Luigi Zampa
insomma si schiera dalla parte
dei napoletani,
ed è invece contrario alla Milano moderna perché vi
circolano troppi soldi.
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Luigi Zampa fece altri due film con Vitaliano Brancati, uno di
questi è E più facile che un cammello...,
che è del 1950, con Jean Gabin e Mariella Lotti, che non
è un film sul Mezzogiorno; laltro è lepisodio
La patente, con Totò, di Questa è
la vita, del quale si parlerà nellarticolo dedicato
a Totò.
Luigi Zampa fece molti film riguardanti il Mezzogiorno, del resto
aveva cominciato la sua attività di regista con Fra
Diavolo, che è un film sul Mezzogiorno. E seguì
sempre il modo in cui il Mezzogiorno veniva considerato dalla classe
dirigente: quella fascista, quella del dopoguerra, quella degli
anni 50 e così via.
Così nel 1948 fu il regista di Anni difficili
(secondo alcuni il film è del 1947), nel 1952 di Processo
alla città, un film ambientato a Napoli, nel 1955 fece
Ragazze doggi, che è ambientato a Milano,
ma nel quale il regista dichiara le sue preferenze per i meridionali,
nel 1962 fece Anni ruggenti, un film ambientato nel
Mezzogiorno in generale e nelle Puglie in particolare, nel 1965
fece Una questione donore, ambientato in Sardegna,
nel 1971 Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana
illibata, che è ambientato in Australia, ma il protagonista
è evidentemente di origine meridionale, tanto che si chiama
Amedeo Battipaglia, nel 1975 fece Gente di rispetto,
ambientato in Sicilia, a Ragusa. Particolarmente interessante è
Ragazze doggi, anche se è passato sotto
silenzio e se Filippo Sacchi, che negli anni Trenta aveva fatto
le recensioni dei film in circolazione per Il Corriere della Sera
e nel tempo in cui uscì questo film di Luigi Zampa curava
la rubrica cinematografica di Epoca, ne parlò piuttosto male.
E interessante, perché, come si è già
detto, il regista, Luigi Zampa, in esso dichiara la sua preferenza
per i meridionali. Il film, realizzato subito dopo la morte di Vitaliano
Brancati, che avvenne nel 1954, mentre il film porta la data del
1955, è ambientato a Milano ed è carico di simboli
della modernizzazione: dalla moda agli aerei (ovvero al jet-set),
dal grattacielo, che negli anni Cinquanta era il simbolo di Milano
quale capitale dellItalia moderna, alle automobili del tempo,
tra le quali una fiammante MG, allindustria più moderna,
che era collocata preferibilmente a Milano. In esso il personaggio
interpretato da Paolo Stoppa, Peppino Sbardellotti, è un
meridionale che si è trasferito a Milano e vive con la cognata,
Matilde, sorella della moglie, che è invece morta, cognata
alla quale si è affidato per la crescita delle sue quattro
figlie femmine, essendo lui costretto dal lavoro a spostarsi nella
provincia. Peppino, che si è trasferito a Milano dopo la
morte della moglie, è però un uomo di sani principi,
si trova male nella grande città del nord e lega solo con
i meridionali, tra i quali un commissario di polizia, al quale dice
di essere nato a Napoli e il quale risponde compiaciuto che egli
è nato a Castel del Mare, un modo per dire e non dire che
era nato a Castellammare di Stabia. La cognata Matilde vorrebbe
che le nipoti mettessero a frutto la loro bellezza (le attrici sono
Marisa Allasio, Lilli Cesaroli, Paola Quattrini e Nuccia Lodigiani)
per trovare un buon marito. Ragiona, cioè, con criteri milanesi,
che Peppino, napoletano dorigine, contrasta. Per questa ragione
Matilde è contraria al matrimonio che hanno in progetto Anna
(Marisa Allasio) e Sandro (Mike Bongiorno), che fa lo stuart sugli
aerei e guadagna solo ottantamila lire al mese. Matilde esaspera
Peppino Sbardel-lotti, che ha un rapporto positivo solo con Anna,
tra le sue figlie, ed è capace di valutare positivamente
Sandro anche se non ne condivide del tutto le idee, che sono fin
troppo moderne per lui. Le altre figlie invece stanno per fare una
sciocchezza, si salva, per il momento, solo la piccola Simonetta
per la quale non è giunta ancora letà da marito,
ma già legge fumetti dorigine americana e ha il mito
di Marlon Brando. Una delle tre figlie grandi di Peppino
Sbardellotti, sta per diventare lamante del figlio del ricco
Mongardi, laltra sta per diventare una prostituta. Ma riescono
a salvarsi grazie ai princìpi del padre Peppino, che è
una brava persona, ed ha educato le figlie secondo princìpi
molto sani, che hanno avuto la meglio sul modo di ragionare di Matilde.
Laspetto più interessante del film è laperta
presa di posizione di Luigi Zampa a favore di Peppino, proprio perché
questultimo è napoletano, tanto che Peppino riesce,
senza averlo mai visto, a modificare persino il modo di pensare
del vecchio Mongardi, che accetta il matrimonio del figlio con la
maggiore delle figlie di Peppino, e rinuncia al possesso del figlio,
che considera come uno dei tanti oggetti da lui posseduti, compresa
la ditta per la quale lavora Peppino Sbardellotti. Luigi Zampa,
insomma, si schiera dalla parte dei napoletani, del napoletano Peppino,
ed è invece contrario alla Milano moderna, perché,
fa dire Luigi Zampa ad uno dei suoi personaggi, vi circolano «troppi
soldi». La povertà, per Zampa, comporta sani princìpi,
un attaccamento alla tradizione che ricorda molto da vicino il modo
di ragionare degli intellettuali fascisti, per i quali la ricchezza
era fonte di corruzione piuttosto che di benessere, come ha dimostrato
Michela Nacci nel parlare degli intellettuali fascisti e antiamericani
degli anni Trenta.
Ma nel 1962 Zampa fece un film che riguardava lItalia degli
anni Trenta, la stessa epoca nella quale era ambientato Anni
difficili. Il film è intitolato Anni ruggenti
e non rappresenta, come si potrebbe pensare dal titolo, un capovolgimento
della tesi sostenuta nel 1948 (o 1947), ma un ripensamento della
tesi sostenuta in Anni difficili e una visione più
netta dellItalia degli anni del fascismo. Cè
in questo film (la cui sceneggiatura si deve a Sergio Amidei, Vincenzo
Talarico e allo stesso Luigi Zampa) una visione netta e rigida del
fascismo, come di una sorta di Moby Dick (per usare lespressione
usata da Delio Cantimori), che divora tutti gli uomini.
Ma, ed è la cosa più importante, il popolo italiano
non ha aderito al fascismo, come si evince dalla speranza in cui
Omero Battifiori, il protagonista del film, per riempire una serata,
si reca al circolo cittadino, il Circolo dellUnione, nel quale
tutti sono antifascisti, e simpatizzano con un professore (un uomo
di cultura), mandato a trascorrere un periodo di confino in quella
cittadina. Gli italiani, insomma, e in particolare i meridionali,
non hanno aderito al fascismo, sono tutti nicodemisti,
ovvero fingono di aderire al fascismo, ma non sono fascisti, come
ha criticamente scritto Pier Giorgio Zunino. Persino Omero Battifiori,
scambiato per un ispettore inviato dal PNF, è antifascista
e saluta romanamente con un secco «ce vedemo».
Il film è stato girato tra la Puglia e la Basilicata, tra
la provincia di Lecce, di Brindisi, di Taranto e quella di Matera,
per non privilegiare nessuna località del Mezzogiorno, ma
per dire che tutte sono uguali, che tutte sono state antifasciste.
Il film sviluppa la tesi sostenuta apertamente dal regista in Ragazzi
doggi, che cioè i meridionali, proprio perché
più poveri, sono migliori degli altri italiani, ovvero degli
italiani del Centro e del Nord. Naturalmente il regista, romano
dorigine, salva anche i romani, e quindi il personaggio di
Omero Battifiori, il quale non solo è un antifascista scambiato
per un ispettore del PNF, ma riesce a farsi amare, nonostante sia
antifascista, dalla figlia del podestà, Elvira, la quale
ha scelto Mussolini quale simbolo delle sue idealità.
Zampa insomma ha fatto un film secondo la concezione che allinizio
degli anni Sessanta stava diventando prevalente sia per quanto concerne
il Mezzogiorno (i meridionali sono migliori degli altri italiani,
in virtù della loro povertà), sia per quanto concerne
il fascismo (è stato unaccozzaglia di corrotti). Peraltro,
sono i corrotti a diventare fascisti, coloro che, come dice Omero
Battifiori dei cinque gerarchi fascisti locali, a Roma verrebbero
arrestati (i cinque gerarchi locali sono il podestà Salvatore
Acquamano, che è diventato proprietario di 200 ettari di
terra senza aver conseguito neppure la licenza elementare, il Segretario
politico del PNF, Carmine Passante, che è riuscito ad accumulare
molti gioielli e a conquistare le donne più belle del paese,
il direttore della scuola elementare, Aurelio Bitetto, che ha messo
le mani su sussidi scolastici per pagarsi le donne di malaffare,
che di solito frequenta, il direttore dellospedale locale,
Giulio Cariddi, che gode della pensione di guerra pur essendo stato
riformato, Nicola De Bellis, che è consultore alle strade
e ai giardini, il quale è non solo noto al paese per essere
il marito di donna Rosa, amante di Carmine Passante, ma tenta anche
di attrarre dalla sua parte Omero Battifiori, attirando su di sé
lira degli altri quattro). Anzi, Omero Battifiori (figura
interpretata da Nino Manfredi) è convinto, e in stato di
ubriachezza lo dice, che i «forchettoni» come
li definiscono i frequentatori del Circolo dellUnione
i cinque che hanno approfittato dellandata al potere dei fascisti
avrebbero molto da fare con coloro che abitano ancora le
caverne (i Sassi di Matera, fatti passare per una località
vicina a Gioia Vallata, nella quale si svolge la vicenda, che è
un paese inesistente in Puglia, ma posto vicino ad Alberobello).
Ma a loro, dice Omero, non importa nulla di ciò, interessa
solo trar profitto dalla posizione in cui si trovano.
Ma sono i poveri lavoratori dei campi ad avere la meglio. Nella
parte finale del film, infatti, Omero Battifiori, dopo aver visitato
Alberobello ed aver appreso da una vecchia donna del luogo che la
donna da lui amata, la figlia del podestà, Elvira, discende
per linea materna dai marchesi di Grottalunga, che hanno vietato
luso della calce agli abitanti del luogo per divenire i padroni
di Alberobello, visita anche le caverne. Non si capisce
perché Elvira non sia più con lui, ma nel visitare
le caverne incontra degli antifascisti spontanei; un
abitante delle caverne, che muore senza indossare la
camicia nera, nonostante le donne della sua famiglia lo preghino
di indossarla per ricevere un sussidio, gli altri abitanti del luogo,
che si rivolgono a lui chiamandolo «Eccellenza» e credono
che sia un alto gerarca in buoni rapporti con Mussolini, che gli
chiedono una casa, dimostrando così con questa petizione
e con la deferenza a lui prodigata di associare il fascismo ai proprietari
terrieri del Sud che li costringono a vivere in quelle caverne:
solo il Duce può evitare loro tanta miseria.
Essi sono degli antifascisti perché sono meridionali e sono
poveri, il fascismo, invece, ha fatto sua la causa dei corrotti.
Tanto è vero che il gerarca fascista che arriva a Gioia Vallata
dopo Omero Battifiori, lautentico ispettore inviato dal PNF,
del quale sappiamo solo il nome del battesimo, Peppino, ha fatto
sapere prima al podestà locale (Salvatore Acquamano, figura
interpretata da Gino Cervi) e agli altri gerarchi locali del suo
arrivo, perché, spiega, non gli piacciono le ispezioni segrete,
ma anche perché non vuol creare problemi ai gerarchi locali,
che sono «le forze vive della nazione».
Il film si conclude con Omero Battifiori, il quale, sul treno che
lo porta a Roma, legge una lettera di uno degli abitanti delle caver-ne,
Lorenzo Gallicchio, che chiede al Duce una casa normale dotata di
una finestra.
Ma non bisogna pensare che i fascisti siano tali per convinzione,
al contrario, essi sono tali solo per salvaguardare il proprio interesse:
lo sono i cinque gerarchi locali, ma lo sono anche le loro mogli,
le quali assistendo allo spettacolo di rivista (così
è stato detto per molto tempo lo spettacolo di varietà,
scomparso solo quando è nato il varietà televisivo)
si comportano da prime donne, siedono nei palchi del teatro e applaudono.
In quello stesso teatro siedono gli antifascisti del Circolo dellUnione,
i quali, a differenza dei fascisti, si annoiano quando sentono fare
della propaganda per il regime e contro lInghilterra e la
Società delle Nazioni, che hanno cercato di ostacolare il
fascismo nella conquista dellEtiopia.
Lunico antifascista del quale si capisce la posizione assunta
è il medico condotto, De Vincenzi. Di lui sappiamo che ha
antichi rapporti con gli abitanti delle caverne, che
egli frequenta in virtù della professione che esercita. Ma
per quei poveri meridionali il dottor De Vincenzi è anche
una guida, tanto che essi ridono per il solo fatto di aver visto
De Vincenzi ridere, ma non sanno perché rida. Anche Omero
Battifiori ride, anche se lui invece sa perché, come a dire
che per diventare antifascisti, e quindi amici di De Vincenzi, occorre
una consonanza emotiva.
Daltra parte, quando alla fine del film Omero Battifiori parte,
ormai trasformato dallesperienza che ha fatto nel Sud dItalia,
lunico che va a salutarlo e rimane sotto il suo finestrino
finché il treno non parte è il dottor De Vincenzi.
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