorizzato lesistenza di un capitalismo senza mercato). In
questo clima le imprese e i consigli di amministrazione sono risultati
eterodiretti, teleguidati dai referenti politici (imprese pubbliche)
e dai patti di sindacato (imprese private) in cui la componente
bancaria di mano pubblica era largamente presente.
Le concentrazioni e i monopoli sono stati perciò considerati
fisiologici dalla cultura europea che ha sempre manifestato scetticismo
di fronte alladozione di regole e sanzioni serie in tema di
concorrenza, tutela dei consumatori, tutela del risparmio impiegato
in Borsa (aggiotaggio e insider trading sono reati difficili da
perseguire con i meccanismi dindagine degli attuali organi
inquirenti). La Consob e lAntitrust italiani si muovono come
organi inseriti nella costellazione dellapparato amministrativo
e sono privi di legittimazione processuale (negli Usa la Sec e lAntitrust,
istituzioni equivalenti, danno impulso allazione giudiziaria
avendo autonomi poteri dindagine e capacità di costituirsi
in giudizio).
Più in generale è lidea dominante nel-lEuropa
continentale di una governabilità garantita da un consenso
collegiale, centrale e preventivo, che appare fortemente azzoppata.
Le tradizionali oligarchie di comando esercitano un ruolo leaderista
non più supportato da una convinta partecipazione diffusa.
Limpegno nel lavoro è diventato più autonomo
e meno subordinato, dando contenuti nuovi alla responsabilità
individuale e collettiva. E in atto una crisi di rappresentanza,
che investe soggetti politici e istituzioni impegnate nel sociale
(sindacati delle imprese e del mondo del lavoro, espressioni organizzate
del consenso politico, vecchi potentati economico-finanziari). Il
loro deficit di legittimità porta allo scoperto uno dei conflitti
provocati dalla globalizzazione e suggerisce la ricerca del consenso
attorno a politiche proposte dal basso, dalla spinta propulsiva
della Società civile che resta ancora confinata nel regno
della metafisica, passivamente adagiata sul culto della contemplazione
e della forma (nella realtà quotidiana molti web-imprenditori
sono trentenni e fuori dai ghetti dellirresponsabilità
e dellunderground le nuove generazioni sono autorevolmente
presenti in tutti i campi, dalla scienza alla letteratura, alla
cinematografia, allarte, manifestando un senso di maturità
che va oltre le contrapposizioni generazionali).
Il vento nuovo del glocalismo (redistribuzione delle
competenze amministrative e legislative tra autorità locali
e sovranazionali, con conseguente contrazione dei poteri statali),
il salto di qualità nella gerarchia degli interessi tra la
generazione dei salariati e quella delle stock options, laccresciuto
potere dei lavoratori indipendenti, limpatto con i problemi
nuovi della forte immigrazione, stanno alimentando un dibattito
riformatore tuttora sospeso tra esigenze pragmatiche e pregiudizi
ideologico-culturali (arnesi con cui lEuropa ha lunga dimestichezza).
Da questi fermenti epocali resta ancora esclusa una seria e pacata
riflessione su se e perché occorrono
guidelines per lAccesso alla Rete, al fine di assicurare sufficienti
garanzie agli attori del mercato virtuale e ai destinatari dellinformazione.
Sotto questo profilo lEuropa sta vivendo un clima di silenzio
armato, un conflitto strisciante tra chi interpreta il mondo nuovo
della Rete in termini di soggettività senza copione (un omaggio
assoluto e incondizionato alle tecnologie), e chi invece un copione
garantista intende adottarlo (un omaggio relativo verso le tecnologie,
da subordinare agli interessi generali delle comunità servite).
Al di là delle dispute di principio, la realtà degli
interessi in gioco è meno nobile, le resistenze maggiori
vengono dalle nicchie dei nuovi potentati economici che temono il
risucchio nella subalternità.
Il tentativo di porre una rete alla Rete gli Stati Uniti già
da tempo lo portano avanti con determinazione, mentre in Europa
prevalgono esitazioni e incertezze. Ciò accade per la regolamentazione
e il commercio dei copyright nella Società dellinformazione,
per la tutela della concorrenza, per la disciplina fiscale degli
scambi elettronici, per ladozione di normative a tutela dei
consumatori, dei prodotti e marchi commercializzati (su Internet
la vendita di prodotti contraffatti è in forte espansione
e nello shopping digitale incominciano già a spuntare i primi
casi di cyber-fallimento).
Il Commissario Monti lamenta spesso la lentezza nellelaborazione
e attuazione delle direttive comunitarie, procedimenti complessi
che non riescono a seguire il dinamismo del mercato elettronico.
Ma gli sforzi in questa direzione non sono sufficienti. Permane
una forte discrasia tra le normative nazionali, comunitarie, federali
e lo sviluppo del commercio in Rete che per sua natura ha dimensioni
mondiali e pone problemi di governo mondiale. Cè
dunque lesigenza di definire un centro di sovranità
internazionale, un foro specifico utilizzabile per lattuazione
di normative condivise che possano operare una tutela paritaria
per tutti i fruitori della Rete, al di fuori della nazionalità
di appartenenza. Qualcosa sta facendo la Camera di Commercio Internazionale.
Ma è dagli Stati, dagli esecutivi che dirigono aree economiche
omogenee, dalle istituzioni internazionali che si attende sensibilità
e interesse.
Una traversata nel deserto evidenzia la necessità di una
leadership collettiva per la formulazione di convenzioni che possano
rendere neutrale il Sistema-Rete nella selvaggia competizione
in atto (assicurando garanzie sociali ai più deboli, sicurezza
e trasparenza negli scambi, lotta alle frodi e al crimine informatico,
definizione delle biotecnologie praticabili e altre ipotesi di stabilità
globale come il controllo delle fluttuazioni dei cambi e ladozione
di alcuni princìpi universali per la tutela dei diritti umani).
ONU e G8 avrebbero pieno titolo per assumere iniziative adeguate.
Una normativa internazionale non costituisce novità se si
ha la ferma volontà di uscire dal terreno paludoso delle
esplorazioni diplomatiche. Si pensi alle norme che regolano da tempo
lattività dellaviazione civile, a quelle contro
gli atti di pirateria aerea o navale, a quelle recenti che hanno
attivato il Tribunale dellAja sotto legida delle Nazioni
Unite. Cè sicuramente unattenzione maggiore dellopinione
pubblica per norme e procedure di diritto internazionale che, in
ragione della ribalta transnazionale guadagnata da istanze e interessi
sempre più numerosi, danno credito e spessore alle linee
di sviluppo dellodierna civiltà giuridica e ricevono
ora dal processo di globalizzazione una forte spinta propositiva.
Comunque, è riduttivo pensare che la partita in gioco sia
solo di natura economica e commerciale (già si parla diffusamente
di R-tecnologie, tecnologie della relazione più che dellinformazione).
Lo spirito di solidarietà delleconomia curtense è
un pallido ricordo del passato. La nouvelle economie
esaspera gli opposti e spiazza brutalmente ogni forma di schematismo
progressista. La mediazione politica ha dunque il dovere
di arricchirsi di nuovi contenuti, per attribuire razionalità
e prospettiva storica al processo di modernizzazione. Lavorando
alla ricerca dei necessari equilibri tra luniformità
globale e il particolare consolidato (lindividualità
dei popoli), tra le concentrazioni economiche e finanziarie e le
esigenze di democrazia dellazionariato di massa, tra lesasperata
concorrenza nella produzione e il livellamento asfissiante nei consumi,
tra i valori della persona e la crescente mercificazione di ogni
espressione umana imposta con forza dallera dellaccesso.
Tra i maîtres à penser della politica questi conflitti
non sembrano riscuotere molto interesse. Il panorama resta confuso
e il valore delle proposte scarsamente incisivo, intriso sovente
di furore ideologico. Così nella giungla delle idee il nuovo
contesto appare ingessato, sostanzialmente incasellato nelle vecchie
logiche marxiste e liberiste. E ciò accade in un tempo in
cui anche gli eretici sono formalmente decaduti. Ma
se è vero che lautorità e loriginalità
dellintellettuale vengono esaltate dalle tirannie che combatte,
adesso ci sono spazi e motivi per impegnarsi senza supponenza etica
e senza nostalgia di fede in una battaglia forte e durevole. Riguarda
le devianze e i pericoli che una moderna tirannia tecnologica può
produrre sulla persona e sugli assetti economici e organizzativi
della Società civile (viene dal fondamentalismo economico
la nuova minaccia alle società aperte!).
Essere contemporanei, cavalcare le mode, inseguire il consenso può
anche andar bene, ma resta compito centrale della cultura politica
depotenziare larea delle conflittualità e costruire
il nuovo domani, la sofisticata architettura di una
Società molecolare e multiculturale e ad un tempo modernamente
civile e solidale (qualunque progetto attuativo presuppone labbattimento
delle barriere tra popolare e intellettuale
e un circuito integrato tra cultura, economia e tecnologia).
La globalizzazione senza regole ha dichiarato recentemente
Lester Thurow, economista vicino a molti presidenti democratici
americani crea solo un altro Wild Wild West e lascia irrisolto
il rapporto tra crescita e diritti umani.
Non è accettabile unadesione acritica alle logiche
pervasive e massificanti della comunicazione telematica. Né
una lettura del nuovo capitalismo con le lenti appannate delle categorie
politiche tradizionali, avulsa dalle strategie di un ordine internazionale
socialmente condiviso. Comunque, una visione dinamica dei problemi
deve avere forti connotati sperimentali, secondo processi logici
di costante perfezionamento che rivalutano i percorsi dellevoluzionismo
darwiniano. «Non sono i più forti della specie che
sopravvivono, né i più intelligenti, ma i più
reattivi al cambiamento», sosteneva Charles Darwin.
Lelectronic village esige la ricerca di forme nuove di coesione
sociale, di nuove identità collettive, di nuova democrazia
politica ed economica (se non per migliorare, almeno per evitare
alle istituzioni pericolose regressioni); pone domande non compatibili
con le rendite corporative, con la conservazione degli equilibri
fissati dalle regole di dominio di una borghesia scettica e materialista.
Nelle praterie governate dalla flessibilità, acqua
cheta, vermini mena. E resta tutto in salita il cammino dal
tramonto ad una nuova aurora.
Nota bibliografica
Segnaliamo alcuni testi che offrono una lettura dei problemi
fuori dal coro.
- Jeremy Rifkin, LEra dellAccesso. La rivoluzione
della New Economy, Mondadori, Milano, 2000.
- Richard Sennett, Luomo flessibile. Le conseguenze
del nuovo capitalismo sulla vita personale, Feltrinelli, Milano,
2000.
- Lucio Picci, La sfera telematica. Come le reti trasformano
la società, Backerville, Bologna, 1999.
- Kevin Bales, I nuovi schiavi, Feltrinelli, Milano, 2000.
- Michael Lewis, The New New Thing. A Silicon Valley Story,
Norton, New York, 2000.
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