Nessuna
meraviglia
pertanto il ricorso al numero otto,
numero perfetto archetipico,
di lunga tradizione
in Oriente.
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Nella vivace collana del Mulino, Lidentità italiana,
diretta da Ernesto Galli della Loggia, è comparso, in tutte
le sue implicazioni storiche e simboliche, Castel del monte, di
Franco Cardini. Guida, ceto, privilegiata a una struttura monumentale
che da secoli si lascia interrogare e immaginare senza
fornire risposte decisive; ma anche, e in specie, contributo ulteriore
alla decifrazione di un mito vagante fino ai nostri giorni. Il mito
di Federico II tedesco-normanno per nascita, mediterraneo
(e dunque siculo-arabo-greco) per educazione, italiano
per gusti e scelte politiche. Qualora non bastasse la già
eccezionale sfaccettatura, si aggiungano: Puer Apuliae, Stupor mundi
et immutator saeculi, epicureo, sultano battezzato, sire ghibellino,
spirito policentrico e multietnico; a parte, si capisce, la corona
di poeta e cultore di arti e scienze ovunque attinte. Mettiamoci
poi la propensione a erigere grandiosi edifici di assoluto rigore
geometrico, ora sotto la voce di castrum, ora di domus, ora di solacium,
e disponiamoci a contemplare i gioielli architettonici sparsi nel
Centro-Sud della Penisola, in mezzo ai quali spicca appunto Castel
del Monte.
Costruito su una modesta altura della Murgia pugliese, il gigantesco
ottagono chiuso in sé, restio a svelare le sue ragionatissime
armonie, non sempre suscita lentusiasmo del visitatore. Lo
stesso Cardini, in una delle pagine confidenziali che intercalano
il percorso critico, ne riceve allinizio unimpressione
sinistra: sorta di immenso dado dingranaggio abbandonato
su un cocuzzolo.
Una falsa partenza che, come spesso succede, indurrà losservatore
a intensificare il rapporto analitico con loggetto perseguito,
a frequentarlo nelle diverse stagioni, goderlo nelle vedute aeree,
nellazzurra luca levantina, a scrutarlo negli spaccati, a
isolarlo e reimmergerlo nelle febbrile attività edilizia
di Federico (da Prato a Siracusa, da Catania a Capua, a Lucera,
a Foggia, la vera reggia del Puer...), a studiarne
le derivazioni, almeno formali, muovendo dalla moschea del califfo
Umar ammirata dal sovrano nel viaggio a Gerusalemme nel 1229; e
quindi tirar su la rete e ricavarne un senso compiuto.
Sennonché è proprio il senso compiuto che Castel del
Monte seguita a negare ai ricercatori di connesse discipline; per
cui si torna a dibattere sul significato di una dimora troppo
angusta per poter fungere da corte e troppo importante per poter
essere solo un casino di caccia, annotando di passata che
Federico, né in veste di imperatore né di cacciatore
ebbe a soggiornarvi.
Quale però che fosse il disegno originario del committente,
lottagono doveva obbedire, e di fatto obbedisce,ai valori
comici, magico-astrologici intrinseci a ogni edificio di rispetto
nellEuropa medievale. Nessuna meraviglia, pertanto, il ricorso
al numero otto, numero perfetto, archetipico, di lunga tradizione
in Oriente e nel mondo ellenistico-romano; nessuna meraviglia che
potesse essere eretto secondo una delle ipotesi correnti
in funzione di osservatorio celeste. E nessuna meraviglia
per taluni esegeti di matrice neo-guelfa che il misterioso
prisma di pietra osse privo di una cappella: a conferma dello scetticismo,
dellagnosticismo e addirittura dellateismo che avrebbero
dannato il sire ghibellino.
Cardini va comunque ben oltre le schermaglie ideologiche. In un
testo relativamente breve, filtra u enorme materiale bibliografico,
butta via un bel po di croste romantiche circa il vagheggiato
(e mancato) artefice dellunità italiana; libera il
personaggio da friabili coloriture agiografiche e ricostruisce la
figura dello Stupor mundi per quel che i documenti consentono di
ricostruire a distanza ottimale: quando, ad esempio, si acuiscono
i conflitti con la Chiesa, quando manifesta interesse e simpatia
per la cultura dellIslam; quando incontra lamico al-Malikal-Kamil,
sultano dEgitto; quando è costretto a registrare il
fallimento della politica economica, o, quando, sospinto da necessità
strategiche, si curva sul tavolo e individua il sito per un nuovo
castrum. Che poi, nel proliferare castrense, Castel del Monte possa
essere diventato altro in corso dopera e, senza predestinazione,
finisse per riflettere le medesime, fascinose ambiguità dellideatore,
comprova una volta di più linvadenza del caso nei nobili
travagli della storia.
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