Durante
la lotta contro
il brigantaggio
i banditi venivano
prima fucilati
e poi fotografati
come vivi con
le armi in pugno.
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Taroccare è un verbo recente, multiuso, entrato da qualche
tempo nel gergo giornalistico per indicare le foto modificate dal
computer per abbellire e rendere più seducente il soggetto
fotografato. Taroccate sono infatti le foto diffuse
dai rotocalchi della spregiudicata Marina del Grande Fratello
che, nelloriginale, ha curve e linee non proprio scultoree,
così come lo sono quasi tutte le immagini delle dive più
celebri che cominciano a rivelare i segni degli anni che passano.
Anche molti uomini politici, consapevoli che oggidì limmagine
è quello che conta e che spesso (e purtroppo) viene considerata
più importante del pensiero, non hanno esitato a chiedere
al computer ciò che madre natura ha loro negato. Gli esempi
li abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi, sia sui muri che sui
giornali. Ma se taroccare è un neologismo che
ancora non figura nei dizionari, luso di truccare le fotografie
per modificare in meglio o in peggio limmagine di un personaggio
o addirittura per mistificare la realtà è antico quanto
la macchina fotografica.
Per quanto si sa, la prima vittima fu Maria Sofia di Borbone, moglie
di Franceschiello e ultima regina di Napoli. La giovane sovrana,
esule a Roma e ospite di Pio IX, rappresentava una spina nel fianco
dei nostri patrioti che temevano il suo attivismo e linfluenza
da lei esercitata negli ambienti legittimisti e antiunitari. Bisognava
neutralizzarla, ma come? Ci pensò il fotografo-patriota Antonio
Diotallevi, il quale, dopo aver fotografato in pose oscene una prostituta
di nome Costanza Vaccari, con un rudimentale fotomontaggio sostituì
la testa di lei con quella di Maria Sofia, lasciando intatto tutto
il resto. Le foto che ne sortirono e che furono spedite a tutte
le corti dEuropa, sollevarono uno scandalo clamoroso. La taroccata,
daltronde, non era stata realizzata con mano leggera. «In
uno dei vari atteggiamenti», si legge in una cronaca dellepoca,
«la Regina era totalmente ignuda: semisdraiata su una poltrona
portava la mano alla natura in atto di far ditali davanti al ritratto
di Sua Santità Pio IX...». Inutile dire che la poveretta
fu costretta a far le valigie e a trasferirsi a Parigi. Da allora
gli emuli di Diotallevi si moltiplicarono e larte della taroccata
si andò vieppiù raffinando.
Durante la lotta contro il brigantaggio nel Meridione, i banditi
venivano prima fucilati e poi fotografati come vivi
con le armi in pugno. Dopo la breccia di Porta Pia, i bersaglieri
recitarono più volte la presa di Roma e in seguito
gli ingenui lettori furono alluvionati da foto false utilizzate
ora per demonizzare il nemico (vedi le immagini dei cattivi tedeschi
che durante la prima guerra mondiale tagliavano le braccia ai poveri
bambini belgi), ora per esaltare leroismo dei nostri.
E noto, per esempio, che la bellissima foto della morte del
miliziano spagnolo durante la guerra civile, che abbiamo tutti ammirato
in tante occasioni, è il frutto di uno scatto di Robert Capa
che colse per caso un miliziano che scivolava in un fosso. Come
è noto che la splendida icona della guerra americana nel
Pacifico con gli eroici marines che piantano la bandiera sul colle
di Iwo Jima è una geniale taroccata altrettanto
suggestiva e altrettanto falsa quanto quella del soldato russo che
alza la bandiera rossa sulle rovine del Reichstag. Entrambe le scene
furono infatti pazientemente ricostruite dal fotografo quando la
battaglia era da tempo terminata.
Hitler e Mussolini ricorsero anchessi al ritocco delle immagini
per assumere espressioni imperiose e guerriere. Pazienti e oculati
fotografi provvedevano alla bisogna con sofisticata bravura. In
particolare, Mussolini aveva anche tassativamente proibito di essere
fotografato di spalle: aveva le gambe corte e il sedere basso.
Ma il trionfo della taroccata si registrò in
Unione Sovietica, e, successivamente, nei Paesi del socialismo reale.
Lassalto al Palazzo dInverno, le cannonate fasulle dellincrociatore
Aurora, come le immagini della Lunga Marcia o la traversata
a nuoto del fiume compiuta dal presidente Mao, sono alcuni dei tanti
fotomontaggi ormai entrati nellimmaginario collettivo. La
falsificazione delle immagini non era solo un mezzo per esaltare
il personaggio, ma anche e soprattutto per riscrivere la storia
secondo le esigenze politiche del momento. Poiché nemici
del popolosi nasce e non si diventa, era per esempio inammissibile
che un dirigente condannato oggi come nemico del popolo
potesse essere ricordato come amico del popolo di ieri.
Bisognava cancellare il loro nome dalla storia e sopprimere e modificare
le vicende di cui erano stati protagonisti. Per far questo, Stalin
aveva addirittura creato il Commissariato degli Archivi, unorganizzazione
i cui funzionari provvedevano a sbianchettare, per dirla
con Forattini, i nomi dei traditori dai libri e dalle
enciclopedie, mentre abili fotografi manipolavano le immagini storiche
cancellando, a mano a mano che venivano fucilati, i capi bolscevichi
che apparivano al fianco di Lenin o di Stalin in vecchie fotografie
scattate quando ancora non erano caduti in disgrazia.
Le foto taroccate del Commissario degli Archivi consentivano
ai criminologi anche di individuare i personaggi emergenti, ora
perché apparivano improvvisamente in foto di gruppo al posto
di qualche compagno purgato, ora perché la loro
immagine risultava improvvisamente più autorevole o accattivante.
Per esempio, sul finire degli anni Ottanta, quando Michail Gorbaciov
cominciò ad apparire nei ritratti ufficiali, tutti notarono
la vistosa voglia di fragola che ornava la sua fronte stempiata.
Un giorno, quella macchia sparì e, poco tempo dopo, Gorbaciov
fu eletto segretario generale del partito.
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