Si tratta di ripensare i rapporti con il lavoro
e con l'impresa sotto la spinta della
new economy
che diffonde modelli di contrattazione molto elastici.
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Scrive il filosofo Miguel de Unamuno che in ciascuno di noi
ci sono tre persone: quella che vedono gli altri, quella che vediamo
noi, quella che vede Dio. Tre anime dunque per ciascuno di
noi.
Al Signor Simplicio farebbe anche piacere conoscere quante anime
conta il Sindacato italiano. Impossibile esaudire la sua curiosità
per la complessa intelaiatura reticolare che modella il sistema.
Qualcuno parla di monarchie ereditarie, qualcun altro di corporazioni
blindate in attesa della debolezza altrui, qualche altro ancora
di scisma in atto, con qualche apostata in cerca di autonome avventure.
Questi giudizi, severi ed estremi, non fotografano la realtà
ma indicano una condizione interno di concorde discordia ed il disagio
di alcune verità uricanti connesse alla difficoltà
di operare nello stesso tempo come centrale di lotta e di governo.
Il Sindacato-Istituzione dovrebbe assoggettare a dubbio critico
una vasta area di problemi. Dovrebbe spiegare come sia possibile
amministrare un tasso elevato di disoccupazione mentre gli imprenditori
vanno a prendere allestero manovali, operai specializzati,
tecnici laureati e premono sul governo per aumentare gli ingressi
(un esempio di conflittualità prodotta da note rigidità
interna). Dovrebbe chiarire quale apporto possa dare ancora la concertazione
centralizzata quando la governabilità del sistema si pratica
per più linee orizzontali (Regioni, Province, Comuni) che
verticali (Amministrazione centrale). E quali vantaggi possa assicurare
la contiguità con il ceto politico militante quando le logiche
dello sviluppo sono dominate dalle sorti delleuro, dagli umori
del popolo ???? e dal venture capital che notoriamente esprimono
altri impegnati sul mercato globale, abituati a creare valore
senza intermediari. Ed ancora, come sia possibile assicurare più
forza e credibilità allazione sindacale (sollecitate
dallinterno e dallesterno delle organizzazioni) tenendo
fermo il sistema attuale degli apporti finanziari.
La congiura del silenzio non aiuta chi deve stare comunque sul ring
delle riforme e delle moderne relazioni industriali.
Personalmente attribuisco al Sindacato contemporaneo il ruolo di
avvocato del razionale nella ricerca dellequilibrio
distributivo e redistributivo delle risorse. I suoi interessi primari
non sono più ispirati da un modello di stato etico (con richiami
e legami allinternazionalismo proletario) e da unopzione
elettorale, ma dalla necessità di rendere razionale il reale.
Le istanze riformiste che a vario titolo premono sul Sindacato ignorano
la memoria storica, le ideologie e le strettoie legali e contrattuali,
hanno carattere pratico ed attengono al ruolo di mediazione ed alle
responsabilità che il Sindacato deve assumere nel cantiere
in cui convergono i molteplici fattori dello sviluppo (in Europa
leconomia sociale di mercato, ora sotto attacco neo-liberista,
non è in discussione ma ha bisogno di consistenti restauri
che non si possono attuare senza il contributo progettuale del Sindacato).
Nella nuova geografia dello sviluppo agire per logiche congiunturali,
con strategie di breve periodo, non è sufficiente. Rischia
di affievolire lo slancio efficientista, caratterizzando il Sindacato
come una confraternita di piccoli dèi stazionanti in un Olimpo
usurato. Con lorgoglio degli oligarchi destinato
a produrre più illusioni che illusionisti, nel nome di una
interpretazione formale della rappresentanza (più amministrativa
che manageriale).
Pensare globalmente Agire localmente è
uno slogan di successo del mondo ambientalista. Ma anche il Sindacato
potrebbe trovare in esso validi motivi dispirazione essendo
ormai esaurita la spinta post-unitaria al centralismo istituzionale,
portata al declino del concetto emergente di democrazia del villaggio.
La sua azione ha bisogno di liberarsi dei riflessi condizionati
e di arricchirsi diniziativa propositiva, duttilità
e pragmatismo, a fronte di una realtà economica che, nel
tentativo di affinare lefficienza dei fattori di produzione,
determina continue aggregazioni e disaggregazioni nel potere finanziario,
negli assetti proprietari delle imprese, nellorganizzazione
de lavoro aziendale. La crisi del posto fisso e il nomadismo che
ne consegue, la funzione strategica del capitale umano e le realtà
multietniche che caratterizzano la frontiera del lavoro post-industriale
creano più centrali di ascolto e implicano la rilettura di
una organizzazione sociale ormai destrutturata.
Vanno rivisitati i tradizionali valori di comunità ed appartenenza,
le forme di convivenza (dalla scuola alle realtà amministrative)
e più in generale i rapporti tra cultura e territorio. Per
abbattere le incrostazioni corporative, costruire codici di meritocrazia
in sintonia con gli indicatori di efficienza (più qualità
e meno equalitarismo) e disegnare nuove geometrie cetuali. per andare
oltre i rarefatti interessi minimi dei tesserati, verso
la salvaguardia di interessi collettivi resi più conflittuali
e sofisticati dal governo della competizione imposta dalla nuova
economia del just in time. Scaricare questi nosi della
modernità sulla politica è una comoda scorciatoia
pre-moderna.
Una gestione fisiologica più efficace può essere conseguita
ampliando gli spazi di autonomia sindacale, per battere strade negoziali
inesplorate.
Travalicando lalveo presenzialista che d£
significato di complementarietà ad unattività
che invece ha bisogno di recuperare stile e forza rivendivicativi,
per una tutela più decisa ed autorevole del cittadino-consumatore-risparmiatore.
Nei programmi per lo sviluppo sarà utile porre attenzione
alle questioni di vulnerabilità strutturale, alla mappa degli
interventi ed alla loro selezione (le scelte strategiche sono sempre
importanti per il sistema-paese), ma assumeranno rilevante significato
i metodi formativi, le procedure di ???? al lavoro, le metodologie
impiegate nellorganizzazione del lavoro, la partecipazione
al controllo di gestione delle imprese ed alle possibili ipotesi
di cogestione.
Anticipando corsie e contenuti di una progettualità che i
federalisti non hanno ancora ed i centralisti
non hanno più. Gli interrogativi attorno ai quali imprenditori
e sindacati sono tenuti a confrontarsi sono affascinanti nella loro
semplicità.
LItalia devessere soltanto un mercato commerciale o
deve impegnarsi seriamente nella ricerca e nellinnovazione,
caratterizzando un suo modello di specializzazione? Quali ammortizzatori
sociali sono compatibili con il capitalismo della globalizzazione,
dellinformazione e del sapere? Quali contenuti deve avere
la rappresentanza collettiva quando il lavoro diventa più
autonomo e gli individui non sono più riconducibili ad un
centro strategico ma esprimono frammenti di autonoma soggettività
(metamorfosi Internet)?
Questi interrogativi non possono più restare tra parentesi
mentre il rigore senza riforme rende fiacco il sistema, privandolo
di elasticità e dinamismo. Si tratta di ripensare in profondità
i rapporti con il lavoro e con limpresa in un momento in cui
sotto la spinta della new economy si vanno diffondendo modelli di
contrattazione molto elastici e clausole di fedeltà contrattuale
che hanno bisogno di seria riflessione.
La Microsoft obbliga i nuovi assunti a non accettare, in caso di
dimissioni e licenziamento, un lavoro presso una ditta concorrente
per almeno un anno (tempo medio in cui inaridisce il capitale
intellettuale, facendogli perdere il valore di mercato). La
memoria umana sostituisce ed integra la macchina come mezzo di produzione
e dunque si ritiene legittimo assoggettarla a specifica normativa.
Una tale forma di arroganza imprenditoriale esclude il riconoscimento
del contributo in originalità e creatività che il
fattore umano ha sempre portato al processo produttivo.
Formule inquietanti di questo tipo non sono ancora in circolazione
in Italia. Per la prima volta si è dato vita ad un contratto
nazionale per i lavoratori della new economy (300 mila addetti alle
telecomunicazioni,, Internet e-commerce), tutto centrato sulla flessibilità
e sulla razionalizzazione normativa (finora si era in piena giungla;
ad Omnitel si applicava il contratto dei metalmeccanici). Ma i contenuti
essenziali della dialettica contrattuale sono ancora quelli tradizionali
(orario e livelli salariali) mentre emergono con forza elementi
nuovi di negoziazione.
Il Sindacato deve appropriarsi dei fermenti che alimentano la ricerca
di nuove identità nella Società civile, anche in ragione
dellinaridirsi della pubblica attenzione verso
gli interessi collettivi. La sua azione non può essere perennemente
appiattita sulle stanze prodotte dai diversi livelli di sindacalizzazione
(in Usa il livello medio non supera il 15% degli occupati). Ha invece
un forte ruolo da svolgere nella riorganizzazione del mercato in
chiave imprenditoriale; nella lotta allesclusione sociale
che presenta un trend in crescita connesso alla globalizzazione
forzosa; nel promuovere una cultura dimpresa sensibile alle
questioni sociali ed alla tutela dellambiente (lanalisi
economica tende ad inglobare i costi ambientali e sociali nel processo
produttivo in questa direzione è molto impegnata lassociazione
Redifing Progress che negli Stati Uniti annovera economisti
prestigiosi come Robert Solow, Kennet Arrow e Paul Krugman).
Lassociazionismo ed il volontariato non hanno forza negoziale
autorevole e quindi non possono svolgere un ruolo adeguato di supplenza.
Sia nellEuropa contemporanea, animata da fremiti unitari e
spinte localistiche che, affievolendo i tradizionali valori dello
Stato etico, determinano nei cittadini ed ancor più negli
immigrati forme esasperate di solitudine, progressiva diffidenza
verso le istituzioni e rifugio nelle roccaforti formate da minuscole
comunità e cellule familiari.
Sia nella Società dellinformazione, che tende a comprimere
la sfera della legislazione statale. Il monopolio giuridico dello
Stato deve competere con nuovi ed agguerriti concorrenti che privilegiano
una regolamentazione degli interessi su base contrattuale. Cè
linvadenza della corporate governance e ci sono
gli arbitrati che esprimono forme di diritto personalizzato e concordato
(non a caso siamo nellera delle corporation).
E ci sono ancora le norme che regolano la vita del mercato, influenzate
da protagonisti che le vogliono sempre più soft,
in ossequio al nuovo vangelo della flessibilità promotrice
di efficienza. Sono segnali di un neo-istituzionalismo economico
al servizio dei poteri forti. Ma in attesa di trovare nuove sinergie
tra pubblico e privato, il vento del mercato non si ferma e non
si arresta il processo di integrazione e allargamento dellUnione
europea.
Tutto ciò produce oggettivamente una radicalizzazione dei
rapporti sociali che offre nuove opportunità al Sindacato,
al ruolo di outsider leader che lo rende protagonista nella società
politica e nella società civile.
Inseguendo le coordinate del sogno americano si tratta di rendere
compatibili due avventure molto diverse: quella del Dow Jones e
quella di Indiana Jones, quella della Borsa e quella dei borsini
che filtrano offerte e condizioni di lavoro (la forte mobilità
nei modelli di business produce contrazione sistematica della forza
lavoro).
La duttilità sindacale richiede labbandono della teoria
dellngagement, cara allassistenzialismo ed al materialismo
storico (privilegia le ideologie, gli schieramenti elitari) e la
concentrazione degli interessi sulle zone fluide, dove
permangono rigidità di vario segno e necessità di
regole dove nessuno interviene (più Eduard Bernstein, ispiratore
del riformismo tedesco, e meno Sastre).
Essere creativi nel produrre rinnovamento, nel recuperare un rapporto
dialettico tra leader e Società, stimola la riflessione di
altri tre passaggi: uno di riordino organizzativo, per attuare una
devolution interna che ridefinisca funzioni e presenza territoriale;
un altro di valutazione critica del processo decisionale,, per evitare
lerrore comune di assumere comportamenti e decisioni guardando
non ai vantaggi futuri ma ai risultati conseguiti nel passato; un
terzo di utilizzo del media village. (più il mondo diventa
omologato, più forte appare la ricerca di nuove identità
e dunque la comunicazione diventa elemento di raccordo in senso
dialogico, non labile ed improvvisato momento mediatico al servizio
di opinion leader).
La massa critica riguarda un contenzioso di ampio respiro, dal momento
che lItalia fa registrare nellUnione europea il più
basso indice di sviluppo ed il più alto tasso di disoccupazione,
una forbice che mobilita ed antagonizza la funzione del Sindacato
in tutte le tematiche riformiste.
La competitività, principale preoccupazione delle relazioni
industriali, è questione di clima sociale e di sistema economico
senza sbavature, non di sola riduzione del costo del lavoro, anche
se il cuneo fiscale e contributivo permane e costituisce un fattore
noto di rigidità. Ricerca, formazione, semplificazione delle
procedure interne ed esterne allimpresa concorrono in modo
rilevate al recupero di competitività. Uno studio della European
Foundation for Entrepreneurs Research fa notare che le imprese americane
investono nelle business school 20 volte più di quelle europee.
E mentre gli industriali italiani stanno a guardare, il Sindacato
non sembra avere nulla da dire. Quando il posto fisso non è
più garantito, la formazione e laggiornamento aziendale
devono assicurare al lavoratore la possibilità di stare con
profitto allinterno del mercato.
Vivendo in epoca di federalismo strisciante (in termini economici
implica la disaggregazione del dato generale), sarebbe utile conoscere
ogni mille lire spese per salari quanto valore viene prodotto al
Nord, al Centro ed al Sud dItalia. Una radiografia grezza
ma utile per avviare molti ragionamenti riformisti (a New York ogni
dollaro speso per salari produce un valore pari a 6 dollari e la
produttività newyorkese è al 9° posto nella classifica
nazionale).
Inoltre non bisogna sottovalutare in chiave di sistema la politica
dimpresa nellarea delleconomia associativa (non
profit, terzo settore) dove più si concentra linnovazione,
e dove la tutela dei diritti propone differenti motivi dinteresse
per lattività contrattuale. E nello specifico della
politica salariale, lutilità strategia di un salario
base (parte fissa) integrato con una parte variabile (minore) agganciata
alla produttività aziendale (per i passaggio morbido dalla
criminalizzazione alla condizione della ricchezza). E un parziale
riferimento alleconomia della partecipazione (incontra anche
il favore del Governatore della Banca dItalia) che nel lontano
1984 ha reso popolare Share economy, un saggio di Martin L.
Weitzman, economista al Mit di Boston (in Italia tesi analoghe,
sull impresa democratica sono state esposte ampiamente
da Guido Baglioni).
Si propone uno spicchio di flessibilità con cui si cerca
di superare il rituale della concertazione verticistica, muovendosi
verso relazioni industriali impostate su regole e contratti che
privilegiano la flessibilità globale. Valorizzando i distretti
locali e le intese aziendali, capaci di coniugare autonomamente
le variabili della produttività e della competitività
con le logiche del mercato e delloccupazione.
La sfida della modernizzazione e dello sviluppo vede il Sindacato
in prima fila anche sotto il profilo dellequità distributiva.
Dalle statistiche Istat ed Eurostat, dagli studi del Censis e di
altri centri di ricerca emerge unItalia ricca per pochi intimi,
a fronte di unaltra Italia in cui i segnali dello sviluppo
non hanno ampiezza popolare. Cè il grande
boom del Nord-Est mentre il resto del Paese arranca, dando nuova
linfa a vecchie istituzioni medievali come la Confraternità
dei poveri vergognosi (riuniva i nobili decaduti; adesso riunisce
gli agiati di ieri che stazionano sulla soglia della povertà).
E una realtà che va letta in filigrana, essendo coperta
dal forte richiamo della dignità del silenzio, quando è
vissuta nellalveo della legalità. Lasciar passare un
federalismo poliedrico, egoistico e filantropo
per opposte ed interessate suggestioni politiche, finirebbe per
consentire alla comunità degli affari di disporre del controllo
totale del sistema, accentuando gli effetti sperequativi.
Vi sono molti chèques che il Sindacato deve ancora portare
allincasso. E auspicabile che Mercurio, dio degli scambi
e delle relazioni (godeva fama di grande abilità nel mantenere
buoni rapporti tra gli dèi), lo renda meno corto-mirante
nella valutazione della realtà italiana.
Per fare uscire dal torpore il Grande Silente occorrono buone ragioni
ed una ragione vera. Qui sono state indicate alcune buoni ragioni.
La ragione vera il Sindacato deve trovarla in fondo allanima:
civile e transversely correct, nel solco di unantica dimestichezza
con i valori solidaristici che lo hanno accreditato come attore
sociale, promotore di rinnovamento. Diffidando del nuovo
disumanizzato ed evitando la tentazione di produrre allinterno
nuovi soli, nuove lune e nuove nebbie, con il concorso di Soloni
pronti a riscrivere la storia.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Sui ritardi nello sviluppo del nostro Paese, evidenziati
dalla new economy, si segnalano alcuni contributi di recente
pubblicazione.
Maria Rosaria Ferrarese, Le istituzioni
della globalizzazione, Il Mulino, Milano 2000
_ Federico Rampini, New Economy, Laterza, Bari
2000
Foa e Ranieri, Il tempo del Sapere. Domande risposte
sul lavoro che cambia, Einaudi, Torino 2000
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