Gli investigatori dovrebbero
correre verso
lo yen giapponese oppure verso l'euro:
nessuna delle due
opzioni è molto
attraente.
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Nascosto nel mezzo di uneconomia americana altrimenti perfetta,
si cela un buco nero: un enorme deficit commerciale, superiore a
400 miliardi di dollari (circa 900 mila miliardi di lire, pari al
4 per cento del Prodotto interno lordo Usa). E come ha riferito
il Dipartimento per il Commercio, cresce ancora. In astrofisica
i buchi neri risucchiano tutto, luce compresa, e non rilasciano
mai nulla.
Tutti, dal presidente della Federal Reserve fino agli analisti pubblici
e privati nel resto del mondo, temono che il deficit commerciale
si comporti esattamente come un buco nero, facendo semplicemente
sparire lattuale boom economico americano. In realtà,
il Congresso è talmente preoccupato da avere istituito una
Commissione per la revisione del deficit commerciale, affinché
indaghi sui possibili pericoli e su come evitarli.
La Commissione io sono uno dei dodici membri riferirà
le sue conclusioni nel breve periodo. Preoccupazioni a parte, però,
gli Stati Uniti hanno convissuto con i deficit commerciali per ventanni,
senza essere risucchiati da un buco nero, e potrebbero farlo per
altri ventanni ancora.
Lo scenario secondo cui il deficit commerciale potrebbe distruggere
lattuale prosperità americana è noto. Si tratta
semplicemente di un replay di quanto recentemente accadde al Messico
e allAsia sud-orientale, quando gli investitori persero fiducia
nel peso e nel bath thailandese e lasciarono rapidamente quei Paesi.
Allo stesso modo, gli investitori stranieri, temendo un futuro calo
del dollaro, deciderebbero di ritirare i propri fondi dagli Stati
Uniti. Questo riflusso di fondi, in uscita dal Paese, inizierebbe
lentamente, ma presto diventerebbe una corsa terrorizzata verso
luscita perché tutti, compresi gli investitori americani,
vorrebbero liberarsi degli investimenti in dollari prima del collasso
del valore della divisa statunitense. La fuga degli investitori
provocherebbe proprio ciò che molti di essi temono: unenorme
caduta del valore del dollaro e, quindi, unenorme caduta del
valore dei loro investimenti.
Inoltre, anche il consumatore medio americano vedrebbe crescere
di molto i prezzi dei prodotti importati. Le automobili, labbigliamento,
le apparecchiature elettroniche straniere, tutto diventerebbe più
costoso. Anche se oggi il petrolio viene venduto sui mercati internazionali
in dollari, il crollo del valore di questa moneta provocherebbe
o un grande aumento del prezzo in dollari del petrolio importato,
oppure il passaggio dei prezzi del petrolio a qualche altra valuta.
In un caso o nellaltro, poiché noi importiamo più
della metà del petrolio che usiamo, i prezzi dei carburanti
alla pompa schizzerebbe verso lalto. E quali che siano i mezzi
di cui disponiamo, con i nostri soldi inizieremmo a poterci permettere
sempre di meno. Al calo del potere di acquisto si aggiungerebbe
la diminuzione reale delle retribuzioni in dollari. La disoccupazione
balzerebbe verso lalto, perché il Board della Federal
Reserve dovrebbe aumentare i tassi dinteresse così
tanto da provocare unampia recessione in Usa.
Se un qualsiasi altro Paese avesse il deficit commerciale che abbiamo
noi, questo scenario si sarebbe probabilmente già realizzato.
Ma può realizzarsi negli Stati Uniti, viste le dimensioni
della nostra economia e il ruolo globale che il dollaro ha nel commercio
internazionale? Se siete ottimisti, risponderete «no».
Gli ottimisti notano che cè una grande differenza nella
natura dei capitali che affluiscono negli Stati Uniti, aiutandoci
a finanziare il nostro deficit commerciale, e i capitali che finanziavano
i deficit commerciali del Messico o dellAsia sud-orientale.
Quei Paesi chiedevano letteralmente in prestito denaro, soprattutto
a breve termine. Nel caso dellAmerica, invece, la maggior
parte dei capitali arrivano sotto forma di investimenti in Borsa
per lacquisto di azioni, di terre o di imprese. Questi investimenti
vengono fatti perché gli stranieri ritengono che si tratti
di buoni affari.
Finché leconomia americana andrà bene, non cè
motivo di temere che gli stranieri si ritirino dagli Stati Uniti.
Essi investono da noi i loro soldi perché ricevono profitti
maggiori che non sui loro mercati di provenienza. E anche
vero che se si fugge dal dollaro bisogna pur fuggire verso unaltra
valuta. Quando si scatena il panico riguardo al peso messicano o
al bath thailandese, gli investitori comprano dollari. Ma che cosa
devono comprare gli investitori quando fuggono dal dollaro? Le somme,
in un caso del genere, sarebbero così ingenti che vi sono
pochi mercati capaci di assorbirle. Gli investitori dovrebbero correre
verso lo yen giapponese (uneconomia che non cresce da dieci
anni), oppure verso leuro (una valuta che non si è
dimostrata molto forte dal suo apparire). Nessuna delle due opzioni
è molto attraente.
I pessimisti sottolineano che un deficit commerciale costante richiede
flussi sempre maggiori di fondi dallestero. I Paesi che hanno
un deficit commerciale devono attrarre flussi di fondi sufficienti
a coprire i loro deficit commerciali, a pagare gli interessi e anche
i dividendi attesi sugli investimenti stranieri preesistenti. Fintanto
che i deficit commerciali crescono, quegli investimenti stranieri
diventano col tempo sempre più massicci, e allo stesso modo
cresce il totale degli interessi e dei dividendi da pagare. Il risultato
è che lafflusso di fondi deve essere continuamente
più ampio. Alla fine, le somme da pagare diventano semplicemente
più grandi di quanto il resto del mondo non sia disposto
a investire negli Stati Uniti, anche se leconomia americana
va bene. In fin dei conti, nessuno investe in America per il bene
di investire in America. Lo si fa per riportare a casa i soldi e
accrescere lì i livelli di consumo.
Ma cè anche un fattore tempo, in gioco. Gli Stati Uniti
hanno un deficit commerciale da ventanni. Anche se ciò
non potesse durare in eterno, ciò non vuol dire che gli Usa
non possano avere un grosso deficit commerciale per altri ventanni.
E se il buco nero non apparirà per altri ventanni,
probabilmente non cè motivo di preoccuparsene ora.
Le azioni necessarie ad evitare un problema che si presenterà
tra ventanni non verranno sicuramente adottate dal nostro
governo. Le democrazie, semplicemente, non funzionano in questo
modo. Il limite è incerto. E nessuno sa se il buco nero esista
per davvero.
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