Quasi tutta la poesia maltese dellOttocento
ha una diretta impronta popolare, e più tardi la poesia letteraria
continuò a lungo
a nutrirsi delle stesse fonti.
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Di particolare importanza è la canzone Nuper fugit amor
che Salvatore Cumbo (1810-1877) scrisse in latino e poi tradusse
in maltese nel 1838. Il Cumbo, autore prolifico di opere latine
e italiane, spesso ispirate a qualche argomento estemporaneo, è
uno dei primi e pochi scrittori che lasciarono per qualche momento
lattività italiana per sperimentare la poesia maltese.
La canzone è una lirica romantica che gli concede un posto
decente nel quadro limitato che si sta cercando di delineare. I
senari, chiusi in quartine con la rima baciata alla fine del secondo
e del terzo verso, sono frenetici e si raffrenano alla chiusura
di ciascuna strofa con un senario tronco. Si parla di una madre
che lamenta la scomparsa del figlio che si innamora e se ne va via.
Il ragazzo si identifica con una deità popolare, Namur, e
rappresenta lesigenza umana di innamorarsi, alla quale si
contrappone unaltra figura, la Venere mitologica, che eccezionalmente
è qui presentata in pianto sopra il destino. La ripetizione
di parole importanti, la figurazione tolta da aspetti della natura
e il senso insistente della ricerca danno unimpostazione elegiaca
e tenue alla poesia che infine dichiara che il ragazzo si trova
nascosto dentro il cuore di chi ama.
Luigi Rosato (1795-1872) è un versificatore popolare che
interpreta i sentimenti quotidiani in versi i quali, pur non avendo
spesso le qualità di alcune delle suddette canzoni, confermano
che chi nel ricordato periodo compose qualche cosa in schema metrico
ebbe come scopo principale il divertimento popolaresco. Ad esempio,
Jekk tafni nfakkrek fija conserva un filo narrativo perché
era proprio quello che le masse incolte domandavano di più
dal poeta popolare o estemporaneo. Il racconto amoroso si scioglie
in uno scherzo perché, come credeva anche la popolazione,
il patetico e il ridevole si configurano sovente in due variazioni
di un unico tema.
Questa prima fase della poesia maltese, ben scarsa nel valore creativo
ma abbastanza fedele ai requisiti della disposizione sentimentale
del popolo, e scarsa altresì dal punto di vista quantitativo,
determina già diversi aspetti che la poesia letteraria dei
decenni posteriori, soprattutto del primo Novecento, continuerà
a svolgere ed a elaborare, avvicinandosi sempre di più allaltezza
e allequilibrio dellarte. La metrica di questi primi
tentativi è italiana, cioè accentuativa, fondata sullaccento
e sul numero delle sillabe: i versi, ben lontani dalla tecnica della
poesia orientale, hanno un accento fondamentale sulla penultima
sillaba, oltre ad altri secondari. Quando il verso è parisillabo,
gli accenti cadono sulla penultima di ciascun gruppo. Fino a questo
periodo, i parisillabi preferiti, quasi ad esclusione di tutti gli
altri versi, parisillabi e imparisillabi, sono il senario e lottonario,
essendo questultimo il più comune, così come
è nota il Cremona nel caso delle canzoni napoletane
e siciliane.
Tale predilezione per lottonario veniva riconosciuta cento
anni dopo, in sede teorica e assai più in sede pratica, dal
poeta nazionale Dun Karm, convinto che i primi versi popolari fossero
costruiti su un sistema di tre accenti. Il verso popolare per eccellenza,
lottonario, si trova nei canti popolari di vari Paesi: è
il più spontaneo, e il poeta, che desidera proiettare con
immediatezza i pensieri e le emozioni, lo sceglie istintivamente;
così fece il Monti in Bella Italia, amate sponde, il Grossi
in La rondinella, Tommaso da Celano in Dies irae; e pure il popolo
maltese, che, prosegue Dun Karm, quando intende abbandonarsi allemozione
e dare prova di amore e di dolore, non si serve di alcun metro fuorché
di quello che fu sempre il mezzo di chi sente più che pensare.
Dun Karm chiede perché chi desidera comporre una canzone
popolare adoperi il detto metro, e trova la risposta nel fatto che
lottonario, composto di due versi di quattro sillabe ciascuno,
è divisibile in due parti uguali; ogni parte ha le prime
tre sillabe forti e altisonanti, mentre lultima è flebile,
e il poeta se ne serve come pausa, prima che si riprenda la seconda
metà del verso. Così sia il versificatore sia il poeta,
che vollero aderire fedelmente alle esigenze del cuore, scelsero
lottonario quasi senza saperne il perché.
Questa interpretazione non è, ovviamente, il giudizio di
un pensatore o di un critico, ma piuttosto lintuizione di
un poeta. E comunque di colui che ha tradotto questo metro
in uno strumento duttile ed efficace, adatto ad interpretare una
vasta gamma di temi e di tonalità. Già nel 1851 Gan
Anton Vassallo sottolineò la sua predilezione per lottonario,
vedendovi il metro più idoneo alla forma poetica maltese:
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La lingua si presta mirabilmente
alle poesie erotiche, e il verso ottonario è ad essa
naturalissimo. Qualunque poesia in lingua maltese che non sia
in quel metro è, almeno nella sua forma, spuria. Ed abbenché
siasi a sufficienza comprovato che la poesia maltese si possa
facilmente enunciare in tutte le forme italiane, essa ciononostante,
uscendo dalla sua forma naturale (il verso ottonario) potrebbe
piacere bensì, giammai però riuscire popolare. |
Questa impostazione è fedele allo spirito della maggior
parte della poesia popolare italiana. Nel campo specifico della
poesia ineducata, basterebbe ricordare che il Berchet,
come tanti altri, tradusse e adattò i vecchi motivi delle
romanze spagnole adoperando il metro svelto dellottonario
e la quartina, in cui rimano il secondo e il quarto verso; così
avviene regolarmente nella maggior parte delle poesie tradizionali
maltesi e della produzione strettamente letteraria che arriva fino
agli anni sessanta del Novecento, quando poi ebbe inizio una violenta
reazione antiromantica.
Il terreno metaforico è altresì romantico, e le figurazioni
sono antropomorfiche, concretistiche, animistiche; sono rarissime,
quasi trascurabili, le metafore deumanizzatrici, perché queste
prenderebbero un corso molto diverso da quello voluto dalle esigenze
di uno stato danimo appassionato, in cerca di un contenuto
animato e preferibilmente umano, anche quando si tratta di natura
vegetativa e sensitiva.
Laspetto tematico presenta un quadro troppo serrato di argomenti
e di esperienze: lamore nel senso personale, familiare, patriottico;
il sentimento religioso che sottolinea la consapevolezza della limitatezza
umana nel confronto del fenomeno della creazione; lanalisi
semplice e senza pretensioni filosofiche della realtà come
si manifesta negli eventi quotidiani. La poesia si coglie soltanto
in qualche metafora, in qualche colorazione verbale e soprattutto
in qualche momento di decisa affermazione del significato del sentimento.
La rivalutazione della poesia popolare in Italia
Il concetto di poesia popolare e di poesia tradizionale assunse
il valore di simbolo fondamentale della poesia romantica. Ogni popolo
andava trasmettendo spontaneamente e con vigore una sua letteratura
leggendaria e primitiva, frutto di una salda partecipazione collettiva
e anonima realizzata istintivamente fuori delle accademie e dei
centri di cultura, a celebrazione di vicende e di avvenimenti nazionali
e di portata sociale indiscutibile. La visione di un tale patrimonio
poetico che non si scriveva e che, nonostante ciò continuava
ininterrottamente a vivere e a rinvigorirsi con landare del
tempo, corrispondeva intimamente al concetto che i protagonisti
del romanticismo poeti e popolo si erano fatti del
movimento extraletterario e democratico, a cui poteva associarsi
tutta la parte più sensibile della comunità. E
ovvio che su questo livello il romanticismo non era affatto in polemica
contro il Settecento, anzi presenta una matura sintesi di concetti
illuministici e di nuove aperture, maggiormente come frutto della
rielaborazione che ne fece lo Herder. Le false scoperte
del Macpherson (1736-1796), che egli voleva fare credere di origine
medievale, introdussero un arioso rinnovamento nel campo poetico.
Nel 1760 il Macpherson pubblicò i Frammenti di antica poesia
scozzese, presumibilmente tradotti dalla lingua gaelica. La fortuna
di questa traduzione fu grandissima; la visione della natura primitiva
e barbarica che introdusse era alla base del nuovo gusto. Melchiorre
Cesarotti tradusse il Fingai nel 1763 e continuò a dare la
versione italiana di altri poemetti di Ossian. Con queste traduzioni
del Cesarotti lItalia cominciò ad accogliere il motivo
lugubre e principalmente lappello popolare, tradizionale di
una poesia che sembra la memoria di origini antiche e misteriose.
E significativa sotto questo aspetto una lettera del Cesarotti
al Macpherson:
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Bisogna riconoscere come lopera
di Ossian ponga la poesia della natura e del sentimento al di
sopra della poesia di riflessione e di intelligenza. [...].
Egli non conosce affatto i misteri della mitologia classica;
non ha letto la Poetica dAristotele, e tuttavia egli ha
laudacia di fare delle epopee. |
Il nuovo gusto continuò a svilupparsi e a prendere dimensioni
universali. Luigi Tadini scrisse salmi, cantici, inni per il popolo
e li pubblicò nel 1818. Dal 1836 in poi Samuele Biava andò
pubblicando Esperimento di melodie liriche, Melodie lombarde, Salmi
popolari della Chiesa e altre simili raccolte. Nel 1842 Antonio
Berti presentò Le voci del popolo canti popolari scritti
su temi di musica popolare. Nel 1853 Ferdinando De Pellegrini tradusse
dei canti slavi e pubblicò a Roma Un po per tutti,
florilegio poetico popolare. Nel 1842 uscì Il cantastorie
di Domenico Buffa e nel 1859 il piemontese Cesare Cavara raccolse
le Poesie popolari. Nel 1834 uscirono le Ballate di Luigi Carrer
e nel 1843 il Prati pubblicò i Canti per il popolo e le Ballate.
Nel 1841 il Tommaseo pubblicò Canti popolari toscani, corsi,
illirici, greci. La schiera è vasta, specialmente negli ultimi
anni dellOttocento.
Il deposito della poesia popolare nellOttocento presenta
una sintesi di due atteggiamenti nei confronti della questione di
questo genere: la devota raccolta della poesia che si era trasmessa
da una generazione allaltra (quasi tutta anonima) e la nuova
disposizione che risulta nella composizione di versi popolari in
quanto il contenuto è antiaccademico e interessa tutta la
società. E questo è accaduto a Malta: quasi tutta
la poesia maltese dellOttocento ha una diretta impronta popolare,
e più tardi la poesia letteraria continuò a lungo
a nutrirsi delle stesse fonti. Tutta la produzione appare come un
unico corpo: poeti letterari scrivevano anche versi popolari (per
esempio, Gan Anton Vassallo e Guzé Muscat Azzopardi), e verseggiatori
riuscirono a volte a produrre qualche componimento di valore artistico
(per esempio, Dwardu Cachia e Salvatore Frendo De Mannarino).
Il riconoscimento dei primi testi poetici maltesi
(1895-1964)
Linteresse letterario nella poesia popolare fu introdotto
a Malta da uno studioso italiano, Luigi Bonelli, e lo continuò
lo studioso austriaco Hans Stumme che nel 1909 pubblicò a
Leipzig il volume Maltesische Volkslieder, una raccolta di quattrocento
canti che aveva ricavato Fraulein Bertha Ilg. Lanalisi metodica
e la ricerca scientifica, accompagnate da un vivo apprezzamento,
furono riprese da un altro studioso italiano, Vincenzo Laurenza.
La direzione che diedero questi studiosi stranieri fu seguita con
maggiore interesse e impegno da studiosi maltesi che non solo andarono
ricavando manoscritti inediti e dimenticati che poi analizzarono
e pubblicarono insieme a saggi critici, ma ripubblicarono le prime
poesie e altri frammenti che erano sparsi, per lungo tempo, in giornali
e in riviste maltesi. Gli studiosi e gli autori più importanti
in questo campo, trasformandosi poi in una specie di movimento di
apprezzamento e di ricupero, sono Ninu Cremona (1880-1972), Guzé
Aquilina (1911-1997) e Guzé Cassar Pullicino (n. 1921).
(2 - continua)
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